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Autore: King_Peter    08/08/2014    8 recensioni
{Jeyna, bitches}
"Jason."
Fu un attimo, poi il figlio di Giove sentì le labbra calde di Reyna sulle sue, il suo dolce sapore, l'odore dello shampoo al limone dei suoi capelli.
Le sua mani gli scompigliavano i capelli, la passione che divampava tra loro, il rossore di vergogna che avvampava sulle guancia di Reyna.
"Scusami."
"Fallo di nuovo." buttò lui, specchiando i suoi occhi eccitati in quelli stupiti di Reyna.
"Come?"
"Baciami."

A Efhtalia, la Musa ispiratrice di questa storiella da quattro soldi! Enjoy!
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jason Grace, Reyna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MAPS
 

I miss tast of the sweet life,
I miss the conversation
 
 
Gli occhi chiari di Jason sorvolarono fugaci i bellissimi monumenti di Nuova Roma, la cupola del senato scintillante in controluce, i contorni ammorbiditi dalla calda luce del tramonto.
Gea era stata sconfitta.
Faceva ancora fatica a credere che fosse finito tutto, che Madre Terra fosse tornata di nuovo a dormire dopo tutto quel disturbo che si era presa per risvegliarsi.
I profumi del Giardino di Bacco erano così intensi da dargli alla testa, mentre il vento giocava con i suoi capelli biondi, quasi ardenti sotto gli ultimi, sferraglianti raggi del sole che si stava affogando miseramente per rigenerarsi e nascere a vita nuova il giorno dopo.
Jason non aveva non chiedersi se Percy stesse scherzando o meno quando gli aveva detto che il sole, in realtà, era solo la costosissima Maserati rosso fuoco di Apollo: stava guardando una macchina dirigersi da uno sfasciacarrozze?
Si disse di doverlo chiedere a sua sorella Talia che, sempre secondo Percy, aveva guidato personalmente il carro del sole.
Chissà dov'era, in quel momento.
Jason si accoccolò sotto un nodoso albero di ulivo, seguito dallo sguardo divertito di Bacco in pannolone, abbandonandosi ai suoi usuali e borbottanti dell'acqua che gorgogliava per i tubi aperti di terracotta, mentre le case di Nuova Roma restituivano la luce del giorno che avevano ricevuto, sotto il progressivo ingiallirsi del cielo di Luglio.
Non sapeva come, ma dalla fine della guerra contro Gea si sentiva svuotato, perso, come se il suo compito fosse stato esaurito e lui fosse allo sbando, in balia degli eventi e in cerca di rassicurazioni, di qualcuno che lo confortasse e sapesse riscostruire su di sé quell'alone di eroe che gli avevano sempre cucito addosso.
Persino al carica di pretore non lo soddisfaceva più.
Tutto gli sembrava così sfumato, lontano, come se ciò che aveva intorno fosse solo l'involucro della realtà stessa: non si era mai sentito più vulnerabile.
Ritornare a Nuova Roma aveva scosso le sue stesse fondamente, riscoprendo le ferite della sua anima e riportandolo ad una monotonia troppo grande ed esasperante persino per Jason Grace, il figlio di Giove.
E poi c'era un altro punto interrogativo sulla sua strada, sulla mappa che doveva seguire: Piper, la sua ragazza.
Negli ultimi tempi erano rimasti sempre una coppia, chissà, forse per mantenere le apparenze, ma di fatto si erano sempre più allontanati, come se dalle bugie dei loro cuori, con cui continuavano a sfamare ciò che loro continuavano a chiamare amore, fosse nata una voragine che né lui, né Piper, erano in grado di attraversare.
I bei tempi erano andati, era questo che Jason non riusciva ad accettare.
Voleva capire il perché gli dei fossero così crudeli, sapessero pungere la memoria dove loro, semidei e mostri, non riuscivano più ad accedere.
Jason chiuse gli occhi, inspirando profondamente e lasciandosi andare al tronco nodoso dell'albero sacro a Minerva, mentre davanti al suo sguardo cieco continuavano a scorrere le immagini del suo passato, quelle che gli facevano più male.
Era così assorto nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno della figura in controluce che gli si avvicinava.
 
 
I was there for you in the darkest time
I was there for you in the darkest nights.
But I wonder where were you?
When I was at my worst, down on my knees
 
 
Reyna lo stava osservando con i suoi grandi occhi scuri, lo scintillio nel suo sguardo che gli chiedeva gentilmente il permesso di sedersi accanto a lui, il delicato volteggiare dei suoi capelli scuri, il mantello viola da pretore in preda alla furia del vento.
Jason annuì, spostandosi un poco per fargli posto sotto l'ulivo: le orchidee deliziavano l'olfatto dei loro annusatori, ma i fiori più stupefacenti erano i girasoli, il loro volto floreale abbassato verso terra, giù come il morale stanco di Jason.
"Tutto bene?"
Gli occhi espressivi di Reyna erano lì a sorreggere i suoi, i capelli scuri che assorbivano la luce del tramonto facendola somigliare ad un'austera e forte matrona romana piuttosto che una semplice ragazza.
"Certo" mentì il figlio di Giove, rifiutando il suo sguardo e puntando il suo verso la sottile striscia dell'orizzonte, dove Urano bramava ancora abbracciare Gea.
Reyna accolse la bugia in silenzio, riflettendo, indubbiamente, sulle parole migliori per estorcergli la verità di bocca.
Reyna, la figlia di Bellona che gli era sempre rimasta affianco, persino quando Jason era impegnato con Piper e le aveva chiesto qualcosa che a lei non andava di fare, ma che aveva svolto ugualmente per mantenere la pace e cercare di non far scannare i greci con i romani.
Reyna, la guerriera più forte di Roma che aveva sempre bramato lasciarsi andare e aveva sempre impedito a sé stessa di farlo perché lei era stata la colla che aveva unito il Campo Giove durante la guerra.
Jason si sentì un codardo per quello che non aveva non fatto.
"Non ti senti strana?"
"Per quale motivo?"
"La fine della guerra."
"Se per strana intendi rassicurata, allora si, sono strana."
Erano anni che era al fianco di Reyna, ma lei sapeva sempre stupirlo con la sua forza d'animo, la voglia di combattere per ciò in cui credeva e riponeva la sua fiducia: se mettevano le carte in tavola, Reyna era molto più romana di lui.
"Ti senti bene?"
La voce della figlia di Bellona lo riportò alla realtà, notando che Reyna stava cercando di trattenersi dal non ridere.
Jason si spostò a disagio sul suo posto, come se, all'improvviso, si fosse messo a ballare la samba vestito da pollo con tanto di maracas e aspetto da idiota.
"Ehm, gah, si." riuscì a rispondere, "Perché?"
Reyna sorrise.
"Sei diventato tutto rosso." rispose, continuando a sfoderare il suo sorriso ed evitando di ridere, "Però, forse, è la luce del tramonto."
Jason ebbe voglia di avere Nico a portata di mano per scongiurarlo di aprire un varco ai suoi piedi che lo conducesse dritto al centro della terra.
"Già." commentò, confuso, aprendo e chiudendo le mani sudate con fare nervoso, "Forse é così."
Che gli stava succedendo? Che stava succedendo al figlio di Giove che abitava dentro di lui?
Era Reyna? Piper?
Jason non lo sapeva, sapeva solo che il rapporto che c'era sempre stato fra lui e la figlia di Bellona aveva cominciato ad incrinarsi quando lui era tornato al Campo Giove, pronto per trasformarsi in qualcosa di più: Piper gli sembrava lontana, quasi uno spettro, rimpiazzato da una figura più solida e concreta.
Reyna.
La figlia di Bellona era lì che aspettava un suo segno, una risposta alla domanda muta che continuava a rivolgergli con gli occhi.
"Sai," esclamò lei, avvolta nel suo mantello di porpora, "A volte penso di conoscerti, a volte sei ... diverso, in senso buono, ovviamente, ma é come se non fossi tu."
"Lo pensi veramente?"
La fronte di Reyna era aggrottata come faceva sempre quando studiava le linee di una battaglia su una mappa di guerra, gli occhi scuri, le labbra sottili strette in una smorfia di concentrazione: non rispose e, se lo fece, celò quella risposta nei meandri più bui del suo cuore.
Jason scrutò l'orizzonte, sentendo il rumore di una guerra segreta che veniva combattuta nella desolazione della sua anima.
"Jason."
Piper era lontana da lui, coccolata dal sole e dalla fragole del Campo Mezzosangue, meditando sul loro rapporto per la pausa che si erano concessi. E lui?
Si sentì abbandonato.
"Jason."
Cosa gli rimaneva? La carica di pretore? Il mantello viola? La legione?
Per quanto spessore Jason mostrasse in pubblico, bramava inspiegabilmente qualcos'altro, qualcosa che andava oltre la legione, oltre il potere e l'onore.
"Jason."
Fu un attimo, poi il figlio di Giove sentì le labbra calde di Reyna sulle sue, il suo dolce sapore, l'odore dello shampoo al limone dei suoi capelli.
Le sue mani gli scompigliavano i capelli, la passione che divampava tra loro, il rossore di vergogna che avvampava sulle guancia di Reyna.
Non si sentiva così da tempo: Jason si sentì investito da quel qualcosa che aveva cercato per così tanto tempo, quel qualcosa che corrose tutte le cellule del suo corpo e le costrinse a cambiare fedeltà.
"Scusami."
"Fallo di nuovo." esclamò lui, d'un soffio, specchiando i suoi occhi eccitati in quelli stupiti di Reyna.
"Come?"
"Baciami."
 
 
All the roads you took came back to me,
so I'm following the map that leads to you
Ain't nothing I can do
 
 
 
The End
 
 
The King's Corner

Ed eccomi qui, a rompere ancora una volta il fandom di Percy Jackson.
Allora, amo la Jeyna, cioè, per me Jason e Reyna sono perfetti, anche se temo di essere andati un po' OOC con Jason, anche perché non avevo mai scritto di lui perché, personalmente,  non è uno dei miei preferiti, ma Reyna ... Reyna è una bomba! *^*
Non potevo non scrivere qualcosa che la riguardasse e poi mi è dispiaciuto tantissimo, nei libri, quando rimane da sola, abbandonata sia da Jason che da Percy :c
Va beh, ma a voi non interessa questo, no? xD
La canzone a cui mi sono ispirato per la storia e Maps dei Maroon 5 :')
 
Come avete potuto vedere prima di cominciare a leggere, questa storia è dedicata a Efhtalia, una delle mie scrittrici preferite e che, quindi, ora considero amica, spero xD
Ti avevo promesso un regalo, quindi ecco qui :') Spero ti piaccia, anche perché tu stai scrivendo una Jasper per un mio contest e io ti ripago con una Jeyna xD
 
Spero che lascerete, se vi va, una piccola recensione, giusto per farmi capire che la storia vi è piaciuta e non sono l'unico Jeyna shipper :3
Ci si vede! ^^

King

 
  
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