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Autore: ReggyBastyOp    07/08/2014    2 recensioni
Breve storia su come spesso ci si preoccupa esageratamente per il proprio aspetto quando alla fine non conta più di tanto visto che piacciamo così per come siamo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Le uniche follie che si fosse mai potuta concedere erano quelle che riguardavano i suoi capelli, per il semplice fatto che non erano permamenti. Certo le arrivavano comunque al mento, ma ciò non la consolò per niente. Tutte le volte che lo faceva ci restava male, ma si ostinava. Sapeva di stare più in ordine ma ciò non le dava alcuna soddisfazione quando si guardava allo specchio. Fece spallucce. Che importanza poteva mai avere ormai? Il danno era fatto e nonostante la riguardasse parecchio in fin dei conti sarebbero ricresciuti. Non permanente.
Il problema però sussisteva invece, al contrario di come voleva lasciarsi convincere. Quello stesso pomeriggio sarebbe dovuta uscire con il ragazzo per il quale aveva più di una semplice cotta. Aveva una bistecca quasi completamente bruciata. Era certo.
Non riuscì a trattenersi e pianse disperata. Aveva rovinato il suo look per risultare più affascinante ed ecco fatto il danno. Osservò il proprio riflesso per cinque minuti buoni quando poi si rassegnò. Se avesse avuto il suo numero l’avrebbe chiamato per avvisarlo, ma impossibilitata non poté fare altro che aspettare il momento in cui si sarebbe scusata di persona.
Il cucù suonò alle tre spaccate, e così come un orologio svizzero, il ragazzo bussò alla porta due secondi dopo. Ludovica agitata cominciò a tremare dalla vergogna e dal dispiacere. Si fece coraggio dopo essersi messa il cappuccio della felpa in modo da coprire la disfatta.
Respirò profondamente girando il pomello della porta e con sguardo insicuro guardò quello che  lei ancora non aveva capito essere il suo spasimante.
-Ciao.- Disse con voce tremula.
-Ciao.- Salutò Paride, leggermente confuso dal suo atteggiamento. –Qualcosa non va?-
-Mi dispiace,.- Continuò lei focalizzandosi su un punto dietro la sua spalla.-Ma non posso proprio uscire.- affermò rattristata.
-Ah.. Beh possiamo sempre fare un’altra volta, no?- Chiese Paride speranzoso.
Ludovica scosse la testa, determinata.
-Ho fatto qualcosa di sbagliato?-
-No, ma forse è meglio lasciar stare fino all’inizio della scuola.-
-Ma se non vuoi più basta dirmelo e non aspettare così tanto per poi rifiutare di nuovo.- Disse il ragazzo, notando poi gli occhi ancora gonfi e rossi per le lacrime. –Sei sicura che non sia successo nulla?-
Ludovica annuì.
-Come vuoi. Mi lasceresti andare col ricordo di un tuo sorriso almeno?-
Ludovica per mostrare il proprio sorriso fu costretta ad alzare il capo e quel piccolo gesto fece sì che il cappuccio cadesse all’indietro. Ma Paride non se n’era minimamente curato, troppo impegnato a sostenerle il viso con l’indice per poterle dare un bacio.
Ludovica diventò completamente scarlatta e le lentiggini apparivano come gli unici punti della pelle a non aver preso fuoco.
-Fammi sapere quando sei libera allora.- E così dicendo le lasciò nella tasca della felpa il proprio numero di telefono, anche lui rosso d’imbarazzo.
-C..Certo.- Balbettò lei inebetita, non sapendo cosa fare.
Paride s’incamminò velocemente nel vialetto che portava alla recinzione.
-Dimenticavo.. Stai bene con i capelli così.- Urlò guardandola un’ultima volta, poco prima di aprire il cancello e chiuderselo alle spalle contento del gesto compiuto.
Ludovica finalmente si decise a spostarsi dall’uscio. Chiuse la porta e ancora scioccata corse in camera sua per sdraiarsi sul proprio letto e fantasticare un po’.
  
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