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Autore: Elicia Elis    07/08/2014    2 recensioni
Nico ha detto di odiare Percy. Gli ha sbattuto la parola "Ti odio" dritta in faccia; ma se fosse stata solo una copertura? Solo un innocuo errore che aveva commeso tanto tempo fa, accecato dalla rabbia, dal dolore? Solo adesso Nico capisce: capisce il vero significato di tutti quei sentimenti che gli bruciavano dentro e che, lo sentiva, gli stavano distruggendo tutto quel muro che aveva creato negli ultimi duri anni di straziante agonia. Non poteva buttare tutto all'aria così, ma Nico di Angelo lo amava. Lo ama. Lo amerà, per sempre.
Eppure, lui sa che non può. Sa che è solo un errore, nessuno avrebbe capito. Nessuno capisce mai nulla, quando si tratta dei sentimenti altrui, e il figlio di Ade non vuole cadere ancora. E ancora. E ancora.
Lui lo sa: Nico di Angelo non può stare con Percy Jackson.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incest
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I Forgive You, Percy.

Okay. So che questa storia non è niente di che e so anche perfettamente che molta gente del fandom non shippa Pernico (Non la chiamerò mai Percico, rassegnatevi mortali)... E quindi bho, l'ho scritta in uno di quei momenti in cui ero in preda ad un attacco da fangirl livello massimo e... Buona lettura e spero di ricevere almeno una recensione :) Grazie mille a tutti quelli che sprecheranno due minuti per leggerla!


Baci,
-la vostra Toky modalità Fangirl. ^^

"La felicità la si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, basta solo ricordarsi di accendere la luce" 

-Dumbledore.




***
Nico passeggiava per il Campo Mezzosangue, le mani infilate nella tasca, la testa bassa, un ciuffo di capelli nero come la pece che gli danzava davanti all'occhio, lasciandosi trasportare vivacemente da quell'alito di vento che si era appena innalzato tra le Cabine.
I grandi occhioni neri del figlio di Ade seguivano svogliatamente qualsiasi cosa ci fosse in movimento attorno a lui, mentre avanzava con una camminata svelta e decisa.
Si sentiva particolarmente strano, oggi; Aveva davvero troppe cose per la testa, che la sentiva pulsare ogni volta in cui i suoi milioni di pensieri si accatastavano tutti insieme, lasciandolo ancor piu confuso di prima.
Mentre camminava, Nico si era ritrovato all'Arena del Campo, durante l'allenamento di qualche semidio. Si guardava intorno senza prestare particolare attenzione: Alcuni ragazzi che scoccavano freccie per l'allenamento di tiro con l'arco, altri che si allenavano migliorando le loro tecniche di lotta con la spada, poi c'erano i figli di Ares che aizzavano un ragazzo di Efesto a battersi contro Clarisse e iniziava così tutto un dibattito - con tanto di insulti - su chi dei due si fosse rotto per primo il naso. Naturalmente, la maggior parte puntavano sul povero malcapitato della Cabina Nove, che ne uscì piuttosto illeso, escludendo lividi e graffi sanguinanti sulla faccia.
Si rese a malapena conto di essersi fermato ad osservare quell'accatastamento di semidei, che si lanciavano insulti a vicenda, chiacchieravano su come migliorare le proprie tecniche di tiro con l'arco o qualsiasi altra cosa, Clarisse che massacrava chiunque volesse vedere sanguinare in quel momento e stridii di ferro contro ferro durante una lotta tra un paio di figli di Atena, che si erano trovati un posticino tutto loro alla destra del ragazzo.
Il vento filtrava attraverso la maglietta nera del figlio di Ade, facendolo per un attimo rabbrividire quando gli occhi, col medesimo sguardo raggelante, immutabile, si fecero spazio tra un gruppo di ragazzi e si ritrovarono a fissare quel ragazzo dagli occhi dello stesso colore del mare che, attualmente, indossava un'armatura greca e, con in mano impugnata Anaklusmos, sferzava l'aria con fendenti e affondi, finchè la lama di Bronzo Celeste della spada non trovava il suo limite incontrandosi, con uno stridio di ferro contro ferro, con quella di un'ennesima spada.
Nico notò quanto venisse naturale, al figlio di Poseidone, il modo in cui parava alto con Anaklusmos, colpendo sia con la lama che con l'elsa di quest'ultima e per un attimo, il ragazzo ne rimase incantato.
Dei, quell'attrazione che provava per Percy lo rendeva così patetico persino ai suoi occhi... Ma non riusciva davvero a farne a meno, non riusciva a guardare quegli occhi profondi senza pensare a quanto lo amasse. Perchè era questa la verità, senza mezzi termini: Nico di Angelo amava Percy Jackson, ma era così impossibile. Quei sentimenti erano troppo inverosimili, e lui lo sapeva.
Con un brivido di dissenso, Nico si rese conto che Percy stava "duellando amorosamente" con Annabeth, che era appena scoppiata in una fragorosa risata quando il figlio di Poseidone l'aveva afferrata in tempo per un braccio, mentre Chase aveva perso l'equilibrio e stava per cadere all'indietro.
Jackson ricambiò il sorriso e i due si scoccarono un veloce bacio sulle labbra, quando Annabeth si staccò subito per cercare di disarmarlo. L'intento non andò bene, e Percy riuscì a parare il colpo della figlia di Atena, che ancora non riusciva a reprimere un ampio sorriso, quegli occhi grigi che fissavano intensamente il fidanzato.
Nico si lasciò scappare un gemito di disgusto e sentì dentro di lui muoversi qualcosa. Percy era gia felice, e lui avrebbe patito per sempre un amore mai ricambiato: Quel "Testa d'Alghe" - nome che andava molto di moda, ormai - era solo e soltanto di Annabeth, Nico non poteva negare l'amore che i due ricambiavano. Quell'unione che li rendeva così perfetti insieme, agli occhi di Nico era come buttare del sale su una ferita.
Deglutì spostando di nuovo lo sguardo su Percy. Occhi verdi acqua che brillavano nel guardare quel sorriso che amava dipinto sul volto di Annabeth, i capelli castani spettinati che sembravano attirare tutta l'attenzione del sole... Tutto quello che aveva, che lo rendeva così... Così lui, era qualcosa di eccitante e doloroso, per il figlio di Ade. Per lui era il veleno ed insieme l'antidoto. 
Nico di Angelo abbassò lo sguardo, una folata di vento gelata gli immobilizzò le palpebre sulla stradina di marmo che presentava l'entrata all'Arena. Poi, tornò indietro, lasciandosi alle spalle Percy ed Annabeth, uno accoccolato all'altra, tra un bacio ed un'affondo di spada, tutto così sdolcinato da essere persino invidiabile.
Stridio di ferro contro ferro, qualche insulto, una chiacchierata amichevole ed una che conduceva ad una pesante lite, qualche informazione in piu su come tenere impugnato l'arco, e Nico fu gia abbastanza lontano dall'Arena, con la testa che gli scoppiava per l'irritazione, il cuore così pieno da sembrargli vuoto, gli occhi arrossati e gonfi, pronti a far cadere fiumi di lacrime, per l'ennesima volta.
Odio, tanto odio.
Amore, tanto amore. Forse piu dell'odio.
Era così indeciso sui suoi sentimenti, che sembravano essere loro ad avere il possesso di lui e non il contrario, come dovrebbe essere. Come voleva che fosse.
Perchè dopo tutto quell'odio, tutta quell'irritazione che provava nei confronti del figlio di Poseidone, non poteva che arrendersi di fronte al fatto che Nico aveva perdonato Percy. O forse, non gli aveva mai attribuito la vera colpa della morte di Bianca, non c'era riuscito. Non riusciva a provare rancore nei suoi confronti.
Quel pomeriggio, Nico aveva passato il resto della sua giornata inchiodato ad una sedia malridotta della Cabina di Ade, dalle mura nere, il pavimento di marmo scuro e i mobili di legno scolpiti con un forte marrone. Le finestre erano pulite, si, ma tutto sembrava così cupo da mettere ancora piu di mal umore il povero figlio di Ade, che si sporgeva avanti e indietro cercando di bloccare un mal di pancia improvviso, gli occhi neri cerchiati di rosso, fissi fuori dalla finestra. 
Ogni tanto tirava su col naso, mentre piccole lacrime sgorgavano da quegli occhi dallo sguardo così innocente quanto colpevole, rigandole la guancia pallida. 
Scheletri finti adornavano il resto delle mura.
Paura. Si, paura: Anche Nico di Angelo provava paura. Paura della vita, paura di uscire di li e vivere... Paura dell'amore, di se stesso, dei suoi sentimenti assassini.
E per quanto possa sembrare pesante, questa è l'agonia di Nico di Angelo, questa è la tristezza che incombe nel suo cuore così vuoto, appassito. Morto.
Il sole era gia iniziato a calare, ed ora faceva capolino da da dietro la Casa Grande, mentre il cielo era tinto di un color rosso ramato, le nuvole biancastre dai riflessi rossi sparse qua e la velavano il cielo in attesa della notte. In cielo, oltre la barriera magica del Campo, si potevano vedere gli uccelli svolazzare liberi tra quegli spruzzi bianchi e arancioni, ed udirne il loro cinguettare, finchè non furono troppo lontani per sentirne ancora il verso.
Nico decise di uscire ancora una volta, prima del Falò; La Casa di Ade non gli piaceva poi così tanto, non era proprio un toccasana per un giorno così soffocante.
Decise che si sarebbe andato ad allenare un po' anche lui, per tenersi sempre pronto ad un improvviso attacco: Ultimamente, dopo la lotta contro Gea, c'erano stati qualche problemini con la barriera "anti-mostri" che segnava i confini del Campo, e la prudenza non era mai troppa. Gli piaceva essere d'aiuto. Anche se la maggior parte delle volte lottava in disparte, dava il suo piccolo contributo.
- Ehi, Nico. - Chiamò con voce limpida e svogliata, Percy.
Nico sobbalzò e soffocò malamente un sussulto.
- Ciao. - Ricambiò per nascondere l'imbarazzo di quella reazione altamente esagerata.
Percy gli mollò una pacca sulla spalla.
- Ti ho spaventato, amico? - Sorrise divertito, mentre si passava una mano tra i capelli.
Amico. Amico. Amico, amico, amico, amico. Amico.
Nico riuscì a smettere di ripetersi questa parola solo quando quest'ultima perse il suo vero significato, "dissillabandosi" nella sua mente e risuonando in un modo piuttosto strano.
Constatò che fosse normale, o almeno ci provò.
- Ehm, comunque. - Si riprese il figlio di Ade, alzando le sopracciglia per dimostrare disinvoltura.
Percy sospirò e, quando Nico alzò lo sguardo per guardarlo in faccia, il ragazzo sembrò quasi dispiaciuto per qualcosa.
- Che hai, ora? - Borbottò Nico. La sua voce sembrò quasi un sussurro spezzato.
Percy deglutì e scosse la testa.
- Niente, solo che... Solo che ho visto come ci guardavi, oggi. A me e ad Annabeth, intendo. Sai, Nico, girano voci che tu... Be', tu, si, insomma sia... Non so... - Percy balbettò e arrivato l'ultima parola, ridotta solamente ad un sibilio neanche udibile, l'altro calpì leggendo il suo labbiale. Gay. Senza mezzi termini, Percy lo aveva appena chiamato "Gay".
- Percy, io... - Nico sospirò. Un sospiro tremolante, pieno di passione, tristezza. Le lacrime iniziarono a salirgli negli occhi, che iniziarono a pizzicargli. 
Avvertì un calo di pressione non appena uno sputo di vento lo fece rabbrividire, con tanto di pelle d'oca.
Ma, tutto d'un tratto, con una punta di paura, si rese conto che lo sguardo di Percy non era arrabbiato, piuttosto c'era un accenno di un sorriso gentile, che si sforzava di essere represso, tanto che il figlio di Poseidone era ricorso a mordersi il labbro inferiore per nasconderlo.
- Nico, è okay. Tutto okay, lo sapevo gia. - Si lasciò sfuggire Jackson, liberando un sorriso.
Dal suo canto, il figlio di Ade iniziò a sentire una fitta allo stomaco, una morsa piuttosto pesante. Ciononostante, il ragazzo non potè negare che gli piacesse.
Sentì le guance andare a fuoco ed avvampò di brutto quando, tutto d'un tratto, il figlio di Poseidone gli fu addosso con velocità felina, le sue labbra premute contro quelle di Nico, con tale foga da lasciarlo senza respiro.
Percy aveva preso l'iniziativa, questo poteva essere un buon segno almeno quanto potrebbe non esserlo, pensò Nico.
Jackson strinse le mani del figlio di Ade tra le sue, intrecciandole con una presa così stretta, tanto che le nocche dei due dovettero sbiancare, mentre i due iniziavano a scoccarsi una fila di baci intensi, pieni di passione che lasciavano il respiro sospeso, qualcosa di piacevole che si muoveva nello stomaco di entrambi, gli occhi chiusi ed il respiro di Nico che si univa a quello di Percy con tale sintonia da sembrare uno solo. I brividi iniziarono a scorrere insistenti per la schiena del ragazzo della Casa di Ade, quando Percy insistette nello sfiorargli le dita con gentilezza innata. 
Per un attimo, il ragazzo ebbe paura che fosse tutto un sogno, quando i due si staccarono, le dita si liberarono l'una dalla presa dell'altra, con un fievole sospiro da parte di entrambi.
Il vento continuò a soffiare sul corpo di Nico, il cielo si stava ormai tingendo di blu e la luna gia poteva intravedersi da lontano.
Percy sorrise a Nico, lo sguardo serrato ai suoi occhi neri come il petrolio.
Qualcosa di piacevole nacque nel cuore di Nico, e si espanse in tutte le sue vene, una punta di gioia scoppiò dentro di lui come un fuoco d'artificio.
- Ti perdono, Percy. - Riuscì solo a mormorare il ragazzo.
Jackson annuì fievolmente.
- Ti amo anche io, Nico di Angelo. -


 
Dedicata a Elisa
che sclererà come un tricheco impazzito
quando leggerà
questa cosa.
  
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