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Autore: kiara_star    17/08/2014    6 recensioni
[Thorki brotherhood] [kid!Thor]
...
"Loki sarebbe stato un abile stratega e un infallibile seiðmaðr, Thor avrebbe indossato la pelle di un grande guerriero e avrebbe guidato interi eserciti.
Insieme si sarebbero completati, e la sagacia dell'uno avrebbe guidato la forza dell'altro.
Questo era divenuto il sogno di Odino: un regno guidato da due Re.
Ma i sogni, come sempre, rischiano di restare tali.
[...]
Dal viso di Thor sfumò ogni testardaggine, ogni voglia di ribellione e sorse un'altra emozione, silenziosa, che però urlava nelle orecchie di Loki.
«Perché mi odi tanto?» chiese. «Cosa ti ho fatto di male? Io... io sono tuo fratello... non dovresti volermi bene?»
Loki lo guardò a lungo.
«Dovrei» rispose. «Ma non voglio.»"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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cap1 Questa storia parte da un semplice what-if: e se fosse Loki il primogenito?
Avremo un kid!Thor e quindi ci sarà una sostanziale differenza di età fra lui e Loki, a dispetto del più popolare e canonico reverse.
Il loro sarà un rapporto puramente fraterno, perciò niente slash Thorki, ma solo brotherhood ♥
L'ambientazione è pressoché quella del movieverse, ma mi sono presa qualche licenza poetica per assecondare alcune mie personali scelte narrative. Non ho ritenuto di inserire quindi l'avviso AU perché credo di non aver particolarmente stravolto l'universo canon.
Anche il carattere di Thor può essere un po' diverso dall'originale almeno per i primi capitoli, ma ho cercato di tenere fede alle sue peculiarità quanto più possibile. Mentre Loki è il solito mio Loki ^-^
Questo è il primo di nove capitoli che posterò settimanalmente avendoli già scritti tutti.
C'è una canzone che mi ha accompagnato durante la stesura e credo possa essere considerata come la soundtrack dell'intera storia. È Collide di Howie Day che potete ascoltare QUI ^^
Bene, credo sia tutto.
Se vi va di continuare allora buona lettura e grazie per il vostro tempo. ^///^

Kiss kiss Chiara
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“Mio amato fratello”




Capitolo 1
[Ritorno a casa]







Quando il principe Loki fece ritorno ad Asgard era poco dopo il mezzogiorno.
Sul sentiero che lo avrebbe condotto dinanzi ai cancelli, un rosso tappeto di foglie cadute: l'autunno già inoltrato dava il bentornato al giovane figlio di Odino.
Aveva scelto di non farsi annunciare, preferendo che il suo rientro in madre patria fosse accompagnato dalla sorpresa di sua madre e da quella di suo padre.
Sorrise, in sella al suo cavallo dal manto bruno, cavalcando dolcemente e mirando il paesaggio familiare che gli era mancato.
Sei anni, sei lunghi anni lontano da casa. Sei anni trascorsi alla corte di Freyja, a Vanaheim, dove aveva appreso l'uso del seiðr e ne era divenuto Maestro.
Negli occhi di Loki si specchiavano ora i chiari laghi, azzurri come la volta, e gli alberi sempre verdi accanto ai fratelli spogli e nudi, in attesa del rinnovo della stagione. Nel cielo volavano alti i rapaci che, con i loro versi, parevano volerlo salutare. E Loki sorrise ancora, inorgoglito da ciò che aveva appreso e desideroso di trascorrere la sera al fianco dei suoi amati genitori, a narrar loro di ogni lezione imparata, a narrar loro di quanto di lui potessero andar fieri.
“Un alunno disciplinato come pochi”, aveva detto Freyja, sua maestra, “un seiðmaðr come nessuno in tutti e Nove i Regni”.
Protetta nella bisaccia di pelle che scendeva dal fianco, una missiva scritta di pugno dalla regina di Vanaheim, dove si decantavano le sue doti e si ringraziava Odino per averle concesso di poter formare e crescere un simile talento.
Loki aumentò l'andatura, ormai smanioso di rivedere quanto prima il viso dei suoi genitori.
I cancelli brillavano in lontananza e le guardie in armatura dorata si posero a difesa quando lo videro giungere.
«Chi si presenta alle porte della casa di Odino? Mostra il tuo volto e dichiara il tuo nome, straniero, cosicché si possa dire se tu sia amico o persona sgradita.»
Loki ghignò da sotto il cappuccio di pesante stoffa e strinse le briglie del suo cavallo.
«Straniero è un titolo che non può calzarmi, ma il tempo trascorso perdona la tua mancanza, soldato» affermò quindi il giovane calando il cappuccio e mostrando la chioma nera e i luminosi occhi smeraldini. «Dinnanzi a te è Loki, figlio di Odino e tuo principe, troppo a lungo lontano dal suo regno.»
Il soldato chinò il capo riconoscendo i suoi lineamenti o forse più semplicemente lo stemma della casa reale ricamato sulla sua casacca verde e oro.
«Mio principe!» lo salutò battendo il pugno sul petto e allertando la guardia alle sue spalle affinché, lesta, aprisse il varco.
Loki vide i possenti cancelli spalancarsi davanti a sé, a mostrare splendente la via di casa.



*



Frigga aveva ricevuto notizia del ritorno di suo figlio da una delle guardie reali, corsa ad anticipare il passo del principe per dovere e prudenza.
La regina strinse fra le dita la lunga veste per poter camminare senza impedimenti verso il balcone che dava al grande piazzale.
Quando scorse la sagoma di un cavaliere, i suoi occhi si inumidirono; quando vide il suo bambino ora giovine smontare da cavallo con eleganza e sicurezza, non poté che sorridere felice e commossa.
«È lui?» chiese una voce sottile alle sue spalle.
La regina annuì emozionata e udì lo scalpitio di piccoli passi. Quando si voltò, lui non c'era già più.



*



Loki attraversò a viso alto i corridoi ricevendo il saluto di servi e soldati, mentre guardava le stanze rimaste le medesime dall'ultima volta che le aveva vedute, eppure che parevano più piccole di ciò che ricordava.
Sfilò i guanti con urgenza e rise infilandoli nella cintura in vita, camminando con ampie falcate e facendo danzare il lungo mantello alle sue spalle.

«Madre?» chiamò a gran voce, ben conscio che ormai il suo arrivo era stato annunciato. «Padre?»
Li cercò rapido con lo sguardo ma, sapeva, potevano essere nella Sala del Trono.
Conosceva bene il protocollo, sapeva che prima di rientrare avrebbe dovuto attendere la guardia reale che lo avrebbe scortato e permettere a suo padre di poter organizzare la giusta accoglienza per il ritorno di un principe. Ma non aveva resistito. La lontananza era diventata più forte ogni giorno che passava; più la sua istruzione giungeva al termine, più Asgard pareva un sogno da voler raggiungere quanto prima.
Suo padre, il grande Odino, avrebbe avuto da richiamarlo per la sua scelta poco ponderata, ma anche una lavata di capo era un bel modo per sentirsi di nuovo a casa.
«Madre?»
«Loki?»
Si fermò a quella voce voltandosi verso il corridoio alla sua destra.
Non conosceva quel timbro infantile, non aveva memoria del fanciullo che lo stava guardando poco distante. Lo scrutò silente, passando lo sguardo sul viso paffuto incorniciato da ciocche bionde. Due occhi più azzurri dei laghi che aveva attraversato e una spolverata di piccole lentiggini sul naso.
Corrucciò la fronte provando una strana sensazione nello stomaco mentre quel bambino lo guardava immobile e silenzioso a sua volta, strofinando le piccole dita delle mani fra di esse e mordendosi impacciato il labbro.
«Loki!»
Ma la voce di sua madre spezzò ogni pensiero. Loki la vide giungere dal fondo del corridoio e corrergli in contro. Affrettò il passo sorridendo e superando incurante il piccolo fanciullo per stringere fra le braccia la madre.
«Madre mia» sospirò inebriandosi del profumo materno che tanto aveva bramato, mentre Frigga gli baciava il viso più volte dicendo quanto le era mancato.
«Fatti guardare!» Sorrise la regina poi allontanandosi per mirarlo. Nei suoi occhi, Loki lesse tanto amore e tanta dolcezza. «Sei un uomo, bambino mio... un uomo bellissimo.»
Loki non riuscì neanche ad abbassare imbarazzato lo sguardo ché Frigga lo abbracciò ancora.
Tanto gli era mancata, tanto aveva sentito il bisogno delle sue carezze e della sua semplice voce.
Nelle notti di Vanaheim, quando la malinconia copriva ogni stella del cielo, Loki capiva quanto amasse sua madre e quanto per sempre l'avrebbe amata. A lei erano sempre dedicate le parole che lasciava scorrere sulla carta, pensieri taciuti e nascosti nel silenzio della sua solitudine, che solo alla Luna era permesso di leggere.
Frigga era bella come ricordava, come non fosse passato un solo giorno da quando l'aveva dovuta salutare in lacrime, per partire per la sua formazione. Era stato Odino stesso a impedire ogni contatto prima del termine della sua maturazione, queste furono le sue testuali parole.
Loki l'aveva odiato, il suo amato padre, perché a un fanciullo strappato dalle braccia della madre è concesso solo questo, ma adesso capiva. Capiva l'urgenza di un re e le responsabilità di un genitore. Adesso era grato al Grande Padre per la scelta che fu presa.
Tanto immerso dal ritrovare sua madre, Loki aveva completamente dimenticato il bambino che aveva incontrato poco prima, e si accorse di lui solo quando agli abbracci fu sostituito il più dolce dei silenzi. Lo scoprì fermò nella medesima posizione, con le dita più rosse e il labbro più gonfio, martoriato dai piccoli denti bianchi.
Gli dedicò un'occhiata ancora diffidente ma la domanda che stava per porre fu anticipata dalle parole di Frigga.
«Vieni, Loki, c'è qualcuno che devi conoscere.» Frigga lo prese per la mano e lo condusse vicino al bambino. «Lui è Thor» disse e Loki trattenne ancora le domande mentre la vedeva lasciare le sue dita per chinarsi accanto al fanciullo. «Avanti, Thor, presentati.»
A quelle parole il bambino guardò Frigga e abbassò il capo portando le mani dietro alla schiena e poi rialzò lentamente i suoi occhi azzurri su di lui.
«Io...» iniziò in difficoltà e Frigga lo incitò accarezzandogli dolcemente il capo. A Loki quel gesto mandò un formicolio fastidioso alla bocca dello stomaco. «Io sono Thor Odinson, secondo principe della casa di Odino e tuo fratello.»
L'ultima parola sembrò vibrare incerta sulla sua piccola lingua prima di sfumare nel silenzio. Nel petto di Loki però fece un fracasso assordante.




*



Andò a salutare suo padre e si inginocchiò dinanzi al trono. Odino lo abbracciò e lo perdonò per la maniera poco ortodossa con cui aveva scelto di far ritorno.
Loki disse parole che un padre avrebbe orgoglio di udire da un figlio, e Odino sospirò parole che cullano l'orgoglio di un uomo.
Frigga era alle spalle di suo marito, sorridente, e stringeva al petto quel piccolo essere.
Terminato l'incontro, Loki chiese di poter riposare prima di cena.
Gli fu ovviamente concesso e prese il passo verso le sue vecchie stanze rimaste come le aveva lasciate, ma che profumavano di pulito e fresco.
Chiuse la porta alle spalle e, con una semplice espansione di seiðr, mandò tutto in frantumi.



*



La cena venne servita nella sala ufficiale. Suo padre sedeva al capo del tavolo con Frigga al lato opposto. Loki prese posto al fianco, come di prassi, e si ritrovò di fronte quegli occhi azzurri.
Si sistemò sulla seggiola e pose sulle ginocchia il tovagliolo mentre un paggio riempiva il suo calice di vino.
«Finalmente posso brindare con mio figlio» affermò Odino alzando il suo calice pieno e attendendo che Loki lo imitasse.
«Ho conosciuto bene le cantine di Vanaheim, padre, vediamo cosa Asgard ha da offrire al suo principe.» Così dicendo assaporò un sorso mentre Odino rideva bevendo a sua volta.
«Spero solo che le cantine non siano state il tuo unico interesse, Loki» disse Frigga tagliando la sua fetta di carne.
Loki poggiò il calice sul tavolo e prese le posate.
«Per nulla, madre. Le fanciulle che servono Freyja sono state altrettanto di buona compagnia.»
«Loki!» lo richiamò quasi imbarazzata Frigga mentre Odino si lasciava andare a un'altra risata.
«Ah, il mio ragazzo... Avremo tempo per conversare fra noi di cose da uomini. Adesso meglio evitare discorsi che potrebbero turbare tua madre e le giovani orecchie di tuo fratello.»
E fu a quel punto che Loki guardò dinnanzi a sé: Thor lo osservava in silenzio, con le mani nascoste sotto al tavolo e il piatto ancora intatto davanti.
Loki affondò la forchetta nella carne e la portò alle labbra tenendo sotto il suo tiro il piccolo che sedeva di fronte, e lo vide divenire sempre più minuto.
«Thor, tesoro, perché non mangi?» chiese Frigga con tono dolce.
Thor abbassò il capo e scosse i biondi capelli senza dire nulla.
«Forse il giovane principe non apprezza la compagnia di suo fratello» affermò Loki con sottile malizia e percepì la voglia del bambino di scappare fra le gambe di Frigga. Restò però lì, a fissare il piatto, senza neanche il coraggio di tirare su lo sguardo.
«Loki...»
Frigga disse solo il suo nome e Loki tornò a mangiare con un sorriso sottile, facendosi riempire ancora un calice di vino.



*



La notte scorse serena: dormire nel proprio letto dopo tanti anni era stato piacevole e rinfrancante.
Mentre usciva dalla vasca dopo aver fatto un bagno profumato, Loki non si stupì di quella visita.
Legò le stringhe della veste che lo copriva e andò ad aprire la porta dopo aver udito il lieve bussare.
«Buongiorno, madre» la salutò facendola accomodare. «Mi stavo vestendo per unirmi a te e padre per la colazione» disse ancora asciugando i capelli con un telo di lino.
«Loki, so cosa provi, ma voglio che tu sappia che non è come pensi.»
Loki ascoltò le parole di sua madre di spalle, mentre recuperava una spazzola da passare fra i capelli.
«Perdonami, madre, ma non riesco a seguire il tuo discorso» affermò dinanzi allo specchio, spazzolando all'indietro le corte ciocche e poggiando poi la spazzola sul canterano.
«Sai bene di cosa parlo» rispose Frigga. «Eri già sveglio da bambino, la compagnia di Freyja non avrà soffocato la tua sagacia ma, al contrario, l'avrà ben nutrita.»
Loki sospirò, non potendolo celare a sua madre che vide il suo viso rabbuiarsi attraverso la lastra riflettente.
Avvertì poi le sue mani sulle spalle e sollevò lo sguardo per incontrare il suo attraverso lo specchio.
«A occhio e croce ha l'età che è durata la mia lontananza» disse riabbassando lo sguardo e Frigga gli accarezzò le braccia.
«No, è più piccolo. Questo è il suo quinto autunno.»
Un sorriso triste gli piegò le labbra. «È un figlio dell'estate, immagino, come rivela il grano dei suoi capelli.»
Rivide il viso tondo e quegli occhi di cielo e strinse le dita sul canterano.
Frigga sorrise alle sue spalle.
«Sbagli ancora: è nato nel freddo delle ultime notti dell'inverno, mentre fulmini e saette dilaniavano il cielo.»
A Loki sembrava impossibile che quel bambino d'oro fosse figlio del freddo.
Lui lo era, lui era nato sotto il pallido mattino di un dì bianco di neve. Lui ne riportava l'eco sulla pelle pallida e nello sguardo chiaro e freddo come stalattiti colpite dalla luce in una grotta.
«Sentivi la mancanza di un figlio, madre? È stato questo il motivo?» Pose quella domanda voltandosi e guardando il viso di Frigga e l'ombra dei suoi occhi.
Una carezza sul viso, delicata come la caduta di un petalo sulla pelle.
«L'arrivo di Thor non ha sopperito alla tua mancanza, mai, neanche una singola volta. Quando ieri ti ho veduto cavalcare verso di me, solo in quell'istante il vuoto che ho portato dentro per sei lunghi anni è stato colmato.» Frigga gli baciò la fronte. «C'è spazio per l'amore di più figli nel cuore di una madre, ma ognuno di essi è speciale e unico ai suoi occhi. Conosci Thor e apprezzalo come il fratello che è. Lui non ha atteso altro che il poterti incontrare.»
Loki ascoltò la richiesta di Frigga e disegnò un sorriso.
Un sorriso che era una menzogna.
«Certo, madre.»
E parole che la riflettevano.



*
*
*



Stava leggendo nel silenzio della biblioteca quando si era accorto di uno sguardo che lo scrutava, uno sguardo che lo aveva seguito tutta la mattinata, che lo stava seguendo in ogni momento dacché era tornato.
«Cosa vuoi?» lo interrogò annoiato, senza distogliere dal tomo la sua attenzione.
«Io... volevo sapere cosa leggi.»
La sua voce lagnosa era anche peggio del suo silenzio segugio.
Alzò lo sguardo dalla pagina e lo portò al bambino, al piccolo Thor che sostava accanto al tavolo.
«Tu sai leggere, principe Thor?» gli chiese con un sorriso di finta gentilezza.
Thor abbassò il capo.
«Sto imparando» rispose timido, e Loki lasciò andare un debole risolino.
«Alla tua età avevo già letto tutti i libri della sezione più elementare di questa biblioteca» affermò austero, guardando come Thor mordeva fra i denti il labbro. Era un vizio che mostrava spesso, e Frigga aveva per lui sempre un richiamo.
Loki accavallò le gambe e poggiò il mento nel palmo della mano studiandolo quasi divertito.
«Non pensi sia disdicevole per un principe non saper leggere alla tua età?» chiese retorico e Thor rialzò lo sguardo che si era fatto lucido. «Bada bene, principe Thor, io non ero un'eccezione, anzi. Ogni bambino asgardiano è capace di leggere, anche i figli delle serve.»
«Io so leggere» dichiarò a quel punto il bambino, colpito nel suo piccolo orgoglio. Loki vide la fronte aggrottarsi e i denti lasciar andare il labbro.
«Poco fa hai affermato il contrario» sottolineò a quel punto. «Un principe ignorante e bugiardo. Mh... una pessima combinazione.»
«Io non sono bugiardo! Io so leggere! E tu...»
I grandi occhi divennero d'acqua e il corpo minuto prese a tremare di rabbia o più probabilmente di vergogna.
Loki assottigliò lo sguardo e lo invitò a continuare.
«Io “cosa”?»
«Tu...» Quando le lacrime fecero crollare ogni pallido coraggio, Loki sorrise sadicamente soddisfatto e Thor strinse i pugni. «Tu sei cattivo!» urlò prima di correre via.



*



Frigga stava passeggiando in compagnia delle sue ancelle quando, passando dinanzi alla porta di Thor, udì un distinto rumore di singhiozzi.
Congedò le fanciulle e picchiò delicatamente le nocche sul legno.
«Tesoro, sono io.» Entrò quindi lentamente, chiudendosi la porta alle spalle.
Thor se ne stava seduto ai piedi del letto, con il viso premuto contro le ginocchia e le braccia a cingere le gambe.
«Cosa è successo, Thor?» gli chiese sedendosi sul letto e accarezzandogli la testa. Capì che Thor cercava di frenare inutilmente il pianto. «Hai litigato di nuovo con Fandral?» Tentò con la più classica delle situazioni che lo portava alle lacrime. Thor era un bambino molto buono e gentile e amava avere tanti amici attorno ma quando, per gioco o prepotenza finivano con il bisticciare, ne rimaneva sempre ferito. Una sensibilità rara in un fanciullo, una sensibilità anche pericolosa.
«Mi odia» gemette lui con un filo di voce, impossibilitato a nascondere altri singhiozzi.
«Chi ti odia, tesoro?»
«Loki.»
Frigga sospirò e si sedette sul pavimento accanto al figlio, avvolgendogli un braccio attorno alle piccole spalle.
«Perché pensi una cosa simile, Thor? Tuo fratello ti vuole bene.»
«Non è vero!» Thor finalmente alzò il viso mostrando gli occhi umidi, le guance rosse e le lacrime che le bagnavano. Le asciugò con il dorso delle mani tirando su con il naso. «Ha detto che sono ignorante e bugiardo, mamma. Mi ha detto tante cose cattive. Lui è cattivo... è cattivo e mi odia!» Tornarono le lacrime e i singhiozzi e Frigga lo raccolse fra le braccia lasciando che Thor piangesse contro il suo seno.
«Perché mi odia, mamma?»
«Lui non ti odia, Thor. Loki non ti odia. Ha solo bisogno di tempo per conoscerti. Solo questo... tu sii paziente e non credere mai per una sola volta che le sue reazioni siano causate da un qualche risentimento verso di te.» Frigga provò a convincerlo e continuò ad accarezzarlo finché non cessò ogni pianto e il silenzio lo accompagnò nel suo sonno innocente. «Saprà amarti, Thor» sospirò ancora la regina, stringendo a sé il piccolo addormentato. «Ti amerà, non temere, e quando questo accadrà, diventerai la cosa a lui più cara.»











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