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Autore: _Ni    13/08/2014    0 recensioni
Ho deciso di raccontare la nostra storia, quella di Nina e di Cri.
Soltanto, dalla parte di Cri, per una volta.
Per non essere l'unica a provare dolore.
Per sognare come sarebbe un nuovo abbraccio.
Perchè tra noi, le parole non sono mai servite.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sembra tutto piuttosto strano: dopo quello che mi è successo, mia mamma sta cercando di mandarmi via, a fare qualche commissione per lei, invece che rinchiudermi in casa e assillarmi con la sua preoccupazione che non mi lascia spazio per respirare. Ma chissene frega, fare un giro mi può far solo bene, non sopporto più di condividere per così tanto tempo, l'aria con la mia famiglia.
Scendo le scale di corsa, saluto qualche inquilino del mio stesso condominio e poi apro la porta ed esco. C'è qualcuno seduto sugli scalini, un po' più a sinistra rispetto all'uscita del mio palazzo. Butto l'occhio e mi sembra così familiare... quei capelli raccolti col ciappo, quella schiena, quel modo di stare seduta... ma con uno sguardo soltanto, ci si può sbagliare parecchio, e visto che non mi importa poi così tanto, passo avanti senza indagare.
-E così, questa volta l'hai combinata più grossa del solito, eh?-
Oh cazzo, quella voce.
Non c'è altra cosa che riesco a pensare.
Non riesco più a muovermi.
È la voce di Nina. La mia Nina. La mia piccola Nina. Quanto tempo è passato dall'ultima volta che l'ho sentita. Ma cosa ci fa qui? Come ha fatto a sapere... ah, è vero, la foto su facebook. Non è stata una coincidenza, lei qui e mia madre che mi manda in giro. Non vedo l'ora di incontrare qualcuno che nella vita sia capace di farsi i cazzi suoi.
-Non mi saluti? Non merito nemmeno questo?-
Si è alzata dallo scalino e si è avvicinata lentamente. Mi volto, ma non trovo il coraggio per guardarla negli occhi, limitandomi a fissare il vuoto dietro di lei, nascondendomi dietro la maschera da duro che nessuno riesce a togliermi... nessuno, tranne lei.
All'improvviso sento un brivido, il tocco della sua mano che mi sfiora la spalla e poi il braccio. Il contatto con la sua pelle mi ha sempre scosso, mi ha sempre restituito la vita.
-Vedo che però sei in gran forma. Ah, ho saputo quello che è successo con... il tuo dono del destino. Dopo tutte le bugie che le hai detto, non so se mi dispiace.-
Ma quale dono del destino, quella bambina ha soltanto creato una nuova delusione, un'altra falsa speranza, una cicatrice in più. Il mio dono del destino, è la ragazza che ho davanti.
Non è mai stata brava ad essere coerente con sé stessa, con i suoi sentimenti, e la carezza di prima non fa altro che confermarmelo. Vuole odiarmi, ma non ci riesce.
-Non sai un cazzo.- E' tutto ciò che riesco a dire. La vedo restare pietrificata, nascondendo le lacrime e permettendo alla rabbia di crescerle dentro per difendersi. Ma io non gliene do il tempo: una frazione di secondo, e me ne vado. Vado via per cercare un posto, un muro, abbastanza duro e solido per sbatterci la testa e dimenticare quel viso. Non doveva tornare, non doveva dar modo né alla mia, né alla sua ferita di riaprirsi. Anche se ho l'impressione che non si sia mai chiusa, per nessuno di noi due.
Torno presto indietro, e mi nascondo dietro un angolo che mi permette di guardarla senza che lei mi veda. Sta piangendo, la mia Nina. Vorrei correre da lei e abbracciarla, sentirmi di nuovo vivo donando qualcosa anche a lei. Me lo diceva sempre... che ogni volta che la stringevo a me o che avevo bisogno di lei, riuscivo a darle, a regalarle qualcosa di unico, anche se ero io a dover essere aiutato. Mentre io invece, non facevo altro che ripeterle che sarebbe andato tutto bene, che non la lasciavo mai... e che aveva degli occhi speciali, aveva quella luce unica dentro. Che erano magici, che erano unici e che erano bellissimi, e per me, lo resteranno per sempre. Non siamo mai stati insieme, non siamo mai stati fidanzati. I nostri corpi non si sono mai toccati oltre la nostra volontà, oltre i confini dell'amicizia, soltanto le nostre anime lo hanno fatto.
Il nostro non era l'amore dei baci e del sesso, di una coppia che vuole sposarsi o che vuole vivere insieme. Quell'amore lei lo ha già, e io lo sto ancora cercando. Era un amore senza fine, quello materno, paterno, fraterno, più l'affetto dell'amicizia, tutto insieme. Eravamo forti, contro tutti. Anche se ci eravamo conosciuti per caso, siamo restati uniti per scelta... perché lei mi dava tutto, affetto e sicurezza, quella di avere sempre qualcuno, di ricevere sempre amore, di non essere solo neanche quando i miei fantasmi venivano a spaventarmi. Avrebbe fatto di tutto per me, e io per lei. Le davo la possibilità di sorridere quando non ci riusciva, di distrarsi e di sentirsi meglio quando tutto le crollava addosso, e io lo vedevo, lo riconoscevo dai piccoli gesti, senza aspettare scenate o confessioni. E così farei anche ora... le passerei la porra, dopo averla portata in un posto che possa diventare per dieci minuti, solo nostro. Ma non posso, perché quel dolore, quelle lacrime, questa volta sono colpa mia.
L'ho fatta a pezzi di nuovo, la mia guerriera, la mia sorellina col cuore così grande. La mia Nina.
Era così che le piaceva essere chiamata da me, soltanto da me, perché io ero il suo Cri, e nessun altro poteva chiamarmi così. Era un modo per avere qualcosa di solo nostro, come facevamo con tutto quello che ci succedeva o che facevamo insieme: ne conservavamo il ricordo e apparteneva solo a noi.
Volevo soltanto vederla sempre felice, anche a costo di metterla contro la sua stessa natura, come diceva sempre lei. Non volevo passasse il mio inferno, volevo che rimanesse lontana dal dolore, ma così gliene ho causato dell'altro.
Io l'ho abbandonata. E avevo promesso di non farlo.
Non lo meritava, lei non è come le altre, lei non è una delle tante. Lei non è mai stata usata da queste mani e da questo corpo, che chiedono soltanto vendetta ad un mondo dove le donne hanno saputo solo ferirmi. Lei no. E c'era soltanto una parola per descriverla, il suo nome, diverso da tutti gli altri.
Esco dal nascondiglio improvvisato, e il rumore dei miei passi la costringe ad asciugarsi le lacrime. La mia piccola donna, tanto forte davanti al mondo, tanto fragile dentro.
-Perchè piangi?- Anche se so che non lo ammetterà mai. Se voglio riaverla, se voglio vivere di nuovo, devo almeno provarci. Ma resto in piedi, la guardo dall'alto, mentre lei è ancora seduta.
-Non sono l'unica a non sapere un cazzo, anche tu non sai nulla.-
-Allora me ne vado, anzi, vattene tu. Questa è casa mia.- Sto per aprire la porta, ma un 'NO' secco mi mi lascia senza fiato. Mi fermo, divento immobile e sento la sua mano prendermi e stringermi il braccio, per poi sbattermi con la schiena contro il muro. Non ho mai dimenticato la forza assurda che ha quando è piena di rabbia.
-Adesso resti qui e mi ascolti.-
I miei occhi la pregano di non farlo, di non parlarmi, mentre accettano la sua sfida. Mi sento soffocare, sta cercando di radunare tutto l'odio che ha dentro per vomitarlo su di me.
-Me lo meritavo davvero tutto questo? Poteva bastare anche un semplice vaffanculo, ma non ti sei sprecato nemmeno a dirmi quello. Mi hai spaccato in due, di nuovo. Mi hai quasi mandato all'ospedale, mi hai dilaniato con il tuo comportamento. Mi hai lasciato in un baratro senza fine, divisa a metà tra i sensi di colpa e il pensiero di fare finalmente qualcosa per me stessa e dimenticarti. Hai dato fuoco a me, alla tua migliore amica. Solo per avere l'orgoglio di affrontare qualcosa da solo. Mi hai dato un motivo per riprendere in mano una lama.-
Le sue parole sono forse peggio di quanto mi aspettassi.
-Se tu avessi trovato il tempo per me, forse le cose sarebbero andate diversamente.- So cosa dire, so dove colpire. Quegli occhi sono un libro aperto e letto fin troppe volte per me. Ma tutta insieme... è come Beautiful, non finirà mai di stupirmi.
-Non avevo alcun dubbio che tu arrivassi a dare la colpa a me. Racconta balle a chi vuoi e quante ne vuoi, ma non a me. No, mi dispiace, questa volta è solo tua. Io non posso sentirmi colpevole per non averti aspettato, perché sai benissimo che saresti potuto tornare in ogni momento, e mi avresti trovato. Guardami negli occhi, abbine il coraggio. Se mi rivuoi, chiedimi scusa, altrimenti addio. Questa sono io e lo sai.-
Ha ragione, questa è lei. E io devo solo evitarle altre sofferenze, ma non so come...
-Anche tu te ne sei andata.-
-Ok, ti auguro il meglio, addio.-
Si gira, sta per scendere gli scalini e andarsene per sempre.
-Nina, no. Aspetta.- La vedo rimanere stupita da quel nome, e so che nel suo cuore, l'odio si è spostato per far passare amore e speranza. È questa la differenza tra lei e gli altri. Lei è fatta d'amore.
-Io ho bisogno di te, quanto tu ne hai di me. Ti prego, scusa.- Posso leggerle negli occhi, fino dentro al cuore. Sta di nuovo combattendo contro sé stessa, vuole essere felice, ma ha paura di me, che possa ripetersi quello che è successo.
La raggiungo, pochi passi più avanti, e lei esaudisce ogni mio desiderio senza bisogno di dirle nient'altro. Mi abbraccia e piange. La mia piccola Nina.
Piango, piango anche io come non faccio da tempo e come invece vorrei fare più spesso, perché le sue braccia sono l'unico posto dove posso farlo al sicuro.
-Sì, ho paura. Ma bentornato.- Cazzo, mi ha letto dentro di nuovo.
Tra di noi le parole non sono mai servite.
Ho tra le braccia la mia migliore amica, mi ha restituito la vita di nuovo.
Mi ha salvato di nuovo.




#3 storia pubblicata.
Nì.

 

   
 
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