Draw Your Swords.


«Tutto questo.. è sbagliato vero?»
«Può darsi.»
«Dovremmo fermarci..?»
«…»
 
L’uomo dai lineamenti impeccabili, rimase in silenzio.
Probabilmente era tutto un errore. Già, che diritto aveva, di privare una ragazzina di quindici anni appena, della sua adolescenza? Ma lei era già cresciuta troppo in fretta.
Il corso degli eventi l’aveva portata ad essere una donna vera e propria, che male poteva esserci a condividere il medesimo spazio all’interno di un mondo che gli era avverso, che altro non faceva se non spingerli a desiderare una via di fuga? Nessuno.
E più se lo ripeteva, più era convinto di non farle male. Ma allora cos’era quel senso di colpa di cui si sentiva macchiato, giorno dopo giorno?
Tracciò un percorso immaginario sull’addome della ragazza, sfiorando gli addominali scolpiti, degni di nota. Sfruttando il solo indice, raggiunse l’ombelico, vi posò le labbra, e con la punta della lingua accarezzò quella pelle candida, fino a risalire piano. Si concesse un solo sguardo verso il volto della giovane, i suoi occhi erano nuovamente languidi, colmi di un desiderio già bruciato fino a pochi minuti prima.
Ma non era mai abbastanza.
Perché il tempo passava troppo in fretta, e non concedeva tregua a chi come loro, era costretto ad affrontare la morte ad occhi sgranati, con la sola speranza di riuscire ad andare avanti. Questa, era la loro unica scarsa consolazione.
 
Non rispondeva mai, alle domande di Mikasa. Se era sbagliato? Forse.
Ma lo era anche rischiare di morire ogni giorno ad un’età così prematura.
Lo era aver visto i genitori morire davanti ai suoi occhi, per ben due volte.
Lo era essere cresciuti troppo in fretta, perdendosi il fiore dell’età.
 
Mentre ci pensava, le rivolse uno sguardo mite, nulla trapelava da quegli occhi cerulei, che seppur glaciali in apparenza, dentro traboccanti di un oceano intero di emozioni, lo stesso che lui era troppo bravo a nascondere.
Risalì fino ad avventarsi al collo, con una voracità tipica di chi non ne ha mai a sufficienza, di chi incorpora tanta rabbia repressa, e una voglia dirompente di spaccare la bolla di vetro in cui si sente occluso.
Aggredì le labbra della ragazza allo stesso modo, insinuandosi nella sua bocca com’era solito fare: i suoi erano sempre baci famelici, ci metteva dentro l’anima, e tutto il suo essere.
Le mani, le stesse che si erano sporcate di sangue, premevano contro i suoi fianchi, la presa era solida, ferrea. Era assurdo come lui riuscisse a trasmettere passione anche attraverso un misero gesto.
 
«Caporale..»
La ragazza allacciò le gambe alla vita dell’uomo, non le aveva risposto, ma lei lo perdonò.
Lo faceva sempre.
Perché sapeva che tra loro due c’era “qualcosa”; quel qualcosa di inspiegabile a parole, che era però una corazza solida, in grado di ripararli dal male e da ogni avversità.
Allora si fece stuzzicare, e non chiese altro.
Le bastò un solo sguardo per tacere, e abbandonarsi a lui, ancora una volta: in fondo, concedersi un po’ di amore, in un mondo pieno zeppo di odio e rancore, non poteva essere tanto sbagliato.

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N.A. Oh sì beh, era parecchio tempo che non scrivevo, quindi perdonatemi se può sembrare una cosa stupida e orrenda e cose così. Io amo questa coppia, la Rivamika, nonostante sia praticamente malvista dal mondo intero. Ognuno con i suoi gusti, no? Visto che ci siamo, la dedico alla mia dolcissima Nexys <3
Ogni consiglio è naturalmente ben accetto, anche le critiche, purché siano costruttive <3 Addio(?) <3