Sad boys.
‘’I
wanna take you
somewhere so you know I care
But it’s so cold and I don’t know where
I brought you daffodils in a pretty string
But they won’t flower like they did last
spring’’
La
prima volta che Zayn vide Carl aveva sei anni.
Ricorda ancora l’espressione sul volto di quel ragazzino dai
capelli chiari e
gli occhi azzurrissimi, come se gli avessero appena ucciso qualcuno
dinanzi
agli occhi.
Forse era stato davvero così.
Carl, o così gli aveva detto si chiamasse suo padre Peter,
aveva la maglietta
bianca sporcata di rosso vermiglio. Zayn credette che fosse pittura,
inizialmente, o magari qualche fantasia stramba della maglia.
Era proprio sangue.
Ricorda le braccia di Carl, che erano avvolte da quello che era stato
il
giubbotto di pelle di Peter, mentre quest’ultimo conduceva il
bambino di sopra.
‘’Zayn, dici a Ted che ho urgente bisogno di
lui’’ gli disse suo padre,
alludendo ad un suo caro amico. Zayn ricorda ancora della sua corsa
disperata
attraverso la sua casa enorme, diretto verso lo studio di Teddy- come
usava
chiamarlo lui. Ricorda di aver spalancato la porta e di aver fatto
sussultare l’uomo.
‘’Papà ha portato a casa un bambino che
sta morendo, corri di là!’’
Carl non era morto e lo venne a sapere quella sera.
‘’D’ora in poi, starà con
noi’’ gli disse Peter. ‘’Fino a
che non troveremo un’altra sistemazione,
almeno’’
A Zayn non era mai piaciuto il Bronx, non aveva avuto modo di conoscere
nessun’altra
vita e- in quel momento come in nessun altro- gli dispiacque per quel
bambino. Non
sapeva esattamente perché, ma aveva ancora incastrato sotto
le pupille il
momento in cui l’aveva visto e i suoi occhi terrorizzati.
‘’Cosa gli è
successo?’’ domandò al padre, cauto.
‘’Sta bene?’’
‘’Perché non vai a vederlo tu stesso,
Zayn?’’
Carl
era sdraiato sul letto, nella camera degli ospiti, ed
aveva entrambe le braccia fasciate. Indossava il pigiama di Zayn, e
probabilmente si era lavato perché profumava di pulito anche
a quella distanza.
Zayn non sapeva se essere felice di aver trovato un suo coetaneo,
oppure se
sentirsi derubato della sua roba e di una parte della sua vita.
Carl aveva ancora il volto pallido e smunto e gli occhi azzurri che
parevano
uscire fuori dalle orbite, spruzzati di vene rosse e blu. Il suo collo
era così
sottile che Zayn pensò si potesse spezzare da un momento
all’altro.
‘’Come stai?’’ gli
domandò, avvicinandosi millimetricamente.
Carl non rispose per i successivi tre minuti, e Zayn pensò
che avesse perso
anche la lingua. O che magari non sapesse parlare affatto. Suo padre
gli aveva
solamente detto che l’aveva trovato per strada, affamato e
ferito, e non aveva
avuto la forza di lasciarlo lì.
Nessuno sapeva cosa gli fosse capitato, meno che lui stesso.
Zayn si avvicinò ancora un pochino, con un trattore di
plastica stretto nella
mano, il suo preferito, e tentò di assumere
l’espressione più tranquillizzante
possibile.
‘’Ce l’hai, la
lingua?’’ domandò ingenuamente, con la
sua voce acuta. Di nuovo,
nessuna risposta. Carl rimaneva lì, silenzioso ed immobile,
stringendo a pugno
la coperta che gli dava caldo. Era bianchissimo.
‘’Sei un vampiro?’’
domandò ancora Zayn, prendendo a giocare con il trattore
sul comodino accanto al letto del bimbo.
Sentì solo un leggero movimento della gamba di Carl da sotto
al lenzuolo, e poi
ancora silenzio assordante. Così, improvvisamente e
sentendosi in dovere di
farlo, spinse il bambino leggermente più in là e
si sedette accanto a lui.
Carl non fece storie, neanche quando Zayn cominciò a far
trotterellare il suo
giocattolo sulle sue spalle, e poi sul busto, e poi sulle gambe, e poi
di nuovo
tutto daccapo.
Il bambino rossiccio rimase immobile mentre Zayn gli passava le ruote
del
trattore su tutto il corpo, fino a quando il moro non andò a
sfiorare un
braccio fasciato. A Carl dovevano far molto male, perché
saltò quasi al
soffitto e disse ‘’Lì no, mi fa
male’’
‘’Allora parli!’’
esultò Zayn con la sua voce stridula, urlando fin troppo.
‘’Non urlare’’ disse ancora
Carl, e il moro aveva voglia di mettersi a ballare
dalla gioia. Finalmente non era più solo in quella casa
enorme. Finalmente c’era
qualcuno con cui avrebbe potuto giocare e parlare.
‘’Ti va di diventare mio
amico?’’
‘’Va bene’’ scrollò
le spalle il rosso.
Ogni
martedì mattina Zayn e Carl si ritrovavano nel campetto
da calcio di fronte casa loro, nella periferia del Bronx, e giocavano
per due
ore. Anche di più a volte, se il tempo era clemente.
Zayn era fortissimo, Carl una schiappa.
Non c’era storia.
‘’Non è divertente giocare con te,
Lucifero’’ sbuffò Zayn, togliendosi via
la
maglietta nera per un improvviso attacco di caldo.
‘’Non sei proprio capace’’
sorrise il moro, lanciandogli la stessa maglietta dietro.
Carl l’afferrò subito e la lasciò a
terra. ‘’Sempre gentile’’
Lucifero era un soprannome che Zayn aveva coniato personalmente, e che-
secondo
lui- si addiceva a Carl per il colore dei capelli.
‘’Hai sette anni e non sai giocare a
calcio!’’ sogghignò divertito.
‘’Vergognati,
Stymest’’
‘’Taci’’
‘’Altrimenti che cosa mi fai?’’
lo mise alla prova Zayn. In realtà il bambino
non sapeva che Carl odiava giocare a calcio, e che lo faceva solamente
per
farlo sorridere e per compiacerlo.
‘’Scappa!’’ urlò
Carl, iniziando ad inseguirlo. Era sempre stato più veloce.
Quando
Zayn aveva otto anni, Carl lo vide piangere per la prima volta. Avevano
litigato il giorno prima a tavola, dinanzi a Ted e Peter, e non avevano
più
smesso. I motivi erano stati molteplici, Carl non ricordava
più neanche il
fattore scatenante ma solo che era arrabbiato nero.
Zayn era fatto così, fin quando non ammetteva che aveva
ragione non sarebbe mai
tornato tutto come prima. Carl odiava questo aspetto del suo carattere.
Erano le otto in punto di sera, la cena era quasi pronta e Carl era
nella sua
stanza a leggere Harry Potter.
Zayn, proprio nella camera accanto alla sua, stava suonando la batteria
e facendo
un baccano enorme. Lo faceva apposta, ne era sicuro.
Tentò di non pensarlo e di non dargli soddisfazione, di
continuare a leggere in
pace- come faceva tutte le sere prima di cena- e di non stare al gioco
dell’amico.
Ma la musica- rumore- non cessava, sembrava addirittura aumentare di
grado. Zayn
era bravo a suonare la batteria, e spesso Carl lo ascoltava
esercitarsi. Gli piaceva,
era rilassante, ma quella volta Zayn non stava seguendo nessuno
spartito. Stava
sbattendo le bacchette a caso sui tamburi e sui piatti, apposta per
attirare l’attenzione
del rosso.
E il frastuono divenne così opprimente che Carl si
alzò dal letto e piombò
nella stanza del moro come una furia, spalancando la porta e
incrociando le
braccia al petto.
Rimase pietrificato per la scena che si ripresentò dinanzi a
lui.
Zayn stava sbattendo le bacchette dappertutto, con i capelli
scompigliati e le
guance bagnate.
‘’Stai piangendo?’’
domandò allibito Carl. Di solito era lui quello che
piangeva e si lamentava per gli incubi e i litigi, non Zayn. Lui non
aveva mai
pianto in quei due anni insieme, neanche una volta e neanche per un
motivo.
Zayn non disse niente, lanciò semplicemente le bacchette sul
letto e si coprì
il volto con le mani. ‘’Esci’’
ringhiò imperativo, come suo solito.
Carl, al contrario, si avvicinò e si sedette ai piedi del
letto, tirandosi le
ginocchia al petto ed avvolgendole con le braccia magre e martoriate.
‘’Non sono arrabbiato con te’’
disse al moro, per tranquillizzarlo. Sapeva fin
troppo bene che quello era il punto del problema.
‘’Quando sono arrivato qui
avevo la setticemia, se tu non mi avessi donato il tuo sangue sarei
morto. Mi
hai salvato la vita, Zayn. Non sono arrabbiato con
te’’
‘’Nemmeno io’’ la voce di Zayn
uscì quasi flebile dalla sua gola, mentre si
alzava e si sedeva accanto al rosso. ‘’E tu hai
salvato la mia’’.
Zayn
sentì Carl urlare, oltre il muro di cemento che li divideva.
Di nuovo.
Si alzò dal letto con un balzo e, senza neanche
premurarsi di mettersi le
pantofole e camminando a piedi scalzi, uscì dalla sua camera
ed entrò in quella
di Carl.
Come aveva immaginato, Carl era sveglio e con la schiena alzata. Gli
occhi
azzurri piedi di terrore, il volto imperlato di sudore e le mani che
avevano
preso a torturare il piumone.
‘’Ancora lo stesso incubo?’’
domandò Zayn, avvicinandosi cautamente. Carl glielo
aveva raccontato, di come sognasse che due uomini incappucciati di nero
lo
torturassero e gli sparassero, di quanto quelle figure scure lo
torturassero e
di quanto soffrisse per quei ricordi che avrebbe voluto cancellare.
Zayn avrebbe
tanto voluto fare qualcosa, ma aveva solamente dieci anni e nessun
potere.
L’unica cosa che, come sempre, si sentì in dovere
di fare la fece. Salì sul
letto di Carl e si posizionò accanto a lui, poggiando la
testa contro il muro
dietro. ‘’C’è qualcosa che
posso fare per te?’’ domandò.
Carl, come si era aspettato Zayn, non rispose alla domanda. Si
sdraiò di nuovo
e si coprì per bene, nascondendo le braccia sotto la
coperta. Scosse la testa,
il ciuffo rosso fin troppo lungo gli ricadde sul volto e lo spinse via
con un
soffio d’aria. Sembrava sul punto di piangere.
Di nuovo.
‘’Ti giuro Carl, che appena divento grande la prima
cosa che faccio è trovarli’’
ringhiò Zayn, coperto dal buio e dalla lampadina spenta.
Aveva gli occhi lucidi
anche lui. ‘’Li trovo e li ammazzo uno per
uno’’
Sentì Carl sorridere, o qualcosa di molto simile, e fece per
alzarsi quando il
rosso gli afferrò spasmodicamente una mano e lo trattenne.
‘’Puoi dormire con
me? Per favore Zayn, ho paura’’
Stavolta fu Zayn a non rispondere, si limitò a coprirsi
anche lui e a chiudere
gli occhi. Nonostante il suo letto fosse più morbido e
profumasse di lui, il
profumo e il materasso di Carl non erano niente male. Quella sera Zayn
pianse
per la seconda volta in vita sua, ma Carl non l’avrebbe
saputo mai.
La
prima volta che Zayn prese un tre a scuola aveva tredici
anni, e frequentava la terza media. L’inglese non gli era mai
piaciuto, le
parole le trovava stupide e superflue quando esistevano i gesti e i
fatti, e
non aveva studiato per l’interrogazione.
La signorina Walker, poi, era proprio una stronza con i controfiocchi.
Carl
aveva cercato di suggerirgli il più possibile, essendo uno
dei più bravi della
classe in inglese, ma la Walker li aveva distanziati apposta.
A casa, Zayn si era gettato a peso morto sul divano e aveva lanciati lo
zaino
per l’aria. ‘’Vaffanculo, troia che non
è altro’’
Carl scosse la testa. ‘’Non hai studiato,
Zayn’’
Il moro si alzò di colpo, guardandolo stralunato.
‘’Stai dando ragione a lei
anzicchè al tuo migliore amico?’’
ringhiò.
Carl scrollò le spalle, tanto Zayn era cocciuto e non ci
avrebbe fatto proprio
niente. ‘’Se vuoi ti aiuto così domani
ti offri, e ripari al danno’’
‘’Mai’’ sputò Zayn.
‘’Non darò mai a quella stronza la
soddisfazione di
spremermi di nuovo come un limone, l’inglese se lo ficca in
culo’’
Carl sospirò, tanto era inutile insistere, e salì
in camera sua. Due ore più
tardi, mentre lui faceva matematica, qualcuno bussò alla
porta.
Sapeva- sentiva- già chi
fosse.
‘’Carl’’ sussurrò
Zayn. ‘’Puoi aiutarmi in inglese? Mi sa che domani
mi offro
io’’.
Carl
e Zayn avevano iniziato a fumare a quindici anni.
In un posto come il Bronx erano davvero poche le persone che non
fumavano. Quasi
nessuno frequentava la scuola superiore, ma Carl aveva insistito fino
allo
sfinimento e alla fine perfino Zayn aveva ceduto.
Frequentavano il liceo pubblico in centro, e non si trovavano poi tanto
male. Mentre
Carl aveva iniziato a parlare di filosofia e di algebra e di equazioni
multiple
e fratte, Zayn aveva chiuso tutti quanti i libri ed aveva iniziato a
darsi alla
malavita. In un posto come il Bronx erano davvero poche le persone che
non
facevano anche quello.
Non che Carl non ci fosse già dentro, per via di Peter, ma
non ne era né attratto
né tantomeno interessato. Al contrario di Zayn.
Quella sera erano andate in un locale della periferia abbastanza
conosciuto, il
Kensi’s, e Zayn aveva
fatto una canna
per entrambi.
La musica era sparata ad un volume improponibile, puzzava di incenso e
i corpi
delle persone erano ammassati gli uni sugli altri, tuttavia erano
abituati
tutti e due.
Mentre facevano il primo tiro, Zayn sogghignò adocchiando
una bionda che gli
aveva fatto un occhiolino. In realtà erano poche le ragazze
che non ammiccavano
verso Zayn, che le raggiungeva seduta stante. Anche per Carl era lo
stesso, ma
non si divertiva lui.
‘’Ti scopi pure quella?’’
domandò apatico Carl, mentre faceva un altro tiro e
Zayn non smuoveva gli occhi dal corpo della bionda.
‘’Credo proprio di si’’ disse,
distratto. ‘’Ti faccio presentare
l’amica?’’
‘’Passo’’ alzò le
mani al cielo Carl, ordinando un drink- ‘’il
più alcolico che
avete, grazie’’- e iniziando a sorseggiarlo.
Zayn sbuffò. ‘’Ti sta guardando mezza
discoteca’’ continuò il moro.
‘’E intendo
platea femminile. Ti dai una svegliata?’’
‘’Zayn la bionda ti reclama’’
la indicò Carl, mentre la tipa faceva segno al
moro di raggiungerla. Zayn lanciò un’occhiata
quasi preoccupata all’amico,
indeciso su cosa fare. ‘’Ma si può
sapere cos’hai?’’ gli domandò.
‘’Non eri così’’
Carl scrollò le spalle, e Zayn si ritrovò a
pensare che quel gesto era identico
a tanti anni prima. ‘’Sono solo
stanco’’
‘’E perché?’’
indagò Zayn.
‘’Io torno a casa’’
Carl era sparito fra la folla e Zayn l’aveva cercato per
tutta l’ora
successiva, maledicendolo perché la bionda stava ormai
ballando con un altro. Gli
ci vollero settanta minuti buoni per rendersi conto che Carl Stymest
non era
più al Kensi’s.
Entrò nella sua BMW e guidò come un pazzo verso
casa.
La
prima stanza in cui Zayn lo cercò era lo studio di Peter,
che Carl usava
spesso per leggere o scrivere essendo parecchio silenzioso.
Non c’era.
Nella cucina c’era solamente Gabriel, un
‘’amico’’ di suo padre, che lo
salutò
con una pacca sulla spalla. Il salone era deserto, e il bagno pure. A
quel
punto, Zayn era quasi certo che Carl si trovasse in camera sua.
Il rosso era sdraiato sul suo letto, con le braccia sotto al capo e le
cuffiette nelle orecchie e i Paramore sparati a tutto volume. Le usava
spesso,
gli piaceva non sentire nessuna voce ma solamente musica.
Quando la porta si spalancò, non ebbe bisogno di alzare lo
sguardo per capire
chi fosse. Zayn gli si avvicinò e, come da tradizione, Carl
gli fece spazio
accanto a lui e vi si sedette.
‘’Perché sei scappato
via?’’ domandò Zayn, sfilandogli poco
gentilmente le
cuffie.
‘’Mi faceva male la testa’’
Zayn gli afferrò il mento e incatenò i loro
sguardi, tenendogli bloccato il
collo con l’altra mano e prendendo a scrutargli
ossessivamente le pupille. ‘’Perché
cazzo hai gli occhi così chiari!’’ si
lamentò.
Carl si scansò dalla sua presa, e tornò a
guardare davanti a sé. ‘’Non mi
drogo, Zayn, se è questo quello a cui stai
pensando’’ esclamò.
Sentì il moro rilassarsi completamente.
‘’Se stai male me lo dici?’’
domandò improvvisamente Zayn, cogliendo alla
sprovvista il rosso.
‘’Te l’ho sempre detto,
no?’’
‘’Ho solo paura che tu ti tenga tutto dentro,
Lucifero’’ continuò.
‘’Io voglio
aiutarti quando stai male’’
Carl sorrise, cosa che non accadeva spesso. Gli incubi erano diventati
molto
più frequenti, Zayn non dormiva più nel suo
letto- avendo quindici anni sarebbe
risultato un pochino strano-, e lui aveva sempre più spesso
voglia di urlare
per estraniare i suoi stessi pensieri.
Zayn, dal canto suo, stava anche peggio. Vedeva Carl star male, lo
sapeva più
che bene, e non poteva fare assolutamente niente. Inoltre lo stava
tradendo, in
qualche modo, e stava tradendo anche suo padre. E gli mancava sua
madre. Ce l’aveva
ancora davanti agli occhi, mentre cadeva al suolo colpita da una mina
vagante.
Aveva voglia di piangere, a volte.
‘’Se scappo’’ iniziò
Carl, improvvisamente. ‘’Saresti disposto a venire
con me?’’
‘’Anche subito, lo sai’’ e poi
Zayn mostrò al rosso una cosa che lo fece
sorridere nel modo più genuino e sincero possibile.
Zayn aveva in mano un piccolo trattore di plastica con quattro ruote di
gomma. Lo
stesso che aveva la prima volta che si erano visti.
Cinque
mesi dopo il sedicesimo compleanno di Zayn, lui piombò come
una
furia nella stanza di Carl.
Nonostante fossero ormai cresciuti e avessero ognuno le proprie
esigenze e la
propria privacy, nessuno dei due si era tolto l’abitudine di
catapultarsi
improvvisamente nella camera dell’altro.
‘’Che cazzo ti è successo,
oggi?’’ ironizzò Carl, tirando fuori il
suo naso dal
libro di poesie che stava leggendo.
Era steso comodamente sul suo letto, e da quel punto aveva assistito
agli
scleri migliori di Zayn Pearson. Si stava preparando per un altro
dramma.
‘’Non puoi neanche immaginare cosa mi ha chiesto di
fare papà’’ sputò,
rabbioso.
Carl si trattenne dal sogghignare, come suo solito.
‘’Che cosa?’’
‘’Andare a Leeds a raccattare la sua prima
figlia’’ urlò. ‘’Ti
rendi conto? Devo
attraversare mezzo mondo per andare da una stupida ragazzina viziata e
portarla
qui! Come cazzo la porto qui, eh?’’
A Carl passò la voglia di sogghignare. Sapeva che Peter,
prima di Zayn, aveva
avuto una figlia dal suo primo matrimonio, ma erano ormai passati
sedici anni. Non
riusciva a capire perché volesse rivederla, tutto
d’un tratto.
‘’E’ la famosa Diana Pearson, quella di
cui parli?’’ si accertò il rosso.
‘’Sì’’
ringhiò Zayn. ‘’A meno che mio padre non
se ne vada in giro a seminare
figli’’
Per le successive due ore, Carl fu costretto a sorbirsi Zayn mentre
blaterava
su quanto suo padre fosse ambiguo e poco preciso e su quanto odiasse
Lana, la
sua prima moglie. Poi, quando finalmente stette zitto, Carl ebbe modo
di dire
la sua.
‘’Non ti farebbe piacere una
sorella?’’ chiese, cauto.
‘’Ho già te, non mi serve una
sorella’’ rispose prontamente Zayn, riprendendo a
camminare in giro per la stanza. ‘’Che situazione
di merda’’
‘’Ma magari è
simpatica’’ scrollò le spalle Carl,
cercando di smorzare la tensione.
‘’Mi sta già sul cazzo,
Lucifero’’
Fu così che Diana Pearson entrò nelle loro vite,
quasi in silenzio, quasi senza far rumore, con il preavviso di una
tempesta. Le cose
migliori arrivano all'improvviso.
Ciao
ragazze c:
Questa sarà l’ultima cosa che posto fino a
settembre, siccome mi prendo un
pochino di tempo per me e per le vacanze! Ovviamente
continuerò a scrivere la
long su Carl, in modo che quando posterò il prologo
avrò già un bel po’ di
capitoli pronti.
Spero, intanto, che questa os sia stata di vostro gradimento.
L’ho scritta con l’intento di chiarire meglio il
rapporto di Carl e Zayn, e di
far luce su alcuni punti della loro infanzia. Per chi ha amato Carl e
Zayn in
Mors Omnia Solvit, spero il loro rapporto sia più limpido!
Ora vi lascio, vi auguro buon proseguimento di vacanze e buon inizio
Settembre.
Un bacione enorme e grazie di tutto xx
Harryette