Sei
un debole, Suzuno.
Suzuno
invidiava Nagumo.
Lo
trattava male, lo accantonava da tutte le parti, lo
minacciava, perché lui era quello che voleva essere.
Lui
stava bene con se stesso, accettando la sua
omosessualità, mentre Suzuno?
No,
lui continuava a rinnegarla e a nasconderla per
paura di diventare lo zimbello della scuola.
Il
rosso era felice di quello che era, l’altro no.
Così
decise di uscire allo scoperto, per non mentire
più a nessuno, per non mentire soprattutto a se stesso.
Solo
ora si rendeva conto che la sua vita era basata su
una menzogna.
Aveva
ingannato i suoi genitori quando usciva, quando
andava ai pub per gay.
Mentiva
quando diceva di avere una ragazza, mentre
sbavava dietro a Nagumo.
Il
giorno dopo della sua dichiarazione, appena varcò
l’entrata della scuola, tutti risero.
Preso
da una vampata di calore si diresse verso il suo
armadietto, dove una scritta in rosso faceva capolino:
“Frocio”.
Automaticamente
i suoi occhi s’inumidirono.
Non
piangere,
pensò Non
davanti a queste persone.
Trovò
la fiammeggiante chioma di Nagumo nella folla e
lo fissò.
Un’espressione
mista tra compassione e preoccupazione
segnava la faccia di quest’ultimo.
Suzuno
perché stai piangendo? Davvero la vuoi dar vinta a loro?
Andò
verso di lui e gli sussurrò – Non piangere, sei
forte.- dopo di che lo superò, lasciandolo su un armadietto.
L’albino
continuò a versare lacrime invisibili agli
occhi delle altre persone, ma evidentissime a quelli di Nagumo.
Egli
continuò a guardare i suoi compagni, le teste di
tutti erano puntati su di lui, ma finalmente, dopo poco, fu fuori da
quell’edificio.
Con
passo frettoloso si recò verso casa, cercando di
scacciare tutti i suoi pensieri.
Si
sistemò il ciuffo bianco che gli ricadeva sugli
occhi.
Tirò
un sospiro di sollievo appena si chiuse la porta
dietro le spalle e il suo primo pensiero andò a toccare i
social network.
Infatti
appena aprì la bacheca di Facebook, trovò
insulti di ogni tipo.
Gli
occhi di Suzuno persero nuovamente la calma,
lasciando che una piccola goccia gli solcasse il viso.
Chiuse
il Pc con rabbia e con un gesto netto buttò giù
dal tavolo tutto ciò che c’era sopra, dopo di che
si sdraiò sul divano
massaggiandosi le tempie come se avesse un forte mal di testa.
Cosa
farò ora? Non posso chiedere aiuto a nessuno, non posso
aggrapparmi a nessuno.
Ai
miei genitori? No, sono una vergogna per loro.
Ai
miei amici? No, anche loro mi ripudiano.
A
Nagumo? Non gradirebbe la mia compagnia, non più.
Alzò
gli occhi al soffitto e sorrise amareggiato.
Anche
questa volta si sarebbe rialzato da solo.
Si
recò verso l’armadio e tirò fuori la
sua divisa
della Chaos.
La
divisa che aveva indossato insieme a Nagumo.
Con
questa, prese una corda.
Quella
corda con cui aveva saltato insieme al rosso da
bambino.
Così
era pronto per dire addio al mondo infame che gli
aveva riservato solo dispiaceri.
Legò
la corda al lampadario e salì sulla sedia con gli
occhi offuscati dalle lacrime.
Spinse
lo sgabello.
Ci
sarebbe voluto solo un secondo per mettere fine alla
sua inutile vita, eppure, perché percepiva, anche se in modo
astratto, le cose
che accadevano intorno a lui?
Sentì
qualcuno che urlava il suo nome, disperato, dopo
di che venne strattonato e appoggiato sul freddo pavimento.
Era
Nagumo. Avrebbe riconosciuto la sua voce tra mille
e i suoi tocchi gentili ma allo stesso tempo decisi.
Degli
schiaffi gli colpirono la guancia, mentre le
grida del rosso si facevano sempre più forti.
-Suzuno,
Suzuno. Vivi per favore.-
Il
numero 10 stava piangendo con la voce strozzata dai
singhiozzi.
-Mi
mancherai.- disse l’albino lasciandosi andare ad un
sonno profondo.
Se
n’è andato.
Era
l’unica frase che Nagumo continuava a ripetersi
nella mente fissando il corpo senza vita dell’amico.
Lo
stomaco si contorse in una morsa lancinante,
lasciandolo senza fiato.
Cercò
di aprire la bocca, provò a chiamare Fuusuke
un’altra
volta, desiderando che avrebbe aperto gli occhi, dicendogli che andava
tutto
bene e che era ancora vivo.
Ma
non andava tutto bene e non lo sarebbe mai stato.
Un’altra
fitta, un altro respiro mancato.
Sbatté
i pugni accanto al cadavere, incolpandosi della
sua morte.
Se
solo fossi arrivato prima.
I
singhiozzi non gli davano tregua e lui non riusciva a
riprendere fiato.
Si
sedette prendendosi il viso tra le mani, ascoltando
il silenzio che regnava in quella camera.
Solo
il suo respiro accelerato faceva capolino in
quell’oscurità.
Tese
l’orecchio, sperando di sentire un piccolo rumore
da parte dell’albino.
Ma
dopo tutto, la speranza è la peggior malattia.
I
suoi occhi dorati, conosciuti per la loro
brillantezza, iniziarono a spegnersi, fissando Suzuno.
Il
suo Suzuno.
La
camera era ancora immersa nel buio.
A
renderla un po’ luminosa era solo una flebile luce
che filtrava dagli spazi della persiana.
Si
girò su un lato, speranzoso di vedere la sagoma di
Suzuno, ma invece trovò Hiroto seduto su un sedia accanto al
letto, con aria
tormentata.
-Ciao,
Hiroto.-
Il
nominato alzò lo sguardo e fece un lieve sorriso aspro.
-Ehy.-
-Dove
sono?- chiese il Tulipano con tono preoccupato.
-Nella
stanza di Suzuno, non ricordi?-
Nagumo
negò con la testa, posando lo sguardo sugli
scaffali ordinati che riempivano quella stanza ormai vuota.
-Suzuno
dov’è?-
Gli
occhi stanchi di Kiyama si riempirono di lacrime
mentre Haruya continuava a non capire, più che altro non
voleva capire.
-Hiroto,
dov’è Suzuno?- ripeté questa volta
più serio,
ma con un lampo di speranza negli occhi.
-Dimmi
Nagumo-kun. Secondo te dove può essere?-
Il
giovane si rabbuiò.
Ora
ricordava.
Ricordava
di aver visto Suzuno morire.
Ricordava
dell’ultima frase che il bianco gli aveva
rivolto.
Poi
trovò il coraggio di rispondersi.
-Qui…-
sussurrò toccandosi delicatamente il cuore,
perché
era lì che Fuusuke si trovava.
IL
numero 18 annuì tristemente, con esitazione, come se
anche lui si rifiutasse a credere a quel che era successo.
Passarono
10 anni.
Anche
se ormai Nagumo aveva perso il conto dei giorni
da tempo.
Le
uniche date che si ricordava – o meglio, che Hiroto
gli ricordava.- erano il compleanno e la morte di Suzuno.
Quest’ultimo
giorno corrispondeva anche alla morte del
rosso. Eppure lui era ancora lì, vivo.
Quella
mattina, ovvero il 28 maggio 2014, esattamente 10
anni dopo la morte di Fuusuke, Nagumo andò a trovarlo al
cimitero.
Ogni
volta posava accanto alla lapide una stella alpina
dai riflessi argentati. Il fiori dai petali che ricordavano i capelli
di
Suzuno.
Si
chinò davanti alla pietra dove erano scritte tutte
le informazioni del bianco e la osservò, passando le dita
sulle incanalature
delle date: 3/01/1988-28/05/2004.
Non
pianse.
Non
questa volta.
Aveva
già versato troppe lacrime inutili in precedenza.
Si
limitò a bisbigliare una piccola preghiera, dopo di
che si alzò, scrollandosi i sassolini dai pantaloni.
Sorrise.
-Eri
la mia più grande felicità, ora sei il motivo
della mia più totale disperazione.-
Prese
il coltello che si era nascosto in una tasca
interna della giacca.
-Non
te lo ricordi Suzuno? La promessa che facemmo da
piccoli, che saremmo rimasti sempre insieme.-
I
due bambini erano immersi in una corsa per trovare un nascondiglio.
Stavano
giocando a nascondino e Midorikawa contava ad un muro poco distante da
loro.
Arrivati
ad un incrocio i due si divisero, ma Nagumo tornò indietro
per raggiungere il
bianco.
-Ohi
Suzuno!-
-Sbrigati
idiota!-
-Restiamo
insieme.-
Suzuno
annuì con la testa.
-Per
sempre.-
-Per
sempre.-
-Sei
un debole,Suzuno…-
Si
abbandonò al pianto, un pianto che lo scuoteva da
cima a fondo, che gli faceva tremare tutto il corpo, che gli strappava
involontariamente urla di dolore dalla bocca.
-…
ed io lo sono più di te.-
Il
viso rigato da fiumi di lacrime che non accennavano
a smettere di scorrere sul viso arrossato.
Impugnò
la lama e con un tremolio se la infilzò al
petto.
-Guardami
Suzuno, sto mantenendo la promessa.-
Angolo
del DisaggioH:
Le
me: Hello a tutti! Finalmente sono tornata a Roma e posso continuare la
mia
serie di aggiornamenti eh eh. So che questa storia è triste,
quindi mi aspetto
che mi veniate a lapidare. ^o^
Nagumo:
Guarda, lo faccio con un grande piacere.
Midorikawa:
*si soffia il naso* Peggio del Titanic oddio.
Nagumo:
Mi hai descritto una grande checca.
Suzuno:
A chi lo dici. *sbuffa*
Midorikawa:
Trovo che siete più carini mentre piang-
Nagumo
e Suzuno: FAIR BLIZZARD!
Midorikawa:
*muore*
Le
me: * si allontana andando a nascondersi* Fiù!
Mh che dire, penso che a breve arriverà
l’aggiornamento
di “The London Dungeon”, di “ 10 anni per
amarsi” e pubblicherò anche una
storia incentrata sui Fubuki – no incest- come al solito
triste e
strappalacrime /?/
Bene
me ne vado!
Afuro:
Grazie a tutti per aver letto! Speriamo di ricevere delle vostre
recensioni,
bye bye.* va a continuare a girare un spot pubblicitario sui capelli*