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Autore: peetarms    17/08/2014    12 recensioni
Elizabeth Jensen non sopporta il suo nome intero, si fa chiamare Effy. Non sopporta neanche il suo passato, la morte di suo fratello gli ha fatto prendere decisioni sbagliate.
Suo padre Jeremy Jensen è un attore di fama mondiale molto legato ad Effy, sua madre Amanda Cortese invece è una delle modelle più famose a New York.
Per far ricominciare una nuova vita ad Effy decidono di trasferirsi nella città natale di suo padre, Union in Kentucky. Ma quando tutto sembrava andare per il verso giusto, il passato di Effy ritorna.
Josh Hutcherson è tornato a Union in Kentucky dopo le ultime première di Mockingjay pt.2 per prendersi un paio di mesi di pausa. Quando il suo agente lo chiama informandolo che agli inizi di Aprile ci saranno le audizioni per il film dell'attore Jeremy Jensen – attore che Josh ammira da sempre – Così Josh decide di provare ad entrar a far parte del cast.
Film che Jeremy ha scritto ispirandosi al passato di Effy.
[OFFICIAL TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=FOPTZkdyxyk]
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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*Attenzione: i comportamenti dei personaggi descritti durante la narrazione della fan fiction non sono assolutamente da imitare: quello che fanno e pensano è spesso sbagliato. Con questo mio scritto pubblicato senza scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in qualche modo. La storia è solo frutto di pura fantasia.*




01.



6 Marzo 2016 ore 8.16PM.

Luci. Flash. Persone che urlano il nome di mio padre. 
La porta della limousine si apre, mio padre scende dopo avermi sorriso, poco dopo mi tende la mano sotto le urla dei fans.
Afferro la sua mano e mi alzo dal sedile. La punta del mio piede destro tocca il tappeto rosso, seguito poco anche dal piede sinistro. Sono in piedi, di fianco a lui, con il mio vestito nero di Chanel deciso da mia madre.
Mio padre sorride dopo aver firmato autografi mentre io cammino al suo fianco sul red carpet, ogni tanto qualche fan mi chiede la foto e io li accontento.
Dopo essere stato intervistato sul red carpet ed aver fatto foto assieme per i giornalisti, finalmente ci incamminiamo dentro al Kodak Theatre, dove si svolgerà questa sera l'88esima edizione degli Oscar.
«Tutto bene Effy?» la voce di mio padre mi arriva come in sussurro con tutto il caos che ci circonda, annuisco dopo aver fatto un respiro profondo «Se dovessi stare male, esci e prendi una boccata d'aria okkei?» mi accarezza la guancia con il pollice
«Okkei, però voglio che tu stia tranquillo, io starò bene» sorrido all'assistente che ci porta ai nostri posti per ringraziarlo
«Va bene piccola» si siede e lo faccio anche io dopo aver letto il biglietto sopra alla poltrona di fianco alla mia. 
Jennifer Lawrence e di fianco a lei, Bradley Cooper. Gli attori con cui ha lavorato mio padre nel suo ultimo film.
«Sul serio sarò di fianco a Jennifer Lawrence?» appoggio la schiena contro lo schienale
«Vedi attori di fama mondiale da quando sei nata e vai ancora in agitazione?» la risata di mio padre mi tranquillizza un po'.
«Simpatico» gli faccio la linguaccia
«Lo so» mi risponde di rimando prima di cominciare a parlare con il regista del film con cui è candidato all'Oscar mentre io prendo il mio i-phone nero dalla pochette per controllare se ho messaggi.
Nessuno. 
Apro Twitter e guardo le notifiche. Dopo aver risposto a qualche tweet ed aver seguito qualcuno rimetto il cellulare nella pochette perché la cerimonia sta per iniziare e solo in quel momento noto che mio padre e Jennifer stanno parlando.
«Jenn ti presento mia figlia, Elizabeth Jensen» mio padre appoggia la mano sulla mia spalla scoperta
«É un piacere conoscerti Elizabeth» Jennifer mi sorride
«Effy, e il piacere è tutto mio, in bocca al lupo per la nomination» gli sorrido anche io. Dopo aver scambiato qualche parola rivolgo lo sguardo verso il palco dove la presentatrice di quest'anno sta salendo la gradinata.
La serata procede tranquilla, tra risate, applausi, e consegna degli oscar. Jenn non ha vinto come miglior attrice non protagonista e mi è dispiaciuto, ma mi ha confidato che lo meritava molto di più l'attrice a cui l'hanno consegnato, infatti ha esultato. Questo mi ha fatto capire che grande donna è.
Dopo aver atteso tutta la serata è arrivato il momento più importante per me, ma soprattutto per mio padre.
«E l'Oscar per il migliore attore protagonista va a... – apre la busta per poi leggere immediatamente –Jeremy Jensen per Old Way» la voce mi arriva immediatamente e mi alzo in piedi prima di mio padre, lo abbraccio sotto al suo sguardo incredulo. 
Dopo di che, cammina fino alla gradinata e prende in mano la statuetta sotto gli applausi della platea.
Alza la statuetta «Grazie. Wow, davvero non me l'aspettavo. Ma mia figlia Effy ha avuto fiducia ed è andata bene. Quindi grazie tesoro questa è anche tua. Poi vorrei ringraziare mia moglie Amanda per il sostegno, il cast di questo meraviglioso film e anche il regista. Lo dedico anche a voi. Ma soprattutto a mio figlio Freddie. Grazie davvero di cuore» i brividi percorrono ancora ogni parte di me, soprattutto al sentir nominare il nome di mio fratello. Sono così orgogliosa di mio padre. Pochi minuti dopo è di nuovo di fianco a me che mi abbraccia.
«Grazie per credere in me» mi scocca un bacio sulla guancia
«É un piacere farlo miglior attore protagonista» rido e lo abbraccio di nuovo.


8 Marzo 2016 ore 9.13AM.

L'aeroporto mi ha sempre affascinato. 
Mi piace l'odore, il rumore, l'atmosfera. La gente che corre qua e là con le valigie, felice di partire, felice di tornare. Mi piace vedere gli abbracci, cogliere la strana commozione dei distacchi e dei ritrovamenti. L'aeroporto – ho sempre pensato fin da piccola – è il posto ideale per osservare le persone.
Porto la mano alla tasca dei jeans per prendere il cellulare quando mio papà mi richiama dicendo di allungare il passo che se no i paparazzi non mi lasceranno più andare.
Mi alzo dalla sedia e li raggiungo.
«Effy so che adori gli aeroporti ma per favore stai vicino a noi» mia madre
«Scusa» chiudo il discorso immediatamente, per evitare una inutile discussione
«Sei pronta a ricominciare?» sento il braccio di mio padre dietro la schiena
«Sì papà, e tu sarai pronto a vivere in una piccola città?» lo guardo curiosa
«Certo, sai ho pensato molto a quello che mi hai detto l'altra notte quando siamo tornati dalla cerimonia degli Oscar» si siede di fianco a mia madre nel sedile
«Che cosa ti ha proposto?» la curiosità di mia madre non smentisce mai
«Gli ho proposto di diventare anche produttore cinematografico\regista» alzo le spalle, mentre infilo le cuffiette nelle orecchie
«Dici?» mi guarda come se avessi appena bestemmiato
«Sì tesoro, è un'ottima idea» come succede la maggior parte delle volte mio padre prende le mie difese
«Ne riparleremo quando ci saremo sistemati okkei?» come sempre quando è in torto vuole cambiare discorso, alzo le spalle e faccio partire Come as You Are dei Nirvana.
Dopo due ore di volo atterriamo all'aeroporto di Louisville. 
Dopo tre ore, una dove abbiamo aspettato le valigie, una di viaggio per arrivare ad Union a casa dei miei zii dove abbiamo mangiato e chiacchierato un po', soprattutto dove abbiamo festeggiato l'Oscar di mio padre, siamo di fronte alla nuova casa.
Dire casa è un eufemismo. 
Viale immenso costeggiato da alberi, giardino con piscina e un gazebo chiuso visto che siamo in pieno inverno, due scalinate che portano all'entrata. Dietro alla casa ancora giardino con il garage dove dentro ci sono le auto dei miei genitori ma non vedo ancora la mia moto.
«Ti piace?» mio padre mi raggiunge in garage
«É bellissima» lo abbraccio «L'avrebbe adorata anche Freddie» sospiro sopra la sua spalla
«Sì, tuo fratello l'avrebbe adorata tesoro» mi scocca un bacio sulla guancia e mi dona un sorriso, decido di cambiare discorso perché non ho voglia di parlare di lui.
«Comunque è più grande della casa di New York» sistemo i capelli dietro le orecchie mentre faccio correre lo sguardo sugli attrezzi che popolano gli scaffali
«Sì. Abbiamo una sorpresa per te» fa cenno di seguirlo in casa. 
Usciamo dal garage passando per la porta che non avevo notato, ci ritroviamo in cucina, già sistemata e con lo chef di mia mamma che prepara la cena. Lo saluto con un cenno della mano poi proseguo con mio padre.
«Ora chiudi gli occhi» si volta verso di me dopo cinque minuti.
«Posso riprendere fiato? Questa casa è immensa cazzo. Spero che non abbiate speso soldi anche per una palestra perché basta fare un paio di giri della casa» lo fulmino con lo sguardo
«Avanti rompiscatole, prendi fiato. Questo poi è solo il piano terra – ride – Ora non odierai più questa casa ne sono più che sicuro. Su' chiudi gli occhi» mi sorride dolcemente
Sbuffo ma poi lo accontento «Ora mi metto dietro di te e ti guido io, Effy stai tranquilla okkei?» sento le sue mani sulla mia vita esile mentre annuisco.
Facciamo un paio di passi e sento qualcosa di morbido sotto i miei piedi.
«Ora puoi guardare» neanche il tempo di finire la frase che ammiro la stanza.
Un cinema. 
UN CINEMA. Con tanto di dieci poltrone, il mega schermo. Mio padre si allontana per un attimo e torna con quello che assomiglia ad un telecomando ma non ha i tasti.
«É touch» mi spiega mio padre «Lo do a te, tanto sei tu che passerai tanto tempo qui dentro» mi sorride mentre mi accarezza la guancia
«Già» sospiro mentre alzo le spalle «Grazie papà. È davvero bellissimo» mi alzo sulle punta delle mie vans disegnate con i fumetti per abbracciarlo.
«Tutto per la mia bimba» mi lascia un bacio sulla guancia. Annuisco mentre sono ancora abbracciata a lui
«Caro dovevi aspettarmi» l'entrata di mia madre mi fa sciogliere l'abbraccio 
«Fa nulla mamma, grazie anche a te» gli sorrido
«Di nulla, è merito di tuo padre che ha contatti con il mondo del cinema» mi prende la mano
«Sì okay però anche tu hai contribuito, quindi grazie» gli sorrido grata
«Lo abbiamo fatto così invece di vederti le tue miliardi di serie tv in camera tua sul pc o nella tv hai una stanza tutta tua con un mega schermo» mi da un bacio sulla fronte
«Grazie ad entrambi ancora» li abbraccio 
«Ah Effy, sono venuta qui anche per avvisarti che la tua moto è arrivata» scatto fuori dalla stanza e corro tra i corridoi senza saper dove andare, dopo poco mio padre mi raggiunge ridendo
«Ti sei persa Effy?» cerca di non ridere 
«Fai il simpatico Jeremy?» sibilo
«Qualcuno ha cambiato già umore» mi guarda attentamente
«Non è colpa mia» alzo le spalle «Voglio andare dalla mia moto, mi accompagni in garage?» incrocio le braccia al petto
«Andiamo lunatica» appoggia il braccio attorno alle mie spalle
«No, io sono mentalmente instabile» cito le parole dello psicologo che mi ha visitata mentre cerco di memorizzare la strada per tornare nella stanza cinema.


22 Marzo 2016 ore 10.39AM.

Union è un paese meraviglioso. Ancora meglio di quello che mi ero immaginata. Gente cordiale, simpatica e generosa. Con voglia di uscire e divertirsi. Il freddo. I residui della neve poi aiutano a migliorare il tutto. Ho sempre amato la neve, fin da quando ho memoria.
«Pensi di venire a fare colazione Effy?» la voce di mio padre mi giunge vicina mentre guardo fuori dalla finestra
«Sì, ora vengo, fammi prendere respiro. Sono appena tornata dalla mia corsa» mi volto verso di lui e lo guardo
«In realtà non sei appena tornata, ti sei già fatta la doccia» ride e lo seguo anche io, ma per poco
«Okkei rompiscatole andiamo a mangiare» mi alzo dalla panca di fianco alla finestra in salotto e mi siedo di fronte a lui nella tavola.
«Effy dobbiamo parlare del college» addenta il suo toast mentre mi guarda
«Dobbiamo parlare del film che dobbiamo cominciare a scrivere» bevo un sorso dalla tazza piena di caffè
«Elizabeth» mi fulmina con lo sguardo 
«Okkei, prima parliamo del college. Ma dobbiamo pensarci ora, mentre mamma è a New York per una sfilata se vuoi diventare produttore\regista» afferro la forchetta che trovo sopra al tovagliolo
«Prima parliamo di te e del college» ripete di nuovo
«Voglio studiare da casa, non ho voglia di trasferirmi in qualche campus come ho fatto a New York. Voglio stare qui» puntualizzo ancora prima di cominciare il discorso
«Quindi vuoi finire di studiare ingegneria meccanica?» si pulisce la bocca col tovagliolo
«Sì, poi se non riesco diventerò un'attrice o una modella come sognate te e mamma» inclino di poco la testa mentre mangio i miei pancakes con lo sciroppo d'acero
«Io ti sostengo in qualsiasi scelta prendi, tranne in una che hai preso – un velo di tristezza di impossessa di lui – ma grazie a Dio siamo riusciti a superare quel momento. Se vuoi finire di studiare ingegneria fallo, lo sai che avrai tante ottime opportunità di lavoro; anche se so bene perché vuoi diventare ingegnere. Ho visto il tuo blocco Effy – mi sorride – Hai progettato un bellissimo parco divertimenti – sul suo volto leggo soddisfazione – Però devi concentrarti se è quello che vuoi fare nella tua vita» 
«Bene problema college risolto, mi iscriverò online poi penseremo ai libri – sorrido – ora parliamo del film che abbiamo da scrivere» 
«Il film che tuo padre ha già scritto dici?» mi sorride divertito
«Ma avevi detto che ti dovevo aiutare» spingo il piatto vuoto verso il centro del tavolo della sala da pranzo
«Effy, ho scritto quel film da tempo ormai. Ho trovato chi mi aiuterà a produrlo. Devo solo trovare gli attori giusti» sorride soddisfatto dalla notizia che mi ha appena dato
«Wow, mi hai tenuto all'oscuro di tutto» mi siedo sul divano e poco dopo mi segue anche lui
«Oscuro di tutto? Effy sei stata tu a darmi l'ispirazione» lo guardo senza capire
«Durante il periodo dopo la morte di tuo fratello dove hai preso una cattiva strada ti vedevo cambiare ogni giorno sempre di più. Non ti riconoscevo. Non eri tu che parlavi, ma le droghe e l'alcool che avevi in corpo. Così quando io e tua madre abbiamo capito che non potevi continuare ad andare avanti così abbiamo cominciato ad aiutarti. Facendoti disintossicare, portandoti dallo psicologo, facendo tutto ciò che era nelle nostre possibilità per non perdere anche te, così mi è venuta in mente di scrivere un copione» mi spiega 
«Hai scritto un film su di me?» lo guardo sconvolta
«No, stai tranquilla Effy – si alza dall'altro divano e si avvicina al mobile da dove prende all'interno un copione – Il protagonista non è una ragazza ma un ragazzo. Tieni, leggilo e dimmi se ti piace» lo prendo dalle sue mani e lo stringo tra le dita.
Sul primo foglio trovo il titolo: Battle Scars.
«Cicatrici di battaglia?» alzo lo sguardo verso mio padre
«Non ti piace come titolo?» mi guarda confuso
Scosso la testa «Credo che non ci sia cosa più azzeccata» sorrido debolmente prima di aprire il copione per cominciare a leggerlo.


6 Aprile 2016 ore 8.13AM.

Dopo un mese dalla vittoria dell'Oscar, mio padre è tornato al lavoro. Anche se lavora a casa.
Stamattina incominciano le prime audizioni per formare il cast del suo film.
«Ancora non capisco perché hai insistito per farle qui a casa, cioè dovevi andare a Los Angeles. Potevo rimanere a casa da sola per un paio di giorni. Tra l'altro mamma torna stasera» sorseggio il mio solito caffè
«Cosa ho comprato a fare una casa grande se poi non la sfrutto? E poi non mi va di lasciarti a casa da sola anche se hai 19 anni Effy. E poi voglio il tuo parere per i provini come avevamo concordato» mio padre alzo lo sguardo dal giornale
«Va bene, va bene. Allora visto che ti devo aiutare, vado a vestirmi e poi esco a prendere le sigarette perché ne ho rimaste due – mi alzo da tavola e gli scocco un bacio sulla guancia – Sarò di ritorno prima che tu te ne accorga» 
Salgo velocemente le scale e percorro il corridoio che porta nella mia camera. Appena sono dentro chiudo la porta per poi entrare nella cabina armadio dove ne esco vestita con ai piedi le mie converse nere borchiate pochi minuti dopo. Prendo la borsa e il casco della moto da sopra la scrivania. Pettino i capelli castani ereditati da mio padre per poi uscire dalla camera con già indosso il giubbotto nero.
«Stai attenta Effy per favore» urla mio padre ancora in sala da pranzo. Esco dalla porta di ingresso e passo di fronte alla finestra dove c'è mio padre e gli alzo il pollice.
Entro in garage, salgo sulla mia bellissima Aprilia RSV4, percorro tutto il vialetto a velocità ridotta, ma appena ho superato il cancello aumento la velocità.
Dopo una decina di minuti, parcheggio la mia moto di fronte al bar – tabaccheria dove ho preso l'abitudine di fermarmi a comprare le sigarette da quando sono arrivata ad Union.
«Giorno Frank» saluto il proprietario che è alla cassa
«Buongiorno Effy, le solite?» si volta dove sono esposte tutte le sigarette
«Sì, le solite» annuisco mentre appoggio la banconota di fianco alla cassa, si volta poco dopo con in mano il mio pacchetto di Lucky Strike rosse. 
«Ecco a te» mi sorride dopo avermi dato il resto 
«Ci vediamo» lo saluto dopo aver preso il pacchetto.
Mi avvio verso l'uscita quando mi scontro con un ragazzo poco più alto di me.
«Scusami, non ti avevo visto» si scusa mentre porto una mano alla tempia
«Tranquillo, neanche io ti ho visto» mi volto verso il ragazzo, e mi sembra di averlo già visto
«Scusami ancora – mi supplica con quei suoi occhi marroni con un tocco di verde vicino alla pupilla – Queste sono tue?» si china a terra e raccoglie il mio pacchetto di sigarette
Annuisco mentre le prendo dalla sua mano. Dopo di che esco e mi avvicino alla mia moto «É tua?» 
Mi volto verso di lui, quando noto che è salito su una Harley Davidson Street.«Sì, è mia» indosso il casco
«Se non mi sbaglio è un'Aprilia RSV4 no?» indossa il casco anche lui
«Se non mi sbaglio è una Harley Davidson Street no?» inclino di poco la testa come faccio sempre quando ho ragione
«Lo prenderò come un sì» accende la moto «Ora devo scappare sono in ritardo – guarda l'orologio sul telefono – É stato un piacere conoscerti e mi dispiace di averti fatto male – fa manovra – Comunque io sono Josh» mi guarda
«Effy» gli rispondo, mentre cerco di capire perché mi sembra di conoscerlo
«Mi piacerebbe rimanere a chiacchierare con te ma sono sempre più in ritardo, magari ci rivedremo» mi fa un cenno con la mano e ho l'impressione che mi sorrida poi sfreccia via.
Durante il viaggio di ritorno non faccio altro che pensare a dove l'ho già visto. Ma la risposta mi arriva naturale quando parcheggio la mia moto nel vialetto di casa ormai pieno di macchine dove trovo una moto con la stessa targa del ragazzo con cui mi sono scontrata nel bar.


6 Aprile 2016 ore 9.58AM.

Salgo la scalinata a due a due, facendo sbattere il casco che ho appoggiato sul braccio contro la coscia.
Cerco le chiavi dentro alla borsa ma qualcuno mi apre.
«Effy, eccoti qui. Santo cielo, tuo padre era preoccupato» alzo di scatto la testa, conosco bene quella voce, l'ho sentita per anni.
«Marshall che ci fai qui?» mi lascio andare in un sorriso sincero poco prima di abbracciarlo
«Non te lo ha detto tuo padre? Sarò io ad aiutarlo con il film» ricambia l'abbraccio mentre mi scocca un bacio sulla testa
«Quindi ti vedrò spesso – sorrido – É da un paio di mesi che non ti vedevo» 
«Sì piccola – ha il vizio di chiamarmi anche lui piccola – Dai andiamo che se no questa volta l'esaurimento nervoso lo avrà lui» mi sorride mentre camminiamo in direzione del salotto
«Ah Effy eccoti qua, dio mi sono preoccupato» mio padre mi viene in contro
«Pà stai tranquillo, non mi succederà nulla – lo rassicuro – Ho solo fatto un giro» 
«Va bene, vieni dai che dobbiamo cominciare» mi trascina in mezzo a più di cento persone sopra ad un piccolo palco che si è fatto montare stamattina presto
«Perfetto ora che ci siamo tutti possiamo cominciare – Marshall alza la voce così da farsi sentire – Ora lascio la parola a Jeremy» indica mio padre
«Buongiorno e benvenuti a tutti – incomincia – Questa mattina faremo una preselezione, io, Marshall e mia figlia Effy vedremo tutti i vostri provini. Uno alla volta in ordine alfabetico. Avrete 5 minuti a testa. Poi vi contatteremo attraverso i vostri agenti o tramite l'indirizzo e-mail che ci avete lasciato nel foglio che avete compilato all'entrata – cerco tra le cento persone che popolano il mio salotto, il viso di Josh ma non lo trovo – Bene, ora entriamo in quella stanza, la mia assistente Zenda – la indica – chiamerà ognuno di voi in ordine alfabetico» detto questo mi trascina giù dal palco per entrare dentro al suo studio.
«Sei pronta? Sarà una giornata lunga» Marshall mi indica la poltrona in mezzo a loro due
«Sì, sono pronta» In realtà sono pronta solo per arrivare alla lettera H per vedere il provino di Josh.
«Tieni tesoro, freschi di stampa» mio padre mi consegna un paio di fogli e una penna
«Che devo fare?» guardo entrambi 
«Devi mettere un voto da 1 a 10 di fianco all'interpretazione dell'attore – mi spiega Marshall – Non mostrare pietà, dobbiamo fare un film» mi sorride
«Sai che non mostro mai pietà Marsh» scocco la lingua sul palato
«Bene allora faccio entrare il primo» si siede di fianco a me e fa un cenno a Zenda.


6 Aprile 2016 ore 2.13PM.

«Ora iniziamo con la lettera H vero?» mangio un pezzo di pizza
«Sì, credo che entro ora di cena dovremmo aver finito» mio padre mi sorride dopo aver bevuto un sorso di birra
«Riprendiamo?» mi pulisco la bocca sul tovagliolo e appoggio il cartone della mia pizza dietro alla poltrona come hanno fatto mio padre e Marshall
«Pensavo volessi fumare prima» parla mio padre ma mi fissano entrambi
«No papà, fumo dopo» alzo le spalle
«Va bene come vuoi» mi scocca un bacio sulla guancia dopo aver fatto un cenno alla sua assistente
Riprendo il foglio e la penna per poi mettermi seduta a gambe incrociate. Prendo fra i denti il cappuccio della Bic leggendo i nomi degli attori che sono rimasti.
Alzo lo sguardo e noto che sta entrando.
Indossa un paio di jeans neri, una felpa grigia con sopra il giubbotto di pelle nero; ai piedi porta un paio di Nike Blazer blu notte.
Mi guarda e sorride, io scuoto la testa.
«Josh Hutcherson – comincio visto che mio padre e Marshall non prendono parola – Quale onore averla tra i candidati per formare il cast – sorrido – Comunque ha 5 minuti di tempo per recitare una parte del copione» inclino di poco la testa e lo osservo
«Con piacere» sorride. Impugno la penna ancora più forte e vivo il suo provino. Assaporo ogni parola che pronuncia. Mi cattura. Mi tiene con il fiato sospeso.
«Complimenti – mio padre sorride – Le faremo sapere entro un paio di giorni» sorride ancora
Josh sorride a mio padre «Grazie a lei signor Jensen» riprende il copione e esce dalla stanza
«É stato bravo» conferma i miei pensieri Marshall
«Sì, lo è stato» mio padre segna un 9½ di fianco al suo nove. Stesso voto che gli ho dato anche io.
Dopo tre provini, lascio soli mio padre e Marshall perché ho bisogno di prendere una boccata d'aria e fumarmi una sigaretta.
Cammino diretta verso l'uscita con il pacchetto e il mio accendino nero in mano. Scendo le scale lentamente dopo aver acceso una sigaretta, cerco la moto di Josh e mi sorprende trovarla.
«Ecco perché avevi un viso familiare» una voce mi fa voltare di scatto
«Ecco perché avevi un viso familiare» inclino di poco la testa e lo guardo
«Mi sbaglio o è la seconda cosa che ripeti da quando ti ho incontrato?» Josh si avvicina e mi sfila la sigaretta dalle dita per portarsela alle labbra e fare un tiro
«Non sapevo che Josh Hutcherson fumasse» mi fingo sorpresa
«Non sapevo che Elizabeth Jensen volesse diventare un'attrice – mi sorride – Non fumo, volevo fare un tiro. Ogni tanto me lo concedo» mi spiega
«Inanzi tutto non voglio diventare attrice – riprendo la sigaretta dalle sue dita – Il nostro incontro guarda è stata magnifico, una tua testata – rido poco e anche lui – Ma soprattutto chi è quello che ripete quello che dice l'altro?» lo fisso divertita
«Una bella tipa sei è» ride
«Mamma e papà mi hanno fatto così» alzo le spalle soffiandogli a dosso il fumo
«Per farmi perdonare la posso invitare a prendere un caffè o un gelato?» fa la voce da galantuomo
«Così da cercare di convincere la figlia del registaproduttore a fargli ottenere la parte?» lo guardo dritto negli occhi
«Non sono così manipolatore, sono più che convinto di aver fatto un ottimo provino» dice fiero di sé
«Sì in effetti lo è stato» ammetto mentre lui scoppia a ridere
«Grazie per avermelo detto» mi mostra il suo meraviglioso sorriso
«Fanculo Hutcherson» sibilo mentre torna a ridere
«Effy tuo padre ha detto che devi tornare dentro» la voce di Zenda mi distoglie dalla vista di Josh
«Digli che finisco di fumare e arrivo» alzo il braccio destro e gli faccio vedere la sigaretta
«Va bene Effy» annuisce prima di tornare dentro
«Sei una giovane donna impegnata» afferma Josh quando torno a guardarlo
«Troppo» scherzo
«Lo immagino deve essere impegnativo avere tante persone che ti dicono cosa devi fare» scherza pure lui, lo capisco dalla sua espressione divertita
«Chi prova a dirmi cosa devo fare si ritrova qualcosa conficcato dentro l'occhio» sorrido mentre spengo con la punta della converse la sigaretta e poi la raccolgo
«Penso sempre di più che tu sia una bella tipa» sorride mentre io mi avvio verso la scalinata
«É stato un piacere Josh Hutcherson le faremo sapere» salgo velocemente i gradini
«E per il caffè?» lo sento urlare
«Sarà per la prossima volta» gli sorrido prima di entrare in casa dove lo vedo scuotere la testa divertito.


6 Aprile 2016 ore 7.54PM.

«Jeremy sono finiti» Zenda ci da finalmente la buona notizia
«Marshall tu ti fermi a cena, io ora vado a fare una doccia» mi alzo dalla sedia lasciandoci sopra i fogli e la penna 
«Tesoro avete finito?» sento la voce di mia madre dall'ingresso
«Sì ora, ti sei divertita con Cantlyn» la raggiungo
«Sì sì, era da tanto che non ci vedevamo – appoggia le borse con i suoi nuovi acquisti a terra – Marshall rimane a cena?» 
«Certo – annuisco – Vado a fare una doccia» prendo la scala che mi porta direttamente nel corridoio dove c'è la mia stanza.
Una volta arrivata in camera mi stendo sul letto. Prendo il mio i-phone dalla tasca anteriore dei jeans per controllare un po' le notifiche su Twitter.
Dopo una decina di minuti sono nuda all'interno del box doccia sotto il getto dell'acqua calda. Dopo venti sono con i capelli asciutti all'interno della cabina armadio. Dopo altri cinque sono vestita con un paio di pantaloni della tuta grigia e una maglietta di mio fratello a maniche corte. Ai piedi un doppio paio di calzini visto che amo camminare scalza per casa.
Mi avvicino al cassetto della mia scrivania per prendere la chiavetta dove la sera precedente ho caricato tutte le puntate delle mie serie tv. Già viste e non.
Metto la chiavetta insieme al cellulare nella tasca dei pantaloni mentre scendo le scale.
Una volta di nuovo all'ingresso sento le voci dei miei e quelle del migliore amico di mio padre dalla sala da pranzo.
«Eccoti finalmente» mia madre mi accoglie
«Scusatemi, ma il dovere mi chiamava» tiro fuori dalla tasca la chiavetta
«Fammi indovinare: episodi di serie tv» Marshall ormai mi conosce troppo bene
«Tu mi conosci troppo» lo guardo male mentre mi siedo di fronte a lui a tavola
«Ti conosco da quando sei nata piccola» scoppia a ridere
«Che si mangia?» guardo mio padre
«Piselli» scherza Marshall
Lo fulmino con lo sguardo «Franky ha cucinato giapponese» una risposta sensata mi arriva da mia madre
«Ma come Amanda, il medico non ha prescritto ad Effy una cura di piselli per riprendersi?» insiste Marshall
«A proposito di cure. Dove sono le tue medicine Effy?» lo sguardo di mio padre è serio quando si parla delle mie medicine
«Nel cassetto delle medicine» sbuffo alzandomi e avvicinandomi al cassetto
«Alla fine si è lasciata convincere» spiega mia mamma a Marshall
«Cosa deve prendere?» questa volta la sua voce è seria
«Xanax per gli attacchi di panico, Paroxetina per la depressione e per il disturbo ossessivo – conpulsivo e ora per fortuna solo queste. Prima dovevo prendere cinque o sei psicofarmaci – lo fisso mentre torno con l'astuccio con dentro le medicine – Insomma ho smesso di prendere pasticche per sballarmi ma ho dovuto ricominciare a prenderne altre per curarmi» ritorno a sedermi
«Però almeno ora riesci a parlarle e soprattutto riesce a dormire» mi fissa mio padre
«Però gli attacchi di panico li ho lo stesso di notte, ma lasciamo stare» alzo le spalle
«E fai ancora sedute dallo psicologo?» Marshall mi guardare
«Ogni tanto, sai che ho sempre odiato i medici – sbuffo – Già devo prendere psicofarmaci immaginati se devo anche andare dagli strizzacervelli» passo un dito sulla cicatrice che ho sul braccio
«Però ti trovo decisamente meglio Effy» mi sorride
«Okay. Adesso cambiamo discorso vi prego» roteo gli occhi al cielo
«Perchè oggi durante il provino di Josh tu e lui continuavate a fissarvi?» mio padre e la sua schiettezza. Cosa che ho ereditato da lui.
«Josh Hutcherson? L'attore?» mia madre mi prende il braccio
«Sì lui mamma. E non è vero che ci fissavamo» guardo mio padre 
«Effy è vero. Vi siete già incontrati?» quando mai mi è venuto in mente di cenare?
«No» alzo le spalle
«Effy tesoro prima di avere un ragazzo dovresti stare meglio» ma perché mia madre si deve fare idee sbagliate?
«Mamma ma che cazzo spari? Non è che perché ci siamo fissati adesso ci sposeremo e avremo ottantacinque bambini» mi volto sconvolta
«Amanda, secondo me, indipendentemente che sia Josh o chiunque altro se si dovesse innamorare sarebbe solo un bene» mio padre mi sorride
«Secondo me invece voi siete troppo precipitosi. Non credo di essere in grado di reggere una relazione! Non con tutti i problemi che ho. E tu mamma – mi volto verso di lei - dovresti imparare a farti gli affari tuoi la maggior parte delle volte. Non è perché ho 19 anni e ho passato tutto quello che ho passato devi decidere tu per me» mi alzo da tavola e esco dalla sala da pranzo, lasciandoli lì da soli.










 

Buon pomeriggio Hutchers.
Sono qui con un'altra storia. Eh sì, la mia mente contorta ne ha elaborata un'altra ahhaha.
Per chi legge anche l'altra mia storia: tranquilli continuerò anche quella.
Ora mi dileguo, però spero di vedere i vostri pareri tramite recensioni.
Al prossimo capitolo,
peetarms.


   
 
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