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Autore: Lord Gyber    16/08/2014    4 recensioni
Citazione del personaggio: Il buio. Il buio ed il silenzio sono la prima cosa che ricordo....Il mio corpo. Il mio corpo aveva perso ogni genere di umanità.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il buio. Il buio ed il silenzio sono la prima cosa che ricordo. Il letto sotto di me era duro e scomodo, ma a ciò non davo troppa importanza dato che il problema principale era il mio corpo che sembrava andare a fuoco. Questo dolore si alternava a periodi di tranquillità, ma poi riprendeva con maggior regime. Decisi di alzarmi, pessima idea, almeno mi sarei risparmiato lo spettacolo che presto mi si sarebbe parato davanti agli occhi. Quando scesi dal mio giaciglio capì subito che qualcosa non andava, mi sentivo il corpo strano, come se fosse stato più pesante del solito, ma evitai anche questo problema, il sonno mi giocava brutti scherzi, pensai. Cercai di mettere a fuoco la stanza, dato che era tutta buia. Appoggiai la mano su una parete nel disperato tentativo di trovare l'interruttore. Girai per un bel po' prima di trovare ciò che cercavo. Lo abbassai lentamente avendo solo la convinzione di aver passato una brutta serata. Quanto mi sbagliavo. Non potei credere cosa mi trovai davanti, non era la mia camera da letto. Si trattava di una sala circolare completamente fatta di ferro con alcuni specchi disposti su alcuni muri. Vi era poi una barella, che fino a poco fa era il mio letto, ed accanto ad essa un piccolo tavolino con appoggiati sopra vari strumenti chirurgici: bisturi, pinze e quant'altro. Mi chiesi se non avessi avuto un incidente e mi avessero portato all'ospedale. Mi avvicinai allo specchio, per vedere se avessi qualche genere di bendaggio o roba simile. Quando vidi l'immagine riflessa partì un urlo. Un urlo acuto, straziante, se fosse stato più forte probabilmente avrebbe rotto lo specchio. Solo quando ripresi la mia concentrazione capì che a lanciarlo ero stato io.

Il mio corpo. Il mio corpo aveva perso ogni genere di umanità: il mio braccio e la spalla destra erano sostituite da un braccio nero e peloso, sicuramente di un gorilla. Lo stesso valeva per l'arto sinistro solo che questo era ricoperto di scaglie verdi scure e sulle mani avevo artigli verde chiaro. Il busto e la schiena erano diventati nero pece, gli ispezionai con le mie nuove mani, sembravano parecchio dure, si vede che era qualche genere di corazza da insetto. Le mie gambe avevano mantenuto una forma normale a parte dei lembi di pelle maculata che le ricoprivano, appartenenti a qualche genere di grosso felino. Ed infine il volto. La maggior parte della mia faccia non aveva subito i cambiamenti, gli stessi occhi marroni e capelli neri, però la parte sinistra, comprendente l'occhio e l'orecchio, erano state cambiate con una parte di un viso che, dato la forma dell'orecchio, poteva appartenere ad un cavallo o pony, come avrei di seguito scoperto.

Avvertì dei movimenti alle mie spalle, non so come ci riuscì, probabilmente colui che mi aveva trasformato non mi aveva conferito solo l'aspetto di uno scherzo della natura. Una delle tante pareti si scostò rivelando una passaggio che dava ad un'altra sala.

- Vedo che ti sei svegliato 100. -

La creatura che entrò in quella specie di sala operatoria mi lasciò a bocca aperta era...un unicorno. Un unicorno dal manto grigio-azzurrognolo, non aveva del crine, doveva avere una certa età, però aveva dei baffi grigi che si collegavano ad un'ispida barbetta. Indossava un camice da scienziato con sotto un maglione ed un paio di occhiali da vista. Ma la cosa che mi diede più fastidio in quella creatura era il suo profumo, scadente, da quattro soldi.

Dietro di lui vi erano altri due stalloni che indossavano un'armatura dorata, muniti di lancia.

Fui molto sorpreso di vedere quelle creature considerate leggendarie, ma dato che ero già stato trasformato in un mostro, il mio limite di stupore era già stato superato da un pezzo.

- C-chi siete voi? D-dove mi trovo? Cos'è successo? -

Milioni di domande mi invadevano la mente, ma per gerarchia queste risultavano le più importanti.

- Non ti preoccupare 100, tra poco ti sarà tutto chiaro. - fece l'unicorno.

100...perché continuava a chiamarmi così?

- NO, tu mi devi dire cosa sta succedendo e SUBITO!!! -

Preso dalla rabbia tirai un pugno al muro di ferro, e con mia grande sorpresa, riuscì a creare un solco...da quando ero così forte?

- Vedo che le energie non ti mancano caro 100. -

- SMETTILA DI CHIMARMI COSI'!!! Io non mi chiamo 100 io mi chiamo...-

Non riuscì a continuare.

- Io mi chiamo...io mi chiamo...-

Mi portai le mani alla testa per reggere lo sforzo che il mio cervello stava compiendo per trovare la risposta. E mentre io soffrivo, l'unicorno rimase a esterrefatto.

- Incredibile! A quanto pare ti ricordi essere stato un umano e di avere avuto un nome. Il tuo cervello è più sviluppato di quanto pensassi, ed io che pensavo di averti cancellato completamente la memoria. -

Mi voltai verso di lui.

- Tu...tu mi hai FATTO QUESTO!?! -

Mi rimisi in piedi e cercai di centrarlo con il pugno da gorilla, ma le due guardie, anche loro unicorni, mi bloccarono a terra con delle catene.

- Bene 100, credo che sia venuto il momento di presentarti la tua nuova famiglia. -

Le due guardie mi fecero rialzare e cominciarono a punzecchiarmi con le loro lance affinché camminassi. Percorremmo il corridoio da cui i tre equini erano entrati, ma in senso contrario. Vi ricordate il limite dello stupore di prima, beh si può dire che andò a puttane, quando lo vidi. Era un edificio dotato di una gran serie di piani collegati ciascuno con delle scale. Per ogni piano vi erano un gran numero di celle. Celle alquanto strane, invece di avere la solita porta a sbarre aveva dei pannelli di vetro molto spesso con dei buchi posti in cima per l'aria. All'interno di quei scarsi 20 metri quadrati vi erano creature, strane creature, colui che quel dottorucolo chiamava “chimere” o “scala evolutiva”. Camminammo fino ad arrivare al terzo piano e ci fermammo davanti una cella. L'equino fece apparire una cartella clinica e mosse alcune pagine.

- Ti possiamo sistemare qua con 20, almeno non cercherà di mangiarti. -

La porta di vetro si sollevò, mi tolsero le catene e mi spinsero dentro per richiudere di nuovo la cella, e fecero bene, perché se fossi riuscito ad uscire gli avrei squartati con le mie mani, zampe quel che è.

Con il mio nuovo udito sentì qualcuno dietro di me, nascosto in un angolo buio, il fantomatico 20 presumevo. Dai rumori che fece capì che stava piangendo, infondo anche lui aveva subito il mio stesso destino, lo potevo capire.

- Esci fuori. Giuro che non ti farò del male. -

- Anche l'ultimo che è stato qui con me l'ha detto, poi però mi ha fatto male. -

Correggo: Fantomatica. Dalla voce era decisamente una ragazza.

- Senza contare – aggiunse - che io sono un mostro non voglio che qualcuno mi veda. -

Non potei fare a meno di sorridere.

- E secondo te io cosa sono? Di certo non un fotomodello, e poi mal comune mezzo gaudio. -

Si fece un po' di coraggio ed uscì. Era una pony, e come me era stata modificata, però presentava meno mutazioni rispetto al mio corpo: aveva un manto rosa ed una criniera rosa chiaro ed occhi azzurri, come me, la sua parte sinistra del viso era stata cambiata con quella di un altro pony di colore nero. Sul dorso aveva cucite due grandi ali da aquila (più tardi capì che era stato un pegaso e che quindi le ali non gli avrebbero causato problemi) ed infine, sui fianchi aveva due pezzi di pelle che coprivano ciò che in futuro capirò essere il cutiemark. La puledre mi squadrò ben benino, per studiarmi e capire se non ero pericoloso.

- Tu ti chiami 100 dico bene? -

Ancora quell'appellativo.

- Perché continuate a chiamarmi così? -

Lei, con lo zoccolo mi indicò il petto, allora notai una cosa che mi era sfuggita. Sul pettorale sinistro vi era tatuato, con inchiostro giallo, il numero 100.

- E questo sarebbe una sorta di numero di produzione? -

- Si, quelli che assegna il Professore. -

- Il Professore? Intendi quell'unicorno con la barba. -

- Si lo chiamiamo così perché non sappiamo il vero nome. -

- Una cosa? Qui ci sono di certo più di cento chimere, allora perché mi chiamo 100? -

- Infatti ce ne sono quasi mille. Il Professore da un numero solo alle sue opere migliori. -

- E tu dove hai il tuo numero? -

Lei chiuse gli occhi e vidi che sulla palpebra destra era tatuato il numero 2 invece su quella sinistra lo 0. Mi appoggiai alla parete di vetro e mi misi a guardare fuori.

- Ho ancora due domande. Perché? E, cosa succederà? -

- Il professore è sempre stato un megalomane. La sua idea è quella di creare un essere perfetto con il quale ha intenzione di diventare il sovrano del mondo. In quanto a ciò che succederà, sicuramente verremo utilizzati ancora per i suoi test. -

- Non mi puoi dire nient'altro? -

Scosse la testa.

- Quello che ti ho detto è tutto ciò che mi è stato concesso sapere. Ti conviene riposare, sei appena uscito dalla sala operatoria e domani bisogna alzarsi presto. -

C'erano due brande, due letti appesi ai muri con delle catene con un cuscino lercio. 20 prese quello sulla destra ed io quello sulla sinistra. Buttai il cuscino, puzzava da morire, ed utilizzai il braccio da gorilla come appoggio per la testa, almeno la pelliccia sarebbe risultata utile.

- Buonanotte 100. -

- Buonanotte 20. -

E mi addormentai.

  
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