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Autore: Novalis    12/08/2014    1 recensioni
Quando il cuore ti viene spezzato in mille pezzi, non puoi far altro che raccogliere i cocci e provare a rimetterli insieme, con la speranza che la prossima volta sarà migliore! Ma a non pensarla così c'è Esmeralda, pasticcera studentessa in giurisprudenza che ha un solo obiettivo: evitare i ragazzi! Non a caso il genere maschile è da lei considerato peggio della peste.
Ma se un bel giorno, un paio di occhi neri, e un accento spagnolo si intrufolassero nella sua vita, iniziando a rompere lo scudo che si è costruita attorno al suo cuore?
Seguire il cervello e le proprie convinzioni o il proprio cuore? Ah...questo è il dilemma!
Dal testo:
"-Uff tu e la matematica. La matematica è una materia perfetta, l’amore non lo è. L’amore è pazzia, sogno, lacrime, litigi, sorrisi, farfalle nello stomaco, battiti accelerati, occhi lucidi, sorrisi stupidi e tanto altro, ma non di certo formule, numeri e perfezione. Sei un essere umano Esmeralda, non una macchina. Non puoi programmarti ogni cosa! Gabriele è un ragazzo bellissimo, dolce, gentile ed educato e pian piano ti ha fatto riscoprire quelle sensazioni che avevi sepolto nel tuo cuore da più di due anni."
Spero che la storia vi piaccia! :)
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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BAILAMOS-CAPITOLO 14

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Quante luci dentro ho già spento
quante volte gli occhi hanno pianto
quante mie incertezze ho già perso

Come si cambia per non morire
come si cambia per amore
come si cambia per non soffrire


“Come si cambia”- Fiorella Mannoia



 

Dio mio, che dolore atroce! Il dolore che provavo alla testa, in questo momento, era un qualcosa di terribile. Sentivo il martellante ‘tum, tum’ del cuore battermi nel cervello, paragonabile ad un martello che batte su un chiodo. Non a caso nella mia mente vedevo grandi martelli camminare, un po’ come nel video dei Pink Floyd: “Another brick in the wall”.

E in più sentivo il corpo pervaso da una straziante nausea all’altezza dello stomaco, non mi sentivo così dal Capodanno di tre anni prima, quando volli sfidare la sorte nel bere un bicchiere di spumante a casa di mia zia Maddalena.

Ma cosa cavolo avevo combinato? Non ricordavo assolutamente niente.

Aprii lentamente le palpebre, poi girai il capo alla mia destra notando che l’orologio posato sul mio comodino segnava le sette e mezza. Poi lo girai a sinistra notando…ma cosa? No, era un sogno, sicuramente!

Aprii e chiusi gli occhi almeno cinque volte, ma la scena che mi si presentò era sempre la stessa: Gabriele per metà steso sul mio letto e per metà seduto.

Ma cosa diamine era successo ieri sera? Dovevo cercare di ricordare.

Mi tirai a sedere sul cuscino, notando che ero ancora vestita e che il mio orologio e i miei braccialetti erano posati sul comò accanto alla televisione.

Posai una mano sul mio stomaco…mi sentivo uno straccio.

Poi rimasi qualche attimo ad osservare il soffitto bianco…dovevo ricordare, ma alla mia mente si presentavano solo scene in cui ero protagonista, insieme allo spagnolo e a Luz, in un Luna Park…quello lo ricordavo e poi sì…sua cugina che, a fine serata, mi aveva dato una torta.

Un secondo! Una torta? Oh mio Dio…no! Possibile che dentro ci fosse del liquore?

Portai una mano alla fronte e iniziai a respirare lentamente…mi ero ubriacata davanti a Gabriele e lui era rimasto a controllare che non mi sentissi male, e poi si era addormentato…sì, sicuramente era andata così. Dannazione…e se gli avessi detto qualcosa di sconveniente? Se gli avessi confessato qualcosa di troppo? Oh al diavolo…anche se fosse successo, il tutto era stato involontario e poi…ormai non ci si poteva fare più niente.

Sebbene il mio, fosse un letto matrimoniale, lo spagnolo era molto vicino a me, riuscivo a sentire benissimo il suo profumo e a vedere le sue lunghe ciglia nere. Alcuni riccioli erano posati sulla sua fronte e in quel momento fui quasi tentata di accarezzarlo. Gabriele aveva un’espressione così angelica quando riposava. Che fosse veramente un angelo?

Dopo qualche secondo, vidi che si stava muovendo. Si stava svegliando.

Prontamente mi coprii fino al collo con il lenzuolo, ancora piegato sotto di me.

Poi lui aprì gli occhi, che subito si scontrarono con i miei.

I nostri sguardi rimasero incatenati per qualche secondo, poi quasi avesse ricevuto una scossa, lo spagnolo si alzò in piedi.

-Oh Gesù, s-scusa Esmeralda, n-non volevo, mi sono addormentato. Scusa…m-ma come stai? Stai meglio?- balbettò imbarazzato e aggiustando le pieghe della sua camicia, leggermente sgualcita per via della posizione in cui aveva riposato.

-Sì…cioè, no, non credo! Mi gira la testa e ho una forte nausea.- ammisi, posando una mano sulla mia fronte,

-Cavolo…mi dispiace! Questa notte hai vomitato tre volte, o quattro…

Mi aveva visto vomitare? No, questo era il colmo! Che figuraccia…

-Ah… scusami per i problemi che ti ho causato e per le parole, di cui al momento non ricordo, che ti avrò detto.

Appena finii di dire “le parole che ti avrò detto”, si fece rosso in viso.

Cavolacci…chissà che cosa avevo detto.

-No, tranquilla…senti, te la senti di venire al lavoro?- si avvicinò alla porta della mia camera.

-Ovvio, sì…certo!

Mi alzai in piedi, ma un forte giramento di testa mi rifece distendere.

Lo spagnolo si avvicinò subito, aiutandomi a stendermi e aggiustandomi il cuscino.

-Forse è meglio se oggi tu non vada al lavoro…la pasticceria apre alle otto e mezza, quindi forse siamo ancora in tempo per avvertire Rachele, potrebbe sostituirti lei.

-No Gabriele, dammi qualche minuto e mi riprendendo. E’ solo che io non sopporto proprio gli alcolici…il mio corpo non reagisce bene…come avrai potuto constatare tu stesso. Ma spiegami, come cavolo ho fatto a ubriacarmi e a ridurmi in questo stato?

-Oh beh…ricordi qualcosa di ieri?

Adesso si era appoggiato al comò dove era posata la tv.

-Sì…ricordo tua sorella, il luna park, tu che accompagni Luz da tua cugina e una torta fatta da quest’ultima, che poi ho tagliato e ho assaggiato in casa mia con te.

-Bene…vedi il punto sta proprio nella torta fatta da mia cugina. Lei cucina sempre con dell’alcool, e dentro il pan di spagna ha messo della vodka e del rum.

L’avevo detto io! Maledetta torta.

-Mhm… dovevo capirlo dall’odore! Sono proprio stata una stupida e sono anche una pasticcera, pensa che figura ho fatto…- parlottai tra me e me,- e basta? Solo della torta mi ha ridotto così?- chiesi corrugando la fronte.

-Inizialmente sì…poi la situazione è peggiorata perché hai voluto bere del vino, mi hai detto che te l’aveva dato la tua vicina di casa.

Oh no…la signora Agnese e la bottiglia di vino datale da suo figlio imprenditore!

-Sì…ricordo la bottiglia! Ma come diamine ho potuto?! Uff…scusa davvero per i problemi.

Prima dicevo che tutti i maschi erano inaffidabili e poi…mi comportavo io da tale.

-Non ti preoccupare, non farti nessun problema…tranquilla! Piuttosto…ti senti meglio? Mi avevi detto di darti qualche minuto…

Provai a rialzarmi ma il martello dentro il mio cervello non la voleva smettere. No, non potevo andare in questo stato al lavoro.

-No, direi proprio di no! Senti Gabriele prova a chiamare Rachele, spiegale la situazione…ma nel caso lei non potesse venire a lavoro, dille che non fa niente e che mi sforzerò ad andare. Hai il suo numero?

-Sì sì…vado e ti faccio anche una camomilla, okay?

Annuii con il capo e poi lo spagnolo, acceso il suo cellulare, si allontanò in cucina.

Avevo un corpo davvero orrendo…diventare un’ubriacona solo dopo qualche morso di torta e un po’ di vino…era mai possibile? Boh.

Aspettai circa dieci minuti, poi il moro ritornò, con un tazza fumante che posò accanto a me.

-Beh?- domandai guardandolo negli occhi.

-Ha detto che prenderà lei il tuo posto e di riposarti. Sai mi sembrava anche contenta.

-In che senso? - chiesi con un’espressione di curiosità dipinta sul volto.

-Mi ha detto che finalmente stai ritornando umana e che è molto felice che io ti abbia aiutato. In ogni caso, ha ragione…riposati per oggi Esmeralda. Io faccio un salto a casa per prepararmi e andare al lavoro…hai bisogno di qualcosa, prima che vada?

-Oh no…cioè, forse una bacinella e degli asciugamani…li puoi trovare nel mobile da cui prendesti il phon l’altra sera…credo mi serviranno se ho da rimettere.- risposi con imbarazzo.- e poi se puoi portarmi dell’acqua…l’ultima volta che stetti così male lessi che bere l’acqua aiuta dopo che si ha una sbornia.

-Certo, ti porto tutto.

Si allontanò per prendere tutto quello che gli avevo richiesto, poi mi accese anche la tv e mi diede dei libri che trovò posati sulla mia scrivania, “per far passare il tempo”, come aveva detto lui.

Era davvero una brava persona Gabriele. Mi stava aiutando nel momento del bisogno, e non stava ridendo di me…perché, sicuramente, con il viso pallido e le labbra screpolate che mi ritrovavo, ero uno spettacolo divertente.

-Grazie! Senti ma…ieri, oltre a fare l’ubriacona, ti ho detto qualcosa...?- domandai con imbarazzo…e paura, sì ero spaventata di avergli parlato di Adriano e di avergli confessato che forse mi piaceva.

Anche lui si imbarazzò.

-No, nulla di cui ti debba preoccupare. Hai parlottato di cose senza senso.

-Mi stai dicendo la verità?

I suoi occhi erano posati sul pavimento…non mi stava dicendo la verità, ma era meglio non indagare troppo, oppure mi sarei sentita a disagio tutto la giornata.

-Vabbè, ti credo.- conclusi.

-Bene allora io vado, Esmeralda…mantieni il cellulare acceso, ti chiamerò ogni due ore per vedere come stai.- sembrava più tranquillo, ora.

-No, non ce n'è bisogno, tranquillo. Non ho la febbre o l’influenza…

-Insisto!- ribatté con tono serio.

-E va bene.- mi arresi. Non ero nella condizione di fare l’acida e rifiutare,- ah…comunque ti sei sciacquato il viso? Ti sei fatto un caffè? Casa mia è a tua disposizione.

-Non ti preoccupare…non ho dormito molto, quindi ho il viso sveglio e poi ora torno subito a casa.- mi sorrise.

-Okay, come vuoi! Allora ancora scusa, grazie e a dopo.

-Smonto alle sei e mezza, posso venirti a trovare dopo?

Voleva venire a trovarmi, di nuovo? Non gli era bastato vedermi in questo stato pietoso?

-Se ti fa piacere…- lasciai la frase in sospeso.

-Mi fa piacere. Ciao.- mi sorrise e poi chiuse la porta della mia camera.

Il resto della mattinata lo passai a vedere programmi di gossip e cartoni animati, vomitando “solo” due volte.

Mi arrivò anche un messaggio di Rachele in cui mi scrisse che sperava che mi sentissi meglio e che verso le otto mi avrebbe telefonato. Io le risposi che mi scusavo per averle tolto la giornata libera e le augurai buon lavoro, poi mi arrivò anche una chiamata da parte di Alfredo, il quale fu molto sopreso di sapere che non sarei andata in gelateria...in effetti avevo fatto, sì e no quattro assenze a lavoro, negli ultimi cinque anni.

Verso le dodici, poi, sentii il campanello di casa suonare. Chi poteva essere? Speravo non fosse l’amministratore venuto a richiedere le bollette.

Cercai di farmi forza e mi alzai. Anche se mi sentivo meglio rispetto a qualche ora prima, la nausea continuava ancora.

A passo di lumaca spiai dallo spioncino per vedere chi fosse venuto a farmi visitare. Una ragazza mora era fuori la mia porta.

-Chi è?- domandai.

-Scusa del disturbo, sono Mercedes Santos, la cugina di Gabriele Levanti.- rispose la ragazza con uno spiccato accento spagnolo.

Ma un attimo! La cugina di Gabriele? Perché?

Aprii, barcollando, la porta di casa.

-Oh cara ma tu sei debole, appoggiati a me- disse entrando in casa e passandomi un braccio attorno alle spalle. Poi chiuse la porta di casa.

-Oh grazie, prego si accomodi.- le dissi, facendomi aiutare.

In un’altra occasione non mi sarei fatta aiutare, ma come detto prima, non ero troppo forte per fare l’acida.

-Sono Mercedes, mi ripresento…tu sei Esmeralda?

-Piacere di conoscerla Mercedes, sì sono Esmeralda De Angelis.

-Non darmi del lei, sono la cugina di un tuo amico. Sono venuta per chiederti scusa.- rispose sedendosi sul divano del soggiorno, dopo aver aiutato anche me a sedermi.

-Come, prego? Scusa ma sono un po’ rimbambita al momento.

-Oh beh vedi, sono io l’artefice della torta che ti ha fatto stare male. Gabriele ieri sera mi aveva accennato qualcosa, e qualche ora fa, tornando a casa, mi ha detto tutto…è stato il mio dolce a farti ubriacare. Mio cugino sa che sono qui, è lui ad avermi dato l’indirizzo…voleva che controllassi il tuo stato.

-Ma non c’è bisogno di scusarsi! Sono una pasticcera, so che il liquore è un ingrediente che si usa nei dolci…e tu non hai nessuna colpa se il mio corpo reagisce così…stranamente ed eccessivamente per due pezzi di torta.

La guardai bene…assomigliava a Luz, di diverso aveva solo l’espressione e la forma degli occhi. Se non avessi notato questa somiglianza e se non mi fossi ricordata vagamente di averla vista vicino al portone dello stabile di Gabriele la sera prima, probabilmente non le avrei dato così confidenza.

-Mi tranquillizzano un po’ le tue parole, ma sono dispiaciuta ugualmente…so di aver esagerato con gli alcolici, non avrei dovuto mischiare rum e vodka. Come stai, al momento?

-Meglio…mi gira ancora un po’ la testa e la debolezza ,così come la nausea, non vuole decidere ad andarsene, ma…meglio. Se vuoi puoi tornare a casa, grazie di essere venuta, sebbene non ci conosciamo o siamo amiche, ho apprezzato il pensiero. - conclusi, sorridendole.

-Ma no, quale tornare a casa! Voglio assicurarmi che tu non rimetta più e ti riposi a sufficienza. Sarebbe un problema se ti cucinassi il pranzo e ti facessi compagnia nel pomeriggio?

-Oh…ma non vorrei disturbarti…non hai un lavoro o tua cugina a cui badare?

-No, i genitori di Gabriel sono tornati stamattina, per cui quando torna da scuola, possono badare loro alla loro bambina, e per il lavoro…sono un babysitter, ma da qualche settimana nessuno mi ha chiamata.

-Capisco. Beh…allora sì, un po’ di compagnia non potrà farmi che bene.

Sorrise, facendo brillare i suoi grandi occhi marroni.

-Perfetto. Dove hai i cuscini e le coperte? Ti sistemo il divano, così poi ti porto il vassoio qui.

-Sono nel ripostiglio, dietro a quel tavolo,- le indicai il mobile del salotto,- comunque mangerò in cucina, e ti aiuterò a cucinare.

-No, no Esmeralda…tranquilla, le cucine sono mie amiche e poi…promesso, non metterò alcolici o roba così.- concluse, facendomi l’occhiolino e sparendo in cucina.

Bah…era un po’ strana come ragazza, ma sembrava simpatica.

 

All’una e mezza, Mercedes aveva finito di cucinare un brodo con un po’ di pastina e aveva tagliato dei pezzi di formaggio parmigiano e di mela…anche per lei.

-Bene Esmeralda, spero di aver cucinato bene. Sono abituata alla cucina spagnola che è più…pesante.- sorrise imbarazzata.

-Grazie mille per le attenzioni e per il disturbo, Mercedes…sono davvero grata a te e Gabriele.

Mangiai due cucchiai di brodino.

-E’ un piacere, ma a proposito di Gabriel…- non lo chiamava Gabriele, ma Gabriel con l’accento sulla e…forse era la versione spagnola del nome,-  cosa ne pensi di lui? Sai mi parla spesso di te, sei sempre nei suoi discorsi.

Ero certa che le mie guance si fossero imporporate in quel momento.

-Beh,- posai il cucchiaio con cui stavo mangiando e mi schiarii la voce,- è un bravo ragazzo. E’ educato, gentile ed è un bravo lavoratore.

Sorrise, portandosi alle labbra della pastina.

-E’ bello saper che pensi queste belle cose di lui.- poi sorrise amaramente,- sai Gabriel è un ragazzo forte, molto…ha subito tante cose spiacevoli nella sua vita. Poco meno di un anno fa fu tradito dalla sua fidanzata con cui aveva passato tanto tempo, poi quando venimmo in Italia, ebbe spiacevoli episodi nella sua carriera scolastica.

-In che senso?- spiluccai un pezzo di mela. Mi sentivo già sazia.

-Beh…ha subito atti di bullismo alla scuola elementare e media…dei ragazzi lo prendevano in giro perché non sapeva ancora parlare bene l’italiano, per il suo accento spagnolo…come il mio, strascicato e perché la sua carnagione abbronzata lo faceva mettere subito in risalto.

“Dall’elementari che conosco tipi come quelli! Razzisti che appena sentono e vedono un accento diverso e una carnagione abbronzata, ti prendono in giro, ti perseguitano, ti fanno del male psicologico…o quando vedono una bella ragazza si avventano su di loro come le cozze sugli scogli! Appena si ripresentano o viene qualche mal intenzionato tu chiamami subito, claro?”

In quel momento ripensai alle parole che Gabriele mi disse quando vennero quei tipacci in gelateria…ora si spiegava tutto.

Mi sentii triste. Non conoscevo lo spagnolo da tantissimo tempo, ma si era sempre dimostrato una persona sorridente, simpatica, gentile…in quel momento mi sentii una vera schifezza. Anche lui aveva sofferto nella sua vita, e forse…anzi sicuramente, più di me, vista la violenza psicologica subita da bambino, ma al mio contrario continuava ad affrontare la vita con un sorriso. Io, invece…avevo lasciato che il mio animo si oscurasse, che il mio volto perdesse la bellezza dei sorrisi, che il mio cuore smettesse di battere davanti ad un bel ragazzo. Ero stata una stupida, e il guaio è che me ne accorgevo solo adesso.

-Ehi Esmeralda? Stai bene…non vorrai mica vomitare, no?- mi chiese Mercedes avvicinandosi.

-Oh no, sto meglio, grazie! E’ solo che…ho pensato a quello che mi hai detto, e sai…mi dispiace per Gabriele…è davvero un ragazzo forte.- conclusi, sospirando.

-Sì lo è molto, ma qualcosa mi dice che anche tu lo sei- mi fece l’occhiolino,-…hai finito con la pastina? Non ne vuoi più?

-Io non sono affatto forte, sono solo una sciocca acida e scorbutica che merita di essere lontana da persone come Gabriele.

Mercedes posò il suo piatto sul tavolino dei telecomandi, poi si sedette acanto a me e prese ad accarezzarmi i capelli.

-Ma perché dici così? Gabriel mi dice sempre che sei una ragazza magnifica, coraggiosa, intelligente…perché non meriteresti un ragazzo come lui?

-Tuo cugino è fin troppo buono…ma sai Mercedes, anch’io ho subito una ferita sentimentale nella mia vita, ma più che continuare a testa alta, ho indurito il mio cuore, sprecando ben due anni della mia esistenza.

-Ma no…senti, io e te non ci conosciamo molto, anzi direi per niente, ma…mi fido di quello che dice mio cugino e sai…tutti nella vita facciamo degli errori, l’importante è rendersene conto e rimediare.

-Rimediare? E come si fa a rimediare a due anni di vita passata con un cuore ibernato? - chiesi tristemente.

-Vivendo il resto della tua vita diversamente.- mi sorrise, trasmettendomi un po’ di calore.

-Grazie Mercedes…posso abbracciarti?- le chiesi timidamente.

-Ma certo.

Ci stringemmo in un caloroso abbraccio, ma poi un forte senso di nausea mi pervase e corsi in bagno per andare a rimettere. Per la serie “come rovinare un bel momento”.

***

 

Mercedes se n’era andata da un paio di ore, dicendomi che doveva finire di prepararsi per un esame universitario. Durante il pomeriggio avevamo parlato e avevamo scoperto un po’ di cose l’una dell’altra. Seppi che studiava ingegneria e che in’ estate la famiglia Levanti sarebbe tornata a Barcellona per una paio di mesi, insieme a lei.

Gabriele, come mi aveva accennato, era venuto a farmi compagnia.

-Stai bene, adesso?- mi chiese, seduto sul sofà di fronte a quello su cui ero seduta io,  e su cui era stata seduta sua cugina, mentre io ero intenta a vedere una telenovela.

In realtà della tv non stavo seguendo un bel niente, ma dopo ciò che avevo sentito su di lui, mi imbarazzava guardarlo negli occhi.

-Sì, grazie Gabriele…per tutto e per tua cugina.

Spalancò gli occhi.

-E’ venuta realmente, quindi?

-Sì…abbiamo mangiato anche insieme…o meglio io ho solo assaggiato qualcosa per via dello stomaco sottosopra, e abbiamo parlato molto per gran parte del pomeriggio.

-Oh…comprendo! Sì gliel’avevo chiesto io di passare a vedere come stavi. E di cosa avete parlato?

Spostai, ora, il mio sguardo su di lui.

Si era cambiato i vestiti, e adesso indossava la camicia bianca con sopra il gilè nero che indossò il primo giorno in gelateria.

-Bah della quotidianità…ho saputo che studia ingegneria.

-Ah… e basta?- sembrava quasi avesse timore.

Probabilmente temeva che la cugina mi avesse detto qualcosa su di lui (cosa che era successa), ma perché non voleva che la sapessi?

“Bhe per lo stesso motivo per cui tu non vuoi che sappia di te e Adriano”- rispose la mia vocina interiore.

-No! Perché? Doveva dirmi qualcosa?

-N-no, assolutamente! Bene…allora…io vado a casa, la settimana prossima ho un esame.

-Ah, buona fortuna, allora!

-Grazie. Quindi…o-ora stai bene?

-Sì! Sto molto meglio.

Così detto lo spagnolo mi sorrise e poi mi salutò.

***

-Esmeee?? Ma dici davvero?- trillò Rachele dall’altra parte della cornetta.

-Sì…è venuta sua cugina e mi ha raccontato di ciò che è successo a Gabriele.

Io e Rarà eravamo al telefono da almeno due ore, e le avevo raccontato tutto ciò che era successo dalla sera prima al luna park all’incontro con Mercedes.

-Che tristezza, povero cucciolo.- sospirò.- mi è piaciuto però come hai risposto a Mercedes.

-Sì?

-Sì, perché hai finalmente ammesso a te stessa, di aver sbagliato in questi due anni a chiuderti. E’ da sempre che ho cercato di fartelo capire, ma tu hai fatto sempre la testarda.

-Lo so, ma comprendimi…ciò che ho subito mi ha distrutta. Io ero sul punto di sposarmi, sposarmi…capisci Rac?

-Capisco Esme, ma…non dovevi chiuderti a riccio per colpa di un verme di quella specie…dovevi dimostrargli che ciò che ti aveva fatto ti aveva reso più forte non più acida, che potevi benissimo trovare un ragazzo migliore di lui.

-Sì,- sospirai,- ma adesso l’ho capito e il guaio è che non so che fare.

-Non è difficile sai…ho sempre pensato che il tuo carattere scorbutico fosse una maschera, ma ora la maschera è crollata…non pensi che sarà più facile essere la vera Esmeralda?

-Non ricordo più com’è la vera Esmeralda…- ammisi mordicchiandomi un’unghia.

-Oh basta con questo piagnisteo, Raldina… devo sempre fare gli stessi discorsi?

-Come mi hai chiamato, prego? Raldina?

-Sì sì.- scoppiò a ridere.

-Brava Chelina! Ma ora puoi dirmi perché nel tuo tono di voce sento tanto entusiasmo?

Tossì, quasi come se fosse…imbarazzata.

-Oh beh…non è successo niente di che…fatta eccezione che per il fatto che…Bobby ed io siamo ufficialmente fidanzati.- concluse, urlando gioiosamente.

-Oh mio Dio…oh mio Dio, è vero??- trillai anch’io, sorridendo.

Il mal di testa, dopo aver parlato con la mia migliore amica, era passato.

-Assolutamente…non sai come sto in questo momento. Appena sento la sua voce al telefono, mi viene la pelle d’oca, mi trema la voce…lo amo da matti.

Sorrisi. Sentivo il mio cuore molto felice, in questo momento.

-Non sai quanto mi rendano felice la tue parole Rarà. Tu, per me, sei come una sorella, quindi…se il tuo cuore è emozionato lo è anche il mio.

-Oh tesoro, come sei dolce. Lo stesso è per me…e vedrai che fra poco succederà una cosa bella anche a te.

-Che vuoi dire?

-Tra te e Gabriele, no? A te piace, vero?

-E’ molto probabile…ma a lui?

-A lui, cosa? E’ sicuro come l’oro che è cotto di te, sciocchina.

-Bah…vedremo. E niente…allora domani, prendo il tuo posto.

-Sì…sempre che tu stia meglio…

-Oh sì la sbornia è passata.

Scoppiò a ridere.

-Oh Dio, povera la mia Esme, ubriacarsi per così poco!

-Ehi! Non ridere.- la rimproverai, per poi ridere anch’io.

-Ah Esme?

-Sì?

-Sai che ci sarà tra due mesi una specie di gara di ballo? E’ una specie di saggio per la fine del mio corso. Ci verrai, no?

-Rac…ma mi hai visto ballare?

-Sì…stai migliorando, e poi non mi hai detto che Gabriele ti ha proposto delle ripetizioni?

-Sì…

-E allora? E’ fatta, ti voglio bene, a domani.

Chiuse così la telefonata, senza darmi agio di dire né un se né un ma.

***

 

Da quella telefonata trascorsero giorni, che si trasformarono in settimane che si trasformarono in un mese.

La mia vita stava procedendo tranquillamente. Avevo studiato molto, e mi ero tolta davanti tre esami in quest’ultimo mese.

Il rapporto tra me e Gabriele non era molto cambiato, tranne per il fatto che se mi poneva una domanda io gli rispondevo gentilmente, sorridendogli anche. Per il resto, da quella volta del Luna Park, non ci eravamo dati altri “appuntamenti”, il progetto delle lezioni di ballo, l’avremmo iniziato fra una settimana…sì, alla fine avevo accettato…ormai l’idea di passare più tempo con lui non poteva che piacermi. Solo che lo spagnolo stava studiando molto in quest’ultimo periodo, la facoltà di medicina era molto pesante, e anch’io stavo studiando tantissimo, chiudendo i libri alle undici di sera, ogni giorno… dunque avevamo deciso di posticipare le lezioni più avanti.

Eravamo già in aprile, fra poco ci sarebbe stato il mio compleanno, e Alfredo amava questo periodo perché poteva sbizzarrirsi nel cucinare qualsiasi torta lui volesse, senza preoccuparsi dei gusti troppo difficili di alcuni clienti. Ero la sua assaggiatrice di fiducia, e mi dava sempre la possibilità di scegliere quale dolce volessi per il mio compleanno. Avrei compiuto ventiquattro anni…wow! Come volava il tempo.

-Esmeralda, hai montato la panna? Posso aggiungere un po’ di vaniglia?- mi chiese Giulia, mentre io preparavo la masse per i muffin che avrebbero abbellito la vetrina dei dolci.

-Sì sì, ho fatto anche la cioccolata…li decori tu i muffin?

-Certo! Sai che mi piace decorare tutte le cose.- concluse sorridendo.

Osservando le sue unghie ultra decorate, non avevo dubbi che le piacesse farlo.

-Beh? E il fidanzato? Come va?- le chiesi.

-E’ partito per la Grecia…un viaggio universitario. Dunque, sono un po’ giù ultimamente perché non lo posso vedere di persona ma fortunatamente ci manteniamo in contatto via Skype! Tu, invece? Sei ancora single, Esmeralda?

Annuii con il capo, poi aprii una barattolo di marmellata, fata da Rachele, e la spalmai su una torta di pan di spagna.

-Mhm, comprendo! Ma ti piace qualcuno? Oppure sei ancora anti-ragazzi?

-Diciamo che non sono più anti-tutti-i-ragazzi, ma solo anti-ragazzi-maleducati-e-stupidi.

-Brava! E’ già un grande passo avanti.

Le sorrisi e poi continuammo a lavorare. Io e Giulia non eravamo mai state di troppe parole.

Verso l’ora di pranzo, rividi Gabriele. Era stato chiuso tutto il giorno a catalogare le merci appena arrivate e a ripulire il magazzino delle spezie. Aveva una t-shirt grigia con sovrastampati dei disegni colorati ed era leggermente sporco di farina…probabilmente aveva avuto un incidente con qualche sacco.

-Ciao Gabriele.- gli sorrisi gentilmente.

Non mi sembrava vero che riuscissi a sorridergli, Ricordo, che un mese prima, quando provai a curvare le mia labbra in un sorriso davanti a lui, mi sentivo un po’ come il personaggio di Dickens: Ebenezer Scrooge, che alla fine della storia ha quasi dolore al cuore tanto non è più abituato a sorridere. Non che non avessi mai riso allo spagnolo…ma ora era diverso, io ero diversa.

Mi sembrava strano che fossi diventata, o meglio, ritornata quella di una volta: una persona gentile, sorridente, cordiale e simpatica, ma non fragile, quello no. Mi ero lasciata dominare dalla tristezza, dallo sconforto…sprecando due anni della mia giovinezza, ma adesso sarei rinata. Anchi i clienti abituali avavano notato dei cambiamenti in me, mi sentivo proprio bene.

-C-ciao Esmeralda.- ricambiò, cordialmente.

Gabriele si era fatto crescere la barba, in questo mese, e non potevo non dire che gli stava benissimo, donandogli un tocco di “maturità” in più sul suo volto dai tratti quasi fanciulleschi.

-Come va?- gli chiesi, seguendolo vicino alla cassa.

Si sedette su una sedia ad un tavolino…aveva finito il suo turno per oggi.

-Abbastanza bene…sono un po’ stanco, ma tutto okay. Tu? Come procede l’università?

-Bene, fra due settimane darò un altro esame.

-Oh…capisco. Io invece, la settimana prossima, andrò a fare del praticantato all’ospedale di San Tommaso, ci saranno anche alcuni miei amici con cui seguo alcuni corsi.

-Ah…interessante! E questi tuoi amici, immagino, siano tutti ragazzi affidabili e a modo…

-Beh sono brave persone, sì…certo ognuno ha i suoi pregi e difetti, ma non ho nulla da ridire, anche se anch’io ritengo delle persone più simpatiche di altre. Ma perché, questa domanda?

Giulia portò dei vassoi di pasticcini e riempì lo spazio adibito ai dolci sotto la cassa.

-Esmeralda, per caso hai messo anche i ferri di cavallo in forno, 'sta mattina?

Annuii, poi la mia collega si allontanò.

-Bah così…solo che pensavo che fra poco tempo, quella specie di scommessa che facemmo nelle Foresta Umbra sarà scaduta, quindi…volevo sapere come stavano le cose.

-Giusto! In ogni caso, hai ragione a pensare che non ti ho fatto conoscere molti ragazzi bravi abbastanza da far cadere le tue convinzioni in merito al genere maschile.- mi rispose, guardandomi.

-Beh non che io ti abbia fatto conoscere tanti ragazzi da dimostrarti che avessi ragione io, in ogni caso…penso che volendo possiamo anche chiudere qua la storia della scommessa.

-C-cosa? Perché?- mi domandò sorpreso, guardandomi con i suoi pozzi senza fondo.

-Perché in quest’ultimo periodo, mi sono resa conto di aver sbagliato a fare “di tutt’erba un fascio”, voglio dire…ognuno di noi ha pregi e difetti...ho sbagliato, punto. E quindi è inutile continuare a conoscere nuovi ragazzi.

-Ah…mi fa piacere che tu abbia cambiato il tuo parere, solo che…non so, adesso mi sento un po’…strano.- fissò il porta tovagliolini di fronte a sé.

-E perché strano?

-Cioè…vuoto…era bello saper di avere una scommessa, un gioco in cui impegnarsi al massimo per dimostrare le proprie convinzioni…ma come mai, questo cambio repentino?- ripuntò i suoi occhi su di me.

-Così! Ho aperto bene gli occhi e ho…capito!- risposi sbrigativamente.

-Oh…capisco! Bene…allora, niente!- mi sorrise.- quindi ora, a parte il lavoro e la scuola di ballo, non avremo più scuse per vederci?

-Non hai detto che dalla settimana prossima, mi darai lezioni di ballo?- domandai avvicinandomi a lui.

-S-sì, certo!

-Oppure ti preoccupa il fatto che senza più scommessa, tu non potrai dimostrare di aver ragione, e quindi avere un mio bacio?- lo presi in giro, raggiungendo il suo tavolino e avvicinandomi al suo volto.

-N-no, c-certo che no! S-so comunque che me l’avresti dato solo per la scommessa, tu non mi sopporti…

-E chi ti dice questo?

-L’hai detto tu…aggiungendo che non è che non sopporti solo me, ma tutto il genere maschile…- rispose, rosso in volto e alzandosi di scatto, raggiungendo il juke box.

-Ma non ti ho detto, poco fa, che ho cambiato alcune mie idee?- ritornai dietro alla cassa.

-S-sì…giusto. Quindi non mi odi?

-No, anzi…

-C-cosa intendi dire?- balbettò.

Qualcosa di improvviso mi si accese dentro, così ritornai ad essergli di fronte, poi alzandomi in punta di piedi, gli stampai un bacio sulle labbra.

-Questo…intendo dire.- gli feci l’occhiolino e poi sparii in cucina.

TO BE CONTINUED…

 

Ciao ragazzi ^__^

Avete sentito? E’ morto l’attore Robin Williams…mi dispiace molto! Mi stava simpatico e ho visto alcuni dei suoi film…era un bravissimo attore :(

Vabbè…andiamo avanti! :(

 Eccoci arrivati al 14° capitolo di Bailamos. A dirla tutta, non so se considerarlo il penultimo o il terzultimo capitolo, ma…ormai non rimane molto, quindi preparatevi al finale ;)

So che probabilmente possono sembrare troppo “frettolosi” certi cambiamenti di Esmeralda, ma sono sincera, speravo che la storia fosse seguita di più, ma non essendo così preferisco concluderla il prima possibile e quindi…sto affrettando un po’ i tempi, diciamo così.

Grazie di cuore a Sun_Rise93, senza la quale questa storia non sarebbe la stessa. Grazie di cuore, davvero <3 e a coloro che seguono, preferiscono e ricordano questa storia.

Un bacio e alla prossima!!

 

 

 

 

 

 

   
 
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