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Autore: MarieCecile    07/08/2014    2 recensioni
C'è chi, come Asya, non desidera nient'altro che una sigaretta e fanculo tutto il resto.
Oppure c'è chi, come Abelke, non desidera nient'altro che urlare.
Poi, come Lula, c'è chi vive in un mondo tutto suo.
E c'è anche chi è come Niall, che per sentirsi in pace con se stesso ha bisogno soltanto di una chitarra.
E non bisogna dimenticare di quelli come Louis, che si sentono felici solo sui divani o alle feste.
Ma quanti sono come Harry, che pur di vedere il migliore amico felice sarebbero disposti anche ad uccidere?
Oppure quanti, come Zayn, pur di salvare qualcuno, subiscono gravi ricatti senza provare a difendersi?
E nessuno pensa mai a quelli come Maya, che vivono nel terrore di deludere e perdere la gente.
Ma chi, come Liam, è disposto ad aspettare anni pur di ottenere giustizia su un torto ormai dimenticato quasi da tutti?
Ed infine quanti come Naomi sarebbero pronti a diventare un'altra persona per salvare la vita a tantissima altra gente?
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alla Ele,
che oggi è venuta
con me a Milano
e che mi sostiene sempre.
Asya è gelosa, gelosissima.
Degli amici, dei ragazzi, delle sue cose, di tutto quanto, il che la porta ad essere permalosa.
E quando si arrabbia non c’è niente di meglio di una birra.
Secondo la madre Kelly, Asya è così gelosa di tutti per via dell’ assenza del padre, in questi anni le è mancata questa presenza paterna lasciandole un buco che ogni qualvolta cercava di riempire veniva svuotato, al suo primo anno di asilo si era affezionata ad un maestro che, finita la scuola dell’infanzia l’aveva lasciata, poi ci aveva provato col padre di Abelke, ma con i suoi problemi e non riusciva a badare anche all’amica della figlia. Idem con l’insegnante di nuoto e con il catechista, tutta gente che, per un motivo o un altro l’aveva comunque abbandonata. Quella è la sua più grande paura.
Che la gente l’abbandoni, per questo motivo è così gelosa di Abelke, che per una sera le è stata portata via da Jamie che, tra l’altro ha sempre odiato per via delle continue e rumorose risate –a volte anche inutili- per le sue continue chiacchiere e la sua ricerca di attenzioni.
La odia. Punto e fine della storia.
Ordina un’altra birra mentre ragiona su quei particolari per sfogarsi.
Non ha voglia di tornare a casa, non vuole vedere la madre, ultimamente prova sempre ad evitarla in qualsiasi modo, si sente in colpa per tutto quello che la sua nascita ha comportato nella sua vita, Kelly non lo merita.
-Asya!- esclama una voce accanto a lei.
La mora si gira mangiucchiandosi le unghie cortissime laccate di nero –che però sta lentamente togliendo, come al solito- trovandosi davanti una Naomi Hilton in tuta e con i capelli più spettinati del solito.
-Hei, hai un bellissimo aspetto sta sera, complimenti.- le dice per accoglierla.
-Di solito non mi vesto come per andare a ballare quando devo studiare. Non sono mica Maya!- afferma facendo ridere l’altra.
-Beh, non ti vesti bene quando devi studiare ma nemmeno quando devi uscire.
Colpita da quel commento la castana osserva la birra tra le sue mani.
-Tranquilla è la seconda, sto bene.
-Ma ti sta salendo.
Silenzio.
Asya annuisce. –Questo è il momento migliore della sbronza. E sai perché? Una anche per lei Harry!- dice poi rivolta al barista prima di continuare. –Perché sai che tutto quello che fai e che dici il giorno dopo lo ricorderai perché non sei ancora andata del tutto ma soprattutto sei in uno stato dove sei libera ma riesci comunque a contenerti.
Naomi l’ascolta mentre fa segno di no al riccio, è astemia lei.
-E tu sei sicura di essere in quella fase ancora?
-Bella mia, non mi hai mai vista davvero sbronza. Sono indomabile.
Un telefono squilla, diffondendo nell’aria la tipica vecchia suoneria della Nokia.
-È il mio. Pronto mamma dimmi. Si arrivo. No non mi ha rapita nessuno, sono andata un salto al Philip’s. No non ho pagato troppo. Ciao.
Naomi, che si sentiva di troppo in quel momento, si guardava attorno come ad ammirare l’arredamento di quel locale che lei amava tanto.
-Devo andare barbona, ci si becca agli allenamenti!- la saluta Asya prendendo il borsone di calcio e uscendo dal locale facendole un occhiolino divertito.
Ci impiega un po’ l’altra ragazza a capire che l’amica è andata via senza pagare ed obbligandola quindi ad offrirle da bere.
-Naomi!-
Vuole starsene un po’ da sola questa sera ma a quanto pare le è impossibile, Harry la guarda da infondo al bancone e Lula invece, dall’altra parte le sorride come per chiederle di sedersi allo sgabello accanto al suo.
-Ciao Lula.
-Ti sei data alle birre vedo!- dice lei osservando i bicchieri vuoti sul bancone.
-Nono, Asya è appena andata via, se li è stracannati lei, tu come mai qui?
Ci impiega un momento l’altra a rispondere, mordicchiandosi le labbra.
-Devo chiederti un favore.
-Dimmi!
-Ti ricordi quando nello spogliatoio mi parlavi dei tuoi studi?
Naomi non capisce perché la stia prendendo tanto alla larga, odia le persone che girano attorno alle cose prima di parlare.
Chiedi e basta. Quanto ci può volere?
-Ecco, io e Lou stiamo organizzando un’ asta, abbiamo già il salone dove farlo ma non sappiamo come organizzare gli spazi, se ti faccio avere una piantina e ti do qualche informazione mi potresti aiutare?
Naomi la insultò mentalmente, insomma, mezz’ora per chiedere questa stupidata.
-Ma certo, quanti problemi, fammi avere il materiale e in due settimane ti faccio avere tutto. Che mostra?
 
---
 
Mentre Naomi e Lula, al Philip’s discutono su quella famosa asta Niall è sdraiato a letto, con il telefono in mano ed un messaggio scritto. Non sa se inviarlo o meno, si stente un imbecille patentato. Ha chiesto il numero ad Abelke e si vergogna a scriverle. Sono passate settimane, molto probabilmente l’ha già dimenticato, però sa che quando nella sua mente appare la sua immagine riesce a scrivere canzoni degne d’esser chiamate tali, o almeno, secondo lui è così.
Si vergogna a farle sentire a Lula, sempre così riflessiva e calma, sa che se una cosa non le piace non ci impiega troppo a dirti in faccia ‘fa schifo’ ma se va avanti così a fare non andrà mai da nessuna parte, quindi si butta, rilegge un’ultima volta per controllare ogni errore di ortografia e preme invio nella speranza che lei gli risponda.
Ciao Ab, sono Niall, il ragazzo che suona la chitarra. Domani sera non ho nessun concerto e mi piacerebbe uscire con te, fammi sapere se ci stai!
 
Ma Abelke non riceve subito il messaggio, è arrabbiata questa sera, è arrabbiata con suo padre, con Asya che è iper gelosa –li ha sentiti i commenti, non è sorda!- ma soprattutto con Niall che non le ha scritto da quando le ha chiesto il numero.
Uscire con Jamie è sempre stato una cura per lei, la sua amica è sempre stata in grado di trovare il giusto sfogo per i suoi stati d’animo. Come questa sera, che sono al Bacco’s a ballare e bere. Sono entrambe ubriache fradice e si son perse di vista da un po’.
Probabilmente la rossa è in una macchina di uno sconosciuto a divertirsi un po’, ci metterebbe la mano sul fuoco, ma lei non è così… ‘aperta’, certo, non è una suora, ma non le piace l’idea di darsi ad uno sconosciuto.
Sta ballando con uno sconosciuto, ha appena finito di baciare un altro e quello che ha davanti è ancora più bello del precedente, il telefono è nella borsa che ha abbandonato al guardaroba e decisa com’è a mandare al diavolo Niall e il suo messaggio non si crea problemi quando il secondo ragazzo della serata le chiede l’accesso alla sua bocca.
Maledetti i biondi! -pensa- Tutti inaffidabili.
 Poi si maledice da sola.
Anche lei è bionda! E deve smettere di pensare a quel deficiente, non doveva cascare ai suoi bellissimi occhi da povero cucciolotto indifeso, quel visino da bambino, tutto in Niall Horan ispirava tenerezza, sicurezza e fiducia, ed era proprio ciò di cui Abelke, in quel periodo di fragilità, aveva davvero bisogno.
 
Quando Jamie la raggiunge sono le tre passate, ad Abelke fanno male i piedi, è in quel locale dalle undici e non si è seduta un attimo, nel frattempo però ha vomitato due volte, accompagnata sempre dallo sconosciuto di turno. Dai racconti della rossa anche lei ha ributtato a causa del troppo alcool, ma è comunque entusiasta del ragazzo che l’ha ‘intrattenuta’.
Tornano a casa in taxi, raccontandosi le ‘avventure’ della serata, esagerate al massimo da parte di Jamie, che non le è mai piaciuto non esaltare quello che fa.
Legge il messaggio solo il mattino dopo, quando si sveglia con un tremendo mal di testa ed in ritardo di un’ora, sicura che questa volta Michelle, il suo capo, non gliela farà passare liscia.
È contentissima della richiesta del biondo ma si sente dannatamente in colpa per ciò che ha fatto la sera prima. Gli risponde dicendogli che ne sarebbe contenta e di dirle il luogo e l’ora.
 
---
 
Dall’altra parte di Londra, invece, Maya approfitta della mattinata senza lezioni universitarie per uscire con Eria, l’unica ragazza che possa davvero considerare sua amica, nonostante sia malvista dai genitori a causa della bassa condizione sociale.
Eria è fantastica, ha la carnagione scura e i capelli riccissimi, corti e tendenti al moro. Sembra avere la calamita incorporata per i ragazzacci ma a lei sta bene così, le piace il mistero di quelle persone e, anche se sembra da masochisti, le piace quel brivido di paura che sta con lei quando è in loro compagnia. È una bravissima ragazza, anche se non sembra, ed è l’unica con cui Maya Hasting riesce a stare sentendosi a suo agio.
Stanno facendo la spesa in un supermercato vicino alla casa dell’asiatica che ha finito qualsiasi snack la sera prima guardando i filmati della videocamera nella speranza di riuscire a beccare i balordi che le hanno rapito il ragazzo, ma nulla. Nessuno si era presentato.
Eria non sa di cosa sia veramente successo, Maya le ha raccontato che è scappato al mare lasciandola li come un pesce lesso.
È per questo motivo che l’amica adesso le sta facendo il suo solito discorso sulle relazioni.
-Hai bisogno di uscire con qualcuno Maya, ma non gli sfigati tutti soldi e cervello con cui esci dai tempi dell’asilo. Ti serve qualcuno che tuo padre non accetterebbe mai!
La bionda scuote la testa, divertita dal commento.
-Questa sera esco con Zayn, sai, quello che sto frequentando, perché non ti aggreghi a noi? Gli dico di portarsi dietro Hook, penso sia la persona di cui hai davvero bisogno in questo periodo!- afferma ridendo sotto i baffi Eria e mettendo nel carrello anche delle barrette dietetiche. –Anziché mangiare porcate che fanno male usa queste che son meglio.
-Parlami di Hook, com’è?-chiede Maya prendendo un pacco di assorbenti.
Quella sogghigna guardando i vari dentifrici.
-Non ti anticipo niente.
 
---
 
La camera di Asya Moore rispecchia perfettamente il suo modo di essere. Tre pareti su quattro, che una volta erano di un limpido bianco, si sono ingrigite con il passare degli anni, -proprio come lei, infondo- mentre l’ultima è completamente nera, con al centro un’enorme stampa de ‘la famiglia’ di Schiele. Proprio di fronte c’è il suo letto, eternamente sfatto, sul quale Asya spesso si siede per rimirare l’opera d’arte.
Si vede ritratta in quel quadro, dove emerge una coppia di sposi con il loro figlio, la famiglia che il pittore pensava avrebbe avuto da li a qualche mese ma che, purtroppo, non riuscì mai a vedere realizzata.
Infatti, a causa della spagnola, Schiele e la moglie, incinta del loro bambino, morirono lasciando della loro famiglia nient’altro che un sogno.
Così Asya vede la sua.
Sua madre, Kelly, una sedicenne alle prese con il primo vero amore, vedeva un futuro tutto rose e fiori insieme al suo fidanzato vent’enne, Johan.
Nessuno dei due andava più a scuola ed avevano deciso di convivere e di avere un figlio –o meglio, una figlia-.
Peccato che, qualche mese prima che la piccola Asya nascesse una spagnola distrusse anche la sua famiglia, con l’unica differenza che in questo caso non si trattava di una malattia, ma di una stupida iberica tutta tette e capelli ossigenati –o almeno, così racconta sempre la madre-.
La giovane Kelly si era trovata quindi a crescere una bambina all’età di diciassette anni, senza alcun ausilio, nemmeno quello dei genitori che, per paura di quello che la gente avrebbe potuto dire della loro famiglia, l’avevano abbandonata a se stessa lasciandola trasferire in città.
Sua madre non sa del paragone che la giovane fa tra l’opera e la sua famiglia, pensa che sia li solo perché alla figlia piace, infondo è strana e più nulla di quello che la giovane fa stupisce Kelly. Asya non vuole farle pesare la situazione, vedendola impegnata a fare di tutto per pagare le tasse, anche a costo di lavorare per più di dieci ore al giorno.
Kelly ha trentasette anni e ne dimostra almeno cinque o sei in più, e Asya si sente disperatamente in colpa per questo. Cerca di aiutarla il più possibile, spendendo il meno possibile e lavorando come cameriera in un ristorantino vicino a casa sua, nel quartiere di Haggerston.
Quando quella mattina si sveglia ha un leggero mal di testa e la sua solita rabbia, con cui convive ormai da anni, è come se stesse per esplodere.
Sa che stando a casa litigherebbe con sua madre, l’unica persona con cui riesca a sfogarsi, così prende dei vestiti a caso dall’armadio e, con il suo solito borsellino con dentro pochi spiccioli, il telefono e il tabacco, le cartine ed i filtri per i drum esce di casa per andare a farsi un giretto per Londra. Si ferma davanti al solito negozio di scarpe dove le Dottor Martens che lei tanto adora sono esposte in vetrina accanto al loro modico prezzo di cento pounds.
Guarda gli stivaletti sgualciti che ha ai piedi, una copia di quegli anfibi tanto amati che aveva pagato venti pounds ad H&M.
Un po’ si vergogna a mostrarsi in giro così.
I suoi due paia di pantaloni sono a lavare e vista l’imminente piovuta la tuta con delle scarpe in tela non è l’ideale. Ha optato quindi per un paio di quelle gonne a tubino che tanto vanno in questo periodo, regalo di compleanno da Abelke, con una calzamaglia tutta bucata e rovinata ed una maglia a maniche corte grigia e sformata coperta da un giaccone dello stesso colore trovato nell’armadio della madre.
Tutto in lei da l’idea di poveraccia che cerca di seguire la moda, il che le da fastidio.
Vorrebbe tanto una calzamaglia intera e non sfilacciata, ma si vergogna a continuare a chiederle alla madre visto che detiene il record della loro rottura.
Asya si atteggia come se i giudizi altrui sulla sua estetica le scivolassero addosso senza infastidirla, ma purtroppo quei commenti le rimangono dentro eccome, facendola stare, ogni volta, da cani.
Distoglie l’attenzione dalle scarpe solo per leggere il messaggio di Abelke. ‘Esco con Niall sta sera, non è fantastico?’ La mora sbuffa gelosa, possibile che l’amica riesca sempre a farsi piacere da tutti ed il suo massimo è non essere odiata ma essere semplicemente ritenuta antipatica.
E mentre si lamenta mentalmente di ciò si dirige a lavorare. 

Hei <3
Sono ancora viva e vegeta, nonostante sia sparita per qualche mesetto.
Mi sarebbe tanto piaciuto carivarvi in questo capitolo la foto della bellissima Asya ma TinyPic ha deciso di prendermi in giro e non funzionare quindi per oggi -purtroppo- salta, il che mi dispiace tantissimo perchè la Moore è il mio personaggio preferito in assoluto in questa storia.
Spero che vi sia piaciuto questo capitolo, quando l'ho scritto -mesi fa tra l'altro- avevo passato ore intere in classe a cercare di sistemarlo il più possibile.
Beh, fatemi sapere cosa ne pensate, è importante per me!! <3
A presto!!
-Ceci.
  
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