Storie originali > Azione
Segui la storia  |       
Autore: piccolanene    12/09/2008    0 recensioni
Quattro storie di quattro ragazze che si intrecciano sullo sfondo di una Amsterdam del 2010. Quattro caratteri, quattro avventure, quattro amori, su questo spunto prendono vita le storie di Isabella, Anna, Azzurra e Violet...
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
The escape

Allora, prima di tutto volevo avvertire di un errore nella scrittura di questo secondo capitolo. Per questo l'ho modificato. Ora è corretto. Buona lettura.

The escape

Capitolo 2

-Anna-

*****

Respiri piano per non far rumore
ti addormenti di sera
ti risvegli con il sole
sei chiara come un'alba
sei fresca come l'aria.
Diventi rossa se qualcuno ti guarda
e sei fantastica quando sei assorta
nei tuoi problemi
nei tuoi pensieri.
*****

 

 

Sentiva ancora la sua voce arrabbiata, diversa, la sua vera voce, rotta dai singhiozzi. Lo sguardo di sua madre, le urla di suo zio, ma non le importava.

Correva, la villetta dalle pareti bianche era sempre più lontana, come lo erano gli aranci e i limoni che la circondavano.

Continuava a correre, il suo respiro si faceva affannoso, ma le gambe non si fermavano. Il sentiero era ripido e pieno si pietruzze, saliva fino a un piccolo promontorio, dove si vedeva quello splendido mare azzurro, contornato da un cielo limpido e senza nubi. La ragazza si fermò ad ammirare estasiata quel paesaggio, quella città, quanto l’aveva amata… quanto la stava odiando… si soffermò un secondo sui suoi pensieri, si asciugò gli occhi gonfi, ormai non vedeva più nulla, tante erano le lacrime. Forse aveva veramente bisogno di quel pianto, per farle vedere cose nuove, cose vere… in fondo ora che sapeva per lei c’era solo morte e dolore, morte e dolore. Solo quelle parole le venivano in mente pensando a lui, suo padre. Tutto era sfocato contorto, dove si sarebbe diretta? Ora che ci pensava capì che era stato uno sbaglio fermarsi a riflettere e riprese la sua lunga corsa verso Palermo.

La strada si faceva più larga a poco a poco, era scoscesa, entrava diritta in città.

Ci mise circa mezz’ora prima di arrivare in città, tutti la conoscevano e la salutavano, lei ricambiava con un cenno di testa -Ciao Anna, che fai oggi pomeriggio?- un ragazzo con i capelli neri come la pece la guardò enigmatico -Allora?- la ragazza si convinse -Sto a casa, mio padre mi ha messo in castigo, sono venuta a Palermo solo per fare un po’ di compere- le dispiacque molto mentire a Roberto, era il suo migliore amico, ma non gli poteva confidare che stava scappando, non lo avrebbe rivisto mai più…

Guardò dentro la sua tracolla nera, il portafoglio c’era, cento euro non sarebbero bastati ma è tutto ciò che aveva, tre cambi, il diario, un libro, e la fotografia di Ilaria, quanto le mancava… ora non avrebbe potuto neanche andarle a trovare… mentre questi pensieri le giravano per la testa si avvicinò velocemente alla stazione.

-Un biglietto per il primo treno che va a Messina per favore- il bigliettaio non fece domande e iniziò a scribacchiare sul suo computer -Parte tra un quarto d’ora sul binario sei, se mi dà le sue generalità…-

-Anna De Luca, nata a Palermo nel 1992- il bigliettaio la guardò incuriosito -De Luca? Sei la figlia di…-

-Per favore, me lo fa questo biglietto si o no?- la donnina era molto nervosa -Si certo, sono…20 euro-

Anna prese il borsello bianco e passò i soldi con una certa fretta -Binario sei ha detto?- chiese la ragazza -Si, proprio così-

Mentre camminava verso il treno i suoi capelli neri e ricci volavano, alzati dal vento. Salì in carrozza e si sedette nel primo scompartimento trovato libero. Non le erano mai piaciuti i treni, preferiva gli aerei, o le navi. Ora che ci pensava, come avrebbe fatto a lasciare la Sicilia? Doveva per forza prendere un traghetto, i soldi non le sarebbero mai bastati però, doveva raggiungere Amsterdam, lì ci stava un amico suo, a nuoto… che stupida… non era proprio il momento di fare battute…

Il treno ci mise poco ad arrivare a Messina marittima, almeno così le era sembrato, aveva così tante cose cui pensare che non si era resa conto del tempo che passava, scese dal vagone e andò verso il porto. Guardò da vicino tutti quei traghetti, i mercantili, che attraversavano lo stretto, e decise che doveva fare un tentativo. Lei non aveva mai preso una barca da sola, c’era sempre suo padre che organizzava i viaggi, non sapeva neanche quanto potesse costare. Sentì il fischio di una nave da trasporto che stava per partire e con un gesto istintivo salì di nascosto e si nascose in poppa.

La nave andava a Reggio, Anna stette a leggersi un libro finché non senti la nave fermarsi. Scese con velocità prima degli altri e si ritrovò in un paese sconosciuto.

Uscì dal porto, la città era grande e le ricordava Palermo, piena di palazzi, case, persino le piazze sembravano le stesse, o forse era la gente che era uguale? La solita massa di gente capace solo a annuire con la testa e a seguire i più forti come un gregge di pecore? Rispetto… che bella parola, quante volte l’aveva sentita a casa sua senza capirne il significato…

Erano le sei di sera, non sapeva se continuare il suo viaggio o fermarsi da sua zia Rosa. Optò per la seconda scelta, era sicura che sua zia non avrebbe fatto domande ma l’avrebbe assecondata sempre e comunque. La via che portava a casa della sua parente era stretta e buia, per fortuna era estate e il sole splendeva ancora alto nel cielo e le illuminava la strada. Arrivò ad una palazzina, era alta, le pareti giallognole, vecchie, andò vicino al campanello e cercò la sorella di sua madre -Ehm… vediamo… Rosa Sanna!! Eccola qui!!- premette il pulsantino bianco vicino al nome scritto elegantemente su un cartoncino azzurro. -Rosa Sanna sono, chi è?- la voce della donna era forte e chiara, come il suo accento -Zia!! Sono io!! Anna!!-la ragazza sembrava felice -Anna? Da quanto tempo!! Vieni, ti apro subito!!- con uno scatto la porta di vetro si aprì, Anna non si ricordava molto bene la casa della zia ma era sicura di esserci già stata, sua madre e lei avevano litigato per Ilaria, e per la stessa cosa per cui lei aveva litigato con la sua famiglia, sapeva che le avrebbe dato ragione. Arrivò di fronte ad una porta bianca, ad un tratto la porta si aprì e ne uscì una signora sulla cinquantina, aveva i capelli castani, portati in una di quelle capigliature anni trenta, aveva un viso rotondo, con un rossetto rosso sulle labbra, le fece cenno di entrare ed entrambe si accomodarono sul divano. I gusti della casa erano molto classici, era tutto bianco, i mobili bianchi, il divano bianco, sembrava di essere entrati in paradiso da quanto era lucente e sbalorditiva quell’appartamentino all’ultimo piano. -che ci fai qui?- chiese la donna con aria preoccupata subito dopo aver visto il viso angosciato della nipote -Ci hanno riprovato zia, e io non voglio fare la stessa fine di Ilaria, ne voglio essere figlia di un assassino. - La sua voce era stranamente calma come se non badasse a ciò che diceva. -Piccola, lo sai che io non approvo ciò che fa tuo padre ma non puoi neanche trasferirti qui, dopotutto sei ancore minorenne…- la ragazza la interruppe -Zia, io non voglio rimanere qui, voglio solo che tu mi ospiti per stasera, così da fargli prendere un bello spavento- non osò dirle tutta la verità per paura di essere rispedita a Palermo -E va bene, solo per stanotte però, poi fili dritta al traghetto… a proposito come sei arrivata qui?- la ragazza esitò -Ho preso una nave da trasporto che mi ha fatto un prezzo speciale…- la zia la guardò con uno sguardo di rimprovero -Ascolta per domani ti do io un po’ di soldi così potrai prendere una nave passeggeri, ora fila a letto, la stanza è l’ultima a destra’ Anna la guardò sorridendo -Buonanotte zia- e si diresse verso il suo letto.

Le tapparelle filtravano i pigri raggi del sole che sfioravano delicatamente la pelle bianca dalla ragazzina.

Si stropicciò piano gli occhi, si stiracchiò goffamente e decise di aprire le finestre. Con la luce era tutto più chiaro, la stanza era bianca, come tutto il resto della casa, e dava su un cortiletto fiorito. Notò anche una porticina sulla parete di destra e si avvicinò, dentro c’era un piccolo bagno con un grande specchio dietro il lavabo. Era dal giorno prima che non si dava una sciacquata al viso, l’acqua le bagnò la pelle calda, e finalmente si vide. Quanto era cambiata?? Era da un mucchio di tempo che non si guardava intensamente allo specchio. Le erano cresciuti i capelli, ricci e neri, il colore degli occhi era cambiato erano di un nocciola caramello, erano chiari e dolci, anche la sua pelle chiara era diversa, era sveglia, sveglia da quell’incubo a forma di sogno che era durato sedici anni. Troppo.

Si fece velocemente una doccia, si lavò i denti e si diresse in sala da pranzo dove l’aspettava una signorotta allegra che le aveva preparato una buona colazione. -Quante cose zia!! Potevi evitare…- c’era un po’ di tutto, arance, limoni, un bicchiere di latte, uno di spremuta, cereali, biscotti, un cornetto alla crema, il cacao in polvere, la donnona aveva proprio esagerato!!! -Quando parti piccola?- avrebbe voluto rispondere mai più ma sapeva che doveva andarsene da quel posto orrendo. -Tra due ore zietta!!!- fece finta di essere allegra e felice.

Rosa la guardò negli occhi -Non le sai proprio dire le bugie eh…- Anna ricambiò con uno sguardo preoccupato -Senti zia, io non ci voglio tornare in quella casa, e… hai ragione sto scappando, e non tornerò in Sicilia, vado via, fuggo, come una vigliacca, ma è l’unica cosa che sono in grado di fare perciò, se vuoi chiamare i miei e dirgli che sono stata qui fa pure, tanto non ci sarò quando arriveranno…- la donna le accarezzò il viso -Se fossi stata al tuo posto avrei fatto la stessa cosa perciò ti lascio andar via a patto che mi chiami tutte le sere. I soldi che ti ho dato non basteranno se hai intenzione di andare lontano, qui ce ne sono degli altri…- le porse con comprensione un centinaio di euro e insieme prepararono la valigia.

-Ciao zia, ci sentiamo stasera!!- Anna agitò la mano e salì in carrozza camminò per circa tre metri e andò a sbattere contro un ragazzo dagli occhi verdi che le versò del succo di frutta sulla maglietta bianca -Ma guarda sto deficiente!!!- il ragazzino che avrà avuto più o meno vent’anni chiese scusa e continuò la sua strada, lei si voltò a guardarlo e mentre imprecava arrivò ad uno scompartimento e bussò -E’ libero? Posso entrare?-
-Certo, figurati- un ragazzotto biondo con gli occhi azzurri era seduto e canticchiava allegramente ascoltando della musica sul suo I Pod. Anna si accomodò facendo un cenno di ringraziamento con le testa.
-Mi chiamo Michael piacere- il suo accento era straniero, nordico -Anna, il piacere è tutto mio…- rispose con una di quelle frasi antiche, già fatte, tanto da sembrare educata.
-Se qui sola?-
-Si, e tu?-
-No sono venuto a prendere un mio amico, Gianluca, tra poco dovrebbe arrivare, è andato al bagno penso… che hai fatto alla maglietta?- Anna arrossì imbarazzata, avrebbe voluto nascondersi sotto terra come gli struzzi -Ehm… un ragazzo mi è venuto contro e mi ha rovesciato… il succo di frutta addosso…-
-Ah ecco…- la porta si aprì di scatto e ruppe quell’improvviso silenzio, entrò lo stesso ragazzo maldestro che Anna aveva insultato un attimo prima -Tu!? Sei quello che mi ha lanciato il succo addosso!-
-No scusa… primo non te l’ho lanciato, secondo le persone educate si salutano…-
-Ciao allora…-
-Ciao anche a te…- Michael li guardava divertito, quel viaggio fino a Roma sarebbe stato molto movimentato… -Allora, io mi sono già presentato, sono Michael, lui è Gianluca e lei è Anna, siamo tutti calmi, tranquilli, non c’è bisogno di scaldarsi… dobbiamo solo fare amicizia…-
Anna ascoltò il biondino, poi si rivolse a Gianluca e si strinsero la mano in segno di pace -Tregua?-
-D’accordo, tregua.- La ragazza guardo i due compagni, Michael era bellissimo, nordico, altissimo, sguardo fiero, pelle chiara e così elegante… l’altro invece era la solita bellezza mediterranea, aveva i capelli scurissimi, ricci, corti, gli occhi erano verde chiaro e la pelle abbronzata, il viso era perfetto.

Non ho mai visto ragazzo così bello e attraente in tutta la mia vita… ma cosa stai dicendo Anna! Quel tipo ti ha sporcato la maglietta e si è presentato in malo modo! Non c’è nulla di attraente in tutto questo!!!

Il viaggio per Roma proseguiva, Michael e Anna facevano amicizia mentre Gianluca non faceva uscire parola, la ragazza decise di prendere iniziativa non poteva più vederlo in quello stato, zitto, solo e arrabbiato con lei -Senti, anche se non dovrei ti chiedo scusa per come mi sono comportata quando sei entrato però parla, guardami negli occhi!-
-Che vuoi sapere?-
-Da dove vieni?- il ragazzo rispose -Reggio Calabria-
-Dove vai?-
-Amsterdam con Michael- Anna si bloccò -Vai ad Amsterdam?-
-Si, perché è un problema?- la ragazza sorrise -No nessun problema, anch’io sono diretta lì…-
-Cosa ti spinge ad arrivare ad Amsterdam, sei siciliana non è così?- Anna era stupita -Come fai a saperlo?-
-L’accento non inganna mai… io ritorno dalle vacanze… sono stato qui da giugno fino ad ora e… adesso si ritorna a casa… Amsterdam… e tu? Perché vai là? Già… forse vai in vacanza… luglio è il momento migliore… "Luglio col bene che ti voglio lalalala…" com’è che faceva??? Dai… rispondimi… perché vai ad Amsterdam??- non rispose -Dai, non fare la timida…- rispose intimorita -Non te lo posso dire- Gianluca la fissò stranito -Vediamo… una ragazza siciliana che non mi vuole dire perché va lontano da casa sua… o hai fatto qualcosa e i tuoi ti vogliono recludere e sei scappata, o… sei una mafiosa!- disse ridendo
-Non si scherza con la mafia, lo sai questo, si…- Anna era diventata seria tutt’un tratto -Centra la mafia?-
-E a te che t’importa? Comunque non ti voglio spiegare niente, non ti voglio mettere nei casini capisci…-
-Quanti anni hai Anna?- i suoi occhi verdi le diedero la forza di rispondere -Sedici… sedici- i loro sguardi s’incrociarono -Voglio sapere tutto, e ti voglio aiutare, verrai con noi ad Amsterdam starai con noi.- I due sorrisero e a loro si unì anche il biondino, in questo lungo viaggio non sarebbe stata sola se lo sentiva.

Il viaggio fu lungo e silenzioso, dal finestrino si vedevano paesaggi che aveva già visto, ma è come se le fossero stati sconosciuti, come se da quel giorno avesse iniziato una nuova vita, una vita diversa, sincera, Roma, aveva tracciato le fermate, sarebbe andata a Genova, sarebbe passata per Milano, voleva cogliere l’occasione di girare l’Italia, quel poco che gli era concesso, sarebbe stata a Vienna, Berlino e infine l’epilogo ad Amsterdam… sarebbe riuscita ad eliminare il suo passato? O il suo passato l’avrebbe rincorsa fin là? Perché è questo che avevano detto…

"Non ti lasceremo ricordatelo, se tuo padre non la finisce di scassarci la minchia farai la fine di tua sorella, l’hai capito questo, si? Ti seguiremo dappertutto, sarai come figlia nostra diglielo al papà tuo…- ricordava ancora la voce di quell’uomo, la sua minaccia, forse i suoi amici trovati in treno l’avrebbero dovuta lasciar stare, erano in pericolo tutti, poi suo padre la cercava, e… -Prossima fermata Roma Termini, ripeto, prossima fermata Roma Termini- la voce dell’annunciatrice la fece svegliare da un brutto sogno, rivolse uno sguardo d’angoscia a Gianluca -Cos’è che ti preoccupa, posso saperlo adesso?- abbassò lo sguardo -No, in albergo… a proposito dove… cioè io come…- Michael prese la parola -Stai tranquilla, dormiremo in ambasciata…- lo guardò stupita -Si mio padre è un ambasciatore olandese, capisci…- ora tutto le era chiaro -Ah… ok, basta saperlo…- scesero dalla carrozza, a Roma c’era brutto tempo, le nuvole coprivano il cielo limpido che lei ricordava dalla fuga, la stazione era grandissima, c’erano negozi ovunque, ristoranti, bar, era sperduta, Michael li guidava come se ci abitasse dentro quell’enorme costruzione con le pareti color legno, si dirigevano verso la metro, il loro passo era svelto e fluido, erano tre ragazzini, ma sembravano molto più grandi, maturi e tristi. L’ambasciata era una struttura bianca, alta, i tre raggiunsero la porta dove li aspettava un uomo alto e fascinoso, era biondo e assomigliava molto a Michael, doveva essere suo padre, il viso era chiaro, gli occhi erano azzurri come un mare in tempesta, con quella sfumature bianche della schiuma. -Pà!!-
-Mike! Com’è stato il viaggio?-
-E’ andato tutto bene!!-
-E perché non mi presenti questa signorinella, Bonjour mademoiselle, enchanté…- l’uomo si avvicinò e le baciò delicatamente la mano, Anna sorrise imbarazzata e rispose con quel poco di francese che aveva imparato da Ilaria -Le plaisir est d'autant mon…- quando non conosceva le persone che la salutavano usava sempre la stessa formula: -Il piacere è tutto mio- come aveva fatto in treno… -Sai il francese? Lingua di classe… azzarderei a dire che sei una donnina di classe anche tu- Anna non smetteva di arrossire, guardava in basso e sorrideva, era molto simpatico… -Mi chiamo Anna, e visto che anch’io vado ad Amsterdam, suo figlio mi ha chiesto di proseguire il viaggio insieme a lui…- l’uomo la guardò -Sono Adriaan Van Der Buzzen, il padre di Michael, e sono felice di accoglierti in ambasciata- poi si rivolse al ricciolino -Gianluca!!! Non ti avevo ancora notato!!! Quanto tempo, come sta tuo padre? L’hai sentito tu no? Io con tutto il lavoro che c’è qui non sono nemmeno riuscito a chiamare voi…-
-Tutto bene signor Van Der Buzzen…-

-Quante volte ti ho detto di darmi del tu? Michael, guidali nelle stanze degli ospiti dell’ambasciata, alle sette e trenta ci sarà la cena ragazzi, mi raccomando!!! Puntuali!!!’
Anna e Gianluca seguirono il compagno per la scala di marmo, le pareti erano tappezzate con una carta da parati blu reale, il corridoio era pieno di quadri e statue, la giovane si guardava in torno, alzava gli occhi al cielo per vedere il soffitto bianco, finché non raggiunsero una porticina bianca -Anna la tua stanza… Gianluca la stanza a fianco insieme a me, fatevi pure una doccia, basta che all’ora di cena siete in sala, stasera c’è un importante uomo politico… non so… in orario!!!!- Michael lasciò i due ragazzi soli a guardarsi negli occhi, susseguirono due minuti di silenzio e imbarazzo quando Anna abbassò lo sguardo -Io… vado a farmi un bagno caldo, ne ho proprio bisogno…- balbettò arrossendo ed entrò timidamente nella stanza. Era blu, come tutto il resto, accogliente, calda, c’era un divanetto a sinistra e di fronte un televisore, nell’angolo in fondo a destra un cucinino e una porta che dava alla camera entrò, trovò un letto matrimoniale con un copriletto damascato, sempre sulle tonalità del blu con delle cuciture dorate, sulla destra un bagnetto dalle mattonelle verde pastello, c’era una grande vasca idromassaggio

Proprio quello che ci voleva…

Riempì la vasca di acqua bollente e appena ci si tuffò, i suoi brutti pensieri si sciolsero come neve al sole. Uscì dal paradiso, si mise l’accappatoio e si diresse nella camera da letto. Sarebbero rimasti lì circa tre giorni, perciò smontò la valigia, se così la poteva chiamare… Dalla tracolla nera uscirono due abiti casual, li ripose nell’armadio, il portafoglio, nel cassetto, la foto di sua sorella la poggiò con delicatezza sopra il comodino e poi tirò fuori la pistola. Non lo doveva sapere nessuno che ne possedeva una, nemmeno Gianluca o Michael, l’aveva sottratta a suo padre prima di andar via, almeno si era portata qualcosa di lui, già la cosa che lo rappresentava a pieno, che diceva cos’era lui: un assassino… Sentì bussare, era ancora in accappatoio, nascose velocemente l’arma sotto il cuscino, si sitemò un attimo e andò ad aprire. -Gianluca… che ci fai qui?-
-Bè veramente… mi manda Michael, mi ha detto di dirti che alla cena non ci puoi andare vestita normale e mi ha dato questo…- tirò fuori, da dietro la schiena, un abitino blu, senza spalline, che arrivava sopra le ginocchia -Ci starai benissimo Anna…-
-Anche questo te l’ha detto Michael?- replicò con aria scherzosa -Ehmm… ora devo andare ciao.- Chiuse la porta, e la lascio con un sorrisetto malizioso in viso. Si provò l’abito, era bello, semplice e le metteva in risalto la pelle chiara, certo che con i capelli sciolti non era il massimo… provò a tirasi su i capelli in tutti i modi ma erano così mossi e ribelli che ci rinunciò, li raccolse in coda laterale, che cadeva sulla spalla sinistra, li legò con un nastro che si abbinava al vestito e mise un velo di ombretto azzurro sugli occhi. Era pronta. Ora non le rimaneva che andare da Gianluca, bussare alla sua porta e dirgli di accompagnarla a cena…

La sala era grande, il pavimento in marmo bianco metteva in risalto le figura colorate che si muovevano sulla pista. -Smettila di crogiolarti su te stesso Michael, se la vuoi lasciare fallo ora, questo è il momento giusto!!- l’amico d’infanzia lo incitava -Ma Leida… va bene, hai ragione, ma quando glielo dovrei dire secondo te?-
-Mentre balli!!-
-A proposito di ballare, un valzerino lo fai con Anna vero?-
-Perché dovrei? E poi hai cambiato discorso!-
-Ma dai, non dirmi che non ti piace…- Gianluca lo guardò contrariato -No, non mi piace! La odio, non so come mi sia venuto in mente di aiutarla… e non è neanche così carina, in fin dei conti!!!- in quel momento scese dalla scalinata marmorea una donnina fresca come l’aria, bianca come il latte e ricoperta da un velo blu che la faceva somigliare ad una fata. I due ragazzi si fermarono a fissarla, incantati da quella bellezza bruna che si dirigeva verso di loro. -Ciao ragazzi…- sembrava imbarazzata -Anna!! Sei veramente fantastica, questo abito ti sta benissimo!!!- i complimenti di Michael la facevano stare bene -Grazie Michael- anche Gianluca voleva dirle qualcosa, non aveva mai visto ragazza più bella di lei in quel momento. -Già, sei molto… carina Anna…- la giovane arrossì, poi guardò attentamente i due, erano vestiti uguali, sembravano due gemellini, avevano un abito scuro, l’unica cosa che cambiava era la cravatta, il biondino aveva una cravatta sui toni del lilla, mentre il ragazzo dagli occhi verdi l’aveva sui toni del blu, come il suo vestitino corto. -Anche voi state molto bene vestiti così…-
-E’ vero, lo penso anch’io. Una giovane dai boccoli rossicci cadenti da uno chignon sulla parte destra del capo si avvicinò maliziosa a Michael ‘Leida ciao!’ disse il biondino e si scambiarono un bacio -Io e Michael stavamo parlando proprio di te, prima dell’arrivo di Anna, non è vero?- disse Gianluca -Si… parlavamo proprio di te…- affermò Michael tirando una gomitata al suo compagno. Anna la osservò, portava un lungo vestito stile imperiale, quelli con la vita alta, violetto come la cravatta di Michael. -E… cosa dicevate di me?- chiese curiosa -Nulla di che, anzi ti presento questa amica: Anna De Luca-
-Salve signorina, sono la Duchessa Van Blanc, Est un vrai plaisir de faire votre connaissance- disse in tono di sfida. Anna aspettò un attimo -Ho detto che è un vero pia…- fu interrotta. -Je sais la langue français, je suis trez feliz... ehm di averla incontrata duchessa Van Blanc…-

Speriamo che l’abbia detto bene !!!

La duchessina era stupita, quasi arrabbiata -Pensavo non sapesse il francese…-
-Non sono nobile, ma non ha bisogno di un titolo per sentirmi una donna di classe…- disse ricordandosi cosa le aveva detto il signor Van Der Buzzen il pomerigio.
-Mi congedo au revoir mon amur ci vediamo a tavola… saremo vicini…- disse riferendosi a Michael ‘Arrivederci a tutti, signorina De Luca.’
‘Duchessa…’ fece una piccola riverenza. ‘Che c’è? Perché mi guardate così?’ chiese accigliata ‘Tu hai appena sfidato la ragazza più perfida di tutta l’Olanda, lo sai?’
‘Non è vero!’ protestò Michael, dopotutto era ancora la sua ragazza… ‘No… solo…’
‘Bè, solo un pochino…’ i tre finirono in una fragorosa risata.

La tavola era grande, ricoperta da un’elegante tovaglia blu e oro. I camerieri portarono gli antipasti, c’erano spiedini di pesce freddi e molte altre prelibatezze, Michael era seduto vicino alla duchessina Van Blanc, mentre io e Gianluca sedevamo accanto, proprio di fronte a loro. Arrivò il primo piatto, era una crema verde decorata da una scia bianca a forma di cuore -Che cos’è questa Michael?- Leida la guardò divertita e le rispose con aria saccente -Si chiama erwtensoep, le donne di classe dovrebbero conoscere la cucina straniera…- Gianluca la fulminò, non l’aveva mai potuta soffrire. -E’ la famosa zuppa di piselli alla crema- spiegò il biondino -Ah… capisco…- l’assaggiò, era buonissima, cremosa, saporita, buona!! Arrivarono anche vari secondi, aringhe marinate in varie salse, polpi, frutti di mare, e formaggi, le pareva che Michael li avesse chiamati Edammerkaas e Goudsehaas o qualcosa del genere. La serata proseguì allegra tranne per la presenza ingombrante della duchessina sottuttoio. I quattro ragazzi si alzarono, una simpatica orchestrina iniziò a suonare un bel valzer.

-Dai… chiedile di ballare!!- Michael spingeva Gianluca a invitare Anna a ballare. -No, non ci ballo con Anna…-
-Fa come ti pare… perdi un’occasione!!!-
-Ha parlato… tu non dovevi parlare di una cosa all’amore della tua vita?- il ragazzo dagli occhi azzurri sbuffò e si diresse verso la brunetta fatata.

-Dai…-
-Che c’è??-
-Chiediglielo…-
-Ma cosa??-
-Su, guardalo, è depresso, deperito, devi farlo ballare o non sopravvivrà alla notte… Anna lo devi fare!!!- Anna sorrise -Smettila, e poi se rifiutasse?-
-Non rifiuta sta tranquilla… vai!!!- Anna si allontanò e si diresse timidamente verso il ragazzo riccioluto -Non è che… insomma…-
-Mi dispiace, non so ballare.- Tagliò corto. Anna tornò indietro delusa -Visto!!! Non sa ballare, sei contento???-
-Va bè dai, balla con me…- il sorrisò tornò a illuminare il suo viso chiaro -D’accordo.- I due si buttarono in un valzer con i fiocchi, erano entrambi ottimi ballerini e volteggiavano sulla pista come farfalle colorate. Gianluca li guardava da lontano, aveva ragione Michael, aveva perso un’occasione, o forse no? Avrebbe ballato dopo con lei dopo, anche se la gelosia che provava nei confronti del suo migliore amico era altissima.
-Che hai?- chiese con tono consolatorio la duchessina dai boccoli ramati. -Nulla, che devo avere?-
-No, è che sembravi triste, la tua Anna è andata a ballare con un altro non è così?-
-Leida non ti intromettere nei miei affari chiaro!!!- il suo tono era aspro, quasi inviperito. -D’accordo, scusa.- Se ne andò e lasciò il ragazzo solo con i suoi pensieri.

-Comunque se lo vuoi sapere, Gianluca è un ottimo ballerino.- Confidò Michael alla sua ballerina in mezzo alla sala -Che stai dicendo, lui ha detto che…-
-Che non sa ballare, è che si vergogna, devi compatirlo.-
-Si vergogna di ballare?-
-No, figurati, quello non si vergogna di ballare.-
-E allora?-
-Quello si vergogna di ballare con te…-
-Cosa?- chiese la ragazza facendo finta di non aver capito -Ma si dai, gli piaci!!- la ragazza era stupita da quelle affermazioni -No… non dirmelo, non te n’eri accorta? O devi mettere gli occhiali o sei innamorata anche tu, e tra le due penso sia giusta la seconda!!!-
-Ma che dici!!! Io non sono innamorata di quel… di quel...-
-Quel???- chiese Michael incuriosito -Quel bellissimo ragazzo ricciolo con gli occhi verdi che ha un fascino innato…- sospirò -Ti sei liberata eh….-
-Forse è così…- il valzer finì e Gianluca si avvicinò ad Anna -Mi vuoi concedere il prossimo ballo??-
-Ma non sapevi ballare tu??- disse con tono malizioso -Ehmmm… possiamo dire che…-
-Ti concedo questo ballo monsieur.- La musica cambiò, al posto del solenne valzer precedente prese posto un tango passionale, Il ricciolino si avvicinò alla pista -Che fai, non vieni a ballare?- chiese sospettoso -Non so ballare il tango!!!- Gianluca stava per tornare indietro quando la focosa Leida prese per mano il giovane e lo trascinò al centro della sala da ballo. Anna lo guardava impietrita dalla gelosia mentre si rimpinzava di aringhe salate. Michael si avvicinò -Tranquilla, Gianluca non gli interessa, è solo che l’ho appena lasciata, lo fa per farmi incazzare non ti devi preoccupare!!-
-E… di cosa mi dovrei preoccupare scusa?-
-Nervosetta…-
-No! Non sono né nervosa né gelosa chiaro!!!- la due figure volteggiavano sinuose, il vestito della giovane si alzava, mostrando le lunghe gambe color bronzo. I loro sguardi erano lunghi e intensi, la ragazza lasciò la sala con una lacrima che la rigava il viso. Si era presa una cotta per un arrogante, stupido, orgoglioso… intelligente, bellissimo ragazzo dagli occhi verdi… era una bambina, anche se lo odiava, non riusciva a pensare a lui se non come essere perfetto, e dolce, armonioso. Salì di corsa in camera, indossò il pigiama di satin che le aveva regalato zia Rosa e si sedette sul divano con la testa tra le mani.
Il tango finì, Gianluca si staccò subito da Leida a cercò disperatamente lo sguardo di Anna senza trovarlo -Dov’è?-
-Chi??- rispose il compagno. -Lei, dov’è??-
-E’ salita su in camera…-
Corse di sopra, si fermò di fronte alla stanza di Anna, la guardò, prese un grosso respiro e si diresse nella sua camera abbattuto. Aprì la porta e anche lui si mise nella stessa posizione della ragazza. Mezzoretta dopo la porta della camera si aprì. -Fatto?-
-Fatto cosa?- domandò Gianluca perplesso -Sei già stato da lei?- Michael era tutto in subbuglio -Veramente non ho neanche avuto il coraggio di bussare…-
-Cosa?! Stai scherzando vero? Ora tu esci da quella porta, bussi, entri e le parli!!!-
-Va bene, vado…- si alzò lentamente dal letto sotto lo sguardo di rimprovero di Michael -Corri!!!-
Anna sentì bussare alla porta. -Si… chi è?-
-Ehmm… Gianluca…-
-Ah… entra…- era sconfitta. Si sedettero sul divano in silenzio aspettando che l’altro prendesse la parola -Ciao Anna.- Disse lui rompendo il ghiaccio -Ciao, come mai qui? Pensavo fossi a ballare…-
-Bè… veramente…. Mi ha costretto Michael a venire…- lei scoppiò a ridere. –Michael… già, ci vuole proprio vedere insieme non è così?-
-Si…- fu interrotto -Ma noi siamo solo amici vero?- ipotizzò Anna -Solo amici…- ribadì lui pieno di amarezza -A proposito, non è che domani mi accompagneresti in centro? Devo comprare dei vestiti, ho solo due cambi, ne ho veramente bisogno…-
-Si, certo…- si alzò e insieme a lui fece la stessa cosa Anna accarezzandosi il pantalone color panna. Quegli occhi verde smeraldo la ipnotizzavano mentre Gianluca si avvicinava sempre più a quella mandorle color caramello contornate da lunghe ciglia nere. Le tastò la guancia con la mano, le sue labbra sfioravano la pelle fredda della ragazza che si lasciava andare sempre più, una mano le cinse la vita e i due si abbandonarono ad un bacio lungo e dolce come il miele.

Sentì bussare alla porta. Sbadigliò e si alzò come tutte le mattine. L’orologio faceva le nove, si alzò di malavoglia. -Chi è?-

-Colazione a letto!- esclamò una voce familiare. Aprì -Michael! Che ci fai vestito così?- indossava abiti da cameriere -Buongiorno madame, se mi permette le consiglio di tornare a letto e svegliarsi solo quando la chiamerò io d’accordo?- fece come le era stato detto, si infilò sotto le coperte, chiuse gli occhi e fece finta di svegliarsi sorridendo al suono di un’allegra campana di bronzo. -Umhh… buoni!!! Cosa sono?- chiese la ragazza masticando dei biscottini a forma di mulino a vento -Si chiamano Ruiter Speculaas, biscotti speziati molto buoni!!!! Ora ti lascio, vestiti e raggiungici, io e Gianluca siamo nell’entrata principale.- Uscì aggraziatamente dalla porta bianca. La ragazza prese buono il consiglio dell’amico e cercò nella borsa. Trovò una camicetta in chiffon, sfumata, color arancio e rosa con le maniche a sbuffo da metter sopra a un pantalone bianco. Tirò su i capelli ricci con una pinza e lasciò cadere ai lati del viso due boccoli scuri che le risaltavano gli occhi chiari. Scese le scale canticchiando. Non sapeva cosa fare, cosa era successo l’altra sera? Si erano baciati, tutto qui, non c’era nient’altro. -Ciao Anna!- Gianluca era più bello del solito -Ciao! Allora, questo giro in centro lo facciamo si o no?-

-Veramente dovrete andare da soli, ho delle cose da fare prima della partenza, sono sicuro che starete bene.- Michael lo aveva fatto apposta, ne erano sicuri entrambi. -Ok, vorrà dire che questa passeggiata la faremo senza di te no, Anna??-

-Ehh… si… figurati….- Anna era arrossita.

I due camminavano per le vie del centro silenziosi. -Non pensi di dover parlare di ciò che è successo ieri sera?- chiese il ragazzo curioso -Perché? Che è successo ieri sera?-

-Tu mi hai baciato ricordi?-

-No affatto! Sei stato tu a baciarmi!!-

-Va bene, sia chi sia rimane il fatto che ci siamo baciati.-

-Anna!!!- una voce scura suonava dietro le loro spalle, Gianluca si voltò, Anna frugò dentro la borsa e ne estrasse un’automatica, si rivolse verso suo zio, l’uomo che la stava chiamando e gliela puntò contro. -Anna! Nipote cara! Stai bene si… metti giù quella pistola…-

-Sta bene a sentire! Vai via, non ti voglio qui!-

-E dai piccola!!! Non ti arrabbiare!!! Tanto non concludi niente!!!-

-Zio se non te ne vai entro il tre io… ti sparo.- L’uomo rise -Non c’hai le palle Anna, non ce le hai mai avute.-

-A no?? Uno…- Gianluca la fissava terrorizzato -Due…-

-Anna, non lo fare, fallo per me! Per Michael!!-

-Tre!- uno sparò frantumò l’aria in mille piccole scaglie di vetro taglienti che ferirono l’animo bianco e pulito della ragazza, era diventata un’assassina, come suo padre.

Lei era immobilizzata. La pistola le era caduta di mano, era tutto fermo, immobile. I movimenti rallentati, lo sguardo di Gianluca e il terrore negli occhi di Anna. -Scappa cazzo!! Corri!! Datti una mossa!- le sue urla spezzarono quell’attimo di panico in cui tutto era diventato ovattato. Anna non si muoveva -Schioda quei cazzo di piedi da terra e vieni con me!!- la giovane afferrò. Gianluca raccolse la pistola e poi iniziarono a correre verso l’ambasciata. Il ragazzo la tempestava di domande ma lei non capiva, era fuori da tutto. Non si accorse nemmeno di essere svenuta nell’atrio dell’ambasciata, di essere stata portata in camera, di essersi svegliata e rannicchiata sul divano. -Secondo te è sveglia?- chiese il biondino all’amico -Non ne ho idea… forse… Anna…- disse a bassa voce -Anna…- lei non rispondeva.

D’un tratto si accorse di essere nella sua stanza con la testa fra le ginocchia, aspettò, sentiva delle voci lontane, quasi sfumate… alzò di botto il capo tirando indietro i lunghi capelli neri. -Anna!!!- gridò Gianluca pieno di stupore -Anna…- lei muoveva la bocca ma non ne usciva suono -Anna…- la chiamavano. Era calma, non piangeva ma non riusciva a connettere il cervello alla bocca. -Anna!!- le voci intorno a lei si facevano insistenti e brusche. Un ragazzo dai capelli ricci la scosse -Anna c***o rispondi!!!-

-Vaffanculo- disse la ragazza a bassa voce mettendosi a piangere -Cosa?- quel ragazzo castano era Gianluca. -Ho detto vaffanculo- ribadì la ragazza con quel filo di incertezza che le usciva dalla bocca. Una mano fredda le accarezzò il viso -Scotti… hai la febbre… ti portiamo di là- notò che c’era anche Michael -No!!! Non voglio andare…- i due provarono a prenderla di peso per portarla in camera da letto ma faceva resistenza. -Anna, per favore, fai la brava!!-

-No!!-

-Ti pregò!!!- non smetteva di dimenarsi. Riuscirono a portarla di là, la stesero e la misero sotto le lenzuola bianche -Lasciatemi cazzo!!!- per la prima volta urlò. Michael la lasciò immediatamente, Gianluca no, continuava a stringerle con forza i polsi -Mi fai male!!- singhiozzò, lui la guardò con freddezza.

-Mollami!!- continuava a gridare mentre Gianluca non lasciava quella stretta atroce -Gianluca!! Lasciala, le fai male!!-

-State tutti zitti!!!!- vociò il ragazzo dagli occhi verdi, non la voleva lasciare, aveva paura che mollando quella presa sarebbe sparita, come fumo, la stanza era diventata un delirio. Michael tacque ma Anna non smetteva di tirare calci da sotto le coperte. I suoi occhi mielosi guardavano stizziti gli smeraldi di lui mentre blaterava a gran voce. Le prese il mento, lo avvicinò a se e la baciò, magari solo per farla stare zitta. -Non provarci mai più!!!-

-Scusami.-

-Ora lasciami il braccio- disse calma -No-

-Perché?-

-Quando quell’uomo ti ha puntato la pistola e tu non hai fatto niente, io…io… ho temuto di non rivederti mai più, se non a terra con un buco in testa e… ho avuto paura di perderti e non riuscire a passare un attimo di più con te e… non ti voglio lasciare Anna, non ti voglio lasciare mai più…-

-Il braccio però me lo puoi lasciare, tanto con la febbre dove vuoi che vada?- le lasciò delicatamente il braccio ormai violaceo. -Tieni- Michael le passò un termometro bianco. -Penso di dovervi delle spiegazioni…-

-Pensa a riposare ora.- Rispose Gianluca -Io… voi dovete sapere tutto….- Il termometro la interruppe suanando. -Trentanove e tre!-

-Dormi e riposa, domani mattina ci spiegherai tutto.-

-D’accordo.- La ragazza si girò stanca dall’altro lato del letto e quando Michel arrivò con l’aspirina lei dormiva serenamente.

Il giorno seguente si svegliarono presto. -Gianluca!!! Forza!! L’hai preparata la valigia???-

-Si Michael, l’hai svegliata Anna?-

-No… ora vado.- Il ragazzo era agitato, suo padre, Adriaan, gli aveva detto che sarebbero andati con il jet privato, quello dell’ambasciata, il che era stranissimo perché quell’aereo si usava solo per le emergenze. Certo, quello che era successo ieri era una vera emergenza ma lui non gliene aveva parlato… le cose si complicavano. -Anna… sveglia…-

-Che ore sono??- disse con l’aria di una che non si è ancora ripresa da una sbornia.

-Le 8.00, mio padre vuole che andiamo subito ad Amsterdam, quindi prendi le tue cose e scendi nella sala a fare colazione. Ah… quasi dimenticavo, questa deve essere tua…- le passò l’automatica con dolcezza. -Non la voglio una pistola…-

-Averla non vuol dire che devi sparare per forza… tienila…- la prese timidamente e stette a contemplarla per alcuni secondi. Poi si guardò il polso. -Ascolta, Gianluca non è un tipo che mette le mani addosso, soprattutto alle ragazze, è che…- lo interruppe -lo so… ho capito… sono stata io… mi vesto e arrivo.- Tagliò corto lei. Il biondino uscì dalla stanza avvilito. -Ciao Michel.- Sua madre era li davanti al lui. Era una bella donna, sui quarant’anni, giovane. Aveva i capelli castani, chiari, gli occhi grandi e verdi e due labbra rosee e sottili. -Ciao mamma.-

-So che ieri è successo qualcosa…-

-Neanche io so cos’è successo, ora devo andare.- La liquidò freddamente.

Con gli occhi gonfi e il polso bruciante s’incamminò fino alla saletta. -Mademoiselle Anna??- sorrise alla voce di Adriaan. -Mi dica signor Van der Buzzen-

-Ho saputo di ieri e mi sono permesso di darle asilo ad Amsterdam.-

-Lei sta nascondendo un’assassina lo sa?-

-Non sei un’assassina Anna… sei solo una ragazzina di sedici anni spaventata da un mostro che divora e distrugge tutto il buono che c’è in Sicilia… e la cosa buona è che hai deciso di non assecondarlo. Ho parlato con dei ministri italiani e con i responsabili della DEA, stai tranquilla, mi hanno detto che non hanno trovato neanche una chiazza di sangue… doveva avere un giubbotto antiproiettile… puoi venire ad Amsterdam con noi… la polizia di qui è d’accordo con la nostra… sarai al sicuro.- Questo discorso così semplice e lineare la tranquillizzò. I tre salirono sull’aereo e dopo ore di silenzio ininterrotto si fermarono. Scesero in un grande aereoporto. Anna aveva riflettuto e dormito, si era tranquillizzata, suo zio non era morto, ma avrebbe potuto esserlo. Il viaggio era stato lungo e lei ora voleva solo una cosa. -Che ne dite di un gelato??-

Fu così che arrivò ad Amsterdam

Anna De Luca 16 anni Amsterdam

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

word to html converter html help workshop This Web Page Created with PageBreeze Free Website Builder  chm editor perl editor ide

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Azione / Vai alla pagina dell'autore: piccolanene