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Autore: MissDeppDixon    13/08/2014    2 recensioni
Mi sono sempre chiesta quale sia stata la reazione di Paul alla morte di John. Quindi ho scritto questa One Shot .
Paul dopo la scandalizzante notizia comincia a ricordare la sua vita insieme al suo amico John, dalla conoscenza fino alla morte, racchiudendo i momenti migliori realmente accaduti e immaginati :)
**[[McLennon]]
-Posso confidarti una cosa?-
-Certo dimmi-
-Sei la prima persona che mi fa stare bene, Marie mi disgustava, troppo puttana, ammetto che mi piace ma tu sei così dolce e innocente. Sai benissimo che dopo la morte di mia madre io ho smesso di sorridere, non l'ho facevo nemmeno prima , ma almeno ero felice. Grazie a te invece qualcosa è cambiato, tu Paul mi fai provare cose che non ho mai sentito....Paul-mi prende il viso e lo avvicina al mio-tu mi fai sorridere-**
Spero di aver reso l'idea, buona lettura :)
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non avrei mai pensato di ritrovarmi qui, in quel famoso parco dove lo portavo ogni sera quando si ubriacava, e sopratutto non avrei mai pensato di ritrovarmi qui per una cosa del genere, per la sua morte. Guardo la nostra stella, MaryJulia.
Chiudo gli occhi e cerco di ricordare tutto dall'inizio, partendo dal 6 luglio 1957....
-John!John!-Ivan mi prende per il braccio e mi trascina da lui
-Dai non voglio-dico a denti stretti
-John! Voglio presentarti un mio amico-lui si gira, mi fissa dritto negli occhi, cerco di non diventare rosso e guardo la mia chitarra
-Bene, come ti chiami?-mi chiede alzandomi il viso con due dita
-Paul, Paul McCartney-lui mi sorride, un sorriso malizioso, poi mi afferra la mano
-John, John Lennon-sorrido a mia volta
-Siete stati grandi sul palco poco fà-dico guardando anche gli altri
-Grazie-
-Bene, io me ne andrei-Ivan mi ferma per un braccio
-Paul sa suonare la chitarra benissimo-
-Sentiamo avanti-mi stava sfidando, il suo sguardo voleva entrare nella mia testa e penetrare in tuto il corpo
-D'accordo-dico, inizio a cantare le prime parole di Twenty Flight Rock mentre le dita si muovono veloci, lui mi guarda, si nota lo stupore nei suoi occhi. Quando finisco applaude e si gira dandomi le spalle, me ne vado afflitto però prima di uscire sento qualcosa che mi fa sorridere:
-Voglio lui più di qualunque altro-me ne vado aspettando una sua visita.
E così fù, dopo qualche giorno viene a trovarmi a casa..
-John?-dico guardandolo con un sopracciglio alto
-Prendi la chitarra e vieni con me-annuisco e corro a prenderla
-Dove andiamo?-gli chiedo mentre camminiamo
-Ti fidi di me?-
-Beh..-abbasso la tetsa, lui si ferma e mi guarda-si-dico senza esitere, rimane a fissarmi per un po' poi ricomincia a camminare.
Ci troviamo davanti a casa di sua madre
-John!-esclama lei sorridendo ed abbracciandolo
-Mamma-sussurra lui, rimango lì fermo fino a quando non si ricordano che ci sono anche io
-Lui è Paul vero?-dice lei sorridendo
-Si signora, Paul McCartney piacere-le stringo la mano e le sorrido
-Julia, sono la mamma di John-ricambia il sorriso e mi invita ad entrare. Lei ci porta in soggiorno dove mi accomodo sul divano e prendo la chitarra
-Fammi sentire qualcosa ti prego-dice lei mettendosi davanti a me, guardo John e lui annuisce sorridendo, inzio a suonare la stessa canzone che ho fatto sentire a lui e al suo gruppo, lei prende il figlio e inizia a ballare, la osservo per un po', si assomigliano molto caratterialmente: mi sono sempre chiesto perchè John fosse così, a scuola faceva il duro con i ragazzi e il rubacuori con le ragazze facendole cadere tutte ai suoi piedi. John guarda l'orologio
-E' meglio se torniamo a casa, zia Mimi potrebbe insospettirsi-lei annuisce e gli lascia un bacio sulla fronte, mi abbraccia e ce ne andiamo. Passeggiamo senza parlare, qualche sguardo scappa a tutti e due ma nessuno apre bocca, vorrei tanto sapere cosa nasconde John Lennon.
Arriviamo davanti casa sua e mi giro per andarmene, lui mi blocca e finalmente mi parla
-Ci vediamo domani-dice sorridendo
-Contaci-gli faccio l'occhiolino e lo saluto muovendo la mano
Ed ogni sera quando arrivavamo davanti casa sua lui mi ripeteva quella frase, fino a quando un giorno non mi invitò a casa della zia invece che andare dalla madre.
-Che ne dici se oggi suoni da me? Diciamo da mia zia-
-Ok, passo verso le 5-
-Ti aspetto-
Alle 5 e 10 mi ritrovo davanti casa Smith, suono il campanello e sento John gridare:
-Un minuto!-che poi si trasforma in cinque. Finalmente viene ad aprirmi, sorride e mi fa entrare
Saliamo le scale ed entriamo in camera sua, rimango a bocca aperta; mi hanno sempre affascinato le camere piene di foglie sul letto, che odora di carta e fumo, odora di musica. In più lui aveva disegni attaccati sul muro fatti da lui, in alcuni c'erano scritte frasi incomprensibili:
-Ti piacciono?-
-Si-dico sorridendo
Ci posizioniamo sul letto, io seduto sul bordo e lui affianco a me. Iniziamo a suonare poi gli chiedo una cosa che mi gira in mente da quando mi ha invitato dalla zia, che oggi era anche assente
-Come mai oggi non siamo andati da tua madre?-chiedo, lui mi fissa incredulo, come se quella frase non se l'aspettava
-Nessuno vuole mai andare da mia madre-
-A me è piaciuto molto, mi sono sempre divertito, è molto simpatica-lui mi guarda e mi sorride
-Magari un giorno vengo io da te e mi presenti tua madre-il mio viso si fa triste e lui se ne accorge
-Hey, tutto bene?-
-Non credo sia possibile-
-Come mai?-
-Venire a casa tua e conoscere tua madre mi ha reso solo felice, perchè ho visto come vi volete bene e vi divertite insieme, anche lei me ne voleva ma non abbiamo avuto molto tempo per divertirci perchè è morta quando avevo quattordici anni-dico tirando su con il naso, guardo John e rimango a bocca aperta, i suoi occhi sono lucidi, prende la mia chitarra e la poggia sul letto. Poi accade quello che non pensavo sarebbe mai successo: poggia le sue labbra sulle mie, delicatamente, come se avesse paura che io possa respingerlo. E invece rimango lì, confuso, poi mi decido a ricambiare, perchè lo desideravo e non sapevo il motivo, forse lui...si, lui mi attira molto, mi ispira. Preme sulle mie labbra facendomi andare indietro con la schiena, ci ritroviamo distesi sul letto, lui sopra di me che continua a baciarmi, ormai si è trasformato in qualcosa di più appassionante, di più profondo. Una mano è tra i miei capelli, l'altra invece scende sul petto, inizia ad accarezzarmi, mi lascio andare; non ho mai provato queste sensazioni con una ragazza. Quando ci stacchiamo mi guarda e mi accarezza il viso e sorride:
-Sei così dolce-sussura accarezzandomi la guancia leggermente rossa, poi si alza di scatto e si siede al bordo del letto-scusami-
lo guardo mentre si accende una sigaretta, mi avvicino a lui
-Non hai nulla per cui scusarti-dico accarezzandogli la schiena, mi guarda e sorride, poi sposta lo sguardo sull'orologio
-Mia zia sarà qui fra mezz'ora-
-Allora vado-dico alzandomi e prendendo la chitarra, lui mi accompagna fino alla porta
-Ci vediamo domani?-chiede con gli occhi speranzosi, annuisco con la testa, apro la porta e me ne vado salutandolo con la mano.
Ci vedemmo altri giorni, entrai nel gruppo che prese anche un nome, i Quarrymen. Dal gruppo se ne andarono molte persone e ne
arrivarono altre. Come George Harrison, che suonava la chitarra e Staurt Sutcliffe, che invece suonava il basso, alla batteria c'era Pete Best. Con George e Pete avevamo un buon rapporto, e con John andava tutto per il meglio anche se di baci non ne vidi più, ma me ne feci una ragione. Invece con Stu qualcosa cambiò, voleva allontanare John da me e lui lo capì troppo tardi. L'umiliazione più grande della mia vita, davanti al ragazzo a cui tengo di più...
-Hey Paul vieni qui-
-Dimmi Stu-
-Ma come ti sei conciato?-chiede prendendomi per il colletto della giacca
-E' una giacca molto importante per me-
-Ma questo non è il nostro stile-
-Ti ripeto che è molto importante per me questa giacca, mia madre l'ha fatta per mio padre, è un semplice ricordo-
-Uhh, l'ha fatta la mammina, ma che carina che è, dille di fare una giacca che ti si addice la prossima volta, che si addice al nostro stile-
-Non ne potrà fare altre-
-Non me ne frega un cazzo! Levati sta giacca che fa schifo!-a quelle parole lo guardo infuriato con gli occhi lucidi
-Leva le mani dal colleto Stu-
-Solo se ti togli la giacca-
-Perchè fai così? Ti credi duro? Credi che oltre alle ragazze anche i ragazzi potranno cadere ai tuoi piedi? Ti sbagli! Sei un piantagrane, non sei buono a fare nulla, non te ne frega un cazzo di nessuno!-
-Brutto stronzo che non sei altro, come ti permetti tu a dire certe cose di me?! Una lezione ti farà più che bene-
-Una lezione? Adesso lasciami il colletto, non hai il permesso di toccare questa giacca, mia madre ci ha messo tutto l'amore che aveva per farla a mio padre e se permetti vorrei tenere un ricordo di lei! Perchè si Stuart mia madre è morta! E' morta di cancro quando avevo quattordici anni!-
-Non me ne frega un cazzo della morte di tua madre! Tanto avevi quella di John!-la rabbia mi sale ma cerco di rimanere calmo
-Adoravo sua madre certo, le volevo un mondo di bene perchè lei amava John, perchè dopo tutto quello che è successo lei gli voleva bene e lui ricambiava anche se non lo dava a vedere!-
-Non me ne fotte un cazzo di tutte ste stronzate! Tu e John una cosa avete in comune, la perdita delle rispettive madri, ti sembra abbastanza per instaurare un rapporto? Sopratutto se sua madre era una zoccola-
-Non parlare male di sua madre!-il pugno parte da solo e colpisce la guancia di Stu, non mi da neanche il tempo di capire cosa ho fatto che qualcosa di forte mi colpisce facendomi cadere a terra. Sento la porta sbattere, apro gli occhi e incontro quelli di John
-Vai via di qui! Non hai il diritto di trattare male Paul e tantomeno di insultare mia madre!-lui era qui? Ha ascoltato tutto? Che figura, Stuart non si muove
-Vattene via Stu-dice abbassando la testa, lui si alza prende il basso ed esce
John sposta lo sguardo su di me, devo avere un aspetto orribile perchè si avvicina e mette una mano sulla ferita
-Nessuno può chiamarti in quel modo e nessuno può toccare le mie labbra-sbatto le palpebre degli occhi senza muovermi...cosa vuole dire con "le mie labbra"? Me le mordo e lui mi aiuta ad alzarmi
-Ormai è sera, vieni con me?-
-Dove?-chiedo accettando fazzoletto per pulirmi il labbro pieno di sangue
-Vieni con me-prende la mia mano e usciamo, mi porta al molo, guardiamo il mare muoversi. È abbastanza agitato. Non c'è nessuno e io e John siamo l'uno attaccato all'altro
-Ti piace?-
-Si John-vede che inizio a tremare perchè ho lascito la giacca nello studio, si toglie la sua e me la mette sulle spalle, guarda il mio viso, accarezza le labbra dove si trova la ferita poi passa alla guancia, scende e mi mette le mani intorno ai fianchi, qualcuno in lontananza viene verso di noi, John si stacca da me e guarda la ragazza che si avvicina
-John!-esclama baciandolo sulla guancia
-Marie...ciao-
-John, andiamo a fare quattro chiacchiere per riscaldarci un po' ?-quando poi gli fa l'occhiolino capisco cosa vuole intendere, guarda me e le mie guance diventano rosse
-Piacere Marie-sfoggiando un sorriso a trentadue denti
-Paul-
-Allora John andiamo?-lui mi guarda e vede che sono leggermente in imbarazzo, una rabbia mi sale da sotto i piedi fino al cervello, non so nemmeno io il perchè
-No Marie, tra poco si mette anche a piovere, preferisco stare qui nelle vicinanze di casa-
-Come vuoi, ma poi non venirmi a cercare-gira i tacchi e se ne va
-Non verrò tranquilla-sussurra guardandomi-scusami, è...-
-Viso d'angelo, lo so-dico guardando dall'altra parte, lui mi gira la testa con due dita sotto il mento costringendomi a guardarlo
-Non sarai mica geloso?-sorride
-Si...un po'-confesso
-Posso confidarti una cosa?-
-Certo dimmi-
-Sei la prima persona che mi fa stare bene, Marie mi disgustava, troppo puttana, ammetto che mi piace ma tu sei così dolce e innocente. Sai benissimo che dopo la morte di mia madre io ho smesso di sorridere, non l'ho facevo nemmeno prima , ma almeno ero felice. Grazie a te invece qualcosa è cambiato, tu Paul mi fai provare cose che non ho mai sentito....Paul-mi prende il viso e lo avvicina al mio-tu mi fai sorridere-
Questa volta sono io a baciarlo, quello che ha detto mi ha veramente colpito. Sento la testa bagnarsi, sta inziando a piovere, ma noi non ci muoviamo di lì, continuiamo a baciarci, abbracciati, riscaldandoci l'uno con il corpo dell'altro. I nostri corpi rimangono uniti per un lasso di tempo che non ho calcolato ma che mi è sembrato un eternità
-Sei la mia principessa-mi sussurra all'orecchio
-Cosa?-dico sbarrando gli occhi, lui ride per la mia espresione e poi si accanisce di nuovo sulle labbra
-Dobbiamo andare, ormai siamo bagnati fradici-
-Uff d'accordo-mi guarda e poi finisce la frase-principessa-
Rido e inizio a correre, mi giro lo guardo e gli faccio l'occhiolino. Lui mi raggiunge, mi prende la mano e corriamo insieme fino agli studi, entiramo dentro ridendo e troviamo George e Pete che ci guardano con un sopracciglio alto
-Cosa c'è?-dice John-stava piovendo e ci siamo messi a correre-
-Mano nella mano?-
-Paul è uno che si perde abbastanza-
Ci squadrano dalla testa ai piedi e poi sorridono guardandosi, John se ne frega di quello che pensano e prende la mia giacca
-Adesso puoi ridarmi la mia princ..-
-Princ?-chiede George
-Princ...oh che ve ne fotte-si prende la sua giacca ed esce correndo, io alzo le spalle come per dire "non so cosa gli sia preso", mi metto la giacca, prendo la chitarra e l'ombrello e me ne vado. John mi sta aspettando fuori
-Principessa-
-Ci stavano scomprendo-
-Fa nulla tesoro-rido e inizio a camminare
-Dove vai senza ombrello?-lo esco da dentro la giacca e lui sorride
-Può accompagnarmi gentil'umono?-
-Ma certo...principessa-scoppiamo a ridere tutti e due e ci avviamo
Camminiamo a lungo per le strade di Liverpool ridendo come ubriachi, poi arriviamo davanti casa mia, lui abassa l'ombrello così da poterci coprire e mi dà un piccolo bacio sulle labbra
-Ci vediamo domani, buonanotte-
-Buonanotte-mi fa l'occhiolino e se ne va
Il nostro gruppo diventò famoso, I Beatles erano sulla bocca di tutti. Stu se ne andò e io presi il suo posto al basso, anche Pete venne "rimpiazzato" da Richard Starkey comunemente chiamato Ringo Starr, un bravissimo batterista. Io e John scrivevamo le canzoni con tanto ti firma Lennon-McCartney. Tutti ormai avevano capito che c'era qualcosa tra me e lui ma nessuno osava dire nulla. John continuava a chiamarmi principessa anche se io mi fidanzai con Jane Asher, la quale ruppe il fidanzamento nel 1968. Oltre a questa rottura, c'era qualcos'altro che non andava nel gruppo, e infatti nel 1969 il gruppo si sciolse, John lo decise, aveva trovato l'amore con la giapponese Yoko Ono. Molti dicono che è colpa sua per la rottura dei Beatles, ma non è così; lei non ha fatto assolutamente nulla, John voleva "il divorzio" da molto tempo ma non ce lo aveva mai detto, io lo capii subito, dai suoi atteggiamenti con il gruppo e con me. Dopo la rottura deve essersi sentito in tanto in colpa da accreditare me come coautore del suo primo singolo "Give Peace A Chance" quando, in realtà, era Yoko. Nel 1970 criticò uno dei miei album allora decisi di scrivere una canzone "Too Many People" dove insulto la carriera di Yoko e il suo sbaglio ad aver lasciato i Beatles. In un altro brano invece "3 legs" mi lamento del suo tradimento "da amico". Lui non tardò a risponde, pubblicando una canzone "How Do you Speep?" dove mi insultò pesantemente. Ci rimasi così male ma comunque me lo meritavo, sono stato io ad iniziare, doveva capire che ero arrabbiato con lui, cos' scrissi un'altra canzone "Dear Friend". Lui si scusò e quando nacque Sean e lui si ritirò dalla vita pubblica per prendersi cura del figlio io lo chiamavo regolarmente e a volte andavo anche a trovarlo. Un giorno si presentò a casa mia, quando aprì la porta e vidi il suo viso mi spaventai
-John...-
-Ciao Paul-ci vedevamo a volte e regolarmente ci sentivamo al telefono, ma non credevo che sarebbe venuto qui solo.
-Posso entrare?-annuisco e lui si fa spazio, noto che ha la chitarra con lui, si siede sul divano e mi fa segno di andare accanto a lui. Mi siedo anche io e fisso il pavimento
-Come mai qui?-
-Non mi vuoi?-sento il suo sguardo triste su di me, era la prima volta che ci trovavamo soli ed era un po' difficile parlare come se nulla fosse successo
-Certo che si, volevo sapere il motivo-sospira e poi prende la parola
-Scusami-rimango di sasso, mi sta chiedendo scusa? Un'altra volta?
-John...ormai è passato e...-
-No...scusami per non averti più calcolato, per non averti parlato minimamente quando ancora il gruppo esisteva, scusami per averti disprezzato e scusami per averti tradito. E' da un po' di tempo che ci penso sù e mi sento molto in colpa per come mi sono comportato nel periodo in cui c'erano tensioni-rimango senza parole, come..perchè?
-Dimmi qualcosa almeno, ti prego-mi alzo e prendo il basso. Inizio a suonare e lui capisce che canzone è, esce la chitarra e noto che è quella che la zia gli comprò, la sua prima chitarra. Quando le nostre voci rompono il silenzio mi sembra di tornare indietro nel tempo, quando ero veramente felice. Anche se Two of us l'ho scritta per Linda, John sapeva benissimo che qualcosa era dedicato a lui. Adesso cantiamo di nuovo insieme, le nostre voci si uniscono e dopo qualche minuto anche le nostre labbra. Quel bacio mi dice tutto, lui non si è scordato di me, anche dopo i Beatles lui mi pensava. Quando ci stacchiamo lui mi guarda e mi porge la sua chitarra
-Vorrei la tenessi tu-con gli occhi lucidi accetto il suo regalo, so che non servirebbe a nulla dire di no, lo conosco e quando si mette qualcosa in testa quella è. Si alza e si avvicina alla porta, io lo accompagno:
-Ci vediamo domani-mi sussurra accarezzandomi la guancia come quando eravamo giovani
-A domani-chiudo la porta e guardo il calendario per ricordarmi questo giorno per sempre, 7 dicembre 1980
Il giorno dopo aspettavo una sua chiamata e così successe, alle 23:07 il telefono squilla, qualcosa mi diceva che era lui:
-Pronto?-
-Sir. Paul McCartney?-
-Si, chi parla?-
-Chiamiamo dal telefono del signor Lennon, John Lennon-
-Si...continui-
-Ci dispiace dirle che John è morto sparato questa notte davanti al Dakota Hotel dove risiedeva. Un pazzo di nome Mark Chapman lo ha sparato quattro volte, è morto dissanguato...pronto? Mi sente?-
Il telefono mi scivola dalle mani, le parole del signore "John è morto" mi girano in testa come un eco, mi inginocchio a terra e urlo più volte il suo nome piangendo, guardo di fronte a me, c'è una nostra foto di quando eravamo giovani. La prendo e mi chiudo in stanza, mi butto sul letto e continuo a piangere. Dopo una mezz'ora mi alzo ed esco, mi ritrovo nel nostro parco dove spesso lo portavo quando si ubriacava. Fisso la nostra stella MaryJulia, accanto a questa un'altra è comparsa e brilla come non mai, passa un po' di tempo fino ad ora. Ripensando a tutta la mia vita passata con lui non mi sono accorto che sono tornato a casa, rimetto a posto il telefono, vado in camera, prendo la sua chitarra, quella che mi ha ceduto ieri, mi siedo sul letto e immagino che John ora sia qui, accanto a me. Dopo non so quanto tempo che passo a pensare le mie dita si muovono sulla chitarra e la mia voce inizia a cantare:

And if I say I really knew you well,
What would your answer be?
If you were here today.
Uh, uh, uh, here today.

Well, knowing you,
You'd probably laugh and say
That we were worlds apart.
If you were here today.
Uh, uh, uh, here today.

But as for me,
I still remember how it was before
And I am holding back the tears no more.
Uh, uh, uh,
I love you, uh.

La mia voce trema pronunciando queste parole e inizio a piangere, ma continuo lo stesso a cantare

What about the time we met? (what about the time?)
Well, I suppose that you could say
That we were playing hard to get.
Didn't understand a thing,
But we could always sing.

What about the night we cried? (what about the night)
Because there wasn't any reason
Left to keep it all inside.
Never understood a word,
But you were always there with a smile.

And if I say I really loved you
And was glad you came along.
Then you were here today,
Uh, uh, uh, for you were in my song.

Uh, uh, uh, here today.

Continuo a piangere, abbraccio la chitarra di John e mi raggomitolo sul letto
-Ti ho sempre voluto bene John...addio amico mio-


____Spazio autrice____
La mia prima One Shot, l'adoro :D
Mi dispiace per il piccolo Stu ma non sapevo come farlo andare via ahahahah.
Spero che anche a voi ha fatto commuovere e venire i brividi, a me è successo ^^
Ovviamente le scene dei baci, che comunque sono poche, non sono reali; escono tutte dalla mia dolce testolina :D
So che gli avvenimenti sono veloci, però tra una cosa e l'altra Paul racconta cosa succede nel tempo, io ho voluto mettere i momenti significativi e poi lasciare spazio alla fine, quella che preferisco ):
Non so quando ne pubblicherò un'altra e non so nemmeno su chi :D
Ditemi cosa ne pensate :) ciaooo


 

 

  
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