Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Harryette    15/08/2014    9 recensioni
‘’Non sono arrabbiato con te’’ disse al moro, per tranquillizzarlo. Sapeva fin troppo bene che quello era il punto del problema. ‘’Quando sono arrivato qui avevo la setticemia, se tu non mi avessi donato il tuo sangue sarei morto. Mi hai salvato la vita, Zayn. Non sono arrabbiato con te’’
‘’Nemmeno io’’ la voce di Zayn uscì quasi flebile dalla sua gola, mentre si alzava e si sedeva accanto al rosso. ‘’E tu hai salvato la mia’’.
[MISSING MOMENT DI ''MORS OMNIA SOLVIT'', DA LEGGERE ANCHE SEPARATAMENTE.]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Gli inarrivabili del Bronx'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

kjkj

Sad boys.

‘’I wanna take you somewhere so you know I care
But it’s so cold and I don’t know where
I brought you daffodils in a pretty string
But they won’t flower like they did last spring’’

La prima volta che Zayn vide Carl aveva sei anni.
Ricorda ancora l’espressione sul volto di quel ragazzino dai capelli chiari e gli occhi azzurrissimi, come se gli avessero appena ucciso qualcuno dinanzi agli occhi.
Forse era stato davvero così.
Carl, o così gli aveva detto si chiamasse suo padre Peter, aveva la maglietta bianca sporcata di rosso vermiglio. Zayn credette che fosse pittura, inizialmente, o magari qualche fantasia stramba della maglia.
Era proprio sangue.
Ricorda le braccia di Carl, che erano avvolte da quello che era stato il giubbotto di pelle di Peter, mentre quest’ultimo conduceva il bambino di sopra.
‘’Zayn, dici a Ted che ho urgente bisogno di lui’’ gli disse suo padre, alludendo ad un suo caro amico. Zayn ricorda ancora della sua corsa disperata attraverso la sua casa enorme, diretto verso lo studio di Teddy- come usava chiamarlo lui. Ricorda di aver spalancato la porta e di aver fatto sussultare l’uomo.
‘’Papà ha portato a casa un bambino che sta morendo, corri di là!’’
Carl non era morto e lo venne a sapere quella sera. ‘’D’ora in poi, starà con noi’’ gli disse Peter. ‘’Fino a che non troveremo un’altra sistemazione, almeno’’
A Zayn non era mai piaciuto il Bronx, non aveva avuto modo di conoscere nessun’altra vita e- in quel momento come in nessun altro- gli dispiacque per quel bambino. Non sapeva esattamente perché, ma aveva ancora incastrato sotto le pupille il momento in cui l’aveva visto e i suoi occhi terrorizzati.
‘’Cosa gli è successo?’’ domandò al padre, cauto. ‘’Sta bene?’’
‘’Perché non vai a vederlo tu stesso, Zayn?’’

Carl era sdraiato sul letto, nella camera degli ospiti, ed aveva entrambe le braccia fasciate. Indossava il pigiama di Zayn, e probabilmente si era lavato perché profumava di pulito anche a quella distanza. Zayn non sapeva se essere felice di aver trovato un suo coetaneo, oppure se sentirsi derubato della sua roba e di una parte della sua vita.
Carl aveva ancora il volto pallido e smunto e gli occhi azzurri che parevano uscire fuori dalle orbite, spruzzati di vene rosse e blu. Il suo collo era così sottile che Zayn pensò si potesse spezzare da un momento all’altro.
‘’Come stai?’’ gli domandò, avvicinandosi millimetricamente.
Carl non rispose per i successivi tre minuti, e Zayn pensò che avesse perso anche la lingua. O che magari non sapesse parlare affatto. Suo padre gli aveva solamente detto che l’aveva trovato per strada, affamato e ferito, e non aveva avuto la forza di lasciarlo lì.
Nessuno sapeva cosa gli fosse capitato, meno che lui stesso.
Zayn si avvicinò ancora un pochino, con un trattore di plastica stretto nella mano, il suo preferito, e tentò di assumere l’espressione più tranquillizzante possibile.
‘’Ce l’hai, la lingua?’’ domandò ingenuamente, con la sua voce acuta. Di nuovo, nessuna risposta. Carl rimaneva lì, silenzioso ed immobile, stringendo a pugno la coperta che gli dava caldo. Era bianchissimo.
‘’Sei un vampiro?’’ domandò ancora Zayn, prendendo a giocare con il trattore sul comodino accanto al letto del bimbo.
Sentì solo un leggero movimento della gamba di Carl da sotto al lenzuolo, e poi ancora silenzio assordante. Così, improvvisamente e sentendosi in dovere di farlo, spinse il bambino leggermente più in là e si sedette accanto a lui.
Carl non fece storie, neanche quando Zayn cominciò a far trotterellare il suo giocattolo sulle sue spalle, e poi sul busto, e poi sulle gambe, e poi di nuovo tutto daccapo.
Il bambino rossiccio rimase immobile mentre Zayn gli passava le ruote del trattore su tutto il corpo, fino a quando il moro non andò a sfiorare un braccio fasciato. A Carl dovevano far molto male, perché saltò quasi al soffitto e disse ‘’Lì no, mi fa male’’
‘’Allora parli!’’ esultò Zayn con la sua voce stridula, urlando fin troppo.
‘’Non urlare’’ disse ancora Carl, e il moro aveva voglia di mettersi a ballare dalla gioia. Finalmente non era più solo in quella casa enorme. Finalmente c’era qualcuno con cui avrebbe potuto giocare e parlare.
‘’Ti va di diventare mio amico?’’
‘’Va bene’’ scrollò le spalle il rosso.

Ogni martedì mattina Zayn e Carl si ritrovavano nel campetto da calcio di fronte casa loro, nella periferia del Bronx, e giocavano per due ore. Anche di più a volte, se il tempo era clemente.
Zayn era fortissimo, Carl una schiappa.
Non c’era storia.
‘’Non è divertente giocare con te, Lucifero’’ sbuffò Zayn, togliendosi via la maglietta nera per un improvviso attacco di caldo. ‘’Non sei proprio capace’’ sorrise il moro, lanciandogli la stessa maglietta dietro.
Carl l’afferrò subito e la lasciò a terra. ‘’Sempre gentile’’
Lucifero era un soprannome che Zayn aveva coniato personalmente, e che- secondo lui- si addiceva a Carl per il colore dei capelli.
‘’Hai sette anni e non sai giocare a calcio!’’ sogghignò divertito. ‘’Vergognati, Stymest’’
‘’Taci’’
‘’Altrimenti che cosa mi fai?’’ lo mise alla prova Zayn. In realtà il bambino non sapeva che Carl odiava giocare a calcio, e che lo faceva solamente per farlo sorridere e per compiacerlo.
‘’Scappa!’’ urlò Carl, iniziando ad inseguirlo. Era sempre stato più veloce.

Quando Zayn aveva otto anni, Carl lo vide piangere per la prima volta. Avevano litigato il giorno prima a tavola, dinanzi a Ted e Peter, e non avevano più smesso. I motivi erano stati molteplici, Carl non ricordava più neanche il fattore scatenante ma solo che era arrabbiato nero.
Zayn era fatto così, fin quando non ammetteva che aveva ragione non sarebbe mai tornato tutto come prima. Carl odiava questo aspetto del suo carattere.
Erano le otto in punto di sera, la cena era quasi pronta e Carl era nella sua stanza a leggere Harry Potter.
Zayn, proprio nella camera accanto alla sua, stava suonando la batteria e facendo un baccano enorme. Lo faceva apposta, ne era sicuro.
Tentò di non pensarlo e di non dargli soddisfazione, di continuare a leggere in pace- come faceva tutte le sere prima di cena- e di non stare al gioco dell’amico. Ma la musica- rumore- non cessava, sembrava addirittura aumentare di grado. Zayn era bravo a suonare la batteria, e spesso Carl lo ascoltava esercitarsi. Gli piaceva, era rilassante, ma quella volta Zayn non stava seguendo nessuno spartito. Stava sbattendo le bacchette a caso sui tamburi e sui piatti, apposta per attirare l’attenzione del rosso.
E il frastuono divenne così opprimente che Carl si alzò dal letto e piombò nella stanza del moro come una furia, spalancando la porta e incrociando le braccia al petto.
Rimase pietrificato per la scena che si ripresentò dinanzi a lui.
Zayn stava sbattendo le bacchette dappertutto, con i capelli scompigliati e le guance bagnate.
‘’Stai piangendo?’’ domandò allibito Carl. Di solito era lui quello che piangeva e si lamentava per gli incubi e i litigi, non Zayn. Lui non aveva mai pianto in quei due anni insieme, neanche una volta e neanche per un motivo.
Zayn non disse niente, lanciò semplicemente le bacchette sul letto e si coprì il volto con le mani. ‘’Esci’’ ringhiò imperativo, come suo solito.
Carl, al contrario, si avvicinò e si sedette ai piedi del letto, tirandosi le ginocchia al petto ed avvolgendole con le braccia magre e martoriate.
‘’Non sono arrabbiato con te’’ disse al moro, per tranquillizzarlo. Sapeva fin troppo bene che quello era il punto del problema. ‘’Quando sono arrivato qui avevo la setticemia, se tu non mi avessi donato il tuo sangue sarei morto. Mi hai salvato la vita, Zayn. Non sono arrabbiato con te’’
‘’Nemmeno io’’ la voce di Zayn uscì quasi flebile dalla sua gola, mentre si alzava e si sedeva accanto al rosso. ‘’E tu hai salvato la mia’’.

Zayn sentì Carl urlare, oltre il muro di cemento che li divideva.
Di nuovo.
Si alzò dal letto con un balzo e, senza neanche premurarsi di mettersi le pantofole e camminando a piedi scalzi, uscì dalla sua camera ed entrò in quella di Carl.
Come aveva immaginato, Carl era sveglio e con la schiena alzata. Gli occhi azzurri piedi di terrore, il volto imperlato di sudore e le mani che avevano preso a torturare il piumone.
‘’Ancora lo stesso incubo?’’ domandò Zayn, avvicinandosi cautamente. Carl glielo aveva raccontato, di come sognasse che due uomini incappucciati di nero lo torturassero e gli sparassero, di quanto quelle figure scure lo torturassero e di quanto soffrisse per quei ricordi che avrebbe voluto cancellare. Zayn avrebbe tanto voluto fare qualcosa, ma aveva solamente dieci anni e nessun potere.
L’unica cosa che, come sempre, si sentì in dovere di fare la fece. Salì sul letto di Carl e si posizionò accanto a lui, poggiando la testa contro il muro dietro. ‘’C’è qualcosa che posso fare per te?’’ domandò.
Carl, come si era aspettato Zayn, non rispose alla domanda. Si sdraiò di nuovo e si coprì per bene, nascondendo le braccia sotto la coperta. Scosse la testa, il ciuffo rosso fin troppo lungo gli ricadde sul volto e lo spinse via con un soffio d’aria. Sembrava sul punto di piangere.
Di nuovo.
‘’Ti giuro Carl, che appena divento grande la prima cosa che faccio è trovarli’’ ringhiò Zayn, coperto dal buio e dalla lampadina spenta. Aveva gli occhi lucidi anche lui. ‘’Li trovo e li ammazzo uno per uno’’
Sentì Carl sorridere, o qualcosa di molto simile, e fece per alzarsi quando il rosso gli afferrò spasmodicamente una mano e lo trattenne. ‘’Puoi dormire con me? Per favore Zayn, ho paura’’
Stavolta fu Zayn a non rispondere, si limitò a coprirsi anche lui e a chiudere gli occhi. Nonostante il suo letto fosse più morbido e profumasse di lui, il profumo e il materasso di Carl non erano niente male. Quella sera Zayn pianse per la seconda volta in vita sua, ma Carl non l’avrebbe saputo mai.

La prima volta che Zayn prese un tre a scuola aveva tredici anni, e frequentava la terza media. L’inglese non gli era mai piaciuto, le parole le trovava stupide e superflue quando esistevano i gesti e i fatti, e non aveva studiato per l’interrogazione.
La signorina Walker, poi, era proprio una stronza con i controfiocchi. Carl aveva cercato di suggerirgli il più possibile, essendo uno dei più bravi della classe in inglese, ma la Walker li aveva distanziati apposta.
A casa, Zayn si era gettato a peso morto sul divano e aveva lanciati lo zaino per l’aria. ‘’Vaffanculo, troia che non è altro’’
Carl scosse la testa. ‘’Non hai studiato, Zayn’’
Il moro si alzò di colpo, guardandolo stralunato. ‘’Stai dando ragione a lei anzicchè al tuo migliore amico?’’ ringhiò.
Carl scrollò le spalle, tanto Zayn era cocciuto e non ci avrebbe fatto proprio niente. ‘’Se vuoi ti aiuto così domani ti offri, e ripari al danno’’
‘’Mai’’ sputò Zayn. ‘’Non darò mai a quella stronza la soddisfazione di spremermi di nuovo come un limone, l’inglese se lo ficca in culo’’
Carl sospirò, tanto era inutile insistere, e salì in camera sua. Due ore più tardi, mentre lui faceva matematica, qualcuno bussò alla porta.
Sapeva- sentiva- già chi fosse.
‘’Carl’’ sussurrò Zayn. ‘’Puoi aiutarmi in inglese? Mi sa che domani mi offro io’’.

Carl e Zayn avevano iniziato a fumare a quindici anni.
In un posto come il Bronx erano davvero poche le persone che non fumavano. Quasi nessuno frequentava la scuola superiore, ma Carl aveva insistito fino allo sfinimento e alla fine perfino Zayn aveva ceduto.
Frequentavano il liceo pubblico in centro, e non si trovavano poi tanto male. Mentre Carl aveva iniziato a parlare di filosofia e di algebra e di equazioni multiple e fratte, Zayn aveva chiuso tutti quanti i libri ed aveva iniziato a darsi alla malavita. In un posto come il Bronx erano davvero poche le persone che non facevano anche quello.
Non che Carl non ci fosse già dentro, per via di Peter, ma non ne era né attratto né tantomeno interessato. Al contrario di Zayn.
Quella sera erano andate in un locale della periferia abbastanza conosciuto, il Kensi’s, e Zayn aveva fatto una canna per entrambi.
La musica era sparata ad un volume improponibile, puzzava di incenso e i corpi delle persone erano ammassati gli uni sugli altri, tuttavia erano abituati tutti e due.
Mentre facevano il primo tiro, Zayn sogghignò adocchiando una bionda che gli aveva fatto un occhiolino. In realtà erano poche le ragazze che non ammiccavano verso Zayn, che le raggiungeva seduta stante. Anche per Carl era lo stesso, ma non si divertiva lui.
‘’Ti scopi pure quella?’’ domandò apatico Carl, mentre faceva un altro tiro e Zayn non smuoveva gli occhi dal corpo della bionda.
‘’Credo proprio di si’’ disse, distratto. ‘’Ti faccio presentare l’amica?’’
‘’Passo’’ alzò le mani al cielo Carl, ordinando un drink- ‘’il più alcolico che avete, grazie’’- e iniziando a sorseggiarlo.
Zayn sbuffò. ‘’Ti sta guardando mezza discoteca’’ continuò il moro. ‘’E intendo platea femminile. Ti dai una svegliata?’’
‘’Zayn la bionda ti reclama’’ la indicò Carl, mentre la tipa faceva segno al moro di raggiungerla. Zayn lanciò un’occhiata quasi preoccupata all’amico, indeciso su cosa fare. ‘’Ma si può sapere cos’hai?’’ gli domandò. ‘’Non eri così’’
Carl scrollò le spalle, e Zayn si ritrovò a pensare che quel gesto era identico a tanti anni prima. ‘’Sono solo stanco’’
‘’E perché?’’ indagò Zayn.
‘’Io torno a casa’’
Carl era sparito fra la folla e Zayn l’aveva cercato per tutta l’ora successiva, maledicendolo perché la bionda stava ormai ballando con un altro. Gli ci vollero settanta minuti buoni per rendersi conto che Carl Stymest non era più al Kensi’s.
Entrò nella sua BMW e guidò come un pazzo verso casa.

La prima stanza in cui Zayn lo cercò era lo studio di Peter, che Carl usava spesso per leggere o scrivere essendo parecchio silenzioso.
Non c’era.
Nella cucina c’era solamente Gabriel, un ‘’amico’’ di suo padre, che lo salutò con una pacca sulla spalla. Il salone era deserto, e il bagno pure. A quel punto, Zayn era quasi certo che Carl si trovasse in camera sua.
Il rosso era sdraiato sul suo letto, con le braccia sotto al capo e le cuffiette nelle orecchie e i Paramore sparati a tutto volume. Le usava spesso, gli piaceva non sentire nessuna voce ma solamente musica.
Quando la porta si spalancò, non ebbe bisogno di alzare lo sguardo per capire chi fosse. Zayn gli si avvicinò e, come da tradizione, Carl gli fece spazio accanto a lui e vi si sedette.
‘’Perché sei scappato via?’’ domandò Zayn, sfilandogli poco gentilmente le cuffie.
‘’Mi faceva male la testa’’
Zayn gli afferrò il mento e incatenò i loro sguardi, tenendogli bloccato il collo con l’altra mano e prendendo a scrutargli ossessivamente le pupille. ‘’Perché cazzo hai gli occhi così chiari!’’ si lamentò.
Carl si scansò dalla sua presa, e tornò a guardare davanti a sé. ‘’Non mi drogo, Zayn, se è questo quello a cui stai pensando’’ esclamò.
Sentì il moro rilassarsi completamente.
‘’Se stai male me lo dici?’’ domandò improvvisamente Zayn, cogliendo alla sprovvista il rosso.
‘’Te l’ho sempre detto, no?’’
‘’Ho solo paura che tu ti tenga tutto dentro, Lucifero’’ continuò. ‘’Io voglio aiutarti quando stai male’’
Carl sorrise, cosa che non accadeva spesso. Gli incubi erano diventati molto più frequenti, Zayn non dormiva più nel suo letto- avendo quindici anni sarebbe risultato un pochino strano-, e lui aveva sempre più spesso voglia di urlare per estraniare i suoi stessi pensieri.
Zayn, dal canto suo, stava anche peggio. Vedeva Carl star male, lo sapeva più che bene, e non poteva fare assolutamente niente. Inoltre lo stava tradendo, in qualche modo, e stava tradendo anche suo padre. E gli mancava sua madre. Ce l’aveva ancora davanti agli occhi, mentre cadeva al suolo colpita da una mina vagante.
Aveva voglia di piangere, a volte.
‘’Se scappo’’ iniziò Carl, improvvisamente. ‘’Saresti disposto a venire con me?’’
‘’Anche subito, lo sai’’ e poi Zayn mostrò al rosso una cosa che lo fece sorridere nel modo più genuino e sincero possibile.
Zayn aveva in mano un piccolo trattore di plastica con quattro ruote di gomma. Lo stesso che aveva la prima volta che si erano visti.

Cinque mesi dopo il sedicesimo compleanno di Zayn, lui piombò come una furia nella stanza di Carl.
Nonostante fossero ormai cresciuti e avessero ognuno le proprie esigenze e la propria privacy, nessuno dei due si era tolto l’abitudine di catapultarsi improvvisamente nella camera dell’altro.
‘’Che cazzo ti è successo, oggi?’’ ironizzò Carl, tirando fuori il suo naso dal libro di poesie che stava leggendo.
Era steso comodamente sul suo letto, e da quel punto aveva assistito agli scleri migliori di Zayn Pearson. Si stava preparando per un altro dramma.
‘’Non puoi neanche immaginare cosa mi ha chiesto di fare papà’’ sputò, rabbioso.
Carl si trattenne dal sogghignare, come suo solito. ‘’Che cosa?’’
‘’Andare a Leeds a raccattare la sua prima figlia’’ urlò. ‘’Ti rendi conto? Devo attraversare mezzo mondo per andare da una stupida ragazzina viziata e portarla qui! Come cazzo la porto qui, eh?’’
A Carl passò la voglia di sogghignare. Sapeva che Peter, prima di Zayn, aveva avuto una figlia dal suo primo matrimonio, ma erano ormai passati sedici anni. Non riusciva a capire perché volesse rivederla, tutto d’un tratto.
‘’E’ la famosa Diana Pearson, quella di cui parli?’’ si accertò il rosso.
‘’Sì’’ ringhiò Zayn. ‘’A meno che mio padre non se ne vada in giro a seminare figli’’
Per le successive due ore, Carl fu costretto a sorbirsi Zayn mentre blaterava su quanto suo padre fosse ambiguo e poco preciso e su quanto odiasse Lana, la sua prima moglie. Poi, quando finalmente stette zitto, Carl ebbe modo di dire la sua.
‘’Non ti farebbe piacere una sorella?’’ chiese, cauto.
‘’Ho già te, non mi serve una sorella’’ rispose prontamente Zayn, riprendendo a camminare in giro per la stanza. ‘’Che situazione di merda’’
‘’Ma magari è simpatica’’ scrollò le spalle Carl, cercando di smorzare la tensione.
‘’Mi sta già sul cazzo, Lucifero’’
Fu così che Diana Pearson entrò nelle loro vite, quasi in silenzio, quasi senza far rumore, con il preavviso di una tempesta. Le cose migliori arrivano all'improvviso.

Ciao ragazze c:
Questa sarà l’ultima cosa che posto fino a settembre, siccome mi prendo un pochino di tempo per me e per le vacanze! Ovviamente continuerò a scrivere la long su Carl, in modo che quando posterò il prologo avrò già un bel po’ di capitoli pronti.
Spero, intanto, che questa os sia stata di vostro gradimento.
L’ho scritta con l’intento di chiarire meglio il rapporto di Carl e Zayn, e di far luce su alcuni punti della loro infanzia. Per chi ha amato Carl e Zayn in Mors Omnia Solvit, spero il loro rapporto sia più limpido!
Ora vi lascio, vi auguro buon proseguimento di vacanze e buon inizio Settembre.
Un bacione enorme e grazie di tutto xx
Harryette

Ps: nel caso foste interessate alla long, la trovate QUI! 
  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Harryette