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Autore: Ai Khanum    05/08/2014    3 recensioni
Questo racconto è arrivato secondo a parimerito al contest "Ci rivedremo a Filippi" indetto da Chloe R Pendragon!
La vendetta è un piatto che si serve freddo. Ma è davvero per tutti così?
Genere: Comico, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Lara Croft
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il Canto della Vendetta
 
 
You were there by my side, always down for the ride
But your joy ride just came down in flames 'cause your greed sold me out in shame
 
“I sogni sono illustrazioni dal libro che la tua anima sta scrivendo su di te” 
Alan Drew
 
 
Il Cairo, in quella notte afosa, era parecchio tranquillo per i suoi standard; il silenzio regnava sovrano e chiunque avesse posto un minimo di attenzione a tale particolare si sarebbe sentito gelare il sangue.
In appartamenti ai lati opposti della città due persone fecero uno strano sogno, uguale per un verso  e diverso per l’altro.
Esso si apriva con una luce accecante, che riempiva l’atmosfera dal pavimento al soffitto. Una figurina snella e formosa guardava l’orizzonte con le mani ai fianchi, le pistole al loro posto nelle fondine. Il vento le faceva svolazzare di lato la lunga treccia castana. All’improvviso la figura si voltò, svelando occhi  intelligenti, un sorriso di sfida.
Nelle rispettive scene un cavallo bianco e uno nero si palesarono accanto ai sognatori, nitrendo in un invito a farsi montare. Quindi cominciarono a galoppare verso la figura della giovane. Nella corsa parallela dei due stalloni, colui che stava in sella al cavallo bianco allungò la mano verso quella tesa della ragazza e la riuscì a portare con sé; l’altro, invece, rovinò a terra perché allungatosi troppo in direzione della giovane donna.
 
L’egiziano si svegliò di soprassalto, madido di sudore. Cosa diavolo voleva dire quel sogno?
Il telefono sul comodino squillò.
“Halò?” rispose con voce roca per via del sonno.
“Abubu, vieni supito nel mio ufficio!”
 
Werner Von Croy guardava fuori dalla finestra del luogo di lavoro, al piano di sotto dell’appartamento dove alloggiava. La mano destra era artigliata sul manico del proprio bastone e di tanto in tanto lo sbatteva sul pavimento per il nervosismo. Aveva atteso da sempre un segnale che gli permettesse di vendicarsi della sua allieva. Il dolore alla gamba era un costante monito, gli rammentava come la fiducia verso il prossimo fosse roba per deboli.
Sentì bussare alla porta. “Afanti!” Esclamò voltandosi nel suo arabo tinto di tedesco, impaziente. L’arabo sgusciò dentro l’ufficio e si richiuse la porta alle spalle. Non apprezzava particolarmente l’indole di Von Croy, troppo sicuro delle proprie conoscenze e sempre più calcolatore ogni anno che passava. Erano anni che lavorava per lui ma lo faceva solamente per il quantitativo ingente di denaro che ne ricavava. Dall’ultimo incontro, tuttavia, ce l’aveva a morte con il vecchio. Pur sapendo del suo timore reverenziale per le antiche divinità del paese, l’aveva mandato alla tomba di Seth insieme a Lara Croft, con il preciso intento di prendere l’amuleto maledetto del dio, quando se ne fosse presentata l’occasione. Certo, era stato un colpo di genio quello del vecchio quando gli aveva detto di fingersi superstizioso e fuggire al primo accenno di maledizione. Tuttavia, quel che non sapeva (come avrebbe potuto, quel borioso tedesco?) era che l’egiziano conosceva particolarmente bene l’antico geroglifico e sapeva che quella che aveva letto non era una semplice maledizione. La sua presenza in quel luogo l’aveva condannato e quanto prima si fosse allontanato da quella situazione meglio era… sempre se fosse stato ancora in tempo.
“A cosa devo questa chiamata?” Chiese l’egiziano con il forte accento dialettale del Cairo.
“Lara è ancora in circolazione! Doppiamo prentere l’amuleto ad ogni costo Abubu” Von Croy batté il bastone contro il pavimento, infervorato.
“Il mio nome è Abdu…”
“Silenzio... Adesso! Quante folte defo dirti di non interrompermi?!” il vecchio archeologo interruppe bruscamente il mercenario, infastidito dalla sua pedanteria su un nome che aveva tutto tranne che importanza per lui. Continuò ad esporre le proprie idee ignorando completamente lo sguardo di fuoco di Abdullah Ot-man al-Malik.
“Ho degli informatori che mi hanno garantito la presenza della nostra cara amica nei pressi della tomba di Semerkhet. Sei stato piuttosto superficiale nel tuo laforo, cosa che mi ha irritato immensamente Abubu.” Continuò a spron battuto il vecchio, sistemandosi gli occhiali sul dorso del naso.
“Ma tra tutti gli incompetenti presenti qui al Cairo tu sei il male minore. Perciò, atesso, uuuno tu prenti la tua roba e ti fai trofare all’uscita di qvesto palazzo e tuuue cerchi l’ingresso di serfizio di quella maledetta tompa! Tutto chiaro ora?” Un altro colpo di bastone sul pavimento segnalò ad Abdullah Ot-man  al-Malik che finalmente era il suo momento di esprimersi.
“Sì signore, ho solo una domanda. Dove prendo le indicazioni sul secondo ingresso?”
Lo sguardo glaciale di Von Croy fu una risposta più che sufficiente.
 
After all that you put me through,
You think I'd despise you,
But in the end I wanna thank you,
'Cause you've made me that much stronger
 
Von Croy era sicuro che, una volta preso l’amuleto, l’avrebbe fatta pagare molto cara alla madamigella inglese. Ormai era almeno un’oretta che attendeva nascosto tra le rovine della tomba di Semerketh ma la sua pazienza infine fu premiata. Lara era andata proprio dove le sue spie l’avevano informato e lui era riuscito a chiudere la vecchia allieva dentro quella prigione di pietra. Non gli importava più di avvertire l’egiziano della missione compiuta. Più guardava l’amuleto e più sentiva un certo delirio di onnipotenza. Lui aveva vinto, aveva mostrato a Lara Croft che l’irriverenza conduce alla sconsideratezza, cosa che fino a quel momento la giovane evidentemente non aveva recepito fino in fondo.
Ripensò al passato, alla Cambogia. La gamba formicolava ancora, ma questa volta sembrava dargli segnali d’approvazione, a rimarcare che ormai ciò che desiderava era stato compiuto.
Werner inspirò a fondo l’aria bollente d’Egitto. Adesso sì che poteva dormire sogni tranquilli.
A proposito di questo, gli venne in mente lo strano sogno della notte precedente. Sogghignò: sicuramente era questo il messaggio che gli era stato inviato. Aveva preso per mano la giovane grazie ad Abubu e l’aveva condotta dove desiderava lui, a quella precisa tomba in cui l’aveva rinchiusa, possibilmente per sempre. Si voltò verso la propria jeep guidata dai suoi scagnozzi e cominciò ad avanzare in quella direzione.
Non si accorse mai che qualcosa più grande di lui, alle sue spalle, lo osservava con occhi famelici.
 
How could this man I thought I knew
Turn out to be unjust so cruel
Could only see the good in you
Pretend not to see the truth
You tried to hide your lies, disguise yourself
Through living in denial
But in the end you'll see
YOU-WON'T-STOP-ME
 
Abdullah Ot-man al-Malik aveva finalmente trovato l’ingresso posteriore della tomba di Semerkhet. Le sue conoscenze al Cairo gli avevano fornito mappe dettagliate, appartenenti a predatori di tombe che avevano percorso in lungo e in largo il perimetro degli edifici più ricchi ed avevano segnato i punti interessanti da cui entrare. Si chiese come mai quella tomba, ancora intatta, non fosse stata depredata prima. Forse tutto questo aveva ancora a che fare con quel dannato gingillo? Non lo sapeva, ma sperava di poter uccidere Lara e liberarsi in fretta dell’amuleto di Seth.
Mentre era seduto su un masso, ripensò alla sua personale vendetta. Sarebbe stata l’avventuriera a condurlo al suo scopo personale? Dopo aver tentato di ucciderla, sicuramente Lara non sarebbe stata tanto propensa ad ascoltarlo. Ma doveva tentare. Doveva spiegarle che entrambi erano succubi di quel vecchiaccio dalla erre moscia pronto solamente ad arricchire il suo ego con scintille di gloria.
Sentì dei passi dietro di lui. Ebbe appena il tempo di voltarsi che vide Lara con le pistole già estratte e caricate, il click inconfondibile del cane abbassato gli fece gelare il sangue. Tutti i suoi buoni propositi di conferire con l’inglese andarono in fumo, sostituiti dalla volontà di mettere fine a quell’assurda situazione. Un pizzico di coscienza bussò timidamente alle porte della sua mente. Von Croy l’aveva pagato bene, un minimo di fedeltà gliela doveva, no? Che si fottano entrambi, pensò la parte razionale di sé, avrebbe mandato al diavolo tutti e due e se ne sarebbe andato a Sharm El Sheikh. Diede le informazioni che Lara rudemente chiedeva e tirò un sospiro di sollievo quando scorse le braccia di lei abbassarsi.
 
Luce… Dov’era finita la luce? Ce n’era così tanta poco prima! Chissà a quanto risaliva il poco prima… E poi cos’erano tutti quegli spifferi? Okay che le vesti di lino erano traspiranti ma così si rasentava la follia! Si toccò il corpo: era nudo! Abdullah sgranò gli occhi e si tastò il corpo alla ricerca dei pantaloni, che per fortuna ancora aveva. Frugò le tasche e trovò una confezione di fiammiferi che teneva con sé per superstizione. La luce vince sempre sulle ombre ed allontana le cattive presenze. Accese un fiammifero e si guardò intorno. Dov’era?
Un movimento dietro di lui lo fece scattare e voltare. Niente. L’egiziano deglutì. Quella sgualdrina l’aveva lasciato in qualche ala oscura della tomba! Si girò ancora e li vide. Occhi rossi come le fiamme infernali che divennero sempre più grandi a mano a mano che si avvicinavano. Sentì un ringhio gorgogliante provenire dalla direzione in cui sostavano gli occhi. Terrorizzato cercò di spostarsi, ma quella presenza sopraggiunse su di lui, spegnendo immediatamente il fiammifero. L’ultima cosa che Abdullah poté sentire fu un gelo profondo e grosse zanne umide che lo afferravano per la gola, mentre l’immagine di una caduta rovinosa da cavallo diventava un vago ricordo.
 
Makes me that much stronger
Makes me work a little bit harder
It makes me that much wiser
So thanks for making me a fighter
 
Von Croy ricordava a mala pena tutto ciò che era successo. Era un sogno vago, carico d’odio e vendetta che alla fine era stata manovrata da qualcosa… qualcuno forse. Non ricordava bene l’insieme delle scene; aveva il sentore, però, che qualcosa di veramente pericoloso era stato in dirittura d’arrivo e per qualche strana ragione era stato fermato proprio da Lara Croft. Di nuovo lei. Adesso, però, dopo che quella strana e formicolante presenza l’aveva abbandonato, non riusciva più ad avercela con lei. Con la scomparsa dell’essere, presentatosi come Seth, era giunta una luce fortissima che aveva lasciato dei segni visibili, come quando ci si ritrova con i capelli per aria in seguito ad una forte scarica elettrica. In lui era sparita ogni traccia di rabbia, sostituita da un sentimento di pietà. Sì, era proprio pietà, pensò Werner con rammarico. Per sé stesso, per tutto l’odio che aveva provato nei confronti di Lara. Quella luce aveva fugato ogni più piccola ombra che aveva nell’animo ed aveva finalmente capito. Non era stata colpa di Lara se lui era rimasto appeso come un emerito imbecille alla base della conchiglia dell’iride. No. Alla fine l’irriverenza era stata la sua e, come amava dire di solito a lezione, la sconsideratezza aveva fatto capolino.
Ripensò al sogno e capì. Il riuscire a prendere per mano Lara significava la sua salvezza, non il compimento di una rivalsa. Adesso il pericolo era un altro. Lui stesso aveva lasciato Lara in balia di quelle forze senza età ed era suo compito aiutarla. Zoppicò in direzione delle mura del Tempio di Horus e rimase a guardare con il cuore in gola. Lara doveva salvarsi, doveva. C’erano tante cose che doveva dirle, e per prima cosa chiederle scusa. Vide qualcosa muoversi nell’ombra, e quando fu certo di chi fosse allungò una mano.
“Presto, ragazza mia, prima che crolli tutto!” esclamò con una punta di urgenza nella voce.
La giovane archeologa lo guardò sospettosa, nonostante la volta del tempio stesse tremando. “Sei tornato in te Verner? Niente più Seth?”
Von Croy sentì montare dentro di sé la rabbia per sé stesso. Aveva ragione. Il soffitto cominciò a cedere e Von Croy allungò ancora di più la mano. “Ya, ya! Non c’è tempo! La mano, Lara, dammi la mano!”
Lara sembrò convincersi parzialmente e cominciò a correre verso l’ingresso della tomba, a cui cedette il  pavimento. L’avventuriera inglese si aggrappò ad una sporgenza e rimase appesa con la sola forza delle mani, nonostante Von Croy le ripetesse di dargli la mano. “E’ un piacere?”
“La mano! Ti posso trarre in salvo!” La voce del tedesco era allarmata.
Le macerie cominciarono a cadere senza pietà e l’anziano archeologo dovette spostarsi per non finire anche lui sotto i macigni. Non poteva crederci. La sua vendetta si era compiuta… proprio ora che non aveva più importanza! Deglutì, incredulo innanzi a quella scena. Si ripromise di cercarla e non si sarebbe fermato fino a quando non l’avrebbe ritrovata!
 
 
Mesi dopo
 
You thought I would forget
But I remembered
'Cause I remembered
I remembered
You thought I would forget
I remembered
'Cause I remembered
I remembered
 
Le voci circolavano già da un po’. Von Croy era morto per cause sconosciute e ne era stata incolpata una giovane donna di razza caucasica e dai capelli castani. Winston attendeva da tanto la notizia di una nuova apparizione della giovane Croft. Seduto accanto al camino, inspirò profondamente. Avrebbe preparato al meglio il maniero, in onore della padrona di casa. Ma questa volta, ci sarebbe stata una bella sorpresa per lei.
Si alzò con la schiena scricchiolante e cominciò a camminare lentamente, per quanto l’età avanzata glielo permetteva, verso un luogo a lui parecchio odiato.
Aveva lavorato a lungo in assenza della padrona, e per la prima volta in vita sua aveva utilizzato il denaro dello stipendio per un suo personalissimo sfizio. Lui che in vita sua aveva dedicato la propria vita alla famiglia Croft.
Inspirò a fondo e fece passare una mano innanzi alla porta a scomparsa. Il congelatore si aprì di scatto e si richiuse con un altro cenno del braccio. Winston sogghignò compiaciuto. L’attesa l’avrebbe premiato. Era giunto il momento di chiudere qualcun altro dentro quella cella congelata.

Angolo dell'autrice!

 
Salve a tutti!! Spero che questo raccontino vi piaccia, è un mix tra missing moment del Last Revelation e dell'Angel of Darkness.
Le parti di canzoni citate appartengono alla canzone Fighter di Christina Aguilera, mentre il sogno riguardante il cavallo era il prompt del pacchetto scelto (che appunto si chiama Cavallo! xD) e, secondo le regole dettate dal contest, doveva avere un'importanza palese all'interno della trama. Mi sono permessa di riportare il dialogo tra Lara e Verner così com'è nella cinematica finale del Last Revelation, così da non estraniare la storia, e il lettore stesso, da quello che è l'episodio reale. Spero di non essere andata troppo OOC con i personaggi, in caso vi chiedo di aver pietà!!!
Alla prossima! ;)

 
Ai Khanum
  
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