Rallento il ritmo della mia
camminata quando raggiungo la radura.
Come al solito è silenziosa e
mi regala una sensazione di rilassatezza e pace che non riesco a trovare in
nessun altro luogo.
La mia vita ultimamente è
tutto tranne che pacifica e rilassata, anzi oserei dire che è tutto fuorché
normale.
Faccio qualche passo accentrandomi nello spazio libero circondato da una
circonferenza di abeti.
Mi sono sempre chiesta il
motivo della presenza di un luogo del genere in mezzo ad un bosco, fin da
quando venivo qui da bambina, ma non sono mai stata capace di trovare una
risposta.
Forse esiste solo per me.
Penso egoisticamente.
Forse esiste una qualche
entità superiore che vuole che io viva almeno qualche minuto della mia vita
senza pensare a niente.
Senza pensare alla mia vita
incasinata.
Ad Alexei.
Al mio addestramento.
Lascio scivolare lo zaino dalla spalla destra fino a
terra, lo deposito sulla neve accanto ai miei piedi e muovo qualche passo
osservando ora il cielo grigio sopra la mia testa, ora gli alberi e il fitto
del bosco dietro di essi.
Permetto al silenzio di
avvolgermi mentre socchiudo gli occhi e lascio che il vento ghiaccio trascini
qualche piccolo fiocco di neve sul mio volto.
Il freddo contatto non mi
riscuote, serve solo ad allontanare tutta la tensione che ho accumulato in
questi giorni.
Soffio via tutto, osservando
la nuvola di fumo bianco uscire dalla mia bocca e dissolversi piano nell'aria.
Scrocchio il collo e faccio un po' di stretching, poi comincio a muovermi sulla
neve.
La musica è solo nella mia
testa, ma muovo i muscoli del mio corpo cercando la perfezione come quando mi
esibivo al Bolshoi.
Passi veloci…Salti…Riesco a
svolgere tutto e mi azzardo anche a fare qualche piroetta per quanto possa
permetterlo l'utilizzo di un paio di stivaletti militari, la neve ed il terreno
boschivo al di sotto di essa.
Ho smesso di stupirmi del fatto che uno dei pochi doveri che avevo prima, è
adesso l'unica cosa normale in una vita di obblighi.
Mi godo i momenti in cui
riesco ad evadere come se fossero la cosa più preziosa che ho.
E forse
lo sono davvero...
Non riesco a finire questo
pensiero che, come a ricordarmi che ho altro di molto più prezioso, mi ritrovo
stretta in una morsa d'acciaio, in parte letteralmente.
«Non devi mai abbassare la
guardia in questo modo.» Dice con un tono severo senza allentare la presa su di
me, solo spostando le mani sopra le mie, ferme all'altezza dell'addome.
«Sapevo che eri tu.» Rispondo
accennando un sorriso che lui però non può vedere, fermo alle mie spalle.
«Non importa. Non devi mai
farti sorprendere con la guardia abbassata.» Continua serio posando il mento
sopra la mia spalla sinistra.
Tra la sua pelle e la mia ci
sono i tre strati dei vestiti che indosso e i due che indossa lui, ma sento
comunque il suo calore.
«Agli ordini…» Rispondo
voltandomi verso il mio interlocutore.
Fissando il mio sguardo in
quello di lui.
All'inizio in quegli occhi
non vedevo altro che un ghiacciaio che non sarei mai riuscita a superare con le
mie sole forze, ma col tempo tutto è cambiato. Non solo sono diventata più
forte, ma ho condiviso parte di quel ghiaccio, scoprendo che celava una
splendida distesa d'acqua che poteva avvolgermi, proteggermi e riscaldarmi.
Proprio come sta facendo in
questo momento.
Le sue mani carezzano la mia schiena
con dolcezza e lentezza mentre il battito del mio cuore diventa così lento da
essere quasi impercettibile.
Osservo i lineamenti del suo
volto così dolci per un uomo come lui, mi prendo tutto il tempo che posso per imprimermi ogni singolo dettaglio nella mente. Perché
non so quando potrò riaverlo così vicino.
Perché non so se dopo le
nostre missioni ci rivedremo.
Ho questa tremenda sensazione
che tutto possa cambiare da un momento all'altro.
Questa paura paralizzante di
perderlo, di non riuscire a poter più avere questo.
Di non avere più questa pace.
Con urgenza annullo la
distanza fra le nostre labbra.
La sua presa sul mio corpo si
fa più stretta senza perdere la sua tenerezza al tempo stesso.
Apro gli occhi e allungo il braccio destro bloccando la mano tesa sopra la mia
testa.
«Sempre così in guardia, Nat.»
Lascio la presa sul braccio
dell'uomo biondo che mi guarda con una nota divertita nello sguardo.
«Un giorno ho paura che mi
pianterai una pallottola in testa.»
Continua lui mentre si
massaggia il punto dove lo ho afferrato.
«Un giorno potrei farlo,
Clint.»
Rispondo mettendomi a sedere
sul divanetto dove mi ero addormentata.
Natalia non esiste più. Natalia
è rimasta in quel bosco, dove è tornata da sola a piangere tutte le lacrime che
aveva.
Porto le mani al volto
massaggiando le tempie.
Non
ancora dopo tutti questi anni, Natalia.
Mi rimprovero mente sollevo
il volto con fare annoiato verso l'agente Burton.
«Che vuoi?» Domando poco
incline alle gentilezze o ai convenevoli.
«Vorrei tante cose. Per
esempio una pizza. A te piace la pizza?» Domanda guardandomi incerto ma senza
perdere il suo spirito da sbruffone.
«Preferirei di no.» Rispondo
seria.
«Ma ti piace?» Insiste come
se farmi tutte queste domande fosse la cosa più divertente di questo mondo.
«Beh sì.» Concedo alla fine.
«Allora a Budapest te la
offrirò.» Dice sorridendo.
«Budapest? La pizza è cibo
italiano, non ungherese.» Specifico.
«Ok. Allora cosa vorresti?»
«Palatsinka.»
Pronuncio sovrappensiero e con un accento impeccabile facendogli aggrottare la
fronte.
«Che sarebbe?» Chiede
curioso.
«Studia.» Lo prendo in giro
alzandomi e cercando di superarlo, ma lui mi segue.
«Spiegamelo Nat». Dice costringendomi a guardarlo male. «Per favore.»
Aggiunge con un sorriso innocente.
«Solo se mi spieghi perché
vorresti portarmi a Budapest.»
«Prossima missione.» Fa
spallucce. «Fury ha lasciato i fascicoli nelle nostre
stanze.» Mi volto automaticamente nella direzione in cui sarebbe la mia stanza,
pensando a come siamo efficienti in questo posto.
La cosa mi lascia irrequieta
ogni volta.
La mano di Clint sta per
posarsi sulla mia spalla destra ma lo intercetto senza neanche voltarmi.
«Sei incredibile.» Esclama
divertito mentre gli libero la mano e inclino il volto con fare di sfida.
«Mi avvicino sempre più, presto
riuscirò a sorprenderti con la guardia abbassata e allora...»
«Allora dovrò ucciderti.»
Rispondo piccata.
Cercando di nascondere il
sorriso che malgrado tutto cerca di spuntare sulle mie labbra.
«No, allora ti fiderai
completamente di me.» Mi corregge incrociando le braccia dietro la testa e
riprendendo a camminare come se non fosse successo niente.
Come se non mi avesse appena
dimostrato che riesce a leggermi.
In qualche modo ci riesce.
Io gli
permetto di farlo.
Perché forse la sua
dannatissima faccia tosta risveglia sentimenti che non vivo da troppo
tempo.
Clint si volta e mi guarda con un sorriso.
«Insomma questa palasanta?»
«Palatsinka.»
Lo correggo raggiungendolo scuotendo la testa. «È un dolce. E adesso dimmi
della missione.»
Clint sbuffa platealmente
iniziando a lamentarsi.
Non riesci a credere di dover
la vita ad uno come lui.
Così diverso…
Inutile pensarci.
Non esiste più.
Come non esisti più tu.
Adesso c'è solo Natasha.
Natasha che non abbassa mai
la guardia, ma che sente che potrebbe farlo. Anche solo per un attimo, anche
solo per quella testa bionda.
***
Ciao
a tutti!
Prima
ff in questa categoria e devo dire che pubblico solo
perché so che c’è qualcuno che vuole leggere quello che ho scritto. (ciao,
tesoro. <3)
Adoro
il personaggio di Natasha Romanoff, la trovo
tremendamente affascinante, vorrei leggere sempre di più di lei, e conoscendomi
farò un salto in fumetteria molto presto. Ma
lasciando perdere questo, ho voluto dedicarle questa shot,
perché sono rimasta un po’ delusa dalla mancanza del Winter
Widow in Cap.america- The winter soldier. Nonostante sia
una Clintasha fan per colpa dei film (mentre nei
fumetti la trovo una bella Brotp) non ho potuto fare
a meno di mugolare contrariata alla mancanza del loro passato.
Adesso
vado a scrivere un’infarinatura generale del percorso di Nat
nei fumetti, leggete per capire l’ambientazione del fumetto, ma per chi non
segue i fumetti potrebbe esserci qualche spoiler qua e là. Io vi ho avvertiti.
Per
chi non lo sapesse Natalia e James, si conoscono sotto la KGB dove lui è il suo
maestro e amante, nonostante lei sia promessa ad Alexei
Shostakov. La loro storia clandestina terminò quando
il KGB decise di mettere in stato vegetativo il Soldato d’Inverno e Nat si sposò con Alexei.
Nei
fumetti successivamente lei tradì il governo russo e si unì ai vendicatori dove
si innamorò di (e sposò) Clint Barton. Successivamente
nei fumetti i due si lasceranno e lei ritroverà Bucky
dopo il Civil War (tasto molto dolente per me) e
riallacceranno i rapporti. Mentre di Clint meglio se non vi dico nulla…
DA
QUI NIENTE PIU’ POSSIBILI SPOILER.
Per
la parte del “sogno”/ricordo ho preso spunto dalle mie
vacanze austriache e dalla lettura di 1984 di Orwell e degli incontri di
Winston e Julia.
Mentre
per la parte al presente ho cercato di rendere Clint come è nei fumetti (potrei
non esserci riuscita perché è veramente troppo sbruffone e non sono convinta
delle mie capacità xD). Ho inoltre fatto molto
riferimento al film per quel che riguarda Budapest (Voglio sapereeee,
maledetto Whedon xD) e alla
storia che Nat deve la vita a Clint, come rivela a Loki in “The Avengers”.
Ultimo
ma non ultimo palatsinka è una specie di crepes
ungherese fatta senza burro e riempita con cioccolato o marmellata, non l’ho
mai mangiata, ma le foto su internet mi hanno fatto gola. xD (Fra le tante è scritto in tre o quattro modi
diversi, spero che questo sia quello giusto, altrimenti mi scuso.)
Bon,
la smetto di tergiversare.
Se
vorrete farmi sapere, sarò felice di leggere la vostra opinione. J
Alla
prossima
Cos