Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Lacus Clyne    10/08/2014    1 recensioni
"Cominciò con un incubo. Un incubo tornato dalle profondità dell’anima in cui avevo cercato di relegarlo innumerevoli volte, da quando ne ho memoria." Per Aurore Kensington i sogni si trasformano in incubi sin da quando era una bambina. Sempre lo stesso incubo, sempre la voce gentile del fratello Evan a ridestarla. Finchè un giorno l'incubo cambia forma, diventando reale. Aurore è costretta a fare i conti con un mondo improvvisamente sconosciuto in cui la realtà che le sembrava di conoscere si rivela essere una menzogna. Maschere, silenzi, un mistero dopo l'altro, fino al momento in cui il suo adorato fratello Evan e la loro mamma scompaiono nel nulla...
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

EPILOGO

 

 




 

Varcai la soglia di Neo Esperia durante una meravigliosa mattina. La festa della Renaissance avrebbe avuto luogo quel giorno e la sensazione di gioia che provavo era indicibile. La natura rigogliosa e lussureggiante di quel mondo un tempo così martoriato era ormai pronta a ridestarsi e mai come in quel momento mi sentii così vitale. Lasciai che il calore e la luce mi investissero. Era molto diverso dall’effetto del nostro sole. Quella stella che brillava nel cielo di Neo Esperia emanava vita. Antica di eoni, quasi morta e poi rinata, non una, ma ben due volte, era stata conosciuta col nome di Croix du Lac e per tanto tempo aveva condizionato il destino delle popolazioni che si erano succedute in quel mondo. Lo scorrere dei secoli aveva visto versare sangue innocente per portare avanti una leggenda travisata dalle antiche famiglie in lotta per il potere, ricorrendo a sacrifici che avevano costretto lo spirito inquieto di Helise Delacroix, l’erede della prima famiglia che aveva varcato la Porta di Pietra, in fuga da un mondo in guerra, a reincarnarsi continuamente. Ogni sua incarnazione, resa possibile da crudeli omicidi, aveva accumulato rancore e amarezza, al punto da desiderare soltanto la morte dei discendenti di quelle famiglie che l’avevano strappata ai suoi affetti e l’avevano brutalmente assassinata, in nome di una causa superiore. Ma Helise non sapeva che qualcuno aveva giurato di vendicarla e di distruggere un sistema che aveva visto la sua nascita nel sangue. Il cavaliere dei Delacroix, suo promesso sposo, in punto di morte, aveva profetizzato che un suo discendente avrebbe spezzato quella catena infausta. E così, cinquecento anni più tardi, Evandrus Delacroix, l’ultimo erede di quell’antica stirpe, mio fratello maggiore, il mio adorato Evan, aveva fatto ritorno in quel mondo da cui era fuggito, da bambino, assieme a mia madre e aveva ritrovato Arabella, mia sorella, l’ultimo sacrificio tributato alla Croix du Lac. Con valore, perseveranza e coraggio, Evan aveva finito con lo scardinare il dominio dei Despoti, placando la sete di vendetta di Helise in cambio della salvezza di Arabella. E dopo averle liberate entrambe, aveva fatto proprio il fardello della Croix du Lac, decidendo di sacrificarsi affinché il nucleo originale della stella che minacciava la distruzione dell’Underworld potesse rinascere. E da allora, mentre la memoria di Evandrus Delacroix, l’ultimo Despota, era ambivalente, tra chi lo considerava un Despota malvagio e chi vedeva in lui un eroe, le ceneri dell’Underworld avevano visto la nascita di Neo Esperia, il nuovo mondo guidato dalla saggezza della giovane Imperatrice Amber Trenchard, la Lady dell’ambra.

In quel momento, non mi sembrava vero di aver potuto ammirare ancora una volta, dopo tanto tempo, quel panorama sconfinato e incantevole, nel suo selvaggio e leggendario aspetto. Nel cielo terso, i grifoni e i messi volavano liberi. Quanto mi ero stupita la prima volta in cui avevo visto quelle creature. Varon, il grifone di Shemar Lambert, mi aveva letteralmente terrorizzata. Per non parlare di Damien, che era addirittura impietrito. Eppure, da quel momento in cui il cavaliere di Amber ci aveva condotti in quel mondo di cui ignoravamo o non ricordavamo l’esistenza, la nostra vita era cambiata, per sempre. Inspirai a pieni polmoni, poi osservai il profilo sereno di Damien accanto a me. Chissà quali ricordi affollavano la sua mente in quel momento. Di certo, troppi anche per essere raccontati nel tempo che avevamo prima di raggiungere Chalange. Ma avremmo avuto modo di parlarne, di ricordare assieme ai nostri amici ciò che per noi era stato vissuto in prima persona e che era entrato a far parte della leggenda. Sorridendo, presi la sua mano. Damien si voltò a guardarmi, intrecciando le sue dita alle mie.

- Sei felice, Aurore?

Annuii.

- Non immagini quanto… e non vedo l’ora di rivedere i ragazzi!

- Anch’io.

- E se avete finito di flirtare, magari è anche meglio.

Ci voltammo entrambi verso la voce che ci aveva richiamati con impazienza. La ragazzina che avevamo di fronte, braccia conserte e broncio incredibilmente familiare, ci guardò con aria di rimprovero. I lunghi capelli castano scuro, legati in una folta e mossa coda laterale ondeggiavano nel venticello tiepido. Gli occhi, grandi, di un viola poco più scuro del mio e bordati di ciglia scure, erano concentrati su di noi.

- Sophie ci aspetta! L’ultima volta le avevo promesso che le avrei raccontato di Louis, dal momento che non può venire di persona. E poi, già non basta esser venuti da soli, Reina e Ian mi hanno piantata in asso proprio oggi… uff, che ingiustizia…

Sbuffò. Damien e io ci mettemmo a ridere.

- Troppo grande per venire con mamma e papà, Ivy?

Ivy affilò lo sguardo. Quando faceva così, era identica a Damien.

- Affatto! E’ solo che vorrei che stessimo tutti insieme… pensate che Louis potrà mai vedere questo mondo, un giorno?

A quell’innocente domanda, ma che dietro di sé portava un pesante carico di responsabilità, mi ritrovai a pensare che anche per mio padre, un tempo considerato colpevole di aver scaraventato l’Underworld nell’oscurità, sembravano non esserci speranze. Ma Louis, che aveva ereditato sia il colore amaranto tipico degli occhi dei Delacroix, sia la risolutezza di Evan, forse un giorno sarebbe stato capace di rendere giustizia a quel nome che incuteva ancora timore al solo pronunciarlo. Damien accarezzò la testa di nostra figlia, addolcendo lo sguardo.

- Un giorno, chi lo sa, tesoro.

L’espressione della mia piccola si fece più serena, tanto che nel suo sorriso, ritrovai il mio.

- Allora, Ivy, andiamo?

Proposi. Ma nel tenderle la mano, notai che cominciavo a vedere tutto sfocato. Ebbi paura, perché poco a poco, sia il panorama davanti a noi, che Damien e Ivy diventarono più confusi, fino a sbiadire. Spaventata, chiamai i loro nomi a gran voce, sentendomi mancare l’aria. Non volevo che andassero via. Non volevo rimanere da sola. La sensazione di perdita era diventata così forte e soffocante che non appena mi ritrovai circondata dal buio urlai.

- Aurore! Ehi!

Riaprii gli occhi, momentaneamente incerta su dove fossi. Nella stanza rischiarata dalla luce soffusa della abat-jour, a occhio e croce. Non focalizzai subito, ma solo quando vidi il volto preoccupato di Damien su di me cominciai a realizzare.

- Che è successo? Stai bene?

Sollevai con difficoltà il braccio, tirandolo fuori dalle coperte e notai la fede d’oro bianco al dito. Mi soffermai sul minuscolo brillantino al centro che per qualche istante mi ricordò il brillio della mia ametista, poi finalmente, mentre riprendevo il controllo della mia capacità di raziocinio, riuscii a guardare Damien. Sorrisi, nel toccare il contorno dei suoi occhi, alla ricerca di qualche piccola ruga accennata, così come avevo visto nel sogno che avevo appena fatto.

- Non ne hai… non ancora…

Bisbigliai, suscitando la sua perplessità.

- Ora mi stai facendo preoccupare.

Con rinnovata serenità, coccolata dal pensiero di quel sogno così vivido e tangibile, al pari delle mie passate visioni, mi tirai su, scoprendo appena il mio dolce segreto: sotto la camicia da notte, la mia pancia di quattro mesi cominciava a vedersi. Damien non comprese subito, ma quando presi la sua mano e la portai sul grembo, si rese conto di cos’era accaduto.

- Hai sognato il bambino?

Annuii, chiudendo gli occhi per richiamare l’immagine di Ivy nella mia mente. Durante l’ultima ecografia, ci avevano detto che il piccolo era girato e non si riusciva a capire ancora il sesso. Ma in cuor mio, non ne dubitavo.

- Ivy Warren. Che te ne pare?

Damien sussultò, poi mi accarezzò la pancia con delicatezza e premura.

- Ivy Warren… mi piace, suona bene.

Tornai a guardarlo, scorgendo un’evidente vena di orgoglio e felicità nei suoi occhi di smeraldo.

- Era stupenda, amore mio… e non vedo l’ora che arrivi…

Un bacio sulla mia guancia mi fece capire che anche per lui era così.

- Piccola Ivy, spero solo che tu non sia testona come tua madre…

Mi imbronciai nel sentire il tono sornione con cui mi aveva appena presa in giro.

- Damien Warren, non hai forse un’udienza, domani? Penso proprio che tu debba dormire!

Esclamai, guardandolo di sottecchi. Damien sogghignò, divertito, poi mi strinse a sé, riportandoci entrambi sotto le coperte. Accoccolata tra le sue braccia, mi sentii al sicuro.

- Sarà una giornata impegnativa… ma ora che mi hai dato questa bella notizia, penso proprio che l’affronterò senza problemi.

Sorrisi, chiudendo gli occhi.

- Ah, a proposito. Cos’è che non avevo ancora?

A quel punto, ridacchiai.

- Chi lo sa, magari un giorno lo scopriremo.

- Aurore!

Divertita all’idea di punzecchiarlo ancora un po’, ma cullata dal calore, finii ben presto con l’addormentarmi nuovamente. Il mio sonno, un tempo così popolato di incubi e di visioni del passato, era finalmente sereno. Tutto ciò che desideravo era finalmente a portata di mano. E oramai, era giunto il tempo di passare il testimone alla nuova generazione. Poco a poco, l’oscurità si diradò e vidi di nuovo Neo Esperia. Ma stavolta, non c’era nessuno di noi. Vidi quel mondo nel suo splendore originario, poi mi ritrovai a camminare nella notte, lungo la strada costellata di diamanti. Sorrisi, nel raggiungere la fontana con le cinque statue con fattezze femminili che versavano continuamente acqua. La materializzazione della vera essenza dell’intero sistema di Esperia. Mi sedetti sul bordo, carezzando il ciglio dell’acqua e fu allora soltanto che proprio di fronte a me, sul bordo dirimpetto, vidi Helise e il suo amato cavaliere che stavano facendo lo stesso. Entrambi mi sorrisero, liberi di poter stare insieme e di amarsi come in vita non era stato loro concesso. E nel congedarsi, Helise tese la mano verso un punto lontano, poco prima di svanire nel nulla. Mi voltai, vedendo i nostri sei ragazzi che passeggiavano: Ivy, Louis, Ethel Sophie, Kyros, Reina e Ian, i due figli di Violet e Ruben. Provai una gioia indescrivibile nel vederli tutti insieme e pensai che mio padre aveva avuto ragione, un tempo. Avevamo fatto tesoro del passato, ma oramai eravamo liberi di lasciarcelo alle spalle. Un giorno, anche per loro sarebbe stato possibile. Ma fino ad allora, saremmo stati noi a proteggerli, così com’era stato per me, un tempo. Avevamo cambiato il destino di quel mondo. Ora toccava alla nuova generazione raccogliere quell’eredità e renderla ancora più preziosa. Per quanto mi riguardava, la nostra sfida era più viva che mai. Che fosse un sogno, che fosse la realtà, non aveva più importanza. Qualunque cosa fosse accaduta, non ci saremmo mai arresi.

Perché alla fine dell’oscurità, quantunque profonda essa sia, c’è sempre la luce. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***********************************************************************

Eccomi qui, in ritardo causa settimana di vacanza prolungata, ma alla fine, ci siamo! Con questo aggiornamento Underworld - La Croix du Lac è davvero finito e spero che questo finale piaccia a voi tanto quanto a me (e scusa Taiga-chan per non aver fatto avere a Damien e ad Aurore una squadra di calcio, ma Ivy vale per 11!! XD). Questa storia è cominciata con un incubo, e ora finisce con un sogno... non trovate anche voi che sia come la vita, come quando tutto sembra nero e alla fine delle peripezie c'è una lucina che ti dice che tutto può cambiare? :) Vorrei ringraziare uno per uno tutti coloro che di passaggio, assiduamente, anche ogni tanto, mi hanno lasciato qualcosa, dicendo che mi avete dato tanto coraggio, davvero. So di averlo scritto più volte, ma ci tengo che lo sappiate. Le vostre recensioni mi hanno toccato spesso il cuore, e mi hanno dato energie e stimolo per continuare a scrivere e concludere la storia di Aurore. Ogni tanto mi viene in mente qualche idea per un eventuale seguito, ma non so se e quando queste idee potranno essere messe in pratica. Ad ogni modo, spero che il viaggio di Aurore alla ricerca della sua famiglia, del suo passato, oggi finalmente concluso, abbia toccato almeno un pochino anche i vostri cuori. Se l'ha fatto, mi fa piacere, significa che son riuscita a rendere l'idea che un sogno, tanti anni fa, mi aveva sussurrato.

Niente, cos'altro dire? Mi dispiace di non aver potuto mettere altri disegni, ma purtroppo non ho avuto tempo e occasione... se vi va, ogni tanto passate dal capitolo 34, magari qualcosa riuscirò a metterla.

Grazie ancora di cuore, ai recensori, ai silenziosi, a chi ha aggiunto la storia alle seguite, alle ricordate e alle preferite! :)

Non so se e quando pubblicherò qualcosa di nuovo, ma anche a chi mi ha tra gli autori preferiti, stay tuned, l'ispirazione si fa sentire nei momenti più strani! :)

Un pensiero anche per i miei personaggi: buona vita al di fuori delle righe di Word! <3

Mata ne, minna-san!!

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Lacus Clyne