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Autore: benzodiazepunk    11/08/2014    8 recensioni
13 racconti per 13 anni, 13 piccole immagini di momenti di vita quotidiana.
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«Dobbiamo decidere cosa fare del nostro futuro» affermo.
«Come possiamo saperlo? Siamo solo dei bambini» sbotta lui alzando gli occhi al cielo.
«Io voglio diventare famoso» decreto, senza nemmeno ascoltarlo. «E tu diventerai famoso insieme a me»
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«Questo è il nostro sogno. Non è sbagliato inseguire i propri sogni» affermo con un tono sicuro che mi fa quasi sobbalzare perché è quello che usa Bill quando la questione “è così punto e basta”.
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Mi devo operare, e questo già di per sé è una cosa orribile.
Mi devo operare alle corde vocali, e nessuno che non sia un cantante può davvero capire cosa significhi.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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1 Settembre 1996 - Bill
 
Ecco che finalmente spunta il sole; lo vedo filtrare dalle tende della finestra, la luce aumenta a vista d’occhio, lentamente, senza fretta, ma io ho già aspettato abbastanza. Getto da un lato le coperte, mi siedo e appoggio i piedi sul pavimento. È freddo, è il primo settembre e non fa più caldo come in estate ma non me ne importa troppo, e mi avvicino alla porta senza cercare né le calze né le scarpe. Piano, senza far rumore, esco in corridoio. La casa è ancora silenziosa, tutti dormono o almeno, la mamma dorme, Tom non lo so; forse no, forse anche lui aspettava questo momento con trepidazione come me, forse anche lui se ne sta a letto a osservare la luce che filtra dalla finestra.
Sorrido tra me e me; lo scoprirò subito.
Appoggio la mano sulla maniglia della sua porta, esito per un secondo ma è solo un attimo, poi la abbasso e, in punta di piedi, entro. La camera di Tom è molto simile alla mia; sul lato destro c’è una scrivania dove mio fratello dovrebbe fare i compiti ma alla fine li facciamo quasi sempre insieme in cucina; a destra c’è il letto mentre proprio davanti a me c’è una finestra, oscurata da tende identiche alle mie; la stanza è immersa nella penombra a quest’ora del mattino, ma anche così riesco a scorgere mucchi di vestiti sparsi dappertutto, libri abbandonati sulla scrivania e in generale un caos impressionante. Diciamo che la mia camera è un po’ più ordinata… ma non più di tanto, dice la mamma.
Sempre in punta di piedi mi avvicino al letto del mio gemello che, scopro, dorme ancora. Delicatamente scosto le coperte e mi infilo di fianco a lui, che sospira, borbotta qualcosa e tenta di buttarmi giù.
Trattengo una risata mettendomi una mano davanti alla bocca e Tom finalmente si sveglia.
«Che diavolo c’è Bill? È ancora mattina» si lamenta sottovoce.
«Buon compleanno Tom» mi limito a rispondergli, gettandogli le braccia attorno al collo. Lui ricambia con fare seccato ma sento che sta sorridendo sulla mia spalla. Mi separo da lui e lo fisso negli occhi. «Ora abbiamo sette anni» affermo. «Siamo entrati ufficialmente nell’età della ragione»
«E con questo?» ribatte confuso.
«E con questo» spiego io con fare un po’ saccente. Mi piace far arrabbiare Tom e lui si arrabbia sempre se faccio il saputello. «E con questo, dobbiamo deciderci a mettere la testa a posto. Dobbiamo decidere cosa fare del nostro futuro» affermo.
«Come possiamo saperlo? Siamo solo dei bambini» sbotta lui alzando gli occhi al cielo.
«Io voglio diventare famoso» decreto senza nemmeno ascoltarlo. «E tu diventerai famoso insieme a me. Magari potremmo diventare dei medici che vanno in Africa a salvare le persone, come quel dottore del film di ieri!»
«Oppure dei pittori, come dicevi lunedì! Oppure ancora degli astronauti, come volevi la settimana scorsa dopo quella gita al museo? Oppure dei ninja» sogghigna. «Eri così certo di voler diventare un ninja, quest’estate!»
Mi sta prendendo in giro e me ne accorgo benissimo. Incrocio le braccia al petto così strette che ci vorrebbe uno scalpello per separarle, metto il broncio e mi giro dall’altro lato.
«Dai, non prendertela» mi dice Tom con un tono più accondiscendente dandomi una pacca sulla schiena.
«Ahia!» esclamo facendo una faccia sconvolta.
«Ma se ti ho appena toccato!»
Si rimette sdraiato e mi gira le spalle.
Mi sdraio anche io a pancia in su. «Potremmo diventare degli attori, e lavorare sempre in coppia. Saremmo famosi e tutti ci vorrebbero» dico dopo qualche minuto.
Tom si gira e mi guarda in faccia per un po’. «Buon compleanno Bill» mi risponde solamente.
  
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