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Autore: jamesguitar    14/08/2014    2 recensioni
Lei l’aveva detto, aveva sempre saputo che avrebbero dovuto tenerlo nascosto.
Ma George non le dava mai ascolto, seguiva il suo istinto sempre e comunque. Perché?
Ripensando a quel dannato articolo, gli occhi di Eleonora si riempirono di lacrime. Non poté trattenerle, stavolta.
Nemmeno gliene aveva parlato. George aveva confessato tutto senza nemmeno chiederle il permesso, alla prima conferenza stampa con gli altri ragazzi aveva vuotato il sacco.
Come aveva potuto?
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Shelley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rainagain.


Rain.

Eleonora era seduta sul suo letto, a braccia conserte, con le labbra strette in una linea.
Era immobile, non riusciva a muoversi, perché aveva paura di crollare, scoppiare a piangere, e non poteva. Non poteva, doveva assolutamente controllarsi, o sarebbe stata la fine.
Sarebbe stata la fine, si, perché era sola quel giorno, non c’era nessuno che potesse consolarla, e la cosa avrebbe fatto solo dannatamente male.
Pensava che la avrebbe chiamata. Sarebbe stato giusto, no? In quel momento, era il minimo che potesse fare.
Eleonora fissava il cellulare davanti a sé, quello stupido aggeggio che non aveva fatto altro che sbattergli la verità in faccia senza un minimo di pietà.
 
Il cellulare vibrò, ma la ragazza capì che non era lui dalla semplice suoneria. Non era la sua voce che diceva ‘I’m George Shelley’, era una stupida canzoncina.
Era la sua amica Lidia a chiamarla, probabilmente aveva letto anche lei quello stupido articolo, ma lei non rispose. Era l’ultima cosa che voleva, parlare di ciò che stava provando.
Rilassò le braccia, realizzando che non sarebbero state quelle a proteggerle dallo scoppiare, ed afferrò l’ipod.
Anche se ascoltare le voce di George non la avrebbe aiutata di certo, mise una canzone degli Union J, Amaze me, che riempì la stanza.
Si rannicchiò contro il suo cuscino e continuò a stringere le labbra, probabilmente a quel punto erano diventate viola, ma non le interessava.
Prese il telefono con rabbia, aspettandosi almeno un messaggio, ma niente. La foto di sfondo che ritraeva lei e George erano l’unica cosa che riusciva a vedere.
 
Diavolo, faceva male. Come aveva potuto pensare di lasciarla sola? In quel momento?
Un paio di ore prima Eleonora aveva fatto l’errore di aprire twitter, e milioni di commenti negativi su di lei e prese in giro avevano riempito i suoi occhi. Poi era stato il momento di youtube, con tutti quei vlog che le avevano riempito le orecchie. Era tutto stracolmo, a parte il suo cuore. Quello era vuoto.
Lei l’aveva detto, aveva sempre saputo che avrebbero dovuto tenerlo nascosto.
Ma George non le dava mai ascolto, seguiva il suo istinto sempre e comunque. Perché?
Ripensando a quel dannato articolo, gli occhi di Eleonora si riempirono di lacrime. Non poté trattenerle, stavolta.
Nemmeno gliene aveva parlato. George aveva confessato tutto senza nemmeno chiederle il permesso, alla prima conferenza stampa con gli altri ragazzi aveva vuotato il sacco.
Come aveva potuto?
 
Qualcuno bussò alla porta, e nonostante la mancanza di risposte, una donna entrò nella stanza.
Era la madre di Eleonora, con un’espressione attenta, come se avesse paura dell’esplosione immediata della figlia.
≪Tesoro, posso esserti d’aiuto in qualche modo?≫ chiese, con voce timida, senza tuttavia avvicinarsi.
≪Mamma, vattene.≫
≪Io..≫
≪Va’ via, per favore.≫
La madre stava per ribattere, dicendole che nonostante tutto non poteva permettersi di mancarle di rispetto, ma qualcuno bussò alla porta.
La donna uscì sbuffando dalla stanza e chiuse piano la porta, ed Eleonora ricominciò a fissare il telefono, con le note dell’album dei ragazzi nelle orecchie, cercando di smettere di piangere, perché come previsto, non c’era qualcuno pronto a consolarla.
 
La ragazza sentì la porta aprirsi, così si alzò per urlare alla madre di andare via una volta per tutte, ma si fermò.
Era stupefatta.
Quel ragazzo riccio era sulla sua porta, in casa sua. E la guardava.
≪Ciao≫ disse George, con le mani in tasca e un’espressione ferita sul viso.
≪Oh, ti sei fatto vivo.≫
≪Rain, stavo venendo qui.≫
Eleonora sospirò e si gettò sul letto all’indietro. Non poteva essere arrabbiata con lui, non poteva se era venuto lì apposta per lei, non poteva se la chiamava in quel modo. Adorava quando lo faceva.
≪Okay, beh, cosa hai da dire?≫
Dal tono della ragazza era evidente che non fosse arrabbiata, perciò George si sdraiò accanto e lei, spalla contro spalla, entrambi a fissare il soffitto.
 
≪Ho fatto un casino.≫ Oh, eccome se lo aveva fatto.
≪George, hai idea di quanti insulti ho letto sul mio conto? Avevamo detto che sarebbe stato un segreto, che nessuno lo avrebbe saputo di noi. Adesso la gente mi odia, dice che sono una troia bugiarda, sai quanto fa male, vero?≫
Stava ancora piangendo. Diavolo, perché? Non poteva sembrare forte, per una volta?
Il ragazzo sospirò ed intrecciò le dita con le sue, cercando di farla calmare. Sapeva che si rilassava, quando la teneva per mano.
≪Hai ragione, ho sbagliato a dirlo così.≫
≪E allora perché lo hai fatto?≫
Non si erano ancora guardati, parlavano guardando verso l’alto; una disperata, l’altro dispiaciuto, dispiaciuto di aver sbagliato tutto con lei, come al solito.
 
≪Avevo bisogno che la gente sapesse quanto ti amo, Rain.≫
Il cuore di Eleonora si strinse, e il suo impulso fu di baciarlo, ma non lo fece. Si impose di non farlo, di non stringerlo a sé come il suo cuore le ordinava di fare.
≪Okay. Beh, che dovrei fare, scusa?≫
≪È solo lo scoop del momento. Tutte le fan sono arrabbiate e gelose, è normale, non credi? Quelle inglesi sono arrabbiate perché ho una ragazza italiana e non gliel’ho detto, quelle italiane sono arrabbiate per la stessa cosa, solo che c’è anche un pizzico di gelosia per non essere te. Passerà tutto, prima o poi.≫
Finalmente Eleonora si girò a guardarlo, con gli occhi rossi di pianto, e vedere il suo sorriso per consolarla, quelle labbra tirate, la fece sprofondare.
≪Prima o poi quando, George? Non posso uscire di casa, te ne rendi conto?≫
≪Resterò.≫
≪Cosa?≫ doveva aver capito male.
≪Resterò un paio di settimane qui, Rain. Uscirai di casa, eccome se lo farai, perché io verrò con te. E guai a chi oserà toccarti.≫
 
Il cuore della ragazza fece un balzo, ma cercò di contenersi, di trattenersi dallo stringerlo a sé e non lasciarlo mai.
≪E dopo?≫
≪Dopo avranno dimenticato tutto.≫
≪E se non lo avessero fatto? Se…≫
George allungò un braccio e la strinse al suo petto, zittendola.
≪Andrà tutto bene, Rain.≫ sussurrò. ≪Te lo prometto. Finirà tutto.≫
A quel punto, resistere fu impossibile.
Eleonora alzò il viso verso di lui e lo baciò, lo baciò in modo che le sue lacrime arrivassero a lui, dando a quel bacio il gusto salato di quando l’amore cura ogni ferita.
George la strinse di più, la strinse perché non voleva che se ne andasse, voleva che restasse per sempre con lui.
Voleva che restasse a fare facetime senza una ragione, a guardare le sue facce strane, a ridere quando le faceva il solletico.
E voleva che restasse ad ascoltare i suoi sfoghi, quando si sentiva perso e senza nessuno.
E voleva restare lui, voleva fare lo stesso per lei.
 
Entrambi erano intenzionati a restare, e lo avrebbero fatto, per sempre.



#ANGOLOAUTRICE
Allora, so che questa os non ha senso. Partiamo da questo.
Non sono una jcat. Non so quasi niente di Shelley.
Ma il punto è: se hai una lunga conversazione con la cara e simpatica Rainagain, come può non venirti l'ispirazione?
Sul serio, è tutta per lei questa os, lol. Quindi si aw, gliela dedico.
Spero vi piaccia, cari.
A presto,

-jamesguitar

PS. Non guardate quel banner. E'. Orrendo.

 
  
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