~ Prologo ~
“Aspettami Marie!” le risatine di mia sorella mi
indicavano la via come una scia di campanellini festosi.
Non c’era niente che mi
imponesse tutta quella fretta…d’altronde cosa mai sarebbe potuto succedermi
nel, seppur immenso, giardino di casa mia?
Eppure non mi sentivo
affatto tranquilla. C’era qualcosa che mi inquietava e la parte peggiore era
non capire cosa.
Era una bellissima
giornata estiva, forse anche troppo calda per i miei gusti e in sottofondo
potevo udire chiaramente il gorgoglio refrigerante della fontana che mia madre
aveva fatto piazzare nel centro esatto del parco.
Era una sensazione che mi
perseguitava da giorni ormai…come di essere perennemente osservata, scrutata,
spiata.
Non era affatto
piacevole.
“Evelyn corri!” trillò la
voce argentina di Marie.
Affrettai il passo,
diventando inquieta ogni secondo di più. All’improvviso il folto degli alberi
attorno a me cominciò a farsi oppressivo, come se mi trovassi immersa in un
labirinto verde scuro.
Percepivo la pressione di
quella muraglia che si estendeva dappertutto e nonostante il caldo cominciai ad
avvertire i brividi.
C’era decisamente
qualcosa di inquietante nell’atmosfera.
D’un tratto mi resi conto
che le risatine di mia sorella erano cessate e il mormorio della fontana solo
un’eco lontana ed ovattata, come se la percepissi al di là di una stanza dalle
pareti spesse.
Fu a quel punto che non
mi limitai più a camminare svelta, ma presi a correre furiosamente, la paura
che mi riempiva le orecchie e mi spingeva ad andare avanti.
Non avevo il coraggio di
guardarmi alle spalle ma avvertivo distintamente la presenza di qualcosa…così
forte da trapassarmi da parte a parte.
Qualcuno mi stava
inseguendo. Ne ero più che certa.
Impegnata com’ero a
correre, e ad uscire da quel labirinto di alberi, non mi accorsi di una radice
sporgente e vi inciampai, finendo rovinosamente a terra.
Il cuore mi martellava
furiosamente nel petto, rischiando di schizzare fuori da un momento all’altro,
e con fatica riuscii a sollevarmi, quel tanto che bastava per rendermi conto
che la mia gamba destra perdeva sangue.
La lunga gonna bianca si
era strappata in più punti e accanto alla gamba ferita cominciava a macchiarsi
di rosso scuro.
In silenzio cominciai a
piangere.
“Marie!” presi a gridare,
ma quello che mi uscii fu solamente un pallido tentativo disperato.
Riuscivo a stento ad
avvertirlo io stessa.
Fu allora che udii
distintamente un fruscio dietro di me.
Prima ancora di voltarmi,
sapevo di non essere sola.
Lei era lì…statuaria e
bellissima. L’incarnazione stessa della perfezione.
I lunghi capelli le
scendevano ad accarezzare la schiena come una dolce e sinuosa onda vermiglia,
attorcigliandosi in onde setose, il colore della pelle era quello
dell’alabastro, e la consistenza sembrava fosse la stessa, e quegli occhi…così
purpurei e dardeggianti da apparire come l’anticamera dell’inferno stesso.
“Ti sei fatta male?” la
sua voce era un canto di una sirena, incantevole e pericoloso nella stessa
misura.
Il mio volto era una
maschera di terrore.
Non c’era niente di
vagamente umano in quella creatura.
“Lascia che ti aiuti”
continuò la sirena.
Ero combattuta…desideravo
ardentemente lasciarmi toccare da quelle lunghe dita, diafane ed affusolate, di
sentire sulla mia pelle il profumo che ero certa emanasse la creatura, ma allo stesso
tempo un moto incontrollato ed indefinito di repulsione mi invadeva le viscere,
contraendomi il respiro.
Non ebbi comunque neanche
il tempo di pensare che la donna fu china sopra di me, i capelli rossi che le
scendevano a coprire il volto perfetto.
Profumo di
caramello…quella fu l’ultima cosa che avvertii.
Salve! Questa è la mia prima fanfiction sulla saga di Twilight e se
devo essere sincera per adesso è ancora un po’ oscura per me…non so bene dove
voglio andare a parare, ma dato che le idee sono tante e tutte spingono per
farsi ascoltare, ho dovuto metterle per iscritto :D