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Autore: katvil    14/08/2014    7 recensioni
Quando togli un quadro da un muro o sposti un mobile che era lì da anni, non lo sposti mai veramente. Rimane sempre un alone, un segno del suo passaggio, del fatto che era lì. Puoi far sparire quell’alone con un pennello e un po’ di pittura, ma rimarrà sempre qualcosa che ti dirà che lì prima c’era quel quadro, quel mobile.
Così succede anche con le persone. Una volta che ti entrano dentro, che trovano il loro posto nell’anima, vi lasciano una traccia indelebile che puoi provare a coprire in mille modi, ma rimarrà sempre lì. (dal cap.21)
Shannon e April, una famiglia quasi perfetta, ma si sa che la famiglia del Mulino Bianco esiste solo nella pubblicità. Il destino ha qualcosa in serbo per loro...
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Life is a Roller Coaster'
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E dopo lunga e penosa malattia, eccomi qua con una nuova storia. Vi sono mancata? Mah... Allora... questa storia è il continuo di "A photograph of you and I"(che trovate qua http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2568757&i=1). Avevamo lasciato Shannon ed April che stavano "lavorando" per dare un fratellino o una sorellina a Janis. Li ritroviamo 4 anni dopo con Janis e Joshua. Allegro quadretto famigliare, almeno finche non ci mette lo zampino l'autrice :) Buona lettura!




«Picchia lì, poi fai così e poi così. Hai capito?»
Il bambino lo guarda e annuisce poco convinto.
«Josh, sei sicuro di avere capito?»
«Ehm… sì…»
«Allora provaci, dai.»
«O-ok…»
L’uomo guarda il bambino muoversi impacciato. Le manine incerte stringono le bacchette, forse troppo grandi per lui, mentre due cuffie enormi gli sovrastano le orecchie. 
«Aspetta» dice, mentre si china su di lui per spostargli la frangetta dagli occhi guardandolo sorridendo «Ti aiuto io.» e prende le mani del piccolo, aiutandolo a stringere le bacchette e picchiare sui piatti. «Vedi Josh, con Christine devi essere delicato, non come quando picchi tua sorella, e allo stesso tempo deciso, perché devi farle capire che sei tu che comandi. Devi accarezzarla con un colpo sui piatti, ma poi picchiarla forte sul rullante.»
Così dicendo dirige il braccio del piccolo verso la batteria che hanno davanti e, appena esce un suono, vede il volto di Joshua illuminarsi.
«Papà, ci sono ruscito!» il piccolo sorride, i suoi grandi occhi azzurri luminosi come due fari nella notte.
«Certo, cosa credevi? Sei il figlio di Shannon Leto, hai i geni del più grande batterista al mondo nel tuo dna.»
Joshua lo guarda pieno di ammirazione poi si volta e inizia a picchiare con le bacchette sui piatti della batteria: più che un suono, esce un gran frastuono, ma il bambino è felice e questo gli basta, anche se vedere la sua Christine massacrata così gli fa male al cuore.
Guarda il piccolo e un sorriso gli spunta sulle labbra: vedendo un caschetto biondo che picchia con le bacchette come un forsennato, non può fare a meno di pensare a quando lui aveva l’età di Joshua e faceva ammattire mamma Constance con i mestoli di legno. Li sbatteva su qualsiasi cosa gli passasse a tiro, persino la testa di suo fratello. Sarà forse per colpa di queste botte che adesso Jared è completamente pazzo? Chiude gli occhi e scuote la testa per tornare alla realtà e puntare ancora una volta lo sguardo sul piccolo, che sta suonando la batteria seduto sulle sue ginocchia, sentendosi in pace con se stesso: nemmeno nei suoi sogni migliori avrebbe sperato in una vita così appagante.
«Papà! Josh!»
La porta si spalanca, all’improvviso, e un vero e proprio tornado irrompe nella stanza adibita ad una sorta di ‘sala prove’.
Shannon volta la testa di scatto, quasi si fosse svegliato di colpo da un sogno «
Janis, che succede?» chiede con una leggera apprensione.
«Mamma ha detto che è pronta la cena.»
L’uomo guarda il diavoletto moro che gli sta davanti con gli occhi fintamente arrabbiati. Sistema Joshua sul seggiolino, si alza e si avvicina alla bambina, dandole un buffetto sulla guancia destra «E c’era bisogno di entrare qua con tutta quella foga?»
«Ma io… è che mamma… insomma… sai com’è… se non ci mettiamo tutti a tavola appena è pronto poi si arrabbia…» Janis abbassa lo sguardo, iniziando a giocherellare nervosamente con le dita.
Shannon la guarda pensando che è proprio la copia di sua madre: stessi occhi grandi, anche se quelli della bambina sono verdi e non neri come quelli della madre, stessi capelli scuri, stesse labbra carnose e stesso modo di abbassare lo sguardo quando si sente in imbarazzo. Si avvicina alla bambina, sposta una lunga ciocca di capelli sfuggita alla coda di cavallo poi le passa una mano sulla spalla destra, abbassandosi per avvicinarsi all’orecchio della bambina. «
Allora mi sa che dobbiamo sbrigarci prima che mandi la polizia a cercarci.» le sussurra strizzando l’occhio.
La bambina scoppia in una risata cristallina mentre toglie le cuffie al fratellino, lo prende per mano e si dirige verso la porta per uscire dalla stanza.
«Jan, porta tuo fratello a lavarsi le mani che io vado da mamma: meglio se controllo cosa sta combinando, non vorrei bruciasse la cucina.»
«Papà, stai parlando di mamma, non dello zio Jay!»
I tre si guardano e scoppiano a ridere poi Janis si allontana verso il bagno con Joshua mentre Shannon si dirige verso la cucina.

April si sistema i capelli che sono fuggiti dal laccetto nero che ha usato per legarli poi torna ai fornelli. Immerge un mestolo nel sugo e se lo porta alla bocca: ok, per essere la prima volta che si cimenta in un ragù non è venuto male. Spegne il fuoco, scola la pasta, la condisce e mette la ciotola sul tavolo.
«Chissà cosa staranno combinando quei tre... ci toccherà mangiare tutto freddo come il solito…»
Mentre è intenta a fissare la tovaglia, quasi avesse paura che il tavolo prendesse il volo da un momento all’altro, sente due braccia possenti che la avvolgono da dietro e un bacio posarsi sul collo.
Che profumino.» sussurra l’uomo avvicinandosi al suo orecchio «Ero pronto con l’estintore per salvare la cucina, ma vedo che non ce n’è bisogno… almeno per questa volta.»
April si gira e molla un pugno leggero sul bicipite di Shannon «Quanto sei scemo! Ti ricordo che è tuo fratello quello che brucia le cucine, non io.»
«Anche Jan mi ha detto la stessa cosa, chissà perché.» e scoppia a ridere, portando la testa all’indietro.
«A proposito di Jan… dove sono i bambini?»
«In bagno a lavarsi le mani, almeno spero.»
«Spero che non stiano allagando tutto…»
I due si siedono a tavola e, tempo pochi minuti, vedono arrivare Janis di corsa con Joshua che la segue.
«Quante volte vi ho detto di non correre in casa?» li ammonisce April.
«Lasciali fare, hanno tanta energia da smaltire loro.» replica Shannon.
«Shan» la donna si volta verso l’uomo e lo guarda severa «Quante volte ti ho detto di non contraddirmi con i bambini?»
L’uomo abbassa lo sguardo e fa il broncio, mentre guarda i bambini cercando di trattenere una risata.
«E non ridere che ti vedo!» così dicendo molla un calcio sotto il tavolo allo stinco del marito.
«Ahi!» dice lui, chinandosi a massaggiarsi la gamba.
«Così impari a prendermi in giro. Forza… mangiamo prima che si raffreddi tutto.»
L’uomo rivolge un’occhiata alla figlia e al figlio, cercando di non farsi notare dalla moglie, e i bimbi cercano di nascondere i sorrisi dietro le forchettate di pasta.
«Allora Josh, ti sei divertito oggi con il papà?»
«Sì, tantissimo!» risponde il bimbo, mentre biascica un boccone di pasta.
«Sei riuscito a suonare Christine?»
Il bimbo annuisce mentre si porta alla bocca un altro boccone. Shannon allunga un braccio verso la testa del piccolo e gli spettina il caschetto biondo. «Certo che ha suonato ed è stato bravissimo! Diventerà un ottimo batterista.»
«Ma se quando sono arrivata io faceva solo un gran rumore?» protesta Janis.
Il padre si volta a guardarla, strizzandole l’occhio «Era un ‘rumore’ ben fatto.» e fa un sorriso alla bambina.
«Sì sì… benissimo…» risponde lei poco convinta.
Shannon capisce al volo qual è il problema e mette una mano dietro la testa della bambina, accarezzando i suoi lunghi capelli corvini «Jan… domani ti va di provare a suonare Christine? Voglio proprio sentire se sarai tanto più brava di tuo fratello.»
Il volto della bambina s’illumina mentre getta le braccia al collo del padre con entusiasmo «Si! Si! Si! Non vedo l’ora!»
«Perfetto, allora domani sarete tutti miei e di Christine e guai alla mamma se ci disturba! Però adesso staccami le braccia dal collo altrimenti rischi di soffocarmi.»
«Forza bambini, finite di mangiare da bravi.»
«Mamma, dopo posso vedere un po’ di cartoni?»
«Adesso pensa a mangiare Josh. Se fai il bravo, dopo ti lascio vedere i cartoni animati.»
«Ok.» dice il bimbo con un sorriso che si allarga da un orecchio all’altro.
I piccoli riprendono la loro cena, mentre Shannon non può fare altro che sorridere, chiedendosi che senso avrebbe la sua vita senza April e i bambini: non avrebbe potuto chiedere di meglio, loro sono tutto quello che ha sempre desiderato.
 
******
 
Allunga le braccia per stiracchiarsi e si strofina gli occhi poi si passa una mano dietro la nuca, muovendo la testa a destra e sinistra per risvegliare i muscoli del collo: il divano è comodo, ma non se ti addormenti con la testa penzoloni giù dal bracciolo. La cena, fin troppo abbondante, ha fatto effetto: è crollato come un sasso non appena April e i bambini sono saliti al piano di sopra. Si siede cercando di ricomporsi, prende il telecomando dal tavolino rotondo in vetro che ha davanti e inizia a fare zapping annoiato. Allunga lo sguardo verso l’orologio appeso alla parete, sopra il camino: sono quasi le dieci e dal piano di sopra non arrivano rumori, forse sarà ora salga anche lui per raggiungere la moglie. Si sta per alzare quando vede April scendere le scale e buttarsi letteralmente sul divano, sedendosi al suo fianco sbuffando: come fa a essere così sexy anche con i capelli arruffati e un paio di pantaloni della tuta?
«Stasera i bambini erano davvero indiavolati! Josh si era fissato che voleva dormire a tutti i costi con Lulù e quella strega di Janis non voleva dargliela. Mi era venuta voglia di lanciarli dalla finestra.»
«Lo sai che è affezionata a quella bambola: è la prima che le ha regalato mio fratello.»
«Appunto, la prima di una lunga serie! Ha un’infinità di bambole…»
«Ma non sono Lulù.» replica lui con un sorriso.
«Shan… va bene… non saranno Lulù, ma ormai Janis ha sei anni e dovrebbe iniziare a capire che Joshua è piccolo. Non dovrebbe impuntarsi così.»
«Cerca di capirla: ha sei anni, è grandicella, ma non è un’adulta. Già Joshua ha invaso il suo spazio quando l’abbiamo messo a dormire nella cameretta con lei, adesso non possiamo pretendere che accetti di buon grado di lasciarlo giocare anche con Lulù. Cerchiamo di fare in modo che Josh impari a rispettare Jan: è gelosa del fratellino, se poi lui inizia ad appropriarsi di tutti i suoi giochi è finita.»
La donna si volta a guardarlo con uno sguardo sospettoso, fa un sorriso poi gli si avvicina sollevandogli un lembo della maglietta. «Ehi, chi c’è qui sotto? Tu, uomo saggio e moderato, dove hai messo quello scapestrato di mio marito?» poi alza lo sguardo, si avvicina alle labbra dell’uomo e gli schiocca un bacio a stampo. Scioglie i capelli e si accoccola a lui, appoggiando la testa sulle sue gambe mentre con la mano destra gli accarezza la schiena chiudendo gli occhi.
Shannon le sfiora i capelli fermandosi a giocare con una ciocca «Com’è finita con Lulù?»
«È finita che Josh ha preso Lulù, ha fatto piangere Jan per dieci minuti buoni poi l’ha gettata a terra dicendo che voleva il pupazzo di Spiderman che gli ha regalato Vicki.»
«Che diavoletto.»
«Non so da chi abbia preso questo carattere così… anche se un’idea l’avrei… un tizio dal quale non deve avere ereditato solo gli occhi azzurri, ma anche i geni della pazzia…»
«Dai… mio fratello non è così terribile!» aggiunge Shannon scoppiando a ridere.
«Ah no? Stai parlando della stessa persona che il giorno del tuo matrimonio ha discusso per dieci minuti con una mia zia perché voleva a tutti i costi l’ultima ciotola di gelato, salvo poi lasciarla lì, quasi schifato, per addentare una fetta di torta.»
«Forse hai ragione: è davvero terribile.» Shannon scoppia a ridere.
I due si guardano e sorridono: l’uomo continua ad accarezzare la testa di April e lei chiude gli occhi rilassandosi.
«Sei stanca? I piccoli ti hanno stremata anche oggi?»
April apre nuovamente gli occhi, rivolgendo lo sguardo al marito «Non più di tanto. Oggi sono stati praticamente tutto il giorno con te.»
«Josh era con me, Jan era in giro per casa libera di far danni.» aggiunge lui sorridendo.
«Naaaaaa... con Janis sai che me la cavo sempre. Mi lamento di lei, ma alla fine siamo fortunati: è davvero una bambina d’oro. Mi ha persino aiutata con la cena e a sistemare la tavola perché voleva fare bella figura con te, ma poi mi ha detto di non dirti niente perché si vergognava. È Joshua quello che non si tiene, a meno che tu non sia a casa.»
«Josh è ancora piccolo, ha solo tre anni, non pretendiamo che sia un ometto già a questa età.»
«Sarà anche piccolo, ma Jan alla sua età non era così scatenata: potevo lasciarla anche un quarto d’ora in casa da sola che ero sicura che non si sarebbe mossa. Josh non posso perderlo di vista un secondo che nel momento in cui sta combinando un danno sta già pensando al successivo.»
Shannon si passa una mano sul mento, arriccia il naso e guarda verso l’alto «Mmmm… caschetto biondo… iperattivo… fissato con la batteria… Mi ricorda qualcuno.» porta la testa indietro e scoppia in una fragorosa risata.
«Se non avesse gli stessi occhi di tuo fratello, sarebbe la tua copia sputata.»
«E Jan, invece, se non avesse gli occhi di tua mamma, sarebbe la tua copia sputata.» le dice, mentre le lascia un bacio leggero sulle labbra.
April si allontana di qualche centimetro e guarda Shannon negli occhi «Quando sei a casa, i bimbi sono più tranquilli.» Si alza un po’ per passare le braccia dietro il collo di Shannon e avvicinarsi alla sua bocca «Quando sei a casa, è tutto più facile.» aggiunge, quasi sussurrando.
Le loro labbra si sfiorano. Shannon stringe le braccia intorno alla schiena di April, la tira a sè poi la bacia. Si stacca e guarda la donna negli occhi, le sfiora una guancia con un dito poi passa a seguire il contorno delle sue labbra.
«Quando devi ripartire?»
«Fra tre settimane: questa volta abbiamo una pausa lunga.»
April strabuzza gli occhi e le sue labbra disegnano un sorriso enorme «Davvero? Tre settimane? Non ci posso credere!» e bacia l’uomo con l’entusiasmo di una bambina alla quale abbiano appena dato il permesso di infilare il dito nel vasetto di Nutella.
Shannon improvvisamente si rabbuia e abbassa lo sguardo per poi puntarlo ancora una volta verso la donna dopo qualche minuto «April, sei un’ottima madre e ti ringrazio per come stai crescendo i due diavoletti. Mi dispiace non riuscire ad esserti d’aiuto come dovrei.» un velo di malinconia cala sui suoi occhi.
Lei gli posa l’indice sulla bocca per zittirlo «Shhhh! Non dire stupidaggini. Quando ti ho conosciuto, sapevo benissimo chi eri, che lavoro facevi, ma questo non mi ha impedito di innamorarmi perdutamente di te e decidere di formare una famiglia con te. Sei un uomo meraviglioso e, dopo otto anni, tutte le mattine quando mi sveglio ringrazio ancora il destino per averti portato in quel ristorante quella sera.»
«Ma non tutte le mattine quando ti svegli sono lì con te e questo boh… questo… mi fa sentire inutile. Ogni volta che torno a casa trovo Janis e Joshua cresciuti e sento come se mi stessi perdendo i momenti più belli della loro vita. Quando Jan ha detto la sua prima parola non c’ero, i primi passi di Josh li ho visti tramite un video che mi hai inviato.» Si ferma un attimo e abbassa lo sguardo, senza smettere di accarezzare la schiena della donna «Sai… a volte… a volte mi pesa la vita che faccio. Cioè… la musica è sempre stata la cosa più importante della mia vita, l’unica cosa per cui valesse la pena svegliarsi la mattina, ma da quando sei arrivata tu, qualcosa è cambiato. L’arrivo dei bambini poi… hanno stravolto tutto e quando sono in tour mi mancate tremendamente. Il solo pensiero di saperti a casa, sola a crescere i nostri bambini, occupandoti anche di quello che dovrei fare io, mi fa star male. April… io sono cresciuto senza un padre e non avrei mai voluto lo stesso destino per i miei figli.»
«Ma loro ce l’hanno un padre! Hanno un padre meraviglioso che si cura di loro, che non perde occasione per tornare a casa anche quando potrebbe stare in albergo a riposarsi.»
«Non lo so April… a volte sento di non fare abbastanza per te, per loro.»
La donna si alza per sedersi e accarezza il viso del marito «Shannon, tu fai tutto per noi, non avrei potuto desiderare padre migliore per i nostri bambini. Janis ti ama, credo che sia addirittura gelosa di me, mentre Joshua… beh… per lui sei il migliore, il suo idolo e vorrebbe essere esattamente come te.»
Shannon ride e si sposta indietro il ciuffo che gli è ricaduto sugli occhi «Uddio… proprio come me?»
«Sì, esattamente come te.» aggiunge April, avvicinandosi alle labbra del marito.
«Mi sa che devo fare un discorsino al piccolo… domani… ma adesso… visto che sei stata così brava a mettere a letto i bimbi, potresti mettere a letto anche me?» dice con voce sensuale, quasi roca.
«E vediamo… vuoi che ti rimbocchi le coperte e che ti metta il pigiamino o preferisci che ti spogli?»
«Fammi pensare… meglio se mi spogli…»
«Molto meglio direi…»
April fa scorrere le mani sotto la canottiera di Shannon, lungo la spina dorsale fino a raggiungere il tatuaggio che rappresenta l’emisfero occidentale, mentre le loro bocche si uniscono in un bacio che ha ben poco di casto. La schiena di Shannon preme contro il divano mentre stringe April, facendo aderire perfettamente i loro toraci. Le sue labbra cercano quelle della moglie con foga, mentre le sue mani tentano di sfilarle la maglietta.
«Leto, non dovevo metterti a nanna?» April lo ferma e lo guarda maliziosa.
«Direi che mi è passato tutto il sonno.» risponde lui con la voce bassa e graffiante.
«Mmmm… me ne sono accorta: non c’è ombra di dubbio che da queste parti sia tutto sveglio.» dice mentre gli passa una mano sotto la cinta.
«Questo è un colpo basso Signora Leto Moore, molto basso oserei dire.»
«Ah si? Allora chiedo scusa.» e ritrae la mano sorridendo.
«Non le basterà chiedere scusa. Adesso l’aspetta una bella punizione per un tale affronto.»
«Tremo tutta dalla paura al solo pensiero.»
«E fai bene.» risponde lui con la voce resa sensuale dall’eccitazione.
Senza perdere altro tempo, Shannon sfila la maglietta di April mentre lei fa lo stesso con la sua canottiera. La donna si ferma a guardarlo, mentre fa scorrere le mani sui suoi pettorali, accarezzandoli e fermandosi a giocherellare con la leggera peluria che li ricopre. Nonostante siano già otto anni che condivide la sua vita con quella di Shannon, ogni volta che fanno l’amore, non può fare a meno di guardarlo e chiedersi cosa abbia fatto per meritarsi un premio così grande. Sente le mani dell’uomo scorrere lungo i suoi fianchi leggere, come se avesse paura di romperla toccandola.  Chiude gli occhi e ricomincia a baciarlo.
Le mani di Shannon risalgono lungo i fianchi di April sfiorandola e arrivano fino alla schiena, dove si fermano per slacciare il gancetto del reggiseno, che finisce sul pavimento a far compagnia alle loro magliette. Fa sdraiare la donna sul divano e comincia a baciarle il collo per poi scendere giù, verso i seni, mentre le sue mani le accarezzano i fianchi.
April rabbrividisce al tocco delle sue labbra e delle sue dita. Sente la sua bocca scorrere sul suo corpo, lasciando una scia rovente di baci dal collo fino all’ombelico. Lo aiuta a sfilarle i pantaloni della tuta e per un attimo il tempo sembra fermarsi, con i loro sguardi puntati uno in quello dell’altro.
Per qualche minuto rimangono immobili a fissarsi: nella stanza solo il rumore dei loro respiri che iniziano ad accelerare il ritmo. Quando riprendono a toccarsi, lo fanno senza parlare, lentamente, come se fosse la prima volta.
April aiuta Shannon a liberarsi dei pantaloni poi con le mani cerca il suo collo, sfiorando la triad che ha tatuata dietro l’orecchio: lo sente sospirare mentre fa risalire le dita fino ai suoi capelli.
L’uomo ricomincia a baciarla, scendendo ancora una volta dal collo sui seni per poi proseguire verso il ventre. La sua bocca si posa sul suo ombelico, baciandolo mentre le mani scendono a sfilarle la biancheria intima e iniziano a dedicarsi a pieno al piacere di April.
Nella stanza si fa spazio la luce dei faretti del giardino che entra attraverso la porta a vetri e è filtrata dalle tende in lino. Nell’aria regna un silenzio quasi irreale per quella casa dove due diavoleti non fanno altro che rincorrersi dal mattino alla sera, un silenzio spezzato solo dai sospiri di due persone che si stanno amando.
Sul divano grigio che capeggia al centro della sala, Shannon guarda April come se fosse la cosa più preziosa al mondo. Le accarezza i capelli e si ferma a giocare con il lobo del suo orecchio sinistro mentre April sfiora con l’indice il tatuaggio che l’uomo ha sul collo e che rappresenta quella canzone per lui così importante2. Sembrano due ragazzini che si studiano durante la loro prima volta, non una coppia dove ormai uno conosce il corpo dell’altro meglio del suo.
«Ti amo April, non sai quanto.»
«Ti amo pure io.»
April fa scivolare una mano verso l'inguine del marito intrufolandola oltre l’elastico dei boxer. Shannon le stringe i glutei e si avvicina al suo orecchio.
«Sei davvero una cattiva ragazza April Moore Leto, molto cattiva.» le sussurra.
«E questa cosa ti dispiace?» risponde lei languidamente.
«No, neanche un po’.» e la bacia con passione.
April fa scivolare via anche l’ultimo indumento che si frappone fra lei e l’uomo che le ha sconvolto la vita otto anni prima e i due rimangono per qualche minuto fermi a guardarsi, come se stessero stringendo fra le braccia qualcosa di raro, qualcosa dal valore inestimabile. Restano così per un tempo che sembra interminabile poi ognuno capisce cosa vuole l’altro e i loro corpi si uniscono in una danza che sprigiona tutto il loro amore.
 
******
 
Si sveglia e, senza aprire gli occhi, allunga un braccio verso la sua destra trovando il letto vuoto. Dal piano di sotto sente arrivare dei gridolini che l’avvertono che i bambini sono già svegli e che April sarà sicuramente in cucina a dar loro la colazione. Si tira su fino ad appoggiare la schiena al muro poi prende un cuscino e lo posiziona tra lui e la parete. Si sfrega gli occhi con entrambe le mani passandole sul viso poi decide di alzarsi.
Scende appoggiando i piedi sul tappeto nero alla destra del letto, s’infila un paio di pantaloni della tuta e si dirige verso la porta. Esce nel corridoio e va verso il bagno. Sbadiglia, si gratta un orecchio poi si guarda allo specchio sistemandosi i capelli. Apre il rubinetto dell’acqua, si risciacqua la faccia cercando di rendersi un po’ più presentabile poi esce dal bagno e si dirige verso le scale per scendere al piano di sotto.

«Jan, tieni d’occhio tuo fratello mentre vado a svegliare vostro padre.»
La bambina annuisce mentre si porta alla bocca una cucchiaiata generosa di latte e cereali.
April esce dalla cucina e vede Shannon scendere le scale scalzo, i capelli spettinati, indossando solo i pantaloni della tuta: come fa a farle sempre lo stesso effetto anche dopo tutti questi anni? È convinta che non si abituerà mai ad avere accanto un uomo così perfetto e un po’ si preoccupa perché è sicura che tra una trentina d’anni lei sarà una sessantenne rugosa e cadente mentre lui sarà ancora bello come il sole. Il tempo sembra essersi fermato per i fratelli Leto.
Mentre April è ancora ferma ad ammirare il marito incantata, Shannon le si avvicina lasciandole un lieve bacio sulle labbra. «Buongiorno.» la sua voce bassa e sensuale le provoca un brivido.
«Buongiorno dormiglione.»
«Che ore sono?»
«Quasi le nove: i bambini sono appena scesi e stanno facendo colazione.»
«Papà!» Joshua sfugge al controllo della sorella e corre in sala, gettandosi al collo di Shannon baciandolo sulla guancia.
«Buongiorno Diavoletto. Hai dormito bene stanotte?»
«Sì sì.» il piccolo annuisce sorridendo.
Shannon gli pulisce delicatamente con l'indice un angolo della bocca sporco di latte. «Mi ha detto mamma che ieri sera hai fatto un po’ di capricci…»
Il bambino abbassa lo sguardo e inizia a dondolarsi, passando il peso da un piede all’altro «Non è colpa mia… è Jan che mi fa i dispetti…»
«Non è vero! Sei tu che mi rubi sempre Lulù!» la bimba irrompe nella sala puntando l’indice contro il petto del fratellino, aggrottando le sopracciglia.
«Janis! Cosa sono questi modi? Lascia stare tuo fratello!»
«Certo… tanto tu mamma difendi sempre lui…» e mette il broncio.
April sospira e guarda il marito spazientita. Lui le fa un sorriso poi va verso la bambina e si abbassa, sollevandole il mento per fare in modo che lo guardi «Jan, devi portare un po’ di pazienza. Sai che Josh è ancora piccolo…»
«Sì, ma non per questo deve prendere le mie cose e averla sempre vinta. Ogni volta mamma sgrida solo me.»
«Lo sai che non è vero Streghetta.»
«E invece si! Da sempre ragione a lui!»
«Janis… non dire bugie…»
La bimba sbuffa «Va bene… non è vero… qualche volta da ragione anche a me…»
«Mamma è bravissima e sono certo che quando hai ragione ti difende. Josh ha tre anni, è un bimbo piccolo…»
«Non sono piccolo!» protesta il bambino.
«Va bene, non sei piccolo. Contento adesso?» si volta verso il figlio spettinandogli la frangetta e Joshua sorride.
«Janis, porta pazienza per un po’ poi anche lui crescerà e vedrai che non ti farà più i dispetti, ma tu sei una signorina e devi imparare a lasciarlo perdere ok?»
La bambina lo guarda poco convinta, ma annuisce. Shannon le passa una mano tra i capelli spettinandola «Brava, ma adesso devi fare una cosa importantissima. Cosa ti sei scordata di fare?»
Janis lo guarda aggrottando le sopracciglia e grattandosi una tempia «Mmmmmm…. Non lo so…»
«Come non lo sai! Guarda il papà: cosa hai dimenticato di fare?» e con l’indice batte contro la sua guancia.
La bimba scoppia a ridere e abbraccia il padre, schioccandogli un bacio sulla guancia.
«Ecco, adesso si che sono contento. Andiamo a fare colazione.» Prende Joshua in braccio, Janis per mano e si dirigono verso la cucina.
 
******
 
«Buongiorno!»
La porta di casa si spalanca e Jared entra come uno tzumani, stupendosi di trovare la sala vuota.
«Zio Jay!» Janis esce di corsa dalla cucina e salta al collo dell’uomo, che l’abbraccia dandole un bacio sulla guancia.
«Eccola la mia Diva. Fatti vedere: quanto sei cresciuta! Ormai sei una signorina, chissà quanti bambini ti faranno la corte.»
Janis arrossisce abbassando lo sguardo.
«Non mi dire che non hai il fidanzatino che non ci credo.»
«Zio Jay… beh… si… c’è un bimbo che mi piace… si chiama Alex e abita vicino alla nonna.»
«E lui cosa dice?»
«Dice… beh… dice che sono bella e vuole essere il mio fidanzato.»
«Fidanzato? Devi farmi conoscere questo Alex che nessuno può avvicinarsi alla mia nipotina senza prima passare l’esame.»
«ZIO!» Janis arrossisce e molla un pugno sul braccio dell’uomo.
«Ehi!» protesta lui massaggiandosi «Direi che hai preso l’irruenza da tuo padre.»
«Così impari a prendermi in giro!» e scappa facendo la linguaccia.
«Zio Jay! Zio Jay! Sei arrivato!» Joshua scende le scale e corre ad abbracciare l’uomo attaccandosi alle sue gambe.
«Ciao Campione! Cosa mi racconti?»
«Ho imparato a sonare la batteria!»
«Davvero? Papà ti ha fatto suonare Christine?»
«Sì, ieri domani. Siamo stati là e io avevo le cuffe grandi così! Poi ho preso i bastoni così e ho fatto pum! pum!» gli dice il piccolo, descrivendo il tutto con movimenti delle braccia e facce buffe.
Jared si gratta la testa, cercando d’interpretare quello che gli sta raccontando il nipotino «Josh, dov’è papà?»
«Boh..» il bimbo allarga le braccia con una smorfia. Jared lo guarda sorridendo. Ogni volta si stupisce di quanto Joshua sia la copia sputata di suo fratello, persino nei gesti e nelle espressioni, fatta eccezione per gli occhi: quelli sono uguali ai suoi e a quelli di nonna Constance.

Shannon sente un gran trambusto e non capisce cosa abbiano da urlare tanto Joshua e Janis. Pensa che solo una cosa possa agitarli così: l’arrivo di Jared. Contemporaneamente, la voce di suo fratello gli arriva dal piano di sotto, a conferma che non si sbagliava così si affretta a scendere.
«Jay!» lo saluta con un abbraccio.
«Shan lasciami, mi stai soffocando, manco fossero sei mesi che non ci vediamo.» gli dice mentre cerca di allontanarlo.
«Sei sempre il solito, mai una volta che riesci ad apprezzare le mie manifestazioni d’affetto.»
«Le tue non sono manifestazione d’affetto, ma veri e propri attentati alla mia incolumità!»
I due si guardano poi scoppiano a ridere. Dopo qualche minuto, Shannon si va a sedere sul divano, invitando il fratello a fare la stessa cosa.
«Cosa ti porta da queste parti?»
«Niente di che, volevo semplicemente vedere i bambini. Mi mancavano: dall’ultima volta che sono stato qui sono passati due mesi.»
«Due mesi e mezzo per l’esattezza, era il compleanno di Josh.»
«Già… come sono cresciuti. Jan diventa sempre più bella, è la copia esatta di April mentre Josh sembra te quando eri piccolo. Spero sia un po’ più tranquillo.» e scoppia a ridere.
«Non direi: April dice che è un vero diavoletto! Dice anche che ha preso i geni della pazzia da te.» e gli molla una leggera pacca sul braccio ridendo.
«Sono contento…. Vedo che godo di un’ottima reputazione presso tua moglie…» Jared mette il broncio.
«Bro, lo sai che ti adora e quando dice così scherza. Ti vuole bene altrimenti non paragonerebbe mai nostro figlio a te.» gli passa una mano dietro la testa e gli tira leggermente lo chignon improvvisato che tiene su i suoi lunghi capelli.
«Lo so, stavo solo facendo il cretino.» lo guarda con un sorriso. Poi diventa serio «Ma tu non toccarmi i capelli o ti strangolo!» e scoppiano entrambi in una fragorosa risata.
I due fratelli si guardano per qualche minuto poi Jared si guarda intorno e torna a rivolgersi a Shannon «A proposito di April… Dove hai spedito mia cognata? Non dirmi che dopo una giornata passata insieme l’hai già fatta scappare.»
«Ti ricordo che è sposata con me, non con un cagacazzo come te. Comunque è uscita un attimo per fare la spesa, tra poco dovrebbe rientrare. Hai tempo di aspettarla o hai un qualche impegno?»
«Tutto il tempo che voglio: stamattina sono libero, ma nel primo pomeriggio Emma ha organizzato un’intervista con dei tizi di un webmagazine che vogliono chiedermi del disco, del tour, del mio prossimo film… insomma… le solite stronzate…» sbuffa pesantemente.
«Vuoi che venga con te?»
Jared alza la mano sinistra e la sventola in aria, in segno di diniego «Per carità! Basto già io a rompermi le palle con certe cose, tu e Tomo godetevi le vostre famiglie. A proposito, l’hai sentito?»
«No, ma direi che si starà godendo pure lui Vicki e i bambini. Quando dovrebbe nascere il terzo Miličević?»
«Penso la settima prossima.»
«Bene, così riesce a godersi il momento prima di ripartire per il tour.»
«Già… tu e April…»
Shannon strabuzza gli occhi, intuendo cosa vuole chiedergli il fratello, e mette avanti le mani «No no, per carità! Janis e Joshua bastano e avanzano!»
«Diceva così anche Tomo, parlando di Alicia e Sharon, e vedi com’è andata a finire.»
«Lui aveva due femmine, hanno cercato il maschietto. Io sono già a posto così, non voglio fare impazzire April. Tre Leto bastano e avanzano in famiglia.»
«Lo credo anch’io.»
Si guardano e ridono, mentre i bambini entrano di corsa in sala, gettandosi sul divano con lo zio e il padre.
«Zio Jay, resti a mangiare con noi?» Janis guarda Jared con gli occhi pieni di speranza.
«Se mi volete…»
«Certo che ti vogliamo!» Joshua getta le braccia al collo dello zio, pieno di entusiasmo, mentre Janis inizia a saltellare per la stanza tutta felice.
«Se me lo dite così resto sicuramente!»
 
******
 
«Papà che ore sono? Io inizio ad aver fame. Dov’è la mamma?»
«Sono quasi le undici Jan, strano che mamma non sia ancora tornata. È uscita un paio di ore fa per andare al supermercato.»
Jared si stiracchia allungando le braccia oltre lo schienale del divano «Avrà trovato qualcuno con cui chiacchierare, sai come sono le donne. Tra poco arriverà.»
«Certo… sarà sicuramente così…» risponde Shannon poco convinto.
«Bro, stai tranquillo.» Jared gli si avvicina passandogli una mano sulla spalla «Tra poco entrerà dalla porta carica di borse.»
Shannon scuote la testa per cacciare ogni pensiero «Al Diavolo… hai ragione tu. Non posso certo andare in paranoia ogni volta che April ritarda.» e fa un sorriso.
«Se ti fa sentire più tranquillo, prova a chiamarla così magari le chiedi di comprare un po’ di tofu.»
Shannon scuote la testa e guarda il fratello sorridendo «Adesso la chiamo, tu intanto cerca di tenere occupati i bambini, che almeno non facciano danni.»
«Agli ordini! Jan, Josh venite in cucina con lo zio che apparecchiamo e prepariamo qualcosa da mangiare.»
«Papà prepara l’estintore! Lo zio vuole cucinare!» Janis si porta le mani alle guance e finge preoccupazione, mentre Joshua scoppia a ridere.
Jared si dirige correndo verso la nipote, che scappa ridendo diretta in cucina «Piccola streghetta, fermati! Se ti prendo, t’insegno io a prendere in giro lo zio!»
«Aiuto! Josh salvami tu!» e sparisce ridendo.
«Tranquilla Jan, tanto lo sai che lo zio cucina solo insalatine insipide.»
«Potrebbero fare bene anche a te, almeno caleresti un po’ quella pancia.»
«La mia non è pancia, è muscolo rilassato
«Un po’ troppo rilassato Bro!»
Shannon si alza per sferrare un calcio a Jared, che scappa in cucina ridendo.

Shannon prende il telefono e digita il numero della moglie.
Uno squillo.
Due squilli.
Tre squilli.
Al quarto squillo senza ottenere risposta riattacca.
«Sarà in macchina che sta tornando a casa.»
Si siede sul divano e inizia a picchiettare con il piede destro a terra nervoso. Una strana sensazione l’assale: si sente come un animale in procinto di un temporale.
Lo squillo del telefono lo fa sobbalzare. Si alza, risponde e dopo pochi minuti riattacca.

Jared torna in sala e vede il fratello seduto sul divano: ha gli occhi sbarrati, persi nel vuoto, il volto sconvolto. Gli si avvicina e si china davanti a lui.
«Bro… tutto a posto?»
Shannon non risponde: sembra perso su un altro pianeta.
«Shan che succede?» lo incalza con la voce piena di preoccupazione.
«April…»
«Che è successo ad April?»
«April… ha avuto un incidente… devo andare all’ospedale da lei.»
 
1 Il titolo del capitolo è una frase del brano "Bury me deep inside (your heart)" degli HIM: ascoltatalo mentre leggete la parte centrale del racconto :)https://www.youtube.com/watch?v=P7TNW7iz6MM

 2 Il tatuaggio che ha sul collo Shannon rappresenta in codice Morse per L490, titolo del pezzo che lui ha scritto ed incluso nell’album “This is war” dei 30 Seconds to Mars. Jared Leto ha scritto "End of all days" nel Febbraio 2011, quando era gravemente malato. Nel 2007 dopo il film “Chapter 27” si ammalò di gotta. Il dolore era costante, lo tormentava giorno e notte. Così cominciò a prendere le compresse Naproxen o L490. A Shannon faceva male vederlo stare così e preso dalla disperazione e tormento ha scritto una canzone con il titolo originale "Equinox", che significa equinozio. "Da quanti anni io e il mio fratello minore condividiamo il dolore, da quanto tempo soffro con lui. Sappiamo che noi vinceremo, risorgeremo come due fenici dalle ceneri, saremo felici e sani. Basta avere pazienza."

Volete vedere qualche foto che mi ha ispirato durante la scrittura? Andate qua https://www.facebook.com/media/set/?set=a.324329027742910.1073741831.100004974456579&type=1&l=16a6aff2c2

 

   
 
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