Fanfic su artisti musicali > Miley Cyrus
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Autore: hereonlykaos    14/08/2014    1 recensioni
"Ci guardammo pochi secondi e pensai subito al film “Imagine Me & You”, insomma un colpo di fulmine. Aveva dei capelli corti rasati ai lati con un ciuffo biondissimo e due Helix dorati nell’orecchio destro. Notai dal cartellino che si chiamava Miley. Miley, Miley, bel nome."
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Threesome
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Vedevo la mia piccola stanza girare e girare. Poi mi sono girata io verso di lei e di colpo eravamo immobili, l’una di fronte all’altra. Non sono mai stata il tipo di persona da fare il primo passo, preferisco perdermi negli occhi di qualcuno e sperare che quel qualcuno mi faccia ritrovare la strada baciandomi. In quel momento invece, la realtà era quasi distorta, ci stavamo guardando intensamente senza dire una parola e improvvisamente, non ricordo bene come, l’ho fatto. Le ho accarezzato la guancia e l’ho baciata. Poi mi tirai indietro e rimasi a guardarla senza sapere bene cosa stesse pensando. Lei mi guardò restando a bocca socchiusa poi mi tirò verso di lei ed iniziò a baciarmi, lentamente poi sempre più veloce. In quella stanza c’eravamo solo noi, la musica di fuori che faceva di sottofondo e le luci spente. La tenevo stretta, sentivo non solo il suo corpo ma anche la sua anima, le baciai il collo e sentivo le sue braccia percorrermi la schiena lasciandomi correre un brivido che mi fece sorridere, quasi piangere di emozione. Non avevo idea di che ore fossero e non me ne importava, i nostri vestiti volavano per terra così come tutte le mie paure. Ero tra le sue braccia, e le mie labbra sulle sue. Le baciai dolcemente il collo e accarezzai il suo petto, fino ad arrivare all’ombelico. Mi prese una mano e me la tenette stretta, io alzai lo sguardo e vidi mordersi il labbro in quella maniera così sexy da farmi perdere la testa, così facendo continuai quando poi sentii una voce familiare “Oh ma ragazze state qui per cas..” era Carmen, tempestiva come al solito. Mi alzai di scatto e mi coprii con il lenzuolo. Miley fece lo stesso e tenendosi il lenzuolo a sé con lo sguardo imbarazzatissimo si mise velocemente la felpa, i calzoni e prendendo il resto se ne andò. Avevo gli occhi chiusi, coperti dalle mani e affondai la mia testa sul cuscino gridando “Merda!”. Carmen si coprì invece la bocca e mi guardò sgranando gli occhi “Oh mio dio Jenny scusami” Alzai gli occhi al cielo e riuscii a pronunciare solo un secco e incazzato “Tranquilla”. Poi mi disse altre cose ma ricordo solo di essermi alzata, aver messo una t-shirt a caso probabilmente al contrario e in mutande dirigermi verso la porta di casa, sì ero in mutande ed era il 22 dicembre. Stavo correndo e urlavo “Miley!!!” senza tener conto che sicuramente qualcuno mi avrà guardata malissimo e mi ricordo di una vecchietta che si fece il segno della croce guardando quella scena pietosa. Ero arrivata in spiaggia, affondavo i miei piedi nella sabbia, ogni passo si faceva sempre più pesante e mi buttai a peso morto per terra, senza forze. Stringevo i pugni nella sabbia, avevo i capelli davanti il viso ed il respiro affaticato, guardai il mare piangendo e con quel rumore chiusi gli occhi sebbene stavo morendo di freddo. Fu così che mi risvegliai con un raggio di sole indirizzato precisamente nel mio occhio destro e un gruppetto di ragazzetti che mi guardavano ridacchiando. Mi alzai velocemente ma non troppo, ero ancora mezza acciaccata dalla sera prima. “Ehi ma chi sei? Dalle tue parti si usa andare in giro in mutande e dormire per le spiagge per caso?” Disse un ragazzo poco più alto di me con il new era al contrario e una collana con scritto “SWAG”. “Senti levati che non sono affari tuoi” “Oh sì invece, però carini quegli slip, vuoi vedere i miei eh puttanella?” e così facendo avvicinò la sua mano viscida e tatuata al mio fianco ed io prontamente gli diedi un cazzotto che lo stese per terra. Incazzata mi misi sopra di lui e urlandogli contro continuai a picchiarlo ripetutamente fino a farlo sanguinare. Gli altri smisero di ridere ed al posto di aiutarlo scapparono via con le loro biciclette, altrettanto swag eh. Mi fermai quando vidi una persona correre verso di me urlando cosa stessi facendo. Mi alzai di scatto quasi scivolando e presi la bici di quel tipo e mi diressi verso casa strizzando gli occhi, con il cuore in gola pensando “Sono una brutta persona per questo?”. Ero arrivata a casa, suonai ma non mi rispondeva nessuno, quando sentii in lontananza ancora quella voce di quell’uomo: mi stava rincorrendo e se mi avesse preso mi avrebbe denunciato. Quindi non mi rimase altro da fare, in mutande con la maglia al contrario e senza ciabatte con una bicicletta rubata sfrecciavo per le vie di Los Angeles. Mi fermai dietro dei bidoni e chiamai Carmen incrociando le dita che mi rispondesse. “Miley, sono in studio non posso parlare che c’è?” “Carmen ascolta sono nella merda e ..” Nemmeno il tempo di finire la frase che mi disse ridacchiando “Per ieri sera eh?” “No ascolta la situazione è ancora più seria e mi devi assolutamente venire a prendere sono nella 73 esima strada, quella vicino a quel cinese dove la carne di pollo non sembra pollo” “Ah ho capito, eh ma non riesco a venire a prenderti sono davvero indaffarata, poi mi sono svegliata tardi e ah a proposito tu dove hai dormito?” “ Carmen porca troia sono davvero incasinata non posso parlare, devo andarmene, devi venirmi a prendere se non vuoi vedermi dietro le sbarre e pagare una cauzione” “Oddio, arrivo subito.” Rimasi accovacciata con le mani sopra la testa singhiozzando dietro quei bidoni che emanavano un odore terribile. Sentii un clacson e girandomi vidi Carmen che mi faceva il gesto di muovermi. In un lampo ero in macchina e partimmo. “Allora adesso me la spieghi ‘sta situazione per favore?” “Non saprei da dove cominciare, prima di tutto andiamo il più lontano possibile e poi parliamo”. Ci fermammo nel quartiere di China Town e Carmen scese a comprarmi un paio di calzoni, una felpa e delle ciabatte in un negozio cinese, me li misi e andammo in un bar. Ordinai una tazza di tè caldo e passandomi le mani sul viso rimasi a guardare Carmen che mi urlò “Allora io a quest’ora dovevo essere nel mio fottuto studio a registrare una fottuta canzone per quel fottuto Arvin che vuole quel pezzo entro domani, quindi vorrei sapere perché invece siamo qui!!” Presi fiato, un sorso di tè e dissi “Ieri è stata una serata davvero strana, no?” “Sì, è stato strano anche per me trovare te e Miley nude sul letto e particolarmente imbarazzante oltretutto” La guardai stringendo le labbra e continuai “Ecco, dopo quella scena sono andata a cercarla fino in spiaggia ma non trovandola mi sono buttata lì ed ho passato la notte sulla sabbia come materasso e come sveglia un branco di ragazzetti cazzuti che ridacchiavano, giustamente” “Ma tu sei completamente fuori di testa!” “E giustamente non ti sei neanche degnata di cercarmi ma vabhe, eri strafatta anche tu, lo so.” “Eh, sono andata a dormire poco dopo aver visto quella scena traumatizzante e aver quasi scopato con un’amica di un’amica di Helena di cui non ricordo il nome” “Aspetta, tu cosa?” “Vabeh va avanti,va” “Okay, dunque ecco allora uno di loro mi provoca e lo inizio a picchiare brutalmente fino a farlo sanguinare e vedendo che qualcuno si era accorto gli ho rubato la bicicletta e eccomi qua.” Rimase in silenzio per qualche minuto dopo di che tirò un sospiro e mi disse “Ti rendi conto che sei un’idiota?” “Lo so che lo sono, ma oramai non posso farci niente, non dici nulla di nuovo e costruttivo” “Non puoi farci niente? E se ti trovano cosa gli dici eh? Non posso farci niente?”. Continuammo a parlare un po’ dopodiché decidemmo di tornare a casa dopo che Carmen fece una chiamata per avvisare che a causa di un’emergenza non poteva essere in studio. Mi sentivo una totale merda, tre volte. Per Miley, quel ragazzo ed ora per Carmen. Avevo ancora in testa il frastuono di quella musica, quei baci, del mare, dei miei pugni sul viso di quell’idiota e un senso di annebbiamento generale. Fu così che svenni, letteralmente, per terra in quel pavimento con disegnati strani dragoni e con un senso di angoscia chiusi gli occhi.
  
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