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Autore: Valerie Clark    14/08/2014    1 recensioni
''Quinn Febray era sempre stata quello che tutte volevano essere, nessuno conosceva le fratture che vivevano dall’altro lato di quella barriera di perfezione. Era stata brava, Quinn, a non farsi scappare mai una lacrima, mai una parola di troppo. Lei, per esempio, sorrideva e gli altri neanche immaginavano la guerra che stava avendo luogo dentro le sue viscere, dentro le sue vene. Sorrideva e sembrava che il mondo intero sorridesse con lei, che il mondo intero sorridesse per lei.
Ma ne aveva fatta di strada, Quinn, ne erano cambiate di cose, mentre lei cresceva e moriva dentro ogni giorno di più. Sì, ne aveva fatta di strada, ne erano cambiate di cose, eppure era di nuovo lì, di nuovo tra quelle quattro mura che non l’avevano mai vista crollare, ancora a mentire su se stessa e a coprire un tatuaggio con chili di fondotinta''
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quinn Fabray | Coppie: Puck/Quinn
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Hai visto le parti peggiori di me
 
Quinn Febray era sempre stata quello che tutte volevano essere, nessuno conosceva le fratture che vivevano dall’altro lato di quella barriera di perfezione. Era stata brava, Quinn, a non farsi scappare mai una lacrima, mai una parola di troppo. Lei, per esempio, sorrideva e gli altri neanche immaginavano la guerra che stava avendo luogo dentro le sue viscere, dentro le sue vene. Sorrideva e sembrava che il mondo intero sorridesse con lei, che il mondo intero sorridesse per lei.
Ma ne aveva fatta di strada, Quinn, ne erano cambiate di cose, mentre lei cresceva e moriva dentro ogni giorno di più. Sì, ne aveva fatta di strada, ne erano cambiate di cose, eppure era di nuovo lì, di nuovo tra quelle quattro mura che non l’avevano mai vista crollare, ancora a mentire su se stessa e a coprire un tatuaggio con chili di fondotinta. Era entrata in aula canto ed aveva esaminato i visi di tutti i suoi ex compagni di scuola, trovandosi piacevolmente sorpresa nel vedere come fossero riusciti a voltare pagina. Avevano voltato pagina dopo il diploma, ognuno con i suoi tempi, e si erano rifatti una vita, senza pensare agli altri, senza pensare a Finn, che una vita non ce l’aveva più. Erano cresciuti, qualcuno controvoglia, qualcuno con difficoltà, qualcuno troppo presto si era ritrovato a fronteggiare realtà troppo grandi, ma sui volti di tutti i presenti, Quinn notava un cambiamento.
Li aveva abbracciati come si abbracciano i componenti della propria famiglia, come si abbraccia qualcuno che si ama davvero, ma sotto, in fondo, in cuor suo sapeva di detestarli, tutti, dal primo all’ultimo. Come si erano permessi di andare avanti e lasciarla indietro? Lasciare indietro lei, lei che era stata costretta a crescere prima di loro! Vedeva nei loro occhi la scintilla della vittoria; Broadway, Los Angeles, università prestigiose, tutti sembravano brillare di luce propria ormai. Per quanto anche lei frequentasse uno dei migliori college in circolazione, continuava a nascondere i segni di un passato troppo opprimente che non la lasciava respirare. Le sembrava che questo passato la seguisse ovunque, qualunque cosa facesse, in qualsiasi posto si trovasse.
‘Ho sbagliato a tornare qui’ pensava mordendosi il labbro inferiore.
Era assorta nei suoi pensieri, troppo occupata a rimproverarsi, quando una mano calda le si era posata sulla spalla. Si era girata, aveva alzato lo sguardo. Non aveva capito più niente. Quel tocco, quel calore, l’avevano riportata indietro di anni, a quando tutto era iniziato, se non prima, eppure, per una volta, non le dispiaceva avvertire il suo passato respirarle sul collo. ‘Hei, Puck’ aveva sorriso.
 
Tornata a casa, dopo l’incontro del glee, dopo aver rincontrato vecchi pezzi di cuore, dopo aver cantato insieme, si era tuffata nella grande vasca da bagno della madre. Se ne stava lì, avvolta dalla schiuma, con i capelli dorati raccolti nella coda di cavallo che prima, quando era capitano delle cheerleader, le dava tanta sicurezza. Era ritornata nella sua vecchia camera, quella da cui era stata cacciata, e la madre non aveva fatto che baciarla da quando aveva varcato quella porta.
Si guardava intorno con gli occhi grandi e verdi che aveva da bambina, tutto le sembrava così insulso rispetto alla vita che conduceva adesso a Yale. Aveva aperto l’armadio e passato le dita su tutti i vecchi abiti, soffermandosi a sorridere guardando l’uniforme delle Cheerios. Era davvero cambiata? Non riusciva a darsi una risposta, aveva paura di darsi una risposta. Si era buttata nella vasca.
La vecchia scuola, la vecchia uniforme, la vecchia coda di cavallo; il suo corpo era stato pervaso da una forza invasiva e prepotente da quando era tornata a Lima. Era stata in cima, sapeva che poteva tornarci, che poteva riprendersi tutto quello che era stato suo; l’università prestigiosa non le interessava più di tanto, era la serenità quello che cercava. Avrebbe trovato un modo per rientrare al liceo, avrebbe trovato un modo. ‘Sì, si risolverà tutto’ diceva a se stessa.
Aveva respirato forte ed immerso la testa sott’acqua, tra il bianco delle bolle di sapone. E poi era successa una cosa strana.
La sua testa aveva cominciato a vagare in quell’universo ovattato. Un sogno. Era morta, era morta ed era in Paradiso. Nuvole. Bianco, bianco ovunque. Finn. Un sorriso. Non lo vedeva, non l’aveva mai visto, ma sapeva che c’era. Finn, o meglio, una nuvola che profuma di Finn. Allora è qui che è finito. Non lo vedeva, ma sapeva che era rimasto esattamente come se lo ricordava; ogni dettaglio, ogni neo, ogni piega della pelle, come mesi prima. Non lo vedeva, ma sentiva il suo abbraccio ed il suo respiro sulla nuca. Finn, di nuovo Finn, sempre Finn.
Un sogno. Nuvole. No, sapone, bolle di sapone. Acqua. Aveva ripreso velocemente fiato, con il cuore che le batteva all’impazzata. Girando il volto, aveva visto il suo riflesso nello specchio dietro la porta, e si era soffermata sugli occhi, più verdi del solito per colpa delle lacrime. Aveva sognato? Un sogno ad occhi aperti? No, era più una sensazione. Voleva così tanto tornare in cima, che aveva dimenticato la persona che le mostrò tutto ciò che in cima le sarebbe mancato. Voleva tornare capo cheerleader, voleva essere di nuovo la ragazza più bella della scuola, ma non aveva ancora pensato agli amici, quelli veri, che l’avevano amata anche quando era alla base della piramide. Non aveva ancora pensato a Finn, al suo primo amore, a quello che quel ragazzo aveva significato per lei. Non aveva ancora pensato, entrata in aula canto, a come niente, nonostante i suoi sforzi, sarebbe mai tornato come prima.
 
‘Secondo te ci ha perdonato davvero?’
Puck aveva abbozzato un sorriso di risposta; anche lui, come la bionda, si sentiva ancora dannatamente in colpa per quello che era successo anni prima.
Nessuno dei due riusciva a staccare gli occhi da quella maglia con il numero cinque, appesa nello spogliatoio maschile.
‘Una volta mi ha detto che, baciandoti, aveva sentito i fuochi d’artificio. Secondo me ti ha perdonato, Quinn, davvero’
Quinn aveva sentito uno strano calore pervaderle gli occhi, e le lacrime rigarle il volto. Aveva cominciato a piangere senza nemmeno accorgersene. Le sembrava di non aver mai pianto in vita sua, che queste lacrime fossero infinite, scendessero da sole.
‘No, - aveva detto piano - non è giusto, non è giusto per Rachel; era lei il suo grande amore, non io’
‘Forse. Ma tu sei stata il primo amore e, lo sai, si perdona tutto al primo amore’. Puck cercava di confortarla, avrebbe tanto voluto accarezzarle una guancia e dirle che lei era sempre stata il suo, di grande amore, ma riconosceva che quello che avevano fatto a Finn era imperdonabile. Se solo fosse andato da lui a parlare, se solo gli avesse detto come stavano le cose. Probabilmente Finn si sarebbe tirato indietro, per lui; per lui, Finn avrebbe fatto tutto. Ma cosa avrebbe potuto dirgli Puck? Che era innamorato della sua ragazza dal primo giorno che l’aveva vista? Che la desiderava così tanto da pugnalare alle spalle il suo migliore amico? Che, nonostante tutto, l’aveva vista crescere, sbagliare, non imparare niente, eppure amava i suoi errori incondizionatamente?
 
‘Amore’ aveva sorriso Quinn, vedendo il suo ragazzo arrivare. ‘Sono contenta che tu sia riuscito a venire’ gli aveva sussurrato sul collo. Cosa stava facendo? Si stava di nuovo lasciando condizionare dall’ennesimo uomo della sua vita? Aveva giurato di aver chiuso con gli uomini. Allora perché gli stava sussurrando parole dolci, perché stava socchiudendo gli occhi da cerbiatto, perché aveva lasciato i suoi amici in aula canto ed era corsa da lui?
Puck li guardava dalla finestra. Li vedeva cercarsi, stringersi, scambiarsi baci. Aveva le sopracciglia folte corrugate in un’espressione di rabbia e malumore, e negli occhi nocciola non brillava più nessuna scintilla. Le mani, strette a pugno intorno alla giacca di pelle, tremavano veloci, e le gambe cominciavano a cedere. ‘Stai bene, Noah?’ aveva chiesto qualcuno da dietro, ma Puck non aveva riconosciuto la voce, né si era girato per rispondere; il suo naso restava incollato alla finestra, e negli occhi il riflesso di Quinn che rideva allontanava piano piano l’immagine del ragazzo accanto.
Puck aveva serrato gli occhi per trattenere le lacrime, e, quando li aveva riaperti, i due erano scomparsi.
Poco dopo, la voce della ragazza riecheggiava nella sala, ‘Ragazzi, lui è Biff’ aveva sorriso. Schiere di volti felici avevano accerchiato la coppia rumorosamente, non Puck. Lui si era voltato appena aveva sentito Quinn parlare, ed ora, di nuovo, non riusciva a staccare gli occhi da lei. Il professore, anche lui sorridente, si era avvicinato a Noah e gli aveva dato una pacca sulla spalla. ‘Quinn, Santana e Brittany hanno preparato un numero per noi, sedetevi’ aveva gridato poi. Puck aveva visto Quinn sorridere staccando le labbra da quelle di Biff, per poi correre fuori dalla porta con le due compagne di una vita.
‘Insieme all’inizio, insieme alla fine’ aveva detto Santana, ricordando le Nazionali; si erano tenute per mano, sorridendo, e la musica era partita.
 
Tornando a casa, in macchina con Biff, Quinn aveva ripensato all’esibizione di poco prima. A quelle divise di poliestere che volteggiavano intorno ai fianchi delle ragazze, a quelle vite che si muovevano perfettamente insieme, all’unisono. Aveva pensato a quanto le fosse mancata la sicurezza che le dava far parte di quella Dannata Trinità, e a quanto si era sentita di nuovo forte e potente mentre condivideva il palco con Santana e Brittany.
Poi però si era ricordata l’amore che legava le altre due, un amore che lei non aveva mai provato, un amore di cui lei non faceva parte.
Santana e Brittany si amavano davvero, si sarebbero amate anche se non si fossero mai conosciute; a lei chi l’amava in quel modo? Chi non la faceva sentire sbagliata, diversa, impotente? La risposta ce l’aveva, era solo troppo codarda anche solo per pensarla. Si era girata verso il ragazzo, che, durante l’esibizione, non l’aveva degnata di uno sguardo. Biff? No, Biff la costringe a mentire, a nascondere se stessa. Finn? L’aveva guardata con la delusione negli occhi troppe volte per amarla ancora in quel modo, no, neanche Finn. Forse … Puck?
 
Quinn sentiva l’acqua scrosciarle addosso, ma restava immobile, con lo sguardo perso nel vuoto, a metà tra la porta di vetro della doccia e le gocce d’acqua su di essa. Rimaneva lì, ferma, a pensare, a pensare a quel Puck che aveva, quasi sempre, deriso, sottovalutato. L’ennesima persona a cui aveva fatto del male. Quel Puck con cui aveva tradito il suo primo amore, Finn, quel Puck che era il padre di sua figlia, quel Puck che, in sala parto, nonostante lei lo stesse insultando, si era piegato per sussurrarle un ‘ti amo’ sulla fronte. Quel Puck che l’aveva vista con tutti i suoi errori, eppure continuava a tornare da lei, così, per dimostrarle che non l’avrebbe mai lasciata andare.
Quel Puck che, se solo si fosse affacciata dalla finestra, avrebbe visto per strada, in piedi, con le braccia conserte ad aspettare un suo sorriso, un suo sguardo.
Dopo la lunga doccia, si era seduta davanti allo specchio e aveva cominciato a truccarsi. Piano piano tutti i suoi nei, tutte le sue cicatrici andavano svanendo, mentre gli occhi si facevano sempre più vuoti. Sembrava che tutta la bellezza vista durante il giorno stesse scomparendo dalle sue pupille. Truccata, con gli occhi da gatta, era andata a scegliere un vestito, corto, provocante, non da lei; così si sarebbe portata a letto Biff, aveva pensato. Sì, aveva deciso: quella sera avrebbe oscurato definitivamente Puck e ciò che aveva significato per lei, quella sera tutto si sarebbe risolto e lei non avrebbe avuto più dubbi.
 
A cena, al Bel Grissino, Quinn e Biff ridevano delle stesse battute, sorseggiando un costoso vino rosso. Poi il ragazzo si era girato verso la porta e aveva chiamato a sé un gruppo di ragazzi appena entrati. ‘Siete amici di Quinn, quindi siete anche amici miei; venite!’. A quelle parole la bionda si era voltato di scatto. Santana, Mike e gli altri si erano guardati, sorpresi dal gesto di Biff, il quale, mentre erano a scuola, non aveva detto una parola, e si erano avvicinati al tavolo. Quinn era agitata; non era a suo agio con i suoi vecchi amici ed il suo ragazzo riuniti. Ovviamente, però, aveva sorriso al gruppo. ‘Allora, Quinn non vuole dirmi niente sul suo passato, evita sempre il discorso; voi, che la conoscete da sempre, come la descrivereste?’ aveva chiesto Biff. Uno di loro aveva iniziato, ‘Imprevedibile’, ‘Una continua scoperta’ aveva detto un altro. Quinn, intanto, si mordeva il labbro, preoccupata.
‘Una volta, per esempio, aveva iniziato a fumare, e, durante un numero, ha lanciato la sigaretta e dato fuoco ad un pianoforte viola!’
‘Cosa?’
Quinn era scoppiata in una assordante, e palesemente finta, risata; ‘Si prendono gioco di te’ aveva sussurrato a Biff, con voce magnetica.
‘Amore, - aveva continuato - mi andresti a prendere la borsa dalla macchina?’ aveva chiesto sbattendo le ciglia lunghe. Biff si era alzato ed aveva ubbidito.
‘Cos’era quello, Febray?’ aveva sputato Santana.
‘A Biff non interessa il mio passato, mi ama per quella che sono diventata, e a me sta bene così’.
‘Cioè non sa dei tuoi anni al liceo?’, ‘O della Dannata Trinità?’, ‘E come lo copri il tatuaggio?’, ‘Non sa di Puck?’, ‘Non sa che hai una figlia?’. Quinn aveva scosso la testa, ad occhi bassi, di risposta alle domande degli amici. Ma non poteva pensare che Biff, l’uomo che diceva di amarla, non sapesse di Beth, di Puck, di un pezzo della sua vita, del suo cuore. Passi per i capelli colorati, il tatuaggio e quella fase della sua vita, ma sua figlia … Non era pronta a rinunciarci. Aveva chiuso troppe porte per sbattere anche questa. Quella bambina e suo padre erano, probabilmente, la sua vera famiglia, la cosa migliore che le fosse mai capitata; se anche avesse voluto formare una famiglia con Biff, Beth e Puck sarebbero rimasti parte di lei. Per quanto provasse a disfarsene, non poteva.
Ma se glielo avesse detto, a Biff, se gli avesse raccontato tutto, lui l’avrebbe mai più guardata come la guardava prima?
 
‘Puckerman, dobbiamo parlare’
‘Da quando hai ricominciato a parlarmi, Santana?’
‘Zitto. Non è per me, è per Quinn’
‘Ti ascolto’
‘Quel damerino che si è trovata, quel Biff, non mi piace. Lei dice che non gli interessa il suo passato, e che le sta bene. Non ci credo’
‘Immagino che per lei non sia facile parlarne, visto quello che ha passato’
‘Lui non sa di te. Né di Beth. Noah, devi parlarle’
‘Parlaci tu, siete amiche da sempre; sicuramente ascolterà più te e Brittany, sempre meglio dell’idiota che le ha incasinato la vita’
‘Senti, non ho intenzione di stare qui a perdere tempo, non mi va di consolarti. Ma Quinn è strana, lo sai meglio di me. Lei non vuole mai parlare, ed il rapporto che aveva con me e Britt era solo apparenza. Non siamo veramente amiche’
‘Allora perché tanto disturbo? Non è un nostro problema, Santana. Lei ha scelto Biff, e chi può biasimarla! Se gli avesse voluto raccontare del ragazzo che l’ha messa incinta al secondo anno, o della figlia che ha dato in adozione, o di tutti i guai che sono nati in quel momento, l’avrebbe fatto. La verità è che Quinn si è sempre sentita uno schifo per quello che abbiamo fatto, ma questo è un suo problema, non mio, non tuo, suo. Devo lasciarla andare, deve trovare la forza di dimenticare quegli anni, di dimenticare me. È la cosa migliore’
‘No. Ascoltami, Puck, concentrati. Quinn aveva solo te e Finn, ha sempre avuto solo te e Finn. Ora le sei rimasto te, e, accidenti, non puoi permetterle di perdersi così!’
 
Quinn si aggirava per i corridoi della scuola, guardando con occhi malinconici le cheerios. Era arrivata in aula canto ed era calato il silenzio; tutti sapevano della conversazione tra Puck e Santana, e tutti erano preoccupati e desiderosi di fare qualcosa. Una cosa che i ragazzi del glee hanno sempre avuto è la sensazione che, in quell’aula, fossero tutti fratelli, senza distanze, senza differenze; chiunque facesse parte della famiglia andava aiutato.
Il professor Schuester si era posizionato al centro dello spazio adibito a palco, ‘Puck, facci sentire cosa hai preparato’.  Si erano spostati tutti in auditorium, Noah aveva impugnato la chitarra ed a Quinn erano venute le lacrime agli occhi. Trasportata dai ricordi, sentiva il padre di sua figlia, il suo vero primo amore, per quanto provasse a negarlo, cantare la stessa canzone di quattro anni prima, e vedeva i compagni muoversi a tempo e sorriderle. Quando la musica era finita, Quinn era da sola, e non sapeva dire quando di preciso si fosse eclissata così dagli altri.
Puck le andava incontro con la chitarra dietro la schiena, lei cercava di nascondere il rossore sulle guance e gli occhi gonfi. ‘Non ci giro intorno, Febray: devi chiudere con lui’ aveva cominciato il ragazzo. Quinn fissava le sue sopracciglia aggrottate, che non lasciavano spazio ai dubbi ed alle incertezze. Non parlava. ‘Andiamo, non sa nemmeno chi sei!’ ‘Che ne sai, scusa?’. Puck aveva alzato un sopracciglio, come a dire ‘Lo sanno tutti’, ma non aveva detto niente, si era limitato a guardarla, a guardarla così intensamente da trapassarle l’anima, da leggerle dentro, proprio come quella sera. La ragazza, dal canto suo, aveva serrato le palpebre e scosso velocemente la testa; Puck le faceva rimettere tutto in dubbio.
 
Quinn si era gettata sul suo lato del letto, proprio come si era gettata via poco prima con Biff. Era stanca, stanca di fingere, aveva il cuore che le batteva a mille, ma non per la felicità, né per l’emozione; il cuore le batteva a mille per la paura. Probabilmente quella sarebbe stata l’ultima volta che avrebbe fatto l’amore con Biff, poi lui se ne sarebbe andato, l’avrebbe guardata con aria di disprezzo e l’avrebbe lasciata lì, da sola con le sue lacrime. Ma poi quello che faceva con Biff era davvero ‘l’amore’? Si può fare l’amore con una persona che neanche ti conosce? Ci si può fare sesso, sporco, appiccicoso sesso, ma mai amore. Non c’era vero amore tra quei due, glielo si leggeva in faccia.
Forse Quinn non aveva mai fatto veramente l’amore, con nessuno, mai in vita sua. Si era appiccicata a Biff per paura, come, d’altronde, aveva sempre fatto con ogni ragazzo. Si chiedeva spesso ‘Paura di cosa di preciso?’, ma non sapeva mai darsi una risposta. Paura di restare sola principalmente, forse, paura di non essere abbastanza. Ma il problema è che, se prendi queste due gigantesche paure e le metti insieme, formano un qualcosa di terribile, un qualcosa di paralizzante. Ecco perché Quinn restava spesso immobile, incatenata tra le sue relazioni, paralizzata appunto, ecco perché aveva imparato a stare in silenzio, ecco perché ora, distesa sul letto accanto a Biff, si sentiva di troppo.
Il ragazzo si era girato su un fianco e le aveva accarezzato la coscia da sopra il lenzuolo, per poi posare il mento sulla guancia di Quinn.
‘Devo dirti una cosa’ aveva sussurrato lei.
 
‘Quinn! Quinn, che succede?’, una voce le aveva parlato, ma non riusciva a riconoscere da quale bocca fosse uscita. Si era avvicinata piano ad una sedia, barcollando, e ci si era appoggiata. ‘Glielo ho detto, gli ho detto tutto. – gli occhi le si erano riempiti di lacrime – se n’è andato’.
 
‘L’ennesima relazione finita…’
‘Ti aspettavi che durasse? Insomma, era basata su bugie, Quinn’
‘Lo era, ma questo non spiega perché sia finita male con tutti gli altri. Non spiega perché sia finita male con te’
‘Ascoltami. Non lo so perché sia finita tra di noi, forse perché in realtà non è mai iniziata, ma io ora ci sono, ora sono qui con te, e non me ne vado’
‘A volte ho l’impressione di aver sbagliato tutto, da Beth in poi intendo’
‘Non hai sbagliato tutto, ti sei solo scelta le persone sbagliate’
‘Avevo scelto te, ma quando mi sono resa conto di quello che stavo, che stavamo facendo a Finn, mi è sembrato tutto sbagliato. Ma io ti avevo scelto, ti avrei scelto sopra chiunque, ti sceglierò sempre, Puck. Tu hai visto le parti peggiori di me, eppure sei ancora qui’
 
Non lo sapeva, Quinn, quel pomeriggio, mentre tornava a casa mano nella mano con Puck, che quella sarebbe stata la sua prima relazione a finire bene. Era già finita bene, quando era nata la loro bambina, ma lei non voleva rendersene conto.
Non lo sapeva, Quinn, che quella sera avrebbero dormito nello stesso letto, dopo aver fatto l’amore, amore che sarebbe stato davvero amore.
Non lo sapeva, Quinn, che quel ragazzo l’avrebbe aiutata, ogni momento, ogni giorno.
Non lo sapeva, ma era decisa a scoprirlo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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