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Autore: fri rapace    06/08/2014    9 recensioni
La Seconda Guerra Magica è appena finita e Ninfadora Tonks si trova a fare i conti con la morte dell'amato marito.
“Di tutte le persone che le avevano offerto sostegno per il lutto della sua famiglia appena nata, solo Kingsley era riuscito a catturare la sua attenzione:
'Abbiamo arrestato Greyback. Remus, sono certo, ne sarebbe stato felice.'”

(Ninfadora Tonks/Fenrir Greyback)
Prima classificata al contest 'Lo scheletro nell'armadio' di Rosmary
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Tonks, Fenrir Greyback, Harry Potter, Lucius Malfoy, Nimphadora Tonks
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Quando tutti i tuoi sogni falliscono
e le persone che salutiamo
sono le peggiori fra tutti

e scorre vecchio sangue
Voglio nascondere la verità
Voglio proteggerti...


Imagine Dragons-Demons
(traduzione)



Dove si nascondono i miei demoni



“Parlami di lui,” ordinò Tonks. L'espressione granitica che le paralizzava il viso era la lapide dietro cui aveva seppellito il dolore, che continuava però a rombarle nelle orecchie in un fiume di lacrime roventi.

L'immagine di Remus, così com'era quando l'aveva veduto per l'ultima volta, non l'abbandonava mai: il corpo inerme riverso sul terreno le era parso lampeggiare tra le braccia e le gambe di chi gli sfrecciava davanti nella baraonda della Battaglia Finale. Gli amici dell'Ordine della Fenice avevano dovuto lottare per strapparglielo dalle braccia e portarla al sicuro.

Affogata nel dolore, Tonks aveva trascorso le ultime settimane in simbiosi con il figlio neonato. Lo teneva attaccato al seno giorno e notte, e il succhiare continuo del piccolo le faceva male, ma era un dolore buono, che riusciva a occultare l'altro, almeno un po'.

Di tutte le persone che le avevano offerto sostegno per il lutto della sua famiglia appena nata, solo Kingsley era riuscito a catturare la sua attenzione.

'Abbiamo arrestato Greyback. Remus, sono certo, ne sarebbe stato felice.'

Tonks aveva pensato che Remus non avrebbe potuto più essere felice e neanche lei... ma aveva comunque deciso di provare a godersi quella, seppur minima, rivincita.

Purtroppo la vista del licantropo colpevole delle pene del marito costretto nella minuscola cella di Azkaban riuscì solo ad acuire la sua depressione.

Greyback occupava con la sua mole metà dell'umido locale, intrappolando all'interno il puzzo di salmastro che proveniva dal mare sottostante la prigione come un tappo in una bottiglia di pietra.

“Parlami di lui,” chiese ancora Tonks, lottando contro il groppo che le bloccava la gola.

Greyback rispose alla domanda tirando le labbra piagate sui denti aguzzi e giallastri.

“Perché lo chiedi a me, giovane signora? Quella testa di cazzo di Lyall Lupin è ancora vivo, io lo so.”

Tonks non riuscì a rispondere: l'angusta cella, il mare in burrasca nero quanto il cielo, il vecchio licantropo, tutto era triste da toglierle il fiato.

“Lo chiedi a me perché sai che io sono il vero padre di Remus,” sostenne Greyback, innervosito dal lungo silenzio dell'Auror.

Tonks scosse la testa prima di notare gli occhi del lupo mannaro: somigliavano a quelli di Remus quanto i suoi a quelli scuri e brillanti di Bellatrix Lastrange.

Greyback non tentò di difendere la propria posizione, invece s'ingobbì ulteriormente, l'aria malinconica.

Era depresso, comprese Tonks, e il corpo ancora massiccio non riusciva a renderlo meno patetico. I denti e le unghie limati per apparire simili a quelli di un animale erano solo una messinscena che sarebbe svanita non appena il licantropo avesse smesso di curarsene.

Lei, con una semplice strizzata d'occhi, avrebbe potuto dotarsi di artigli e zanne degne del più feroce dei predatori.

Tonks scoprì di non provare la minima paura: il lupo mannaro più feroce della Gran Bretagna, nonché il protagonista dei frequenti incubi del suo dolce marito, era stato definitivamente spezzato.

“Io ho creato Remus,” biascicò Greyback con voce roca, “o pensi che senza il mio intervento sarebbe stato la stessa persona da cui ti sei fatta fottere?”

“Sei solo una piccola zanzara infetta,” sospirò Tonks, esausta. Malgrado il mostro si sforzasse di tenere alta la propria reputazione, le suscitava solo pena.

Greyback, ferito, inspirò bruscamente dal naso.

“Quando hai morso Remus...” iniziò lei.

“Era un moccioso come tanti altri,” le abbaiò contro Greyback, “dormiva nel suo lettino, la carne impacchettata in un pigiama decorato con draghi, o forse erano lucertole... qualcosa di verde che gli zampettava addosso. Quando l'ho assaggiato ha spalancato la bocca, il suo alito sapeva di latte e biscotti.” Si interruppe, osservandola lascivo. “Tu, invece, odori di latte e sangue.”

Tonks si sfiorò involontariamente uno dei capezzoli, rosso e abraso. Non di rado aveva trovato tracce di sangue sulle minuscole labbra di Teddy.

“Ti piace,” comprese lei.

“Cazzo, sì.”

Venne colta da un'ondata di repulsione.

“Voglio Remus vivo, a ogni costo,” ammise d'impeto, senza chiedersi perché stesse confidando quel desiderio che tanto la spaventava proprio a Fenrir Greyback.

Gli occhi del licantropo sembrarono riprendere vita, le sorrisero, trasparenti, sinceri, bramosi. Remus la guardava allo stesso modo quando facevano l'amore, con la stessa fame.

“Diventa come noi,” le disse Greyback, “e Remus sarà con te per sempre.”


***


'Diventa come noi,' le aveva suggerito Greyback. Tonks era vulnerabile, ma non al punto da permettere al licantropo di persuaderla a lasciarsi mordere da lui.

Aprì il frigorifero alla ricerca di qualcosa di commestibile, sua madre doveva averlo rifornito mentre lei era stesa sul letto matrimoniale ad allattare Teddy, perché lo trovò traboccante di cibo fresco. Scorse velocemente frutta e verdura per concentrarsi su un paio di bistecche di manzo infilate in una busta. Ne sfilò una e l'annusò con sospetto: a Remus avrebbe certamente fatto venire l'acquolina in bocca, lei invece la trovò fredda e umida come la cella di Greyback, con un vago sentore di sangue. L'assaggiò con la punta della lingua e quando fu certa che il suo stomaco non si sarebbe ribellato si azzardò a staccarne un angolino con i denti, scoprendo che non era poi tanto male.

Tonks stava ancora masticando quando il campanello d'ingresso della sua abitazione squillò.

Il visitatore che l'attendeva al di la' della porta la osservò attonito recidere con gli incisivi un altro brandello di bistecca.

“Cosa vuoi?” si sforzò di chiedergli Tonks, nonostante lo scarso interesse che provava per l'inaspettata visita, così come per qualsiasi cosa riguardasse la sua nuova vita.

Lucius Malfoy abbozzò un sorriso di circostanza.

“Spero accetterai le mie più sentite condoglianze. Ho saputo del grande onore conferito al professor Lupin: l'Ordine di Merlino... Draco nutriva una grande ammirazione per lui, naturalmente.”

Tonks non ascoltò una sola parola, pensava invece a come il suo viscido zio si fosse servito di Greyback durante entrambe le Guerre Magiche: il licantropo era stato il suo cane e Remus quello di Albus Silente. Le viscere le si aggrovigliarono per l'infelice similitudine, non le era mai parsa tanto lampante ma era comunque dolorosa.

“Tu conosci Greyback. Parlami di lui,” chiese a Malfoy.

L'altro le restituì uno sguardo circospetto, camuffato da una sfumatura di fasulla indignazione.

“Greyback è stato condannato, per quale motivo state ancora indagando? Ti ricordo che io sono stato scagionato da tutte le accuse.”

Tonks inghiottì un altro boccone, immaginare che fosse un brandello del Mangiamorte che le imponeva la sua presenza lo rese più gustoso. Chissà come, si trovò a riflettere su cosa l'avesse veramente spinta a lottare per diventare un'Auror e a quanto c'entrasse l'opportunità di poter eliminare individui come quello. Malfoy, nonostante l'usuale aspetto aristocratico, non riusciva del tutto a celare le ferite infertegli dalla caduta in disgrazia della sua famiglia prima alla corte di Voldemort e successivamente di fronte all'intero Mondo Magico. Tonks, però, non provava per lui la pena che invece le aveva suscitato Greyback: lo zio aveva perso troppo poco in confronto a lei, era scampato persino a Azkaban, un'ingiustizia inaudita!

“Ti ho chiesto di Greyback,” ribadì gelida.

“D'accordo... non vuoi prima invitarmi a entrare?” domandò Malfoy. Sembrava pentito della visita alla celebre nipote, evidentemente non era più così convinto che essere visto in presenza di Tonks avrebbe aiutato a risollevare la sua compromessa reputazione... non se lei continuava a ingurgitare carne cruda, lasciando colare gocce di sangue lungo il mento.

“L'unico posto dove potrei invitarti a entrare è Azkaban.”

Questa volta la sua immaginazione fu più precisa: quello che stava ammorbidendo tra i denti era un brandello della guancia glabra del mago; immaginare i denti dell'uomo baluginare tra i fasci di muscolo le restituì una, seppur debole, sensazione di piacere.

A quel punto Malfoy decise di accontentarla, così da potersi defilare il prima possibile.

“Non c'è molto da dire, era crudele anche prima di diventare un licantropo, la nuova condizione ha amplificato quella che era già la sua natura.” Malfoy fece una pausa, poi aggiunse, compiaciuto. “Saprai di certo che è stato lui a mordere il povero professor Lupin,” seppure fosse palese che sperasse fortemente nel contrario. Si aspettava forse una ricompensa da parte sua per la gustosa informazione?

“E tu come fai a saperlo? I genitori di Remus non hanno mai denunciato l'aggressione.”

“Greyback amava raccontare quell'aneddoto, se ne vantava con chiunque. Anche Silente è venuto a conoscenza della triste storia del professor Lupin grazie alle chiacchiere di quel mostro.”

Tonks piantò gli occhi in quelli pallidi dello zio.

“Tu sai troppe cose, Malfoy.”

Lui non si scompose.

“Chi sa molte cose può essere un'importante fonte d'aiuto, Ninfadora. Spero te ne ricorderai.”

Dopo aver sbattuto senza tante cerimonie la porta in faccia a Malfoy, Tonks raggiunse Teddy nella camera matrimoniale, lo sollevò dalla culla e si stese sul letto accanto a lui, rilevando con distacco che le sue mani appiccicose di sangue non avevano lasciato tracce sulla tutina del bimbo.

Avrebbe voluto provare più rabbia nei riguardi di Greyback, almeno quanta ne provava per lo zio. Pensò che un tempo, prima della morte di Remus, ne sarebbe stata capace.

Strinse il corpicino caldo di Teddy al seno, desiderando disperatamente di avvertire qualcosa di forte, un sentimento che la facesse sentire nuovamente viva. Scoprirsi distante persino dal suo piccolino la fece scoppiare in lacrime: la verità era che neppure la sua sfortunata creatura poteva capirla, piccolo com'era aveva probabilmente già scordato di aver avuto un papà, così rimaneva lei sola a piangere, e pianse tanto violentemente da svegliarlo.

Quando Andromeda rientrò, la trovò china sul piccolo urlante, che gli singhiozzava in faccia:

“Papà è morto! Puoi strillare quanto vuoi, lui non ti sentirà!”

Andromeda la prese per le spalle e la allontanò delicatamente da Teddy.

“Ninfadora, ora basta!”

Lei si divincolò, afferrò il neonato e corse a rintanarsi in un angolo della stanza, una mano alzata a sostenere la testolina blu notte del piccolo.

“Non ha importanza ciò che gli dico, tanto non capisce,” si difese debolmente.

Andromeda non cercò di raggiungerla, la fissò negli occhi ferma dov'era.

“Ma io capisco. Tutto questo dolore... lo supererai, tu sei una donna forte, come me.”

Anche sua madre aveva perso l'unico uomo che avesse mai amato, motivo per cui Tonks sopportava la sua presenza, ma sapeva di non essere come lei: non era forte abbastanza.


***


Il giorno successivo tornò a trovare Greyback a Azkaban.

Il licantropo era sdraiato sulla sua branda e la guardava con quegli occhi strani e al tempo stesso famigliari.

“Ti sono mancato?” rise fiaccamente e fu come lo stridere di denti.

“Dici di essere il vero padre di Remus, ma tu non sei come lui e non lo sarò mai neppure io!” gli rinfacciò Tonks, dandosi della stupida per essersi illusa: come poteva aver creduto che mangiare carne cruda sarebbe stato sufficiente a farle scambiare Greyback per Remus?

Il lupo mannaro di strofinò pensosamente una basetta, una striscia folta e grigia che gli sottolineava la guancia scavata. Tonks si trovò a riflettere su quanto velocemente stesse deperendo, sicuramente a Azkaban non tenevano conto del regime alimentare seguito dai lupi mannari.

“No, né tu né io siamo come Remus, hai ragione,” borbottò distrattamente Greyback, come se non gliene importasse granché, ma fosse comunque interessato a trattenerla, “se ti avessi morsa, tu non ti saresti nascosta come ha sempre fatto il piccolo Remie, tu avresti portato il marchio della luna con orgoglio, io lo so.”

A Tonks parve che la cella le si restringesse addosso, perché tanto turbamento per quelle parole?

“Tu non mi conosci.”

“No,” acconsentì Greyback, lasciandosi coinvolgere dalla conversazione, “ma sposare un licantropo, agli occhi degli sporchi maghi, è come decidere di diventare uno di noi volontariamente, e tu l'hai fatto comunque. È evidente la pasta di cui sei fatta, giovane signora.”

Tonks non poté negarlo né, scoprì, le importava farlo.

“Il mio Patronus è un lupo,” gli confidò. Le riusciva più facile parlare con lui piuttosto che con chiunque altro. “Ma dipende da Remus. In origine era una lepre.”

L'altro stese lentamente le labbra, compiaciuto.

“La lepre è l'incarnazione della luna, giovane signora.”

Tonks sapeva che era vero. Quando aveva evocato per la prima volta un Patronus la gioia per il successo ottenuto dopo tanto lavoro era stata in parte scalfita dalla creatura che avrebbe dovuto rappresentarla. Da ragazza di città credeva che lepri e conigli fossero il medesimo animale, ma dopo essersi informata aveva scoperto che erano ben diversi e ciò che il proprio Patronus rappresentava.

Le azioni compiute dal licantropo erano tuttavia tanto abominevoli da costringerla a prendere le distanze da lui.

“Ma io non assassinerei per nulla al mondo dei bambini, tu... tu hai quasi ucciso Remus, ed era un bimbo di neppure cinque anni!”

Greyback la folgorò con lo sguardo.

“Ti sei mai presa la briga di scoprire perché l'ho fatto? Quella testa di cazzo di Lyall Lupin mi ha insultato, il grande mago, dall'alto del suo scranno al fottutissimo Ministero della Magia! 'Senz’anima, il male, tanto da non meritare altro che la morte*', così ha definito quelli come me e suo figlio!”

Remus non le aveva mai raccontato nel dettaglio le dinamiche della sua aggressione, Tonks sospettava che neppure a lui, piccolo com'era, fossero ben chiare e il suocero lo conosceva a malapena, tuttavia la turbò scoprire di quale sopruso fosse stato capace quell'uomo all'apparenza tanto mite.

“Perché dovrei crederti?”

“Perché dovrei mentirti?”

Tonks aveva sufficiente esperienza come Auror da capire che era sincero.

“Allora avresti dovuto farla pagare a Lyall, Remus non aveva alcuna colpa! E tutti i bambini che hai ammazzato per conto di Malfoy?”

Greyback aprì bocca per ribattere, ma comprendendo che nulla di ciò che avrebbe potuto dirle l'avrebbe convinta, scrollò le spalle e tornò ad accasciarsi sulla branda appena sufficiente a contenerlo, apatico come un animale selvaggio costretto in cattività.

Anche Tonks si lasciò sopraffare dallo sconforto.

“Nessuno è mai venuto a farmi visita, tranne te,” mormorò a un certo punto Greyback, fissandosi le mani con occhi opachi, “la gente non è mai stata gentile con quelli come noi. Le cose stanno così, per questo dovremmo prenderci cura gli uni degli altri.”

Tonks sentì altre lacrime premere per uscire.

“Se mi fossi presa cura di Remus...” disse, prima di scoppiare a piangere.


***


Nel pomeriggio passò Harry a trovarla: desiderava vedere Teddy, il suo figlioccio.

Il giovane, impacciato salvatore del Mondo Magico prese con titubanza il piccolo che Tonks gli porgeva e lo tenne tra le braccia come se dovesse rompersi da un momento all'altro.

“Manca molto anche a me,” si azzardò a dire a Tonks, accettando il suo invito ad accomodarsi sul divano del modesto soggiorno che lei e Remus avevano arredato con mobili di recupero.

“Davvero?” replicò schietta. “Non mi sembra che ti sia mai importato granché di Remus.”

Remus aveva cercato in ogni modo di avvicinarsi a Harry, ma il ragazzo aveva sempre preferito la compagnia di Sirius o quella di Silente e ora Greyback marciva in gabbia, mentre San Malfoy, il mandante di molte delle atrocità perpetrate dal licantropo, era libero e la sua famiglia risparmiata in toto dalla guerra. Tonks sapeva che se Lucius non era dietro alle sbarre era soprattutto grazie all'intercessione di Harry; per il Prescelto, evidentemente, continuava a valere la regola secondo cui gli altri erano sempre da anteporre a gente come lei e il suo ex insegnante.

Tonks comprendeva il senso d'isolamento e il rancore provati da Greyback: anche se era stato Harry a dare lo scossone giusto a spingere Remus a tornare a casa dopo essere fuggito da lei, in quel momento non riusciva a provare alcuna gratitudine nei suoi riguardi, si sentiva come se provenissero da due pianeti diversi.

“Io...” balbettò Harry. Per lui era già sufficientemente complesso occuparsi di Teddy, doversi destreggiare anche con la madre vedova del suo figlioccio era davvero troppo.

“Ho deciso che Teddy e io ci trasferiremo presto a Diagon Alley, o a Godric's Hollow, o a Hogsmeade, insomma, in qualche posto abitato principalmente da maghi,” lo tolse dall'impaccio lei. Non era vero, naturalmente, Tonks voleva solo verificare una questione.

Il giovane non si mostrò particolarmente sollevato dalla nuova strada imboccata dal discorso.

“Non credo sia una buona idea...” tentò cauto. “La guerra è appena finita, ma qualcosa si sta già muovendo. Capisco che in questa casa ci sono troppi ricordi dolorosi, ma potresti magari pensare a un'altra sistemazione, per ora. I Babbani non sono poi così male, Dursley a parte.”

Harry sfoderò un tenue sorrisetto che sicuramente avrebbe intenerito la vecchia Tonks, ma non lei. Montata dai discorsi di Greyback, provò solo rabbia per quella valanga d'ingiustizia: suo marito, un licantropo, era morto per gli stessi maghi che ora non volevano lei e il suo piccolo mezzo-lupo mannaro tra i piedi, bel modo di dimostrare la loro gratitudine!

“Ovviamente nessun mago vorrà mai come vicini di casa la moglie e il figlio di un licantropo, che abbia ricevuto un Ordine di Merlino o meno. Però fingersi solidali con la mia famiglia ha i suoi vantaggi, basta che poi manteniamo le distanze,” sputò, ripensando alla sgradita visita di Malfoy. Probabile che il viscidone avesse pagato qualche reporter per immortalare la sua misericordia nei confronti di quella pazza della nipote.

Harry cercò di farle forza.

“Per ora. Le cose cambieranno, Tonks, Kingsley...”

“Kingsley non può cambiare la testa della gente, Harry. Io non ti sono mai piaciuta, vero?” le venne in mente all'improvviso.

“C-come?”

“Cioè, non che non me ne fossi mai accorta prima, ma non sono cose su cui una volta perdevo tempo a riflettere.”

Harry fu abbastanza sveglio da capire che aria tirava, così le riconsegnò Teddy, li salutò con gentilezza e imboccò la porta senza voltarsi indietro. Tonks pensò con distacco che forse non l'avrebbe mai più rivisto.

Poco prima del tramonto infilò Teddy in un porta-bebé e uscì in strada; per sfuggire all'afa, si disse, perché temeva di voler fuggire e basta, pur non essendoci nessun altro luogo dove desiderasse andare.

Quando fu pronta per rientrare riuscì a infilare la chiave nella toppa della porta d'ingresso solo dopo svariati tentativi, per scoprire infine che era già aperta.

“Mamma?” chiamò, accarezzando istintivamente la bacchetta infilata nella cinta dei jeans.

Dalla cucina la raggiunse la voce altera e allo stesso tempo dolce di Andromeda, così andò da lei, aspettandosi di trovarla seduta al tavolo con la sola compagnia di una tazza di tè, invece scoprì che condivideva un pesante silenzio con una donna dai lunghi capelli biondi.

A Tonks fu necessario qualche istante per riconoscerla.

“Mamma!” esclamò oltraggiata. “Come hai potuto permetterle di entrare in casa mia?”

Andromeda guidò una ciocca di morbidi capelli castani dietro a un orecchio, scoprendo uno sguardo carico di preoccupazione.

“Le ho permesso di entrare solo perché aveva qualcosa da dirmi su di te.” Tacque per un lungo istante. “Ninfadora, perché fai regolarmente visita a Fenrir Greyback?”

Tonks si voltò di scatto verso Narcissa Malfoy.

“Lucius mi ha sorvegliata e poi ha mandato te a fare la spia, il vigliacco!” recriminò.

Narcissa serrò le labbra.

“Attenta a come parli di mio marito,” le sibilò freddamente.

“Se no? Se ti pesto nuovamente i piedi sguinzaglierai Greyback contro il mio bambino?” la provocò, indicando il piccolo che le stava rannicchiato contro al petto.

La donna soffocò un sussulto, sbiancando visibilmente nonostante la carnagione già pallida.

“Mamma,” la ignorò Tonks, “non vorrai certo riprendere a frequentare questa feccia, non è vero?”

Stavolta l'espressione di Andromeda fu ferrea.

“Tu frequenti Greyback, Ninfadora? Rispondi!”

Tonks non poté tacere, malgrado lei per prima vivesse con enorme vergogna il bisogno di incontrare Greyback.

“Mi hai già rivolto la stessa identica domanda, con lo stesso identico tono, solo che allora il lupo mannaro a cui ti riferivi era Remus.”

La sua voce perse di forza sul finire della frase e quando l'ebbe buttata fuori non attese la reazione della madre, le voltò la schiena e lasciò la stanza. Sembrava che ogni suo vecchio legame non facesse che rafforzare quello nuovo con Fenrir Greyback.


***


All'inizio Tonks pensò che fosse un giovane Remus quello che sedeva accanto a lei, sul loro letto; emozionata, non notò immediatamente l'allegro ciuffo di capelli azzurri che gli ricadeva sulla fronte.

Il ragazzo poteva avere quindici, sedici anni, e la scrutava con un cipiglio ben poco amichevole.

'Te la fai con quello, il mostro che ha morso papà!' l'accusò, perseguitandola con la medesima invettiva ancora, ancora e ancora. Quando finalmente riuscì a sottrarsi all'incubo, l'eco delle parole del ragazzo le rimbombava ancora nelle orecchie, ma Teddy era tornato piccolo e muto, una creaturina innocua con le labbra chiuse morbidamente attorno al suo capezzolo.

Tonks tornò da Greyback il pomeriggio stesso, essendo un'Auror e un'eroina di guerra nessuna delle guardie umane che avevano sostituito i Dissennatori ebbe da ridire riguardo la busta di cibo che introdusse nel carcere.

Trovò Greyback ancora più emaciato e afflitto, ma quando la vide una luce d'interesse accese i suoi occhi lupeschi. Tonks gli gettò la busta sul materasso grigiastro che era diventata la sua tana e lo osservò annusarla brevemente, prima di avventarsi sul pezzo di carne che conteneva.

“Perché questo regalo?” biascicò con la bocca piena.

“Volevo vedere come mangi.”

Greyback masticò più lentamente, sforzandosi di indovinare le sue intenzioni.

“Ne vuoi un pezzetto?” offrì.

Tonks pensò di rifiutare, non aveva dimenticato l'incubo della notte precedente, ma alla fine cedette, decisione che stampò un ghigno sul volto di Greyback.

“Abbiamo diviso una carcassa, ora siamo ufficialmente un branco,” annunciò solenne.

Lei inghiottì la carne in un sol boccone, scelta che non le impedì di rilevare che era più gustosa di quella consumata di fronte a Malfoy.

“Tu non uscirai mai di qui, rimarrai per sempre nascosto in questa cella, ma io posso entrare,” osservò Tonks. La detenzione del licantropo era l'unica via d'uscita della sua coscienza.

Greyback non nascose la delusione.

“Quindi è così: se venissi scarcerato mi molleresti prima ancora che possa mettere piede sulla terra ferma!”

Tonks, profondamente turbata, non poté contraddirlo: il loro era un rapporto sbagliato, l'unica cosa giusta da fare sarebbe stato troncarlo definitivamente.

Avrebbe dovuto gioire per ciò che aveva ottenuto, rifletté amaramente, alla fine era riuscita a diventare come Remus.




Note d’Autore: Il titolo è una strofa della canzone Demons (citata anche in testa alla shot), l'asterisco rimanda a una frase tratta dalla biografia di Remus su Pottermore.

Ps-dopo la mia ultima long è stato particolarmente difficile tentare un abbozzo di questa pairing così strano... spero che la storia non faccia troppo schifo, tanto più che io non amo particolarmente giocare con i pairing.


   
 
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