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Autore: screaming_underneath    17/08/2014    3 recensioni
[Prima classificata al contest "Non l'ho detto io, ma lo spadaccino poeta amico mio", organizzato da Triz]
Sai solo che sei alticcio, impolverato sotto il casco da miniera che ancora indossi e tanto stanco, stanco di ogni cosa, e che vuoi baciarla.
«Va bene» acconsente lei. Ha un sorriso malizioso sulle labbra, vagamente soddisfatto. Ancora una volta, l'oceano emozionale di Cal Lightman, tenuto così sotto controllo agli occhi del resto mondo, non è impermeabile alla persona che meglio conosce ciò che lo agita, ogni minima onda o increspatura, e che non ha remore ad immergerglisi sotto.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cal Lightman, Gillian Foster
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nickname:  LaViSvampita (forum) / screaming_underneath (EFP)
Titolo: Batesian Mimicry
Fandom: Lie To Me
Citazione: 3) Ma poi che cos'è un bacio? Un giuramento fatto poco più da presso, un più preciso patto, una confessione che sigillar si vuole, un apostrofo rosa messo tra le parole "T'amo"; Un segreto detto sulla bocca, un istante d'infinito che ha il fruscio d'un'ape tra le piante, una comunione che ha gusto di fiore, un mezzo di potersi respirare un po' il cuore e assaporarsi l'anima a fior di labbra.
Rating: Giallo
Genere: Introspettivo 
NdA: Ambientata durante e dopo quella scena finale del quinto episodio della terza stagione ("Il canto del canarino").
La citazione al mimetismo batesiano è sempre di un episodio di Lie To Me (il secondo della terza stagione). Buona lettura!





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Batesian Mimicry


Ma poi che cos'è un bacio?

Un giuramento fatto poco più da presso, un più preciso patto,

una confessione che sigillar si vuole,

un apostrofo rosa messo tra le parole "T'amo";

Un segreto detto sulla bocca,

un istante d'infinito che ha il fruscio d'un'ape tra le piante,

una comunione che ha gusto di fiore,

un mezzo di potersi respirare un po' il cuore e assaporarsi l'anima a fior di labbra.





Il liquore finisce troppo in fretta, lasciandoti con una sensazione di piacevole stordimento e l'impressione (errata, sì, a questo ci arrivi ancora, ma comunque forte) di avere davanti agli occhi più stelle di quante ve ne siano in realtà a rischiarare le notti di Washington D.C.: niente di veramente troppo buono. Se poi hai voglia di considerare che non le stai neanche vedendo in cielo, ma luminose e bellissime sul volto della tua socia, allora diventa pure peggio.

Non è proprio per zittire quella voce

(Qual è la differenza tra una farfalla Monarca e una Viceré, Cal? Ricordi la risposta?)

quella tua voce un poco lamentosa, che ti sei scolato le prime tre dita?

Quella che parlava al posto tuo mentre Gillian ti era talmente vicina da poter sentire il suo respiro sul tuo collo e il calore delle sue dita sulla spalla, attraverso la stoffa della camicia?


«Non vedo l'ora che sia domani» ti aveva detto con un sorriso, ripagandoti con la tua stessa moneta. Perché le avevi detto grazie, un avvenimento raro, quasi impossibile, e non potevi cavartela con così poco. Gill ripulisce i tuoi casini da talmente tanti anni che il minimo che potevi fare era lasciare che ti prendesse un po' in giro.

Così eri stato al gioco. Le avevi sorriso e avevi domandato «Perché, che succede domani?» e anche se sapevi già la risposta, la sensazione di secchezza alla gola non faceva che aumentare.

Era l'espressione con cui lo avevo annunciato. Seria, con un piglio quasi regale e appena appena una punta di malizia, proprio come tutte le battute che vi scambiate da sempre. «Divento ogni giorno più bella!» aveva esclamato Gillian, posandoti di nuovo le mani sulle spalle, e l'unico pensiero che eri riuscito a processare era il desiderio impellente e violento di baciarla, baciarla e che tutto il resto andasse pure al diavolo.

Ma non lo avevi fatto.

Il momento era passato ― un lungo secondo infinito che si era sbriciolato tra di voi nell'arco di un respiro ― e avevi detto solo: «C'è ancora qualcosa da bere, tesoro?»

Nient'altro.

Che avresti voluto dire, in realtà?

(Sai qual è la differenza tra una farfalla Monarca e una Viceré, Gillian? Sai cosa sono io?)

Niente.

Niente, e Gill aveva sorriso di nuovo.

E allora avevate bevuto.



Bada bene. Se ci ripensi adesso, con una buona dose di alcool in corpo, ti pare perfettamente naturale. Tu forse non la saprai leggere, non come lei riesce a leggere te, questo è certo, ma il tuo istinto ― quel maledetto istinto acquisito in vent'anni di studio, quello che il settanta percento delle volte ti dice giusto ma chissà come in situazioni come queste la percentuale è sempre sotto al trenta, scotch o non scotch ― non ti ha 
sugggerito forse quanto maledettamente giusto fosse quel sorriso? Perfetto, per mascherarci dietro un'emozione forte come la delusione.

Delusione

(Sei delusa, Gill? Ti ho delusa in un mezzo milione di modi, perché stavolta dovrebbe essere diverso?)

o

(La sai la differenza tra una farfalla Monarca e una Viceré, Cal? Sei sicuro di voler scommettere?)

solo puro, semplice desiderio di vedere qualcosa?

Sei troppo

(poco)

ubriaco per domandartelo adesso. Avrai tempo, più tardi. Avrai tempo stanotte e tutte le notti dopo.

«La bottiglia è vuota, Cal». Gillian si lamenta, fa una smorfietta come un bimbo capriccioso. Le sue mani sono di nuovo sulle tue spalle, e stavolta non si staccano. Non lo permetti, perché adesso anche tu la stai tenendo stretta, e se c'era stata una qualsiasi remora prima, adesso decidi che ne hai avuto abbastanza.

E non è l'alcool a parlare, o le stelle troppo luminose (ma potrebbero anche essere lampioni) che sembrano rischiarare il viso di lei in questa piccola riproduzione di angolo di paradiso e scotch che vi siete creati, ma la stanchezza. Siamo soci, buoni amici non funziona più. È una balla cui hai smesso di credere da un pezzo, e non hai mai neanche provato a pensare che potesse suonarti vera quando ti saresti ritrovato con le difese abbassate, annichilito di fronte alla schiacciante verità che finalmente riesci a leggere sul viso della donna che hai tra le braccia.

E se vi fosse potuto essere un momento più sbagliato e giusto insieme di questo per iniziare a comprendere Gillian, non sai dire. Sai solo che sei alticcio, impolverato sotto il casco da miniera che ancora indossi e tanto stanco, stanco di ogni cosa, e che vuoi baciarla.

«Va bene» acconsente lei. Ha un sorriso malizioso sulle labbra, vagamente soddisfatto. Ancora una volta, l'oceano emozionale di Cal Lightman, tenuto così sotto controllo agli occhi del resto mondo, non è impermeabile alla persona che meglio conosce ciò che lo agita, ogni minima onda o increspatura, e che non ha remore ad immergerglisi sotto.

«Però non è giusto, così» ti lamenti, mentre una delle tue mani abbandona i suoi fianchi per salire al collo di Gill. Senti il suo battito irregolare, forte sotto le tue dita, e allora non hai bisogno di leggere ciò che le sue pupille dilatate, il respiro corto e le labbra appena appena dischiuse ti dicono, perché hai già la sua ammissione di colpa, una copia esatta, parola per parola, battito per battito, della tua.

«Sono più brava di te, ammettilo» ti punzecchia, prima che finalmente la distanza tra di voi si esaurisca e le vostre labbra si sfiorino, appena appena.

«Mai» sussurri, e le vostre bocche si muovono in sincrono mentre pronunci quell'ultima parola e poi non c'è più niente da dire, c'è solo un lungo, infinito attimo sospeso nel buio delle vostre palpebre abbassate mentre finalmente vi baciate e la tua voce interiore

(Sei sicuro, Cal? Monarca o Viceré? Sei certo non essere velenoso?)

infine tace, morendo con il poco di razionalità su cui avevi provato ad aggrapparti.


E l'unica cosa che pensi è che se deve essere una farfalla, sia quella giusta.






 

   
 
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