Serie TV > Once Upon a Time
Ricorda la storia  |       
Autore: A lexie s    13/08/2014    1 recensioni
[Spoiler per chi non segue la programmazione americana.]
Questa è una mini (molto mini) long. La storia infatti sarà composta da due capitoli e racconterà del viaggio affrontato da Hook per arrivare a New York e ritrovare Emma.
Dal primo capitolo:
Ed è quando la tempesta passa che bisogna raccogliere i cocci di ciò che è rimasto, la quiete che segue fa più paura della tempesta stessa, perché una volta che il cielo si è rischiarato bisogna fare i conti con quello che manca.
Killian Jones si svegliò affaticato, i polmoni gli bruciavano come se avesse inghiottito fuoco e non riusciva a respirare bene. Sputò acqua dalla bocca e rischiò di soffocare più volte, gli occhi non riuscivano ad aprirsi a causa di una luce troppo intensa.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

The arms of the ocean

1. The storm
 

Le tempeste arrivano dal nulla. Un attimo prima il cielo sembra sereno e regna la quiete, un attimo dopo il vento si abbatte e trascina tutto con se. Anche quella sera era andata così.
 
Il capitano della nave continuava a tenere saldamente il timone cercando d’imprimere una rotta, ma la potenza del vento la dirottava continuamente. Killian Jones rimaneva fermo, immobile ed imperturbabile, nonostante la paura fosse palpabile nell’aria. Gli uomini della sua ciurma correvano avanti ed indietro per tutta la nave, c’era chi si occupava d’issare le vele, chi cercava di limitare i danni subiti alleggerendo il carico e altri ancora che rimanevano rannicchiati in un angolo in attesa che passasse. 

“Supereremo anche questa.” Gridò il capitano, impartendo ordini ed infondendo coraggio ai suoi uomini. Ce l’avrebbero fatta, quella non era di certo la prima tempesta che affrontavano, nonostante fosse più dura e spaventosa delle altre.

Le onde continuavano a gonfiarsi sempre di più, raggiungendo altezze inimmaginabili ed infrangendosi furiosamente contro la nave che cominciava ad incassare acqua.

Nemmeno in quel momento riusciva a pentirsi della sua scelta, non si pentiva di essere tornato indietro, avrebbe potuto tranquillamente non farlo e ritornare ad essere ciò che era stato fino ad allora: un pirata!
Non se lo sarebbe perdonato però, e non sarebbe riuscito a convivere con il rimorso di aver sbagliato, di nuovo.
Per questo adesso rischiava tutto, la sua nave, il suo equipaggio, la sua vita. E lo faceva soltanto per rivedere due occhi verdi, che magari avevano anche cambiato espressione visto il tempo che era trascorso dall’ultima volta in cui li aveva visti. Un anno, esattamente un anno.

“Tenetevi forte!” Esclamò improvvisamente, avvistando una grande onda ergersi verso di loro. Tutti si aggrapparono a ciò che ritenevano più saldo, ma la potenza dell’onda fu devastante. Troppo devastante. 

 
Ed è quando la tempesta passa che bisogna raccogliere i cocci di ciò che è rimasto, la quiete che segue fa più paura della tempesta stessa, perché una volta che il cielo si è rischiarato bisogna fare i conti con quello che manca.
Killian Jones si svegliò affaticato, i polmoni gli bruciavano come se avesse inghiottito fuoco e non riusciva a respirare bene. Sputò acqua dalla bocca e rischiò di soffocare più volte, gli occhi non riuscivano ad aprirsi a causa di una luce troppo intensa. Si portò una mano davanti a questi per sfregarli un po’, ma non fece che peggiorare le cose, la sabbia che era attaccata alla sua mano s’insinuò all’interno delle palpebre causandogli maggior dolore.

“Che diamine”, sussurrò alzandosi e mettendosi seduto. Una spiaggia ampia di sabbia bianca e finissima era il luogo in cui si trovava. Si alzò lentamente, barcollando raccolse un po’ d’acqua per sciacquarsi il viso. L’acqua salata bruciava parecchio, ma d’altronde riuscì a togliere tutti i residui di sabbia.

Si guardò intorno più volte, spaesato. Non sapeva che isola fosse quella, anzi era sicuro che non figurasse nemmeno nelle carte nautiche che aveva sulla Jolly Roger. La sua amata nave, chissà dov’era finita. Non era possibile che la tempesta l’avesse trasportato così lontano, doveva essere lì vicino, ma all’orizzonte non vedeva nulla se non acqua.
Si tolse gli stivali ed il cappotto di pelle, la temperatura era troppo alta per tollerare un simile vestiario. Il sole cocente del mattino s’infrangeva prepotente su di lui, riscaldandolo ed asciugando rapidamente i suoi abiti bagnati dall’acqua del mare. Non era facile credere che un simile tempo potesse succedere ad una tempesta come quella della sera precedente, ma a quanto pare c’erano delle cose che non si riuscivano bene a spiegare.

La spiaggia era deserta e silenziosa, cercò di trascinarsi avanti nonostante l’intenso dolore alle gambe, e piano riuscì ad acquistare stabilità. Si addentrò un po’ nella piccola selva che affiancava la spiaggia per cercare di capire meglio dove si trovasse. Poco lontano da lui, cominciò ad udire una voce che lo chiamava con frequenza.
Cercò d’individuare da dove provenisse e si accorse che vi era un uomo sdraiato, considerata la stazza poté intuire che si trattasse di Spugna e si avviò verso di lui velocemente.

“Capitano. Capitano!” Continuava ad urlare quello. Hook s’inginocchio vicino a lui e gli posò una mano sulla spalla.

“Spugna, tutto bene?” Chiese preoccupato, a differenza di ciò che si pensava, il capitano aveva un profondo rispetto verso gli uomini della sua ciurma, dopo tutti quegli anni di navigazione erano loro l’unica famiglia che gli era rimasta e, come in ogni famiglia, cercava di averne cura.

“Si, ma non riesco a muovere il piede.” Rispose l’altro, tirandosi su con il busto e mettendosi seduto. Con una mano continuava a massaggiarsi la caviglia dolorante e con l’altra cercava di sorreggersi al meglio.

“Mettiamo questo” disse Killian avvolgendogli un lembo strappato della sua camicia, Spugna fece un nodo non troppo stretto e cercò di mettersi in piedi lasciandosi sorreggere dal capitano.

“Spugna quando risolveremo la situazione, dovrai metterti a dieta.” Lo ammonì scherzando, lo trascinò vicino un tronco e ve l’adagiò sopra.

“Adesso vado a cercare qualcosa che ci permetta di ritrovare la Jolly Roger” spiegò ad alta voce, “ed Emma” aggiunse poi, ma in modo da non farsi udire dall’altro.

Non riusciva a scorgere niente che potesse aiutarlo, solo alberi e piante di ogni genere. Continuò a camminare per un po’ di tempo e poi decise di fermarsi, si appoggiò ad un albero e si riposò per qualche minuto contemplando con sguardo perso il paesaggio circostante. Doveva esserci un modo per andare via da quell’isola, lui era un pirata e quella non era di certo la prima isola che visitava, ma solitamente aveva la sua nave ormeggiata, mentre adesso senza quella si sentiva in trappola.
Decise di alzarsi per ricominciare a darsi da fare, s’inoltrò sempre di più fino a scorgere una piccola casa fatta con tronchi d’albero e foglie. Dopotutto non doveva essere un’isola deserta, se vi era una casa.
Bussò più volte, ma nessuno rispose così decise di entrare. Non era nulla di che, una piccola baracca improvvisata. Su un tavolino di legno vi erano dei mestoli creati con le noci di cocco e con altri elementi naturali e dall’altra parte vi era un letto, se così poteva definirsi, di foglie.

“Cosa ci fai tu qui?” Domandò qualcuno alle sue spalle con voce profondamente inquisitoria.

Si voltò di scatto, anche perché quella voce aveva qualcosa di familiare.

“Ariel?” Chiese sfregandosi gli occhi, li riaprì e vide nuovamente la sirena insieme al suo principe.

“Certo che sono io, rinnovo la domanda. Che ci fai qui?” Richiese arrabbiata. Effettivamente il loro rapporto era stato parecchio burrascoso, ciò aveva raggiunto il culmine quando lui aveva sacrificato il suo principe in cambio della Jolly Roger. C’era d’aspettarselo che la sirena non lo accogliesse calorosamente, ma quello che non si spiegava era come mai fossero insieme.

“Il vero amore vince sempre.” Disse la rossa, avendo percepito lo stupore negli occhi del pirata. Annuì semplicemente e poi si ricordò che le doveva qualche spiegazione, soprattutto dopo quello che le aveva fatto l’ultima volta, anzi una spiegazione era proprio il minimo che potesse offrirle.

Si era pentito Killian Jones, si era pentito quando aveva ucciso Barbanera impedendo alla sirena di sapere dove fosse il suo principe. Ed a mente lucida riconobbe che era stato un atto vile e crudele, scambiare la vita di un uomo per la sua nave, anche se quella non era una semplice nave, anche se quella era la sua casa.

“C’è stata una tempesta ieri” cominciò a spiegare, “No, ma veramente?” Chiese sarcasticamente la donna, indicando con la mano il tetto, attraversato da un grande tronco d’albero che sicuramente si era staccato a causa delle forti raffiche di vento.

“Lasciami continuare sirenetta.” Sbottò allora il pirata, facendo vagare lo sguardo tra lei e il principe che non aveva ancora nemmeno aperto bocca. Proprio un uomo di carattere pensò Hook sorridendo e accarezzandosi la barba con il palmo della mano.

“La tempesta è stata così violenta che ha dirottato la nave, e stamani mi sono svegliato su questa spiaggia. Ecco tutto.” Concluse facendo un piccolo inchino, mentre la ragazza continuava a guardarlo con ostilità. Aveva persino pensato che lui fosse diverso quando l’aveva aiutata a trovare Barbanera, ma poi si era rivelato un vile, proprio come credeva all’inizio. Annuì semplicemente, spostando il peso da un piede all’altro, non era ancora pienamente abituata ad avere le gambe ed ogni volta che poteva, faceva un tuffo in mare per rivedere la sua amata coda.
Vi aveva rinunciato per il suo amore, perché è questo che si fa per la persona amata.

“Quindi adesso che vuoi?” Sputò poi con rabbia, aveva ascoltato la sua spiegazione e non aveva nessun intenzione di aiutarlo, era per colpa sua se stava quasi per perdere il suo Eric. Era riuscita a trovarlo poi, ma con molte difficoltà e non certo per merito del pirata.

“Andiamo sirenetta cosa posso volere secondo te? Voglio una mano, non in senso letterale.” Sottolineò ridendo, alzando per un attimo l’uncino ed indicandoglielo. Persino il principe rise alla battuta del pirata, mentre la rossa accennò solo un lieve movimento di labbra che dopo un attimo fu sostituito nuovamente da un’espressione composta.

“Era carina, devo ammetterlo.. Non arguta, ma carina.” Sentenziò poi, a quelle parole il sopracciglio di Hook si alzò automaticamente verso l’alto ed una risata sarcastica e fugace sfiorò le sue labbra.

“Quindi? Mi aiuterai?” Incrociò le braccia al petto, in attesa di una risposta che non tardò ad arrivare.

“No.” Rapido e secco. Risuonò nelle orecchie di Killian per qualche secondo, in effetti doveva immaginarlo, insomma era stato anche stupido chiederlo. Non poteva aspettarsi altro dopo quello che aveva fatto, ma adesso aveva bisogno davvero del suo aiuto. Lei era l’unica che potesse lasciare l’isola ed intercettare la sua nave, così lui avrebbe potuto rimettersi in viaggio per trovare Emma.

Aveva saputo che la maledizione sarebbe stata scagliata presto e quindi non aveva altro tempo da perdere, anche se dubitava che potesse giungere fino a lì, fino a quell’isola sperduta. Comunque non era un rischio che era disposto a correre, doveva lasciare quel mondo e doveva farlo velocemente, quindi se per riuscirci doveva far leva sulla compassione di una sirena, era disposto a farlo.

“Ho davvero bisogno di aiuto, io devo trovare Emma.” Cercò di spiegare, ma venne subito interrotto da quella.

“Emma? Perché?” Domandò spaesata, la questione stava cominciando a farsi interessante. Difatti ricordava di quando aveva aiutato l’intera compagnia che si trovava a Neverland, e ricordava che Emma fosse la figlia di Snow.

“Okay, te la faccio breve perché non ho tempo da perdere, quindi se non vorrai aiutarmi dovrò sbrigarmi a trovare un altro modo.” Cominciò a dire, si bloccò un attimo cercando di riordinare le idee per fare un discorso sensato e poi riprese, “allora, mi è arrivato un biglietto che diceva che devo trovare Emma, perché verrà scagliata un’altra maledizione e solo lei potrà spezzarla.” Concluse.

Ariel ci pensò su qualche secondo, era combattuta in realtà, magari aveva anche deciso di aiutarlo, ma prima lo avrebbe fatto soffrire qualche altro minuto. “Ed io cosa dovrei trarne?”

“Andiamo sirenetta, sono tutti in pericolo: Snow, Charming e l’allegra compagnia. Davvero non vuoi aiutarli? Vuoi comportarti come ho fatto io, vigliaccamente?” Supplicò infine, come se con quelle parole potesse scalfirla in qualche modo, in realtà ci faceva molto affidamento. Trovare un’altra strada sarebbe stato complicato, lungo e sicuramente deludente.

“Forse dovresti aiutarlo” s’intromise per la prima volta il principe.

Mi stai già più simpatico pensò simultaneamente Killian e sorrise illuminandosi alla possibilità che magari lei avrebbe ceduto davanti alle parole del suo principino.

“A proposito amico, forse dovrei scusarmi con te” disse, poi vide l’espressione corrucciata di Ariel, “con entrambi” si corresse.
Va bene, forse avrebbe dovuto aiutarlo, poi non è che stesse proprio aiutando lui piuttosto stava aiutando Snow, sua vecchia amica che l’aveva aiutata quando aveva avuto bisogno di lei.

Anzi si stupiva del fatto che il pirata li stesse aiutando davvero, come mai e cosa ne ricavava?
“Piuttosto tu cosa ricavi da tutto questo?” Chiese sfacciatamente, non pensava proprio che lo facesse per altruismo quindi doveva esserci qualcosa dietro.

“Perché pensi che debba ricavarne necessariamente qualcosa?” Proruppe Hook, piuttosto frustato, non riusciva a venire a capo della situazione, quella serena non solo non si decideva, ma continuava a fargli un mucchio di domande.

“Perché Capitan Hook non fa niente per niente, ed io ne sono la prova!” Affermò lei, corrucciando le labbra e incrociando le braccia a sua volta.
“Emma. Voglio aiutarla.” Sentenziò quello, alla fine, stanco di essere continuamente messo in discussione.
La donna capì allora, capì cosa lo spingesse.. L’amore.

Riusciva a riconoscere uno sguardo disperato quando ne vedeva uno, l’aveva avuto anche lei quando il pensiero di aver perso per sempre Eric aveva cominciato a farsi spazio nella sua mente. Fortunatamente poi, non era andata così.
La sirena non disse nulla per qualche minuto, dopo di che si decise finalmente a mettere fine alla tortura del pirata ed acconsentì ad aiutarlo.
I tre si diressero verso la spiaggia dove recuperarono Spugna, che aveva quasi perso ogni speranza.

“Dubiti del tuo capitano?” Lo ammonì Hook con sguardo severo ed indecifrabile, tanto da metterlo quasi in soggezione, il membro della ciurma buttò lì qualche parola di scusa e qualche giustificazione e la discussione finì. Erano sicuramente presi da pensieri più opprimenti.

“Okay, faremo così..” Cominciò il pirata, ma venne subito interrotto da un sonoro sbuffo della rossa. “Non darmi ordini, non faccio parte della tua ciurma.”

Stava quasi per risponderle a tono, ma si trattenne. Non poteva rischiare di irritarla e di mandare all’aria tutto.
“Okay, faremo così.. Io cercherò di vedere dov’è finita la tua nave e poi tornerò per darti notizie, poi vedremo il da farsi.” Concluse, diede un bacio al suo principe, sotto lo sguardo impaziente di Hook, e si gettò nelle acque limpide di chissà quale oceano.

Killian continuava a camminare avanti e indietro con passo nervoso, erano passati meno di cinque minuti e già si chiedeva quando la sirena sarebbe tornata. L’attesa non faceva per lui, solitamente era abituato ad agire e non ad aspettare passivamente.

“Rilassati, lei riesce a trovare ogni cosa.” Disse Eric cercando di rassicurare quell’uomo che a furia di camminare gli stava facendo venire il voltastomaco.

Annuì semplicemente, adesso era lui che non voleva fare conversazione. Appoggiò gli stivali ed il cappotto su una parte del tronco e si sedette accanto a Spugna, che intanto sembrava essersi appisolato.

“Come riesce a dormire in queste condizioni..” Sorrise e si passò una mano tra i folti capelli. Eric rise e si sedette accanto a lui, poggiando le mani sul tronco ed assumendo una tipica posizione rilassata.

Certo, non è da lui che dipendeva la salvezza di Emma e degli altri, per questo riesce a stare così, constatò Killian senza però proferire parola.
“Come mai siete rimasti su quest’isola?” La domanda gli partì spontanea, era sinceramente curioso di sapere come un principe potesse adattarsi a condizioni a cui non era abituato minimamente.

“E’ tranquilla, fuori da qualsiasi pericolo. Possiamo semplicemente stare insieme.” Concluse senza nessuna esitazione, l’altro annuì e non dissero nient’altro.
 
 
“Ho fatto il giro largo dell’isola, non riuscivo a trovarla inizialmente perché ti sei allontanato parecchio, ma poi nella parte ovest ho scorto la tua grande nave e avvicinandomi ho potuto constatare che vi erano ancora due uomini a bordo. Sembra in buone condizioni, difatti sono riusciti a dirottarla qui.” Spiegò Ariel, appena uscita dall’acqua ancor prima che il capitano potesse rivolgerle le mille domande che stava per farle.
Il pirata allargò le braccia preso dalla felicità e sorrise apertamente.

“Grazie sirenetta” mormorò infine, prima di accogliere gli altri due uomini della ciurma sull’isola. “Non avrei pensato mai di dirlo ragazzi, ma sono veramente contento di vedervi” due pacche nella spalla era la massima cortesia che riuscì a permettersi.

“Da quando è così sentimentale, capitano?” Chiese uno dei due, ridendo.

Hook non disse nulla, si limitò ad informarsi sulle condizioni della nave, che sembrava a posto, e sul resto della ciurma. All’appello mancavano una manciata di pirati, ma fu rassicurato da Ariel, aveva incontrato altre sirene che l’avevano informata che alcuni si trovavano su un’isola poco distante. Bene, si disse. Poteva andare decisamente molto peggio, ma adesso non poteva perdere altro tempo.

“La maledizione starà per arrivare, ragazzi. Voi non potete venire con me, aspettate che passi e fatevi aiutare da Ariel” rivolse un cenno alla rossa. Non poteva rischiare una seconda volta di metterli in pericolo, e poi da solo avrebbe saputo meglio come muoversi.

“Ma noi..” cominciarono quelli, ma lui troncò ogni protesta sul nascere e alla fine fecero esattamente come voleva, d’altronde era il loro capitano. Solo Spugna non si fece convincere, era quello più affezionato a Killian e non lo avrebbe lasciato solo, così si fece caricare sulla nave e non accettò nemmeno gli ordini di Hook che lo intimavano a scendere.

“Non posso camminare” protestò.

“Avevo detto a quei due di non portarti a bordo. Non accetto l’insubordinazione!” Affermò il capitano ad alta voce, ma in fondo una parte di lui era contenta di non essere solo. 

Riprese le sue cose, salì sulla sua nave e partì verso l’ignoto.

Autrice:
Salve :)
Questa storia, come vedete (leggete), racconta il viaggio del nostro bel capitano. Durante la terza stagione, Killian continuava a non voler raccontare l'anno mancante ed il viaggio, solo nel gran finale le carte sono state scoperte, ma sarà stato davvero così facile per lui? O ci sono delle cose rimaste non dette?
Io ho pensato di dare una mia interpretazione, ovviamente ho cercato di far coincidere il fatto che abbia abbandonato la ciurma (in questa presunta isola dove la maledizione non arriva), la maledizione non poteva arrivare nell'isola perché poi rivediamo Ariel ed Eric felici, invece se fossero stati colpiti sarebbero anche loro tornati a Storybrooke. Del resto, Spugna lo ritroviamo a Storybrooke e senza memoria, quindi non potevo farlo rimanere sull'isola. Ho cercato di far coincidere le cose, ovviamente se notate incongruenze mi farebbe piacere che me lo faceste presente.
Spero non risulti noiosa. Se vi piace e siete curiosi (anche se non dovesse piacervi), fatemelo sapere. 
A presto :* 

 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: A lexie s