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Autore: Mikaeru    17/08/2014    0 recensioni
"Tutta l’elettricità che occupava la stanza fino a diventarne parte scoppia nell’esatto momento in cui Harvey prende la sedia, rompendo la videocamera di sicurezza. "; missing moment della 3.16.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harvey Reginald Specter, Mike Ross
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non mi interessa quello che succederà in quella stanza, non ti tradirò.”
“Non fare lo stupido.
“Non fare lo stronzo.”
“Ascoltami, maledizione, ti sto dando il permesso.”
“Non me ne frega un cazzo di quello che mi stai dando!”
Tutta l’elettricità che occupava la stanza fino a diventarne parte scoppia nell’esatto momento in cui Harvey prende la sedia, rompendo la videocamera di sicurezza. Mike lo guarda e sente la pelle così tirata addosso che ha la certezza che si spaccherà entro qualche secondo. Tutt’attorno c’è rumore di scintille, piccoli scoppi vicinissimi al suo orecchio. Rimane immobile, paralizzato, il battito del suo cuore che rimbomba come in una caverna.
Harvey si volta, muto, le labbra tirate in una linea durissima. Elimina la distanza in un attimo, gli afferra il viso e lo bacia. La sorpresa dura troppo poco perché venga registrata, perché in mezzo a tutto il bacio sembra essere l’unico evento con un senso, l’unico naturale davvero, l’unico giusto. È un bacio solo di lingua, di denti, d’urgenza. Harvey lo morde. Quando si staccano Mike si rende conto che non ha quasi respirato – ma non importa, perché è lui a cominciare il secondo, nudo come il primo, privo di qualsiasi grazia, ma crudo, essenziale, pulsante.
“Ho assunto un impostore.”, comincia Harvey quando il contatto si interrompe, infilando le parole tra lunghi respiri affannosi. Non gli lascia andare il viso e lo guarda dritto negli occhi. “E poi abbiamo infranto le regole con Clifford Danner, e poi con Lola Jensen, e poi con questi testimoni. E, ciliegina sulla torta con Edward Darby abbiamo istigazione allo spergiuro. Se sarà necessario tu darai la colpa a me, hai capito?”
E lo dice con un tono così pesante, così serio, che Mike vorrebbe urlare.
“Speriamo non sia necessario.”, annuisce invece, il groppo in gola che gli concede solo poche parole, e prima di spezzarsi bacia Harvey di nuovo, tenendogli i polsi; ne sente il battito accelerato come quello di un topo.
Continuano a baciarsi come se il mondo non esistesse e al contempo consapevoli della dolorosa tangibilità dei coltelli e delle spine attorno a loro. Non sentono la porta aprirsi, si rendono conto di avere un pubblico solo quando Louis sbuffa: “Non mi sembra il momento, ragazzi.”
È Mike a interrompere il bacio, ma non a togliere le mani. Lo guarda con la bocca appena aperta, gli occhi spalancati non in direzione di Louis ma di Harold, che passa dal bianco al rosso in una frazione di secondo.
“È finita, andiamocene.”
“Ciao, Mike, come va?”, balbetta Harold per togliersi dall’imbarazzo. Mike non risponde perché non saprebbe farlo, perché non ne ha idea. Quindi preferisce tacere, mettersi le mani in tasca – che prudono e pruderanno tutto il giorno, lo sa – ed uscire dalla stanza.

Gironzola tra i cubicoli in un tempo immobile che non passa, guardando tutto come se fosse nuovo. Ha tra le mani una decisione che pesa come una pietra, che non sa se tenere in tasca o lanciare nel fiume.
“Lo so cosa pensi.”
“No, non lo sai.”
“Non vuoi finire in prigione.”
“Harvey…”
Harvey non gli ha detto nulla da quando sono tornati, e Mike non sa perché dovrebbe cominciare lui. Attende, forse, di essere baciato di nuovo. Ma non accade.
“Dammi il permesso di andare.”
Credeva che dicendolo si sarebbe sentito meno pesante. È il contrario; ora che le parole sono fuori galleggiano tra di loro, colpendoli.
Harvey lo guarda, come ha fatto da quando ha cominciato a parlare. Ma tace, ancora, nonostante l’espressione ferita, nonostante Mike senta distintamente che c’è qualcosa. Ma non parla, e Mike comincia a percepire una rabbia sottile, ma forte abbastanza da infiltrarsi tra la tristezza e il cuore pesante.
Harvey si alza e gli stringe la mano. Gli dice che può andare, che non è importante, che lo faccia; tutto con una stretta di mano.
“Sei un brav’uomo, Harvey.”
“Grazie.”
Decide, allora, che anche per lui non è cambiato niente. Se ad Harvey va bene così, se lo farà andare bene anche lui.
  
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