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Autore: Astrid__B    17/08/2014    0 recensioni
"Ma allora cosa accomunava queste due amiche oltre alla dedizione all’ amicizia e il rosso scarlatto dei loro capelli? Il sorriso. Gwen non sorrideva spesso, diceva di non averne mai l’occasione. Swan non sorrideva mai, la sua era una scelta. Aveva smesso di sorridere quando era stata ferita da quella che per lei era come un’altra sorella."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Perdi solo tempo” le disse, fredda.
“Quante volte devo dirtelo ancora? Non è una perdita di tempo. Ti ho promesso che ci avrei provato e questo non puoi impedirmelo.” Swan e Gwen non erano amiche da molto, a dire la verità si conoscevano da pochissimo. Erano quasi l’uno l’opposto dell’altra: Swan era piuttosto negativa, vedeva quasi sempre il bicchiere mezzo vuoto. Chi la conosceva non l’avrebbe certo definita un tipo dolce, un tipo da “ehi vieni qui che ti abbraccio”, era complicata. Ma su una cosa erano tutti d’accordo: era veramente una buona amica, disposta ad aiutare gli altri, soprattutto a chi teneva veramente. Gwen era quasi il suo opposto, o così poteva sembrare: Era ottimista, ma non troppo, era dolce, gli abbracci erano una cosa che desiderava dare e che però poche volte riceveva. Anche lei era una buona amica, anche se molti dei suoi così detti “amici” lo davano per scontato. Ma allora cosa accomunava queste due amiche oltre alla dedizione  all’amicizia e il rosso scarlatto dei loro capelli? Il sorriso. 
Gwen non sorrideva spesso, diceva di non averne mai l’occasione. Diceva che quando usciva con i suoi “amici” non le veniva mai di sorridere e se lo faceva era solo per mascherare il suo stato d’animo, per far credere che fosse tutto regolare. Swan non sorrideva mai, la sua era una scelta. Aveva smesso di sorridere quando era stata ferita da quella che per lei era come un’altra sorella. Giustificava la sua scelta dicendo che se avesse sorriso, quella volta il sorriso sarebbe stato vero, sincero. Quando Gwen lo venne a sapere, era decisa, a farla tornare la Swan di una volta e quando usciva il discorso spesso quest’ultima le ripeteva che era impossibile, che perdeva solo tempo, ma Gwen era motivata, irremovibile. Era forte… O almeno così sembrava, finché Swan non le chiese il perché, di questa sua scelta.
Era Novembre, il cielo era grigio e il clima era freddo. Gwen e Swan avrebbero dovuto essere in classe a svolgere un compito ma quella mattina decisero di saltare la scuola. Erano andate a fare colazione in un bar poco lontano da scuola. Una volta aver pagato la colazione uscirono dal bar e andarono sul retro, dove c’era una grande terrazza. Si sedettero su un muretto e cominciarono a parlare, fino a trattare di nuovo l’argomento che riguardava Swan.
“Ti dico che è meglio lasciar perdere” insistette Swan con voce pacata, dondolando le gambe.
“No!” rispose cocciutamente Gwen.
“Dimmi solo una cosa” disse ad un tratto Swan, guardandola dritta negli occhi. “Perché? Perché fai tutto questo?”. A Gwen quasi mancò un battito. Era intimorita, davanti al suo sguardo fisso, si sentiva piccola, quasi insignificante. “C-cosa hai detto?” balbettò, insicura.
“Perché sei così determinata ad aiutarmi?” disse ancora una volta Swan.
Nonostante fosse Novembre, Gwen cominciò a sentire un gran caldo, le mani cominciarono a sudargli. Guardò davanti a se e disse: “Promettimi.. Che non mi prenderai in giro.”
“Lo prometto” disse Swan, senza esitazione. Gwen sospirò chiudendo gli occhi. Abbassò lo sguardo e si guardò le scarpe.
“È che… i-io… mi sono affezionata a te. Si, mi sono affezionata, per questo lo faccio.” Disse piano, quasi sussurrando, con un nodo alla gola. Swan ne fu sorpresa, mentre Gwen imprecava mentalmente, quando si accorse che i suoi occhi cominciarono a inumidirsi. Swan aveva aperto la bocca per dire qualcosa, che si tramutò in una “O” silenziosa quando sentì la ragazza di fianco a se singhiozzare. Si sentiva del tutto impreparata. Cosa si faceva in quei casi? Non sapeva nemmeno perché stesse piangendo. Anche se non lasciava trapelare nessuna emozione (tipico) era disperata dentro di se.
“Perché.. Perché stai piangendo?” chiese guardandola ancora rivolta verso l’altro lato, mentre i lunghi capelli rossi le ricadevano sul viso.
“Tranquilla, è normale, adesso passa.” Le rispose Gwen fra un singhiozzo ed un altro.
“Aspetta, calmati, ok? Respira, è tutto ok.” Provò a calmarla Swan, sporgendosi per guardarla in viso. Gwen non riusciva a smettere di piangere, ci provava, ci provava con tutta se stessa, ma appena ebbe finito di asciugarsi le guance con la manica del maglione, i suoi occhi si inumidivano ancora e ancora, come un fiume in piena che poi finiva per straripare.
“Ti prego” le chiese Swan “Non piangere, non voglio questo.”
“Ti ho detto che è tutto apposto, adesso smetto.” le ripeté Gwen, voltandosi verso di lei: aveva gli occhi rossi e gonfi e la matita nera che aveva messo nella palpebra inferiore era colata tutta.
“Mi spieghi, perché piangi? Per favore.” Disse Swan, cercando in tutti i modi di sembrare calma. Gwen si asciugò ancora una volta gli occhi con le maniche del maglione. Fece un respiro profondo e poi parlò: “I-io.. Io non rivelo mai i miei sentimenti, non in modo esplicito per lo meno. Me ne vergogno.” Disse con voce tremolante. Swan si irrigidì al suono delle ultime due parole.
“Non devi assolutamente.” Le disse, quasi in tono di rimprovero. Le lacrime continuavano a rigare il volto di Gwen. Swan si pentii di aver pronunciato quelle parole con quel tono, aveva paura di aver peggiorato la situazione.
“Non capisco perché dovresti piangere.” 
“È paura. Ho paura di rivelare i miei sentimenti.” Ammise, tirando su con il naso.
“Non dovresti averne, non hai detto nulla di male, ok?”Cercò di rassicurarla come meglio poteva. Le mise una mano sulla spalla, titubante. Gwen trasalì al contatto.
“Non tutti la pensano come te. Non ho mia dichiarato apertamente i miei sentimenti. Non mi sono mai aperta così tanto con nessuno.” dichiarò Gwen singhiozzando. Quelle parole fecero eco nelle orecchie di Swan. Non si era mai aperta così tanto con nessuno. Sentì qualcosa sciogliersi dentro di lei. Forse il suo cuore, che tutti definivano “di ghiaccio” si stava sciogliendo. Si sentiva lusingata, importante. Aveva custodito una marea di segreti altrui, ma nessuno avrebbe mai potuto renderla felice come questo.
“Perché ti stai aprendo con me allora?” Chiese, cercando di mascherare la sua felicità.
“Perché tu non mi giudichi.” Rispose Gwen guardando un punto fisso davanti a se. Adesso sembrava un po’ più calma, ma dentro di se era scombussolata. “Ormai nessuno più esterna i propri sentimenti, per questo mi vergogno. Io sono la diversa in mezzo a tutti quelli uguali. E credimi quando ti dico che non è bello.” Non riusciva a credere alla sua bocca. Lo aveva detto. Lo aveva finalmente detto. Quella cosa che aveva tenuto nascosta come si nascondono i gioielli più preziosi, era uscita fuori.
“Sbagli. Sbagli a vergognartene. Anzi sei da ammirare, proprio perché non tutti dichiarano apertamente i propri sentimenti, tu hai avuto il coraggio di farlo.” Fece una pausa. Avrebbe voluto dirle altro, avrebbe voluto farla sentire a suo agio con gli altri almeno per una volta.
“Non devi preoccuparti di essere diversa. È l’essere diversa fra tanti che ti rende speciale.” Subito tolse la mano dalla spalla di Gwen, sentiva di essersi spinta oltre il suo limite. Swan notò un lieve sorriso sul volto distrutto di Gwen. Ma quel sorriso durò pochi istanti.
“Non riesco a non preoccuparmene. Per me conta molto quello che pensa la gente, non tanto per reputazione, ma per paura. E se rivelando i miei sentimenti sbagliassi? Ho paura della solitudine. La posta in gioco è troppo alta per me.”
Swan sentì il sangue ribollirle nelle vene. Perché? Perché non poteva fregarsene? 
“Non è importante cosa gli altri pensano di te. Devi fregartene. E anche se rivelando i tuoi sentimenti potresti non piacere alla gente, ci sarà sempre qualcuno a cui piacerai, per quello che sei veramente. Vuoi ficcartelo in quella testa?” Le disse con voce pacata. Sono io quel qualcuno avrebbe voluto urlarle Swan, ma lei sapeva che Gwen aveva capito. Sapeva che lei era diversa. Gwen a differenza di tutti gli altri la leggeva dentro, ma non l’avrebbe mai ammesso.
“Ci proverò.” Rispose Gwen massaggiandosi gli occhi, doloranti. 
“Sai” disse ad un tratto Gwen “mi sento così idiota, ad aver pianto davanti a te. Io non sono il tipo che piange. Odio piangere, credo sia da persone deboli. Mi faccio tanto forte e invece con due parole mi smonto.” Swan non disse niente, si limitò a guardarla. Anche lei lo pensava, ma non voleva dirlo, perche temeva di ferirla.


Swan tirò fuori il suo cellulare per guardare l’ora. Le sembrava impossibile che fossero già passate le consuete cinque ore di scuola.
“Avanti, andiamo, o ci perderemo l’autobus.” Disse a Gwen, che prontamente scese dal muretto e insieme all’amica si incamminò verso la scuola.
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Angoletto dell'autrice :D

Salve salve! Ecco qui la mia prima One-Shot. L'ho scritta ispirandomi ad una cosa che mi è successa di recente e... beh detto questo spero che vi piaccia. Grazie a chi recensirà e anche a chi leggerà e basta :D.
-Barbi
   
 
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