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Autore: aduial    13/08/2014    2 recensioni
Talìa e Amdir sono gemelli. Durante un loro viaggio si fermano in un villaggio, dove circolano strane storie e leggende. Una in particolare inquieta la gente del posto e il povero Amdir. La gemella, invece, non ne resta particolarmente colpita, ma attenta Talìa, ogni leggenda ha sempre un fondo di verità…
Questa storia partecipa al contest "AAA protagonista cercasi" indetto da Mariam_Kasinaga sul forum di EFP.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nick sul forum/EFP: aduial95 (forum), aduial (EFP)
Titolo: La regina delle fate
Schema scelto: Dragone
Coppia: nessuna
Lunghezza: 1101 (capitolo primo), 1390 (capitolo secondo), tot: 2491
Raiting: giallo
Eventuali note: nessuna
Breve introduzione: Talìa e Amdir sono gemelli. Durante un loro viaggio si fermano in un villaggio, dove circolano strane storie e leggende. Una in particolare inquieta la gente del posto e il povero Amdir. La gemella, invece, non ne resta particolarmente colpita, ma attenta Talìa, ogni leggenda ha sempre un fondo di verità…
 
La regina delle fate
 
Capitolo primo
Un incontro inquietante
 
Talìa lanciò un urlo di eccitazione mentre Laddhogr si esibiva in una picchiata spettacolare, immergendosi nello spesso strato di nuvole sottostanti. Poi il dragone riprese quota e venne nuovamente illuminato al pallido sole primaverile. Talìa era sempre rimasta affascinata da quello spettacolo straordinario: sopra la coltre di nubi splendeva il sole, mentre appena sotto si scatenava il temporale. Soffocò un risolino divertito al pensiero di Amdir che cavalcava sotto l'acquazzone, lui non aveva la fortuna di avere un drago come compagno per la vita. Talìa si perse nei ricordi, pensando al giorno in cui lui era entrato all'Accademia di Magia, mentre lei aveva deciso di frequentare l'Accademia Militare.
Così lui era diventato un mago, anzi ancora un mago apprendista, mentre lei un Cavaliere di Drago, una delle cariche più prestigiose in assoluto. Sorrise soddisfatta. In molti non avevano creduto in lei, perché era una donna e per di più giovane, ma lei ce l'aveva fatta lo stesso, stupendo tutti. Anche Laddhogr fece una smorfia soddisfatta, percependo i pensieri della compagna, ma tornò immediatamente a concentrarsi.
"Talìa, è ora di atterrare."
La giovane strinse le ginocchia e si aggrappò saldamente alla sella, mentre l'immenso drago blu iniziava la discesa. Fortunatamente aveva smesso di piovere, quindi l'atterraggio in una radura della foresta di Hamling fu molto più piacevole del previsto.
"Dove pensi che sia?" chiese la ragazza.
"La velocità di un cavallo non può competere con quella di un drago in volo - le rispose Laddhogr, con un'espressione orgogliosa sul muso - temo che dovremo aspettare un po'."
"Ottimo! Vorrà dire che ne approfitterò per schiacciare un pisolino" commentò Talìa, accomodandosi su una zampa del drago, che la guardò con affetto. Pochi minuti dopo si era già addormentata.
 
«Talìa! Hai intenzione di dormire ancora per molto?» chiese una voce familiare. In risposta la ragazza fece un sonoro sbadiglio.
«Però! Quanta eleganza in un'unica persona!» commentò la stessa voce che l'aveva svegliata. Laddhogr si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito. Ancora assonnata, Talìa aprì gli occhi e si trovò davanti un viso identico al suo, solo dai tratti decisamente maschili: stessi occhi azzurro ghiaccio, stesso naso dritto, stessi zigomi pronunciati e stessi capelli neri arruffati, sebbene quelli di lui fossero molto più corti.
«Amdir, sei tutto bagnato!» disse Talìa, dopo averlo guardato bene.
«Che occhio! - ribatté piccato il gemello - mi chiedo come tu abbia fatto ad accorgertene.» aggiunse sarcastico.
«E non potevi fare una magia per rimanere asciutto?»
«Perché sprecare energia per una cosa del genere?» le chiese lui di rimando, alzando le spalle.
Talìa si alzò in piede e gli fece una linguaccia. «Vogliamo andare?» gli chiese, prima di inoltrarsi nella foresta umida. Amdir si affrettò a seguirla.
Per un po’ camminarono in silenzio, ascoltando i suoni tipici del bosco che si risveglia dopo la tempesta: gli uccelli che lanciavano i loro richiami da un nido all’altro, i passi leggeri dei cervi sul sottobosco profumato, le gocce che cadevano dalle foglie e precipitavano ritmicamente verso il suolo. Talìa chiuse gli occhi per un paio di secondi, gustando la sensazione di freschezza che le brezza leggera le regalava, accarezzandole la pelle. Poi Amdir interruppe il momento di pace, chiedendole con tono improvvisamente allarmato :«Talìa, non è che il tuo drago si mangia il mio cavallo, vero?». La ragazza sbuffò, rivolgendogli uno sguardo esasperato: «Primo: tu ti preoccupi troppo, dovresti rilassarti un po’. Secondo: si chiama Laddhogr, quando ti deciderai a chiamarlo per nome? E terzo: perché mai dovrebbe mangiarselo?». Amdir borbottò alcune cose incomprensibili tra sé e sé e, finalmente, tacque di nuovo.
 
Dopo circa un’ora di cammino giunsero in vista di un piccolo villaggio. Le nuvole basse non permisero loro di godere dello spettacolo del tramonto, ma i due si accorsero comunque che le tenebre stavano calando velocemente.
Talìa fece per avvicinarsi, ma Amdir la trattenne, afferrandola per un braccio.
«Forse così diamo un po’ troppo nell’occhio, non credi?» le fece notare, accennando alla lunga tunica da mago e all’aderente divisa di pelle nere che indossavano. Poi si concentrò intensamente e la ragazza percepì uno starno calore che la avvolgeva.
«No, no e no! Assolutamente no!» urlò appena vide il lungo abito di flanella celeste che le fasciava il corpo. Amdir sogghignò, ma il sorriso gli sparì dalle labbra non appena lei gli afferrò il bavero della camicia che aveva fatto apparire per sé. Allora Talìa sentì lo stesso calore di prima e si rese conto di avere addosso un paio di morbidi pantaloni di pelle, una camicia e una giacca, esattamente come il fratello. Con un ultimo sguardo d’avvertimento ad Amdir entrò nel villaggio. Cercando un posto dove passare la notte, si avvicinarono a una vecchia che filava, seduta davanti all’uscio di una casa.
«Scusatemi, buona donna – la chiamò Amdir – potreste gentilmente indicarci dove trovare una locanda?». La vecchia non lo degno di uno sguardo, ma continuò a dondolarsi sulla sedia, ripetendo ossessivamente quella che sembrava una vecchia filastrocca:
 
“La regina delle fate è una signora oscura,
tutto intorno a lei c’è solo buio e paura.
Viandante non ti attardare,
nel bosco dove lei ti può trovare.
Nella notte lei cammina,
un campanello annuncia che è vicina.
Ma bimbo non ti preoccupare,
se non farai rumore, non ti verrà a cercare
dalla tua casa non uscire,
in molti cosi ne abbiamo visti sparire.”
 
«Da lei non otterrete alcuna risposta!» gridò una donna rubiconda dall’altro lato della strada. I gemelli si avvicinarono e la donna spiegò loro: «È pazza. Da quando suo figlio sparì nella foresta 50 anni fa non si è più ripresa ed è tutt’ora convinta che sia stato rapito dalla regina delle fate».
«E questa regina delle fate esiste veramente?» chiese Amdir, deglutendo sonoramente. Talìa alzò gli occhi al cielo, suo fratello era davvero un credulone. La donna scoppiò a ridere: «Certo che no! È solo una storia per spaventare i bambini e mandarli a dormire. Comunque ho sentito che state cercando una locanda. Qui nel villaggio non ce n’è una vera e propria, ma potete recarvi a “ Il Sole Nascente”, la taverna in fondo alla strada, che ha anche alcuni letti dove far dormire i viaggiatori». I gemelli la ringraziarono calorosamente e si incamminarono nella direzione indicate, inseguiti ancora dall’eterna cantilena della vecchia.
 
“La regina delle fate è una signora oscura,
tutto intorno a lei c’è solo buio e paura.
Viandante non ti attardare,
nel bosco dove lei ti può trovare.
Nella notte lei cammina,
un campanello annuncia che è vicina.
Ma bimbo non ti preoccupare,
se non farai rumore, non ti verrà a cercare
dalla tua casa non uscire,
in molti cosi ne abbiamo visti sparire.”
   
 
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