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Autore: Hotaru Haruka    14/08/2014    3 recensioni
Ogni anno, Rima è solita fare un regalo a Shiki per il loro "anniversario". Quest'anno anche lui ha deciso di regalare qualcosa a lei. Sapranno decidersi? Dove li porterà la scelta del pensierino?
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rima Toya, Senri Shiki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shiki camminava avanti e indietro per la camera, pensieroso, la massa di capelli rosso carminio scompigliata, il pigiama ancora indosso, nonostante stessero per calare le tenebre.

“Senri!” Ichijou entrò sbattendo la porta, facendo trasalire l' amico

“Takuma! Mi hai fatto spaventare... si può sapere che ti prende?”

“Scusa, è solo che sono contento perché il capo-dormitorio Kuran ha deciso col preside che per oggi le nostre lezioni sono annullate” spiegò il biondo

“Ah si, e perché?” il ragazzo dagli occhi di ghiaccio aveva riacquistato il suo atteggiamento apatico

“Che rimanga tra noi, ma vuole passare un po' di tempo con Yuki...dice che negli ultimi tempi non si sono visti molto, e che ha voglia di parlare un po' con lei”

“Ah, buon per lui, allora...”

“Non sei contento?”

Shiki si limitò ad alzare le spalle. In realtà era molto contento, perché quello era un giorno speciale. Infatti, esattamente quel giorno di dodici anni prima, aveva conosciuto Rima. Era il loro “anniversario”, anche se lui non ci aveva mai fatto troppo caso.

Quell'anno, però, gli era venuta un'inspiegabile voglia di farle un regalo, di ringraziarla per il tempo passato assieme. Non sapeva da dove gli venisse quell'impulso, ma la sua amica sarebbe stata sicuramente molto contenta -anche perché lei ogni anno si ricordava sempre di quella data, facendogli un pensierino che lui accettava ogni volta con piacere-.

Si ripresentò, così il problema di qualche minuto prima dell'arrivo del compagno di stanza: cosa regalarle? Rima era una ragazza abbastanza particolare, femminile ma non troppo.

 

 

 

Ricordò il giorno in cui si erano conosciuti: avevano cinque anni,lui e sua madre erano stati invitati a cena dai Touya, in memoria della vecchia e solida amicizia esistente tra la mamma di Rima e la sua. Vennero accolti in un enorme salotto, e fatti accomodare su un divano dorato molto morbido. La signora Touya era una donna molto bella: alta, lunghi capelli castano chiaro e occhi azzurri con sfumature blu. Suo marito sarebbe rientrato poco dopo.

Vennero scambiati i soliti convenevoli, poi entrò una cameriera abbastanza grassottella, sulla quarantina, i capelli corvini raccolti in una crocchia sulla nuca. Scambiò qualche parola in privato, fuori dalla stanza, con la padrona ,che, a voce alquanto alta, asserì :”Se non la ritrovi immediatamente, giuro che verrai licenziata in tronco! Ma come hai fatto a perdertela!”. Poco dopo rientrò, con rinnovata calma.

“Scusatemi tanto” disse “ma mia figlia, Rima, che adesso dovrebbe essere nello studio con il precettore, è riuscita a scappare dalla tata e se n'è uscita. Quella piccoletta certe volte sa essere proprio pestifera,tutta suo padre, ahahah!”

Sua madre convenì, dicendo che era anche l' età e tante altre cose che Shiki non sentì, perché aveva deciso di andarsi a fare un giro nel meraviglioso giardino della villa; magari avrebbe incontrato la piccola fuggiasca, chissà... .

“Dove vai?” lo ammonì la mamma

“Oh, lascialo andare, dev'essere noioso stare qui a sentirci... ti avrei fatto conoscere mia figlia, ma a quanto pare ha deciso anche lei di farsi una passeggiata... puoi andare in giardino, se vuoi”

“Certo, grazie mille signora Touya” e detto questo se n'era uscito.

Il giardino era molto bello, pieno di alberi e fiori, e non ci aveva messo molto a dimenticarsi di dov'era. Arrivato davanti ad una piccola altalena tutta rossa, notò che su di essa erano appoggiate un paio di bamboline nere di vernice.

Lo trovò piuttosto strano. Se le rigirò tra le mani. Chi le possedeva doveva avere dei piedi molto più piccoli dei suoi, pensava. Davanti ad un albero al lato della giostra, vide, poi, dei vestiti:un cappottino bianco, un vestitino verde scuro con la sottoveste nera, un capellino nero e una sciarpa dello stesso colore. Prese il vestito in mano per osservarlo meglio.

“Ehi, metti giù quel vestito, è mio!” gli urlò una vocetta dolce e flebile dall'albero.

Guardando in alto, scorse una bimba di circa la sua eta, con grandi occhioni bluastri e lunghi capelli aranciati tutti arruffati, che indossava solamente una canotta bianca. “Chi sei?” le chiese

Scendendo con un balzo dalla pianta, la piccola disse calma: “Quando si chiede il nome a qualcuno, è buona educazione presentarsi, prima”

“Il mio nome è Senri Shiki” aveva risposto lui trattenendo una risatina. Cavoli, quella era proprio stramba!

“Bene, io sono Rima Touya, piacere di conoscerti” e gli porgeva la mano per stringergliela

“La tua mamma e la tua tata ti stanno cercando perché devi fare lezione”

“Lo so”

“Perché sei scappata, allora?”

“Non sono scappata, sono ancora a casa mia. Mi annoiavo col precettore, e poi ogni tanto Tata ha bisogno di prendersi uno spavento”

I due iniziarono a ridere piano.

“E tu che ci fai qui?” gli aveva chiesto poi

“I tuoi genitori hanno invitato me e mia madre a cena”

“Quindi sei un'ospite?” il suo tono era diventato preoccupato “in questo caso mi dispiace molto che tu mi abbia trovato in questo stato ma, sai, stavo morendo di caldo sotto tutti quei vestiti”

“Tranquilla, è quasi Marzo, è ovvio che tu abbia caldo”

“Non sei sconvolto?”

“Perché dovrei?”

“Girati, che mi vesto. Hai l' aria affamata, quando avrò finito torneremo subito a casa per mangiare qualcosa. Forse Gaston, il cuoco, ha preparato la torta al cioccolato. Spero ti piaccia”

 

 

Il giovane rise, pensando che fissa per il cibo della sua amica non era mai passata. Purtroppo ricordare il loro primo incontro non gli era stato granché d'aiuto. Non aveva ancora idee per il regalo.

 

 

Intanto, dall'altra parte del Dormitorio Luna, anche Rima non aveva nessuna idea.

“Rilassati” le diceva Ruka “qualsiasi cosa tu gli farai andrà bene. È il pensiero che conta, in fondo”

“Oh, Ruka, non capisci” replicò la giovane modella

“Non c'è nulla da capire, amica mia. Si può sapere perché t'interessa tanto il regalo a questo ragazzo? Non sarai mica innamorata?”

“Chi? Io? M-ma che vai a pensare!” Rima si sentiva avvampare fino alla punta dei canini

“Si, Rima, tu sei innamorata!” l'amica adesso saltellava per la stanza tutta contenta. Non avrebbe mai creduto che Rima Touya, la sua migliore amica, nonché la ragazza con i gusti più difficili del mondo, si sarebbe andata ad innamorare proprio di Senri Shiki.

“Oh, chiudi il becco. Che ci parlo a fare con te?”

“Rima, ti rendi conto che vi conoscete da una vita e non hai ancora capito di amarlo?”

“E' solo il mio migliore amico, nulla di più. E ci tengo che sia contento. Ora, con permesso, vado a farmi un giro”

“Convinta tu...” ma in cuor suo l'elegante vampira sapeva di aver ragione.

 

 

Rima , intanto, camminava per il dormitorio immersa nei ricordi. Certo che era innamorata di Shiki, lo era stata da sempre, da quando l' aveva visto prendere il suo vestito. Non se n'era accorta per tanto tempo, poi le era arrivata questa rivelazione come un fulmine a ciel sereno, in un caldo tramonto d'estate. Era il giorno del suo decimo compleanno, e Shiki era venuto a trovarla.

“Non hai niente da dirmi?” gli aveva chiesto

“Di cosa parli?” faceva finta di non capir ma stava sogghignando

“Eddai, Shiki, non farla sempre così lunga!”

“Va bene, ecco il tuo regalo” e porgendole il regalo le aveva dato un bacio sulla guancia e detto all'orecchio : “ Buon compleanno, seccatura”

In un attimo si era sentita mancare la terra sotto i piedi, mille pipistrelli svolazzanti nello stomaco e la testa pesante.

Aprì il regalo: due brillanti, gli orecchini più belli che avesse mai visto. “Spero ti piacciano” aveva mormorato lui con la solita nochalance.

“Sono molto belli” aveva detto lei e gli aveva stampato, in un impeto di coraggio, un bacetto sulla guancia.

 

 

“Aaaaaaaaah! Ma che mi prende!” si riprese in mezzo al corridoio “spero solo che la giornata passi in fretta... dannato Kaname , lui e Yuki! Proprio oggi doveva vederla?”

Ancora nessuna idea per il regalo.

 

 

 

“Pensa , Shiki, pensa!”. La faccenda dell'anniversario iniziava a stancarlo più del dovuto. Ma per Rima avrebbe fatto di tutto. Solo per lei.

“Senri?” la testa bionda di Takuma fece capolino dalla porta

“Ichijou stai cercando di farmi morire di spavento, oggi?”doveva smetterla di entrare e uscire senza preavviso.

“Come se fosse possibile” rise lui

“Bella battuta. Cosa vuoi?”

“Beh, è tutto il giorno che sei così preoccupato. E' per la storia dell'anniversario tuo e di Rima'”

“E questo chi te l' ha detto!?” colto in flagrante. Come faceva Takuma a saperlo? Gliel'aveva detto lei? In effetti spesso aveva espresso apprezzamento per il vicecapo- dormitorio, ma arrivare a questo... che si fosse innamorata di lui?

“Amico, parli nel sonno”

“Ah...” e da quando? Comunque, meglio sonnambulo che... che? Ok, aveva la febbre. Ma i vampiri posso avere la febbre?

 

 

Gli venne in mente la volta in cui, a otto anni, prese l'influenza e Rima andò a trovarlo.

“Hai una cera orribile!” fu il suo commento

“Grazie, bella amica che sei!”

“Non essere pesante, stavo scherzando. Ne vuoi uno?” e gli porgeva un Mikado

Lui annuì “Grazie”

“Ho un'idea!” disse poi

“Che intendi?”

“Resta a letto, io vado a prendere una cosa”

Portò lì un grande lenzuolo e una candela, poi spense tutte le luci e accese la candela: “Benvenuto allo spettacolo di ombre cinesi! Solo per voi, in esclusiva, Moby Dick!”

“Il mio libro preferito!”

La bambina mise in scena storia della balena bianca con le ombre cinesi, e Shiki si sentì subito meglio.

Al momento di andarsene, lei lo salutò con un grande abbraccio, e per la prima volte ebbe l'impulso di mordere qualcuno. Ovviamente non si sarebbe mai azzardato, e questa cosa la tenne sempre per sé.

 

“Forse un'edizione di Moby Dick le piacerebbe” rifletté ad alta voce

“Moby Dick?” il biondo non capiva

“Già, non ha senso...”

“Qualsiasi cosa le regalerai sarà contenta”

“E' la prima volta che le faccio un regalo per l' anniversario” rivelò il modello diventando rosso come i suoi capelli

 

 

 

Un poster con una sua foto, in memoria della loro carriera? Squallidume puro, non se ne parlava. Certo, però, che la loro prima audizione come modelli fu uno spasso...

 

 

 

“Tu dici che è una buona idea?”gli aveva chiesto

“Se non te la senti non importa” le aveva risposto

“No, facciamolo... ho bisogno di soldi, e i miei non aspettano altro per organizzarmi un matrimonio combinato”

“Bene, allora andiamo”

La sala d'aspetto aveva le pareti grigie, delle sedie in legno, molti giornali di moda su un tavolino di vetro ed era molto luminosa.

“Se non avessi dei denti perfetti penserei di stare dal dentista” aveva sussurrato a Senri e lui le aveva sorriso, con quel sorriso da bambino che sapeva fare solo lui.

“Numeri 12, 44, 18 e 23” li aveva chiamati una tizia in tallieur.

Entrarono in uno studio molto essenziale: grandi vetrate, un paravento per cambiarsi -dietro il quale scoprirono quattro posti a sedere per il trucco- e il solito sfondo bianco.

Un tizio con le basette castane, con jeans strappati, camicia bianca e gilet blu scuro li aveva squadrati dalla testa ai piedi, poi li aveva fatti mettere in costume e aveva fatto un'ispezione generale di ognuno.

Per il suo amico fu facile, gli bastò una rapida occhiata per capire che sarebbe stato perfetto come modello. Come dargli torto: Senri era bellissimo!

Poi era toccato ad una bionda platinata, probabilmente rifatta, ma troppo alta a quanto pareva.

Prima di lei c'era un ragazzotto alto e ben piazzato, Usui, che sarebbe poi diventato uno dei colleghi ai quali erano più legati.

Quando fu il suo turno, la ragazza dagli occhi bluastri si sentì come un pezzo da esposizione in un museo. “Hum...” aveva mormorato quel tizio, poi ad alta voce aveva aggiunto “E ora... in posa!”

Fu un impresa. Ora era troppo ferma, poi la testa era troppo a destra, il piede a sinistra non andava bene... la bionda, una certa Kyomi, per sbaglio cadde, trascinandosi gli altri tre appresso. “Dolcetto?” le aveva chiesto l' assistente che l' aveva aiutata a rialzarsi. Rima, per tutta risposta, le aveva strappato di mano il malcapitato sformatino dicendo :”Sai dove te lo metto il dolcetto?” e l' aveva tirato, proprio in faccia all'esaminatore. “Smak!” aveva poi commentato mettendosi in posa

“Tu...piccola sfacciata...” aveva ringhiato il tizio di rimando, ma subito era stato colpito da un altro dolce, questa volta lanciato da Shiki. “Si rilassi” aveva aggiunto egli come beffa al danno.

In un attimo uno studio intero si accanì contro il povero esaminatore, che li scacciò tutti. Tre giorni dopo vennero mandate loro le foto di quella mattinata, e tra quelle comparirono anche le immagini del lancio dei dolci. Piacquero così tanto che i due vennero richiamati, nonostante la loro condotta.

 

 

“Potrei cucinargli uno sformatino...non ne abbiamo più mangiati da allora.... ma a che serve, è un vampiro!”

 

 

Era mezzanotte, e né Shiki né Rima avevano voglia di incontrarsi.

 

 

 

“Shiki tu e Rima state insieme?” gli chiese improvvisamente Takuma, mentre erano in camera

“Che ti salta in mente!” reagì di rimando il rosso. Perché tutti dovevano sempre pensare a quello?

“E cosa siete, se non siete fidanzati?”

“Amici molto stretti” non aveva senso, lo sapeva. Che cos'erano due amici molto stretti? E soprattutto: visto che erano così intimi perché non provare a cambiare quella definizione così assurda?

“Shiki, hai mai avuto voglia di morderla?”

“Ma che ti prende oggi, è il giorno di spettegolare su Senri Shiki?”

“Nulla del genere, ma sei talmente agitato che se non ti faccio parlare prima o poi esploderai!” rise il vampiro biondo

Forse era vero, forse aveva davvero bisogno di qualcuno con cui parlare. Dopotutto, Ichijou non era neanche una cattiva persona, e poi era l' amico più stretto che aveva...

“Ogni tanto” ammise “e molte volte devo proprio cambiare stanza”

L'altro restò un attimo sovrappensiero, poi parve ricordarsi di un qualcosa di misterioso, tanto che la sua espressione divenne indecifrabile, un mix di tante emozioni, che sul volto ancora bambinesco di Takuma facevano una certa impressione, facendolo sembrare molto adulto, molto più somigliante al Venerabile. Ma, ovviamente, questo il rosso non l' avrebbe mai detto all'amico.

“La conosci il detto sull'amore dei vampiri?”

“No, come recita?”

“Ascolterò il fluire del tuo sangue; se sarà amore curami: avrò perduto la ragione”

“Che detto strano”

“Si, infatti. Gli antichi credevano che quando un vampiro ha un forte desiderio di mordere un altro vampiro, un desiderio pazzo e disperato, allora è vero amore”

“Takuma?”

“Si?”

“Una volta stavo per morderla mentre dormiva”

L'amico sorrise “Avevi già in mente un regalo, vero?”

“No, ma ora mi hai dato un'idea” e detto questo il ragazzo dagli occhi di ghiaccio uscì dalla stanza.

 

 

 

“Fa schifo, Ruka!” si lamentava la rossa

“Sei troppo insicura. Andrà benissimo, gli piacerà un sacco”

“E' stupido”

“Rima...”

“Si lo so: devo smetterla di autocomplessarmi”

“Non è questo che ti volevo dire”

“E cosa?”

“Perché fai tutto questo ogni anno?”

La giovane s'affrettò a raggiungere la soglia, poi, amaramente disse :” Perché hai ragione tu” poi uscì.

 

 

Dopo una bella mezz'ora passata a cercarsi, s'incontrarono sul terrazzo della struttura.

“Ciao” dissero all'unisono

“Anche tu qui, vedo..” mormorò la ragazza

“Allora? Non devi dirmi niente?” fece lui per smorzare la tensione

“Hummm... non ricordo bene”

“Ti rinfrescherò io la memoria: buon anniversario”e le porse il regalo

Eccolo, l'oggetto per cui egli aveva perso quasi la testa: una stella di ghiaccio, fatta fare apposta da Aidoh, e poi ricoperta di brillantini.

“E'... bellissima...ma pensavo che odiassi certi sentimentalismi”

“Infatti.....era solo per farti sapere che quel giorno avevo ragione”

“Sei sempre il solito, ma sono contenta di averti conosciuto, quindi ecco qua il mio regalo” e, con bacetto sulla guancia gli porse un pacchettino azzurro e rosso, contenente un piccolo aeroplanino di ghiaccio brillantinato, come la stella.

“Akatsuki ha ragione: sono una tipa davvero poco originale” commentò la ragazza

“Forse, ma a me piaci così” rispose lui, poi sussurrando : “Era una stella comunque”

“No, un aeroplano”

“Rima, per favore, so quello che ho visto”

“Anche io”

“Come faceva a brillare se era un aeroplano?”

“Come fa questo che ti ho regalato”

“Forse hai ragione, ero distratto”

“Che succedere, ora?”

“Niente, ma ero distratto”

“Shiki, eravamo solo noi sulle riva di un fiume, in piena notte: come facevi a distrarti?”

“Guardavo uno spettacolo migliore”

“Ah si, e cosa? E perché non mi hai chiamata?”

Il tempo di sbattere le palpebre che se lo ritrovò ad un palmo dal naso.

Lui non aveva idea di cosa stava facendo, ma era giusto, perché, alla fine l'aveva capito, l' amava. Amava il suo aspetto, il suo carattere.

L'amava quando lavorava, quando non faceva niente, quando rideva e quando era seria. C'era solo una cosa che non poteva ancora amare di lei, però, perché ne era all'oscuro.

“Sono un po' affamato” le sussurrò, volendo far cadere anche l'ultima barriera tra loro

“Vuoi delle pasticche?” lei aveva paura. Quel lato di Shiki era ancora un mezo mistero. Voleva davvero far cadere l'ultima rete di sicurezza? Poi cosa sarebbe stato di loro? Cosa sarebbero stati?

“No, voglio qualcosa di vero. Non una sottomarca” quella frase sapeva di loro.

“Fa male?”

“E' un aeroplano che atterra”

“Hai capito che non mangia abbastanza, alla fine, eh?”

L'invito fu sufficiente.

Ma più che un aereo in discesa, Rima si sentì una stella in salita.

“A proposito, quella sera stavo guardando te” disse lui quando si staccarono

“Quella sera avevo fame. Ma ho preferito non disturbarti”

“Lui la prese in braccio e la fece sedere sulla balconata. Poi si sbottonò la camicia, in modo da scoprire il collo. “Rimedieremo” disse semplicemente e la lasciò fare.

 

 

Era l'una e mezza e la loro pelle era più rossa che bianca.

“Meglio di una sottomarca, decisamente” asserì Rima

“Lo so. Siamo veri, ora”

E restarono lì a baciarsi, sotto la luce tenue della luna che, come un occhio di bue su un palcoscenico, li inquadrava per una sua privata istantanea.

 

 

 

 

 

 

Tre anni prima....

“Che noia le stelle cadenti”

“Guarda che qui l'unico noioso sei tu. Voglio che tu e veda una”

“Ma... è roba da umani”

“Mi stai dando dell'umana?”

“Uff, e va bene. Ma alla prima che vedo ce ne andiamo ok?”

“Ok, spero che tu ne veda una presto”

“Sei inquieta.. hai fame?”

“Ho ingurgitato due pasticche prima di venire”

“Spero bastino”

I minuti sembravano eterni: il fiume scorreva lento, il vento leggero ne smuoveva un po' la superficie.

“Eccola!” urlò il rosso all'improvviso

“Dove?” quella lì, laggiù! Guarda come brilla!”

“A me sembra un aeroplano...”

“E' una stella cadente..vedi? Scende!”

“O probabilmente è un aeroplano che atterra”

“Lo dici solo perché non vuoi andartene”

“Non è vero”

“Allora, dal momento che ho visto la stella, ti lascio”

“Uffa.. aspettami almeno!”

“Allora era una stella?”

“Era un aeroplano!”

E le sagome dei due vampiri sparirono nella notte.

 

 

 

 

 

Angolo dell'autrice:

Salve a tutti, sono la squilibrata che ha scritto questa ....qualunque cosa sia ^^''

Sono una fan di Vampire Knight e di questa coppia, in particolare. Li trovo dolcissimi e accendono la fantasia. Mi dispiace che Matsuri Hino non dia abbastanza spazio a questi due personaggi perché, giuro, Shiki e Rima sono fantastici!!

E... niente.. spero che questa non tanto breve storiella vi sia piaciuta e vi chiedo di recensire, se volete. Un bacio :**

  
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