Era un'immagine che Hestia Jones stringeva tra le dita, nel 1998.
Un'immagine piuttosto sbiadita, piena di impronte, di ricordi.

« Mi piacciono i tuoi capelli, sai? Soprattutto quando il vento te li scompiglia, quando non puoi aggiustarteli, e devi per forza aspettare che la folata si affievolisca.»

Nel 1978, Caradoc Dearborn si innamorò di lei, in un modo del tutto inaspettato.

Le dita di lui le sfiorarono il viso, prima di scendere giù, all'altezza della clavicola. L'accarezzò con delicatezza, esplorando il suo corpo, lasciandosi andare.
Erano in piedi, nel suo giardino, e l'atmosfera giocò a loro favore. Era buio, il cielo mostrava fiero le sue stelle, l'aria era silenziosa.
E lui era pazzo di lei.

La battaglia era cessata, il bene aveva prevalso sul male, definitivamente.
Erano salvi, adesso.
Vivi, ancora una volta.

« Smettila di mordicchiarti le labbra. Siamo in un luogo pubblico, ed io non vorrei finire ad Azkaban per atti osceni, anche se, mh, decisamente invitanti.»
Lei alzò gli occhi al cielo, visibilmente divertita.
Ovviamente continuò a torturarsi le labbra.

L'immagine li ritraeva seduti su una colonna dimezzata. Caradoc l'aveva portata nell’Irlanda del nord, al Selciato del Gigante.
Fu il giorno più bello, quello, probabilmente per entrambi.
Perché, anche se per poche ore, la paura, il terrore e l’angoscia svanirono dai loro volti.
Perché c'erano solo loro, in mezzo a quella piccola infinità.

« Hes- aspetta! Ti prego! »
« Non ci sei mai! Ti offri sempre volontario per qualsiasi compito dell'Ordine!
Non puoi salvare tutti, non lo capisci? Tu non puoi- »
« Shhh. »

Sussurrò, prima di stringerla a sé.

Ma diciassette anni dopo anche Hestia Jones entrò a far parte dell'Ordine della Fenice, e solo allora lo capì.

« Fabian e Gideon Prewett sono morti. Ci ucciderà tutti, uno alla volta.
Ti prego, fallo per me, lascia l’Ordine. Non ci resta molto tempo. »
« Io ti amo, Hes. E non lascerò che lui ti sfiori, neanche lontanamente. Noi sopravvivremo, okay? Ho bisogno che tu mi creda. »
« E come? Come farai a proteggermi se costantemente ti ritiri con qualche ferita in più? Resta con me, ti prego..»
« Non posso..»

Era stanca di ribattere, di sperarci ancora. Lasciò semplicemente che una lacrima le rigasse il volto, e rientrò in casa, in silenzio.

Esattamente tre mesi dopo, nel settembre del 1981, Caradoc Dearborn scomparve.
E non fu mai più trovato.

Hestia rigirò l'immagine tra le dita. La ferita non si era mai del tutto rimarginata, e la rabbia, la frustrazione, la tristezza non l'avevano abbandonata.
Ma quel giorno, il due maggio del 1998, non era più arrabbiata.
Quel giorno scoprì che in fondo era orgogliosa di lui, della sua determinazione, dell'incapacità di starsene fermo e non rischiare la vita per salvare il prossimo.

« Oggi hai vinto anche tu. »

Sussurrò, mentre un sorriso stanco le si aprì sul volto.
Poi, come d’abitudine, ripose la foto nel cassetto.
Perché di Caradoc Dearborn non era rimasto più niente, se non un'immagine sbiadita e i ricordi che essa suscitava.