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Autore: Evilcassy    16/08/2014    2 recensioni
Non potrebbero essere più diverse di così, Darcy Lewis e Maria Hill.
L'una i caffè li porta, l'altra li beve con fredda noncuranza.
Si suol dire che gli opposti si attraggano, ed in fondo pare essere vero.
[DarcHill fanfic!]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Agente Maria Hill, Darcy Lewis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Coffee Story

 

1 – White Chocolate Mocha

Espresso with white chocolate flavored sauce and steamed milk. Topped with sweetened whipped cream.

 

 

 

Darcy tiene in una mano una tazza di mocaccino e il cellulare tra la spalla e l’orecchio, la prima volta che se la trova improvvisamente davanti. Dalla sorpresa lascia cadere il cellulare nella tazza e il mocaccino schizza sulla camicetta di H&M in un curioso esempio di espressionismo astratto.

E Maria Hill spiana una 44Magnum.

“La dottoressa Jane Foster.”

Deglutendo, Darcy biascica un “Chi la cerca?” con le ginocchia molli ed il sangue freddo svanito chissà dove, per poi alzare gli occhi al cielo quando la donna esibisce il distintivo: “Ancora voi? Questo è stalking!”

“La dottoressa Foster.” Insiste l’Agente Hill.

“È in bagno.”

“Sicura?”

“Le ho appena passato la carta; dubito che stia compiendo un crimine federale in questo momento.”

Ammiccando, l’agente Hill si decide finalmente ad abbassare la pistola ed infilarla nella fondina della coscia sinistra. Un macigno rotola via dalle spalle di Darcy e le ginocchia riacquistano un vago senso di solidità. Riesce addirittura a formulare una domanda con una voce meno tremante di prima: “Caffè?”

“No, grazie.”

Quando Jane si degna di uscire dal bagno – “Quante volte dovrò ripetere a Thor di premere piano lo sciacquone? Darcy, dobbiamo richiamare l’idraulico!” – la Hill mostra di nuovo il distintivo e ordina senza troppi preamboli o spiegazioni di seguirla: “Entrambe. Per la vostra sicurezza.” Aggiunge, piantandole addosso gli occhi azzurri. “Signorina…?”

Darcy Lewis” Rispose allungando la mano.

Che lei non si cura di stringere.

 

 

Per la seconda volta passa qualche mese, e va un pochino meglio. Anche perché se fosse andata peggio l’avrebbe inondata di caffè.

Invece Maria Hill – Neo Responsabile comparto di Sicurezza, Logistica e Armamenti della divisione Avengers – era riuscita ad afferrare al volo il vassoio con le quattro tazze di Starbucks e contemporaneamente tenere aperta la porta di vetro con cui, aprendola, l’ha sorpresa.

Nessuna goccia di caffè sprecato, nessuna camicetta di H&M macchiata, solo un’occhiata di deciso compatimento. Maria Hill annusa il coperchio di una tazza di carta: “Filtrato Clover? Nessuna aggiunta?”

“Nulla.”

“Ottimo.”

Le restituìisceil vassoio trattenendo la tazza annusata.

Hey, aspetti! Quel caffè è di Jane! Diventa una iena se non ne ha almeno un paio mentre lavora!” Ma lei ne ha già bevuto un lungo sorso allontanandosi per il corridoio senza voltarsi. L’istinto di autoconservazione di Darcy le consiglia di rinunciare a qualsiasi rappresaglia.

 

 

Ma è il terzo incontro ad essere decisamente il migliore: quando le porte dell’ascensore si aprono all’ottantanovesimo piano – Il primo livello dell’ala dedicata alla Ricerca e Sviluppo – Darcy le porge la venti di Clover Brewed Coffee: “Nessuna aggiunta.”

“Come?”

“Ho pensato di prenderlo anche per lei, così non ruberà quello di Jane e le mie orecchie non subiranno il ronzio continuo delle sue lamentele.”

La Hill alza un sopracciglio sorpresa e accetta il caffè mentre Pepper esce dall’ascensore dichiarando che quella è un’ottima idea, di cui vorrebbe usufruirne: “Ti spiace, Darcy?”

“Si figuri.”

 

 

La quarta volta, poi, va alla grande: Hill la sorprende direttamente dentro lo Starbucks, un Cinnamon Roll in bocca e un grande di Mocha imbottito di cannella e cacao.

“Quella colazione te la offro io.”

Darcy bofonchia un: “Non è necessario!” a bocca piena, seguito da un veloce sorso per aiutarsi ad inghiottire – sorso di Mocha bollente, non di certo un'idea indolore – e si sforza di spiegare boccheggiando: “Stark ha un conto aperto qua dentro, per questo prendo il caffè per tutti. Ogni mese la sua contabilità paga la fattura senza neppure guardarla.”

“Oh.” La Hill ordina la sua Venti di Clover “Offro comunque. Per il tuo disturbo quotidiano. E per i baffi di crema che ti ritrovi.”

Presa la tazza, esce rivolgendole un mezzo sorriso mentre lei si strofina il labbro superiore con un tovagliolo macchiato di marmellata.

 

 

A Darcy piacciono gli uomini. Non tutti, questo è vero, ha gusti abbastanza difficili da soddisfare – dopotutto, il megafigo di turno se l’è accaparrato la sua capa – e spesso si stufa in pochissimo tempo: l’ultimo, Ian, non è durato che un mese scarso.

È anche vero che le capita di provare attrazione verso alcune donne - andiamo, a chi non piacciono Angelina Jolie e Jennifer Lawrence? - ma era mai uscita con nessuna. Anche perché Angie non è più sulla piazza da tempo e Jen è troppo impegnata ad inciampare negli strascichi di un un qualche Dior.

Maria Hill la intriga. Le piace l’aria seria, gli occhi azzurri glaciali, il mezzo sorriso di cortesia e la smorfia di compatimento che le vede rivolgere a Tony Stark o a lei quando fa qualcosa di imbarazzante o stupido in sua presenza. E le gambe sode che spuntano dalla gonna e le spalle dritte che si intravedono negli sbuffi della blusa.

“Posso aiutarti?” Non ha neppure alzato gli occhi dal rapporto che stava leggendo sul tablet.

“Come, prego?”

“Mi stai fissando. Posso aiutarti?”

“Oh beh…Darcy è tipa da arrossire facilmente, eppure sente le guance diventare bollenti: “Io… io guardavo la camicetta. È molto bella, le dona davvero tanto.”

“Grazie. Macy.”

“No, Darcy.”

“No, Macy. L’ho comprata da Macy.”

“Ah.” La scomoda sensazione di essere una pura idiota viene appena mitigata dal vedere la Hill mordicchiarsi il labbro inferiore trattenere un sorriso, continuando a fingere concentrazione sul tablet.

 

 

 

Gli Avengers erano entrati in azione – Austria o Australia, Darcy non aveva capito bene – seguiti sul campo dalla Hill per il supporto logistico. Quando la rivede, una settimana dopo, veste ancora la sua tuta da combattimento scura, aperta e sfilata dalle maniche che pendono lungo i fianchi, sorseggia una bibita in lattina appoggiata alla parete del corridoio che porta all'Avengers Lounge in una canotta nera.

Improvvisamente anche Darcy si ritrova ad aver sete: “Hey!”

Hey.”

“Se l’avessi saputo, mi sarei fatta trovare con un caffè.”

“Con solo quello?”

In che senso? Darcy non arrossisce quasi mai, ma il sorrisetto stanco della Hill ha il potere di farla avvampare. Probabilmente si sta sbagliando, ma ha un tono flirtante.

“Perché non ci vedo più dalla fame.”

Ah. Ok. Ecco. Seconda figura da idiota: “Un Cinnamon Roll? Se vuoi vado a…

“Troppo poco. Ho voglia di una bistecca.” Finisce la bibita con un ultimo sorso e cestina la lattina: “Il tempo di fare una doccia. Se ti va.”

Nel senso, a me? Con me? Ti…ti aspetto, allora?”

“Se non hai consegne urgenti da fare…

Se è tornata la Hill sono tornati anche gli Avengers. Se sono tornati gli Avengers è tornato anche Thor e probabilmente ha già distratto Jane da lavoro e caffeina almeno un paio di volte. “Oh no, non oggi.”

 

 

Le Charlie’s Angels? Oddio, io le adoro!

Ho la collezione di dvd delle serie degli anni ’70, ma amo anche il film con Drew Barrymore. Il primo, sì, il secondo non era di certo all’altezza, sono d’accordo.

Oppure:

Ho sentito che eri la Vicedirettrice dello S.H.I.E.L.D., eppure sei così giovane! A che età hai intrapreso la tua carriera?

Ed invece:

“Com’era l’Austria?”

“Siamo stati in Australia.”

“Ah.” Qual è il record di figure di merda giornaliere? Venti, venticinque? A quanto è lei?

Accoglie la cameriera come una benedizione: “Per me una bistecca di maiale ben cotta e patatine fritte.”

“Per me una T-bones al sangue, con contorno di verdure cotte e pomodori, grazie.”

Darcy si definisce una persona tenace e soprattutto loquace. Anche perché i silenzi – specie con le persone di cui desiderava ardentemente sapere vita, morte e miracoli - li trova estremamente difficili da gestire. Pesanti.Imbarazzanti.

Non ha niente da perdere, tra l'altro, quindi tanto vale riprovarci: “Quindi – uau – in Australia le cose devono essere andate benone!”

“Se si esclude la trasformazione di Banner sul Quinjet ed un paio di spacconate di Stark che potevano costarci caro, sì. Anche perché altrimenti non sarei qui a raccontarlo.”

“Giusto. E…uhm, era la prima volta che andavi in Australia?”

“No ci sono già stata un paio di volte.”

“Per lavoro?”

“Anche per fare snorkeling nel Queensland.”

Oh, finalmente! Un argomento di conversazione per persone normali!

“Oh! E-”

Peccato che non sia l’argomento di conversazione che vuole trattare lei: “Come è finita una studentessa di scienze politiche ad essere l’assistente di un’astrofisica?”

Sentendosi presa in contropiede, Darcy non riuesce inizialmente che ad emettere uno sbuffo noncurante: “Avevo bisogno di crediti universitari, lei di una stagista e i posti alla Casa Bianca erano finiti” riassume brevemente: “Tutto il resto è venuto da sé. Mi sono affezionata a Jane, anche se spesso è insopportabile e bisogna correrle dietro come ad una treenne. Spesso mi definisco la sua babysitter, piuttosto che la sua assistente.” Il mezzo sorriso di Maria è appena più ampio del solito: un segnale incoraggiante. “E come ci è finita una patita di snorkeling a coordinare un gruppo di supereroi?”

La cameriera arriva con i piatti, Maria controlla con la punta del coltello la cottura della T-Bones definendola perfetta - così poco cotta che Darcy è sicura che possa scappare via dal piatto – e ne tagliò un pezzettino: “Non sono una patita di snorkeling. Lo era la mia ex.”

La. Mia. Ex.

Donna.

Le cose si fanno decisamente più interessanti.

“Quindi-”

“Tutto il resto è venuto da sé.”

 

 

Sono ormai due ore che Darcy si rigira nel letto senza prendere sonno. Con gli occhi aperti nel buio, lascia che la sua mente riformuli lo stesso identico mantra che le ha fatto compagnia nel pomeriggio.

Maria Hill ha una ex.

Maria Hill è lesbica.

A Maria Hill piacciono le ragazze.

A me piace Maria Hill.

 

Che poi non è neppure sicura che le piaccia davvero.

No, palle, mi piace davvero.

Ma che non è sicura che le piaccia in quel modo.

È più curiosità, forse. La sua compostezza, l’apparente freddezza, l'alone di affascinante e impenetrabile mistero che la circonda, il suo ex-ruolo in un'agenzia di Intelligence, e quello attuale di coordinatrice – o baby sitter, magari – della squadra di Supereroi terrestri.

Fisicamente, è uno schianto. E quello solo un cieco potrebbe non accorgersene.

Ha una bella voce.

E…

E basta! Darcy abbandona il letto e si consegna al corridoio.

 

Nella sua testina insonne si fa strada l’idea che la possa incontrare, così per caso alle 2 e 35 di mattina, nel bel mezzo del corridoio dei piani residenziali. Calzoncini e canotta nera per Maria, in pigiama azzurro con la faccia di Puffetta lei.

Le avrebbe domandato che ci faceva in giro a quell’ora e lei avrebbe risposto in modo stupido. Poi, forse, avrebbero chiacchierato.

E come si potrebbe iniziare una conversazione?

Would you light my candle?

Opzione non valida: non sono due pseudobohemiennes malate di AIDS sul finire degli anni 80 e soprattutto lei non è Rosario Dawson.

E poi il problema non si pone: se si incontra una persona alle 2.35 di notte ci si parla comunque, anche solo per fare osservazione sul pigiama.

Magari poteva piacerle.

E magari si sarebbero baciate. Così magari sarebbe riuscita a dare un senso alla matassa di pensieri assurdi che le affollavano il cranio.

Dopo due minuti a vagare senza meta apparente formula la massima che la vita non è un film romantico. Neppure un porno lesbo.

Parlando per ipotesi, eh, perché pensandoci non ha mai visto un porno saffico. Magari funzionano diversamente da quelli etero.

Decide di tornare a coricarsi.

Oh, andiamo, Darcy: forse hai solo mangiato pesante.

E bevuto troppo caffè.

 

 

Per una vita che non assomiglia a film romantico né un porno saffico, Darcy ne ha una che sembra drammaticamente una pellicola demenziale di inizio millennio.

Qualcosa di meno gretto di Maial College ma anche meno sofisticato de Il Diavolo veste Prada.

Un titolo azzeccato – anche se troppo lungo per suonare orecchiabile – potrebbe essere Il Diavolo si sbatte He-Man ma non ci salta fuori con il tunnel di Einstein-Rosen.

Ma è una che si accontentava nella vita, anche perché poteva capitare di peggio: il tempo de Il Diavolo va in Bianco mentre Einstein –Rosen si Danno alla Macchia è un ricordo ben vivo nella sua mente.

Darcy, hai i risultati dell’ultimo test?”

“Dovrei?”

Anche Jane abituata a rispondere senza alzare lo sguardo dal lavoro: “La stampante.”

In barba all’invito – arrivato direttamente dalla Direzione – di utilizzare meno carta possibile per questioni ecologiste (“Palle!” Aveva sbottato una Jane al colmo della frustrazione davanti ad un dato incomprensibile: “Meno alberi, meno ossigeno. Meno ossigeno, meno persone inutili!” a cui aveva ribattuto chiedendo se davvero avesse scelto l'asgardiano giusto) la dottoressa Foster stampa tutto quello che le capitava sotto tiro, studiandolo ed evidenziandolo in diversi colori smangiucciandosi le unghie sino all’osso.

“Caffè?”

“Sì, Darcy.”

“Due tazze?”

“Sì, Darcy.”

“Ma sono già le quattro di pomeriggio!”

“Sì, Darcy.”

“Sei un cavallo?”

“Sì, Darcy. Co-?”

Ma Darcy si è già volatilizzata oltre le porte scorrevoli dell’ascensore.

E si trova praticamente addosso a Maria Hill.

 

 

“Oh! Ciao.”

“Ciao. Giornataccia?”

“Più Jane si avvicina al risultato di un progetto e più diventa irascibile. Ed irsuta. Non credo neppure che si sia fatta una doccia ieri.”

“Vengo da una riunione alla Lounge, Thor non mi sembrava particolarmente contrariato.”

“Valli a capire i gusti degli Asgardiani. Vuoi un caffè?”

“Oh no, grazie. Sto partendo ora.”

“Washington?” Azzarda Darcy, ricordandosi una mezza conversazione che ha afferrato tra lei e Pepper la sera prima. Maria scuote la testa. “Australia?”

“Neppure.”

“Austria, allora? Il mondo è troppo vasto perché riesca a beccarci a tentativi, vero?” Di nuovo il mezzo sorriso sulle labbra di Maria; Darcy avverte una fettina – piccolina – di soddisfazione. Guardandola varcare le porte aperte dell’ascensore si lascia sfuggire un: “Vorrai una bistecca, al tuo ritorno?” di cui si pente immediatamente.

Una delle mani elegantemente curate di Maria torna indietro e blocca la fotocellula delle porte. L’espressione perplessa segue immediata.

Cazzo. Perché non penso mai prima di parlare?

“Era una battuta, ecco.” Darcy registra un’avaria cronica degli ingranaggi cerebrali. Si limita ad alzare le mani in segno di resa e poi nasconderle nella tasca del giubbotto sentendosi una goffa oca con uno stupido cappello scozzese in testa. “Non sto elemosinando un altro appuntamento, ecco.”

Dicevamo avaria? Qui c’è proprio un danno strutturale.

“Se quello fosse stato un appuntamento te ne saresti accorta.” Risponde. Poi lascia che le labbra si pieghino quasi impercettibilmente verso l'alto: “Domani sera alle sette da Keens. Googla l'indirizzo.”

Non è una domanda è quasi un ordine perentorio.

Darcy riesce a malapena ad aspettare la chiusura delle porte per afflosciarsi a terra.

 

 

Ed eccomi, pronta a cimentarmi in un'altra impresa!

No, questa sarà una long, ma di sicuro non sarà lunga come la mia saga precedente. Al momento sono previsti tre capitoli, ma potrebbero anche essere di più dato che Darcy e Maria sono piuttosto propense a sfuggire al mio controllo.

Che dire?

Questa storia è dedicata ad ErZa_Chan

 e a __G_J_e ai loro deliri DarcHill.

Sperando che sia cosa gradita...!

Grazie, per il momento, e se avete qualcosa da chiedere, c'è sempre il mio ask.

(Per tutto il resto c'è MasterStark non lo dico più, giuro.)

Alla prossima, se vorrete,

EC.

 

 

PS: Nel caso qualcuno si stesse ponendo il dubbio: I don't own Starbucks. È un marchio registrato di proprietà di qualcun altro. Purtroppo.

È solo una mia leggera ossessione.

Prima o poi avrò la decenza di curarmi.

 

   
 
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