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Autore: glam2012    06/08/2014    8 recensioni
Ascoli Piceno, Marche, Italia. Quattro amiche un po' strane e un po' bulle sono state escluse dal progetto di scambio culturale all'estero organizzato dalla scuola a causa di un brutto scherzo architettato precedentemente alla loro acerrima nemica, Antonella Alberghini. Di conseguenza sono costrette a passare l'ultimo anno di liceo in Italia, vivendo la solita e monotona routine. Ma tutto cambia quando conoscono i nuovi studenti arrivati dall'estero: Calum, Ashton, Luke, Micheal, Niall, Louis e Harry si rivelano infatti ottimi compagni di avventura per le loro marachelle, e non solo. Una storia ideale per farsi due risate, ricca di humor, comicità, e anche un po' di romanticismo, ambientata nella classica atmosfera italiana. Larry moments.
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Prologo

 
Nel sud marchigiano, tra le dolci e verdeggianti colline del Piceno, attraversato dalle sporche e povere acque del fiume Tronto, si erge un antico capoluogo, sede di leggendarie battaglie medievali: Ascoli, la città delle cento torri. Poteva essere considerata un gioiello d’arte e di storia architettonica per qualunque turista di passaggio, ma agli occhi della gioventù locale non vi era alcunché di interessante.
Soprattutto a settembre.
E soprattutto se era il primo giorno di scuola.

Ma a Nives Quercetti, classe 96, nonostante il grigiore e la malinconia generale  di quella mattina di metà mese, la vita sembrava bellissima. Bellissime erano state le urla di sua madre alle 7 di mattina, bellissimo era stato inzuppare i Coco Pops nel latte, bellissimo era anche assaporare il fresco gusto del dentifricio Pasta del Capitano e bellissima era l’immagine del Capitano sulla confezione.
Nives era su di giri anche quando, sfrecciando con il suo skateboard verso la fermata della circolare, per evitare un escremento canino, non aveva visto un palo ed era caduta sull’asfalto raschiandosi il naso aquilino che tanto stonava con i  lineamenti raffinati del viso completamente cosparso di lentiggini; ma lei non riusciva ad odiare nemmeno quello. Quindi si rialzò sorridente, si sistemò i capelli rossicci e riprese a guidare l’ originale mezzo di trasporto.

Per lei, quel 15 settembre non era altro che l’inizio del suo –finalmente- ultimo anno nel liceo scientifico A. Orsini, che durante i precedenti quattro non aveva fatto altro che procurarle guai. In altre parole, la povera ragazza non aveva percepito quell’atmosfera stimolante in cui una persona dovrebbe trovarsi per dare il meglio di se e concentrarsi nell’apprendimento; in altre parole ancora, lo studio non era affatto incluso tra le innumerevoli attività di Nives, che comprendevano andare in skate, occuparsi del giardino botanico alla Troy Bolton all’ultimo piano del suo palazzo, coltivare Mary, la piantina di marijuana che ogni mattina si premurava di annaffiare (e che suo padre, pur essendo poliziotto, non aveva mai visto), e soprattutto ficcarsi nei guai.

Ma per fortuna non era da sola. Infatti, oltre le parecchie conoscenze che Nives aveva in ambito illegale –le quali occupavano la maggior parte della rubrica- il suo spiccato senso dell’umorismo e la forte tendenza a fraternizzare con il prossimo, l’avevano portata a stringere amicizia con tre sue compagna di scuola, altrettanto “raccomandabili”. Le stesse tre persone che in quel momento la fissavano serie e annoiate, malamente sedute sulla panchina della fermata della circolare, mentre lei allacciava lo skateboard allo zaino.
–Come butta ragà?- chiese Nives sprizzante di vitalità.
La prima a trovare la forza di rispondere educatamente fu Tàlia Rubini, la quale, senza alzare gli occhi dalla sigaretta che stava rullando con precisione chirurgica, esordì con –Hai fatto a botte con qualcuno?- 
-Quella che fa a botte di solito sei tu- rispose Nives in tono sarcastico.
Talia tornò a fissarla –E allora perché ti sanguina il naso?- Nives tastò l’ondulata protuberanza e constatò che stava davvero perdendo sangue.
–Prima sono caduta dallo skate- disse Nives ridendo, mentre Talia interrompeva l’ accurata attività di rullaggio per porgere un fazzoletto alla sua amica.
–Sfigata- concluse la bionda.

Non era una novità il fatto che Talia fosse così scontrosa, soprattutto in un giorno come quello.

Dall’aspetto avrebbe potuto addirittura assomigliare ad un angelo, dati i bellissimi occhi trasparenti, la statura minuta e i capelli biondo chiaro, se il tutto non fosse guarnito con pesanti pennellate di eyeliner nero, un septum penzolante dal naso, metallame vario appeso al collo e un non molto grazioso cappellino prugna che rappresentava il tocco finale per un look da mignotta malavitosa di GTA.
Si dice che non bisogna giudicare una persona dall’apparenza, ma nel caso di Talia, cio’ che dava a sembrare non si discostava molto da cio’ che era davvero: si era guadagnata la reputazione di attaccabrighe in quanto era coinvolta nella maggior parte delle risse scatenatesi durante gli anni precedenti.
Tutti la temevano e le passavano alla larga, e cio’ le stava benissimo dato che non ci teneva affatto a fare amicizia con quelli della scuola. L’unica eccezione erano le sue amiche, con cui trascorreva quasi tutte le giornate. Fu per loro che, un anno prima, Talia si era presa  la colpa del diabolico piano made by Nives di rinchiudere Antonella Alberghini nel bagno dei ragazzi. Antonella è la solita alunna che tutti definirebbero “leccaculo” o “raccomandata” o “cocca dei prof”, e, per restare fedele alla sua fama, aveva fatto l’infame con i professori, andando a raccontare dell’attività abusiva che Talia aveva attuato negli spogliatoi della palestra, grazie alla quale guadagnava ben 5 euro per ogni piercing che faceva agli studenti del liceo con la punta affilata della sua biro.

Tutto ciò portò il preside Scotti a prendere le più drastiche decisioni: bocciatura per Talia ed esclusione dal progetto di scambio studentesco all’estero per lei e per le tre complici. Ed era proprio per questo che quel primo giorno di scuola era peggio di tutti quelli precedenti: mentre gli altri ragazzi di quinto erano in viaggio per trascorrere l’anno in meravigliose mete europee e non, le quattro amiche erano costrette a tornare in quella squallidissima scuola italiana.

–Guardate un po’ qua!- urlò irritata Immacolata indicando il display del suo nuovissimo palmare di ultima generazione.
La pagina era aperta su Facebook, precisamente su un post di Antonella Alberghini; “SI PARTEEEE!!” era la descrizione dell’ultima foto sul suo profilo, che raffigurava lei, con le sue insopportabili sopracciglia tristi, in procinto di salire sull’aereo diretto in Australia.
L’urlo della ragazza aveva sorpreso le altre tre addirittura più della foto, dato che di solito non si alterava mai ed era una tipa abbastanza tranquilla.
Immacolata, forse per il volere divino che aveva illuminato le menti dei suoi genitori, di cognome faceva Concezione. Tale “gioco di parole” aveva portato la fanciulla a prendere sul serio la sua “sorte” e per questo era diventata una gran religiosa: il suo idolo era suor Cristina e aveva da poco cominciato a collezionare i rosari di papa Francesco. Tra le sue strane collezioni rientravano anche una di scarafaggi imbalsamati e una di monete azteche, che sarebbero dovute stare in un museo, mentre il suo animale “domestico” era San Giuseppe, un grazioso pitone birmano, che, invece, sarebbe dovuto stare in uno zoo.
Anche Immacolata, detta Mimma, aveva un aspetto all’apparenza innocente: grandi occhi verde chiaro, lunghi capelli lisci castani, gote paffute, seno generoso e naso da porco che le conferiva un’aria benevola. Ma persino lei, nonostante il forte credo cristiano e l’aspetto da martire, era una birichina come le sue amiche: espertissima di informatica, infatti, era diventata un’hacker professionista e si prestava volentieri ad attività illegali quali cambiare i voti online (soprattutto quelli pessimi di Nives).
Detto cio’,non ci si deve sorprendere se anche la sua reputazione non era delle migliori e se la maggior parte della scuola la considerasse una schizofrenica.
La ragazza mora al suo fianco le strappò l’aggeggio di mano e strabuzzò gli occhi di fronte alla foto maledetta.
–Io la uccido questa tr…-
-NO!! Desiderare la morte altrui è un peccato, lo sai vero, Atena?- disse seria Immacolata, riprendendosi il cellulare.
Atena Sapienza sbuffò mordendosi le labbra carnose dipinte di bordeaux, poi si alzò in piedi sovrastando le amiche in tutti i suoi 178 cm: una spilungona così poteva mettere in soggezione chiunque.
Sì, proprio chiunque, perché appena fece il suo glorioso ingresso nell’autobus tutti i presenti distolsero lo sguardo dalla sua imponente figura: ad Atena non piaceva essere fissata e loro lo sapevano. Li scrutò uno ad uno con i suoi occhi neri come la pece per poi andare a sedersi in fondo, seguita dalle sue amiche.
–E’ incredibile il modo in cui riesci a spaventare le persone, sei quasi peggio di Talia!- disse Nives dando colpetti sulla spalla alla bionda accanto a lei, che si girò infastidita verso il finestrino.
Non a caso Atena aveva ereditato il nome della dea della guerra, anche se la sua tattica migliore era attaccare le persone con le parole, e in quello era davvero imbattibile. Era una ragazza  sfacciata, schietta, e intelligente,e per questo riusciva ad ottenere voti anche molto alti. Il suo aspetto da ragazza poco raccomandabile con piercing vari, tatuaggi e trucco pesante era il tocco perfetto per rientrare nel piccolo gruppetto delle quattro amiche teppistelle, forse le uniche a cui voleva davvero bene.


E dunque, eccole lì, le ANTI (Atena, Nives, Talia, Immacolata) al completo di fronte a quella maledetta scuola diroccata che tanto odiavano. Tutto cio’ che dovevano fare da quel momento in poi sarebbe stato ignorare gli sguardi dei loro compagni e cercare di combinarne meno possibile. Difficile.

Dopo aver tirato un lungo sospiro le quattro cominciarono ad avanzare ad occhi bassi verso l’ingresso brulicante di persone, finchè il loro cammino fu interrotto da una presenza ignota. I loro occhi ripercorsero la figura slanciata che si era stanziata davanti a loro, partendo dai piedi fino ad arrivare al viso.
Era un ragazzo alto, capelli colorati in diverse sfumature, occhi chiarissimi e sorriso stampato in faccia; indossava una maglietta dei Blink 182 e aveva una sigaretta spenta in mano. Non era di quelle parti, e si vedeva.
–Per caso avete un accendino?- ,disse in un italiano incerto.
Non ricevendo altro che 8 occhi incuriositi puntati addosso, il ragazzo pensò bene di presentarsi.
–Piacere, mi chiamo Micheal Clifford, vengo dall’Australia e sarò qui insieme alla mia classe per tutto l’anno scolastico- Dei sorrisi beffardi comparirono sulle facce delle quattro ragazze: forse non tutto era andato perso.
   
 
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