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Autore: _Lakshmi_    14/08/2014    5 recensioni
Ecco qui una piccola raccolta di song-fic incentrate su diversi pairing dell'opera Inazuma Eleven! Essendo la mia prima raccolta a sfumatura sentimentale, spero che venga apprezzata e che vi strappi qualche piccola emozione.
Dal primo capitolo:
[...] La neve appena caduta aveva tinto il luogo di un gelido e silenzioso bianco che non lasciava trasparire nessuna emozione, se non la malinconia già presente.
Era un ennesimo ventiquattro gennaio.
Shirou Fubuki, fin da quando aveva memoria, ricordava quel giorno sempre coperto di neve e con una coltre grigiastra in cielo che minacciava tempesta.
Non era mai cambiato nulla.

- Lucy (Skillet); Shirou & Atsuya, Shirou/Haruna
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Celia/Haruna, Jude/Yuuto, Shawn/Shirou
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lucy
Lucy
[Raccolta di song-fic]


Hey Lucy, I remember your name
I left a dozen roses on your grave today
I'm in the grass on my knees, wipe the leaves away
I just came to talk for a while
I got some things I need to say.


Un petalo di una rosa si posò delicatamente vicino ad una fredda lapide, trasportato dal glaciale vento invernale. La neve appena caduta aveva tinto il luogo di un gelido e silenzioso bianco che non lasciava trasparire nessuna emozione, se non la malinconia già presente.
Era un ennesimo ventiquattro gennaio.
Shirou Fubuki, fin da quando aveva memoria, ricordava quel giorno sempre coperto di neve e con una coltre grigiastra in cielo che minacciava tempesta.
Non era mai cambiato nulla da allora.
Il rumore dei suoi passi si acquietò davanti a quella muta lapide, dove solo il tenue rosa del petalo le donava un poco di colore. Lì, solitario, rimase a guardarla per lungo tempo senza pronunciar parola, con gli occhi grigiastri fissi sul nome inciso sulla fredda pietra: Fubuki Atsuya.
Quanto poteva essere crudele la memoria.


Now that it's over
I just wanna hold her
I'd give up all the world to see that little piece of heaven looking
back at me
Now that it's over
I just wanna hold her
I've gotta live with the choices i made
And I can't live with myself today.


Alcuni dei particolari legati a quel nome erano andati a disperdersi con il gelido vento degli anni. Ricordi come la voce, la risata, il semplice sorriso erano diventati semplici ipotesi; mentre altri, quali lo sguardo feroce, il pessimo carattere e le leggende a lui legate erano rimasti ben ancorati nella sua testa.
Però avrebbe fatto di tutto pur di rivedere quel fratello scorbutico ancora una volta, per far rinvenire i piccoli dettagli perduti: non gli importava più del divario di bravura che li aveva separati da bambini, non gli importava più della rivalità o dell’invidia che aveva provato nei suoi confronti.
Voleva solo poter parlare assieme a lui ancora una volta.
Solo un’unica volta, tanto per mettersi il cuore in pace e continuare il proprio cammino.


Hey Lucy, I remembered your birthday
They said it'd bring some closure to say your name
I know I'd do it all different if I had the chance
But all I got are these roses to give
And they can't help me make amends


<< Atsuya.>> disse come un sussurro, mentre posava le rose accanto alla lapide.
Un nome che gli causò una gelida fitta al cuore quanto una morsa di puro ghiaccio.
<< Buon compleanno.>> aggiunse, indietreggiando un poco per osservare meglio quel muto giaciglio.
Su di loro si posò ancora un glaciale silenzio, un silenzio di due persone che avevano molto da dirsi, ma alle quali mancavano le parole per iniziare un discorso.
<< Non ti ho mai chiesto se ti piacessero le rose... ma come ogni anno, questo è il mio regalo...>> la voce di Shirou era atona, le labbra ferme in un forzato sorriso tutt’altro che allegro.
Con i difetti del fratello, anche i sensi di colpa erano rimasti, seppur ormai lo tormentassero raramente e solo in determinate cadenze.
Come il compleanno.
Il pensiero di “cosa sarebbe accaduto se...?” tornava a ronzargli nella mente in quel giorno grigiastro e dannatamente freddo, dove neppure con il suo cappotto color petrolio riusciva a riscaldarlo.
<< Mi ricordo che mangiavi sempre la prima porzione della torta, perché sostenevi di essere il maggiore, anche se poi la mamma ti rimproverava, costringendoti a lasciarmi il resto della fetta.>> mormorò, come se in fondo non volesse spezzare totalmente quella malinconica quiete che si era andata a creare << E tu sbuffavi imbronciato, dicendo che era colpa mia, perché ero troppo lento. Effettivamente, non sono mai stato veloce quanto te.>>
Il suo sorriso si spense completamente, lasciando spazio ad un silenzioso sospiro che, appena sfiorate le sue labbra screpolate, si condensò diventando simile a bianco fumo.


Here we are
Now you're in my arms
I never wanted anything so bad
Here we are
For a brand new start
Living the life that we could've had


Aveva litigato tante volte con suo fratello, molte delle quali per motivi stupidi ed infantili, passando anche interi giorni senza rivolgergli la parola.
Perché Atsuya dopotutto era lì e il pensiero di poterlo perdere non gli aveva mai sfiorato la mente; se solo avesse saputo l’avvenire...
Guardò le rose abbandonate al suolo, percependo un insolito calore agli occhi, mentre la vista pian piano si offuscava.
Se solo l’avesse saputo, avrebbe fatto di tutto affinché non accadesse, vivendo quel futuro che entrambi si erano prefissati: sarebbero infatti entrati in una squadra di calcio prestigiosa insieme, diventando gli "insuperabili fratelli Fubuki", famosi in tutto il globo per la loro bravura.
L’uno come attaccante, l’altro come difensore.
Quanto poteva essere crudele il destino.


Me and Lucy walking hand in hand
Me and Lucy never wanna end
Just another moment in your eyes
I'll see you in another life
In heaven where we never say goodbye.


Si ricordava ancora di quando aveva provato a vivere anche per suo fratello, pensando che in quel modo i ricordi legati a lui non si sarebbero mai spenti, al pari di una piccola fiamma eterna; ma a causa di quella convinzione, aveva sfiorato quasi l’orlo della pazzia, arrivando persino a toccare il fondo senza essere più in grado di risalire con le proprie forze.
Se non fosse stato per i suoi compagni di squadra, probabilmente quella follia avrebbe prevalso ed ora lui non sarebbe stato Shirou, ma solamente un’eco di Atsuya.
Un semplice eco di una voce che ormai non esisteva più.


Here we are, now you're in my arms
Here we are for a brand new start
Got to live with the choices I've made
And I can't live with myself today.


Avrebbe voluto rivederlo, riabbracciarlo, raccontargli tutto ciò che era accaduto durante la sua lunga assenza; avrebbe voluto giocare di nuovo con lui, rievocando i bei tempi in cui si arrampicavano fino a raggiungere le cime più alte degli spogli alberi o quando si lanciavano gelide palle di neve, ridendo e scherzando.
Ma a suo malgrado sapeva che quei tempi erano ormai passati.
Aveva imparato a vivere come una persona unica, facendo le proprie scelte, seppur alcune fossero state più che difficili: perché dopotutto quella era la sua vita, la strada che aveva deciso di percorrere e anche se a volte tornavano i rimorsi, aveva compreso come conviverci senza impazzire.
<< Abbiamo sempre litigato per tutto: per il posto in macchina, per il cibo, anche per il calcio...>> continuò, spostando ancora lo sguardo sul freddo nome << ma alla fine non ti ho mai detto che ti ho sempre voluto bene.>>
A quelle meste parole, seguì ancora una volta un malinconico silenzio, dove riecheggiò solamente il sibilo lontano del vento e il muto scorrere di una lacrima.


Me and Lucy walking hand in hand
Me and Lucy never wanna end
Got to live with the choices I've made
And I can't live with myself today.


<< Papà!>> una voce familiare lo distolse dai propri pensieri, dissolvendo quel velo di malinconia creatasi.
Non fece neppure in tempo a voltarsi che una bambina dai lunghi capelli argentei come i suoi lo abbracciò alla vita, con un radioso sorriso sul volto.  L’espressione di Shirou con quel gesto d’affetto mutò, diventando più dolce, cancellando la tristezza che l’aveva tormentato fino a qualche istante prima.
Quasi per ringraziarla, le scostò la frangetta per poi baciarle dolcemente la fronte, scompigliandole poi i capelli già mossi del loro.
Nel mentre arrivarono anche Haruna, la madre, e Yuuto, lo zio: la prima, come la figlia, era di un’umore solare, con un magnifico sorriso dipinto in volto; l’altro invece, seppur i suoi grandi occhiali dalle lenti verdi brillanti schermassero le sue emozioni, sembrava estremamente torvo, come se un’oscura e tremenda aura malevola gli stesse aleggiando attorno.
Ma d’altronde non era mai felice quando incontrava il marito della sua preziosa ed unica sorella.
<< Papà! Guarda cosa mi ha regalato lo zio dal suo ultimo viaggio!>> la bimba si allontanò un poco per mostrare trionfante al genitore i propri nuovi occhialini, i quali erano fin troppo simili a quelli che Yuuto aveva indossavo ai tempi della Raimon, prima che li sostituisse con degli altri << Mi ha anche detto che appena sarò più grande, mi insegnerà anche la tecnica micidiale Kōtei Penguin Nigō!>>
Shirou guardò interdetto prima gli occhi la figlia, poi lo zio, il quale rimase impassibile.
<< Yuki è pur sempre mia nipote, Fubuki.>> si giustificò infine quest’ultimo, ricevendo puntualmente un’occhiata di rimprovero da parte della sorella.
<< Vieni Shirou, gli altri stanno aspettando>> disse dolcemente Haruna, avvicinandosi al marito.


Hey Lucy, I remember your name.


Shirou si allontanò con loro, stringendo per mano la moglie, mentre guardava la loro figlia che di tanto in tanto sfuggiva dalle braccia del padre per stringere l’amato e burbero zio.
Finalmente, dopo un percorso ricco di sfide e di difficoltà, alla fine era ritornato a vivere in Hokkaido con la sua famiglia, facendo da allenatore ad una squadra locale. In Hokkaido, dove su un’inerpicata altura innevata si trovava lo spirito del fratello, libero come un lupo solitario.
Un lupo che vegliava sempre su di loro.
Prima di scendere per l’angusta strada, si voltò un’ultima volta verso la lapide, facendo un malinconico sorriso.






Arrivederci, Atsuya.








Fine!


Yuki: nome giapponese che significa neve.
Kōtei Penguin Nigō: Tecnica di Yuuto, ovvero il Pinguino Imperatore.



Angolo dell’autrice:

Eccoci qui con un ennesimo angolo dell’autrice!
Questa fanfiction la dedico a mia sorella che mi sopporta sempre in tutti i miei scleri ed è sempre al mio fianco anche nei momenti più difficili. Lo so che ho un pessimo carattere e ti ringrazio di non avermi ancora impacchettato e spedito a “Quel Paese”.
Quindi... beh, grazie...
...
...
Ok, devo rinominare quest’angolo come Angolo della depressione se continuo di questo passo.
Parlando di cose allegre, innanzitutto la canzone di questa prima song-fic è Lucy degli Skillet, una canzone che adoro e che spero apprezziate.
Non sono ancora del tutto sicura se farò una piccola raccolta riguardo Inazuma Eleven, ma credo di sì, perché dopotutto ci sono ancora su un sacco di altri pairing su cui vorrei scrivere.
Soprattutto su Shindou Takuto...
...
Cavolo, quel dannato personaggio lo shipperei pure con i mobili Ikea!
Beh, comunque spero che abbiate apprezzato questa prima one-shot riguardante i due amati fratelli gemelli, dove Shirou, tra l’altro, è uno dei miei personaggi preferiti dell’opera insieme a Yuuto e il sopracitato Takuto.
Bene, detto ciò spero che continuerete a leggere i prossimi capitoli della raccolta.


Un bacio da _Lakshmi_!
  
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