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Autore: Mary Black    19/08/2014    9 recensioni
Quando se la trovò davanti all'ora di pranzo, era completamente impreparato.
Nel giro d'una notte, era passato dal considerarla "carina" al trovarla assolutamente irresistibile. Mentre la guardava, non poté fare a meno di domandarsi com'avesse potuto non notare prima l'avvenenza di sua cugina.
Non era semplicemente bella, era qualcosa di più: Bellatrix era una bellezza oscura, imperiosa, invadente. Bellatrix era il genere di donna che calamitava su di sé l'attenzione di tutti i presenti soltanto scrollando i capelli.
Bellatrix attirava lo sguardo come la carcassa di un'auto distrutta sul ciglio della strada, come una casa incendiata che crollava in pezzi.
E lo sapeva.
La storia si è classificata prima e ha vinto il Premio Best Her e il Premio Arsenico al contest "Arsenico e altri rimedi - il lato oscuro dell'amore" di Liberty_ Fede.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Rodolphus Lestrange, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Bellatrix Black
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Questa storia si è classificata prima al contest “Arsenico e altri rimedi - il lato oscuro dell'amore” indetto da Liberty_ Fede.
Ha inoltre vinto il Premio Best Her (
per la lei più sentimentalmente spietata) e il Premio Arsenico (per la storia che ha rispettato meglio il tema del contest).

La mostra delle atrocità



La luce accecante filtrava in fasci dagli scuri accostati, il pulviscolo ruotava nell’aria lentamente, creando vortici che catturavano lo sguardo tediato di Sirius.
Era tremendamente annoiato.
Quand’era tornato a casa per l’estate ed aveva saputo la novità, aveva creduto di impazzire: i suoi genitori non potevano aver trovato proprio quel modo per infliggergli l’ennesima tortura.
Aveva strepitato, era stato sarcastico e s’era reso assolutamente insopportabile, scatenando liti così furiose che persino Regulus, sempre impassibile, gli aveva sibilato senza mezzi termini di finirla.
“Non è una cosa che riguarda te, fratello. Ti sembrerà strano, ma il mondo non ti gira attorno e i nostri genitori non passano il tempo cercando nuovi metodi per tormentarti, per quanto tu sia indubbiamente ingrato. Quindi dacci un taglio, ti prego.”
In effetti, Regulus era stato... grande. Ok, non gli aveva detto delle cose piacevoli, ma almeno aveva preso posizione. Sirius se n’era sentito ammirato.
Era stato anche utile, sorprendentemente.
Sirius aveva accettato l’inevitabile: con lo zio Cygnus passato a miglior vita nemmeno un mese prima, sua madre sarebbe corsa ad aiutare la vedova del fratello, zia Druella, per organizzare il matrimonio dell’adorata primogenita.
Bellatrix.
Sembrava uno scherzo di pessimo gusto già dover passare l’estate a Villa Black – ch’era lontana miglia da qualsiasi centro abitato -, ma sapere ch’avrebbe assistito ai preparativi delle nozze di sua cugina con quel damerino francese rendeva la prospettiva insopportabile.
Tuttavia, era stato meno peggio di quanto si sarebbe aspettato.
Era arrivato nella tenuta da ormai tre settimane ed era riuscito a interagire con il parentado il meno possibile: sua madre e sua zia avevano una lista interminabile di faccende da sbrigare, che coinvolgevano quasi sempre anche suo padre; Regulus continuava ad essere un topo da biblioteca; di Andromeda non si poteva neanche pronunciare il nome; Narcissa si divideva tra il fare compagnia alla sorella e l’uscire con il fidanzato, quell’imbecille di Malfoy.
L’unico cruccio di Sirius era... la sposa.
Non gli piaceva sua cugina, non gli era mai piaciuta.
Era arrogante, crudele, altera. Quando lui era un bambino, non l’aveva mai calcolato, al contrario di Dromeda, ch’era sempre stata dolce, e persino di Narcissa, ch’aveva un’indole fredda, ma che non s’era mai dimenticata di regalargli qualche dolcetto.
Comunque, se negli anni precedenti s’erano ignorati vicendevolmente, da quando lui aveva cominciato Hogwarts ed era stato smistato a Grifondoro, l’atteggiamento della cugina era mutato. Non che gli rivolgesse la parola o lo considerasse in maniera particolare, ma aveva preso a guardarlo in quel modo – come se lui fosse una sorta di fenomeno da circo: un mostro deforme, più che un lanciatore di coltelli – che Sirius sinceramente detestava.
In più, aveva sentito certe voci, sempre indistinte e poco chiare, che parevano indicare che le manie di Bellatrix per il sangue puro s’erano evolute in qualcosa di più... radicale.
Sirius sapeva benissimo a chi veniva associato il nome di sua cugina da qualche tempo, solo che preferiva ignorare la questione.
Aveva fin troppi problemi di cui occuparsi.
Il desiderio di lei, per citarne uno.

***



Sirius non sapeva com’era potuto accadere. O meglio, sapeva esattamente quando, come e perché era accaduto, solo che ancora non se ne capacitava.
S’era sempre ritenuto diverso dai suoi coetanei – migliore.
Lui, a differenza dei suoi amici, non passava il tempo fantasticando su qualche ragazza. Era più maturo, molto più controllato. Elegante, nessuno avrebbe mai visto Sirius Black perdere la testa per un paio di occhioni.
Il suo orgoglio Grifondoro e la sua educazione creavano un connubio splendido, se si trattava di contegno.
Aveva davvero creduto d’essere immune al fascino femminile.
Questo prima di vedere Bellatrix quasi nuda.

Era stato del tutto casuale.
Sirius stava vagabondando per il secondo piano del maniero, cercando di sfuggire al caldo soffocante che opprimeva il giardino, quando s’era imbattuto in quel curioso riverbero.
Un fascio di luce fioca, entro cui danzavano quegli strani bagliori, si proiettava sul pavimento dalla porta schiusa di quella che, se ne rese subito conto, era la camera da letto di Bellatrix.
Sirius forse non sarebbe andato a dare un’occhiata, se non fosse stato così annoiato.
O forse l’avrebbe fatto ugualmente, sapendo che lì c’era lei.
S’era accostato piano all’uscio, stando attento a non fare rumore. Proprio non ci teneva a farsi scoprire dalla cugina mentre la spiava, era sicuro che non avrebbe avuto una bella reazione.
S’era sporto appena, curioso, ed era rimasto letteralmente pietrificato.
Bellatrix gli dava le spalle, rivolta verso la scrivania mentre pescava da un cofanetto istoriato diversi gioielli, posandoli sul legno per studiarli meglio.
Sirius seguì per attimi interminabili le sue dita lunghe che sfioravano piano le pietre preziose, soltanto per non guardare tutto il resto.
Sua cugina non aveva addosso altro che un paio di mutandine di pizzo nero.
Prima ancora che potesse dire di averlo deciso, i suoi occhi d’argento si ritrovarono a scivolare su quella carnagione priva di imperfezioni con tanto ardore che quasi si stupì che lei non se ne sentisse colpita.
La sua schiena pallida aveva delle forme perfette, aggraziate, sinuose, in armonia con le gambe lunghe e slanciate. Le spalle erano strette e aguzze, i capelli raccolti in una crocchia disordinata mostravano la curva d’avorio del collo, appena spezzata dalla collana di diamanti che portava e che, colpita da un raggio di sole, gettava bagliori dappertutto.
La biancheria creava un gioco di luci e ombre sulla sua pelle candida.
Sirius cercò di non pensarci troppo, ma sentì il desiderio esplodere con la forza d’una valanga. Avrebbe voluto entrare nella stanza e sbattere Bellatrix al muro. Avrebbe voluto toccarla, stringerla, baciarla.
Avrebbe voluto non essere se stesso solo per poterla avere.
Era disgustato dalla propria persona, ma non riusciva a levarle gli occhi di dosso.
Era così assorto che non si rese conto che la cugina si stava spostando per guardarsi allo specchio. Quando capì cosa stava succedendo, era troppo tardi.
Lei aveva scorto il suo riflesso e s’era girata di scatto. Lo stava fissando dritto in faccia, sorpresa.
Sirius non ricordava di aver mai corso tanto in vita sua.

***



Bellatrix l’aveva visto.
Non c’era modo di sfuggire all’ovvietà di quella considerazione: sua cugina l’aveva scoperto mentre la spiava.
Sirius non credeva di potersi sentire così umiliato e, soprattutto, così terrorizzato. Era sicuro che l’avrebbe fatto pentire amaramente d’aver rubato quello scorcio.
Tuttavia, dopo i primi minuti di panico, si rese conto di non riuscire a smettere di pensare a Bella.
Quella schiena chiara, quella nuca, il profilo del seno, ch’aveva scorto di sfuggita mentre scappava via...
Quella notte furono fantasie nient’affatto innocenti a tenerlo sveglio.

Il giorno seguente, Sirius sfoggiava un’espressione ancora più indolente del solito.
Sopracciglio scuro inarcato in una smorfia annoiata, labbra pallide inclinate all’ingiù, capelli corvini arruffati che gli carezzavano le spalle: non fosse stato per le occhiaie violacee, sarebbe stato il ritratto della strafottenza.
Aveva deciso che niente di ciò che Bellatrix poteva dire o fare l’avrebbe turbato in qualche maniera. Se non voleva essere guardata, che imparasse a chiudere la porta.
La mattinata passò tranquilla, vuota. Di sua cugina nessuna traccia.
Forse, in fondo, non avrebbe menzionato la cosa. Se non l’aveva cruciato sul momento, era piuttosto probabile che non le importasse di ciò ch’era successo.
Magari aveva una vena esibizionista.
O magari lui stava delirando.
Quando se la trovò davanti all’ora di pranzo, era completamente impreparato.
Nel giro d’una notte, era passato dal considerarla “carina” al trovarla assolutamente irresistibile. Mentre la guardava, non poté fare a meno di domandarsi com’avesse potuto non notare prima l’avvenenza di sua cugina.
Non era semplicemente bella, era qualcosa di più: Bellatrix era una bellezza oscura, imperiosa, invadente. Bellatrix era il genere di donna che calamitava su di sé l’attenzione di tutti i presenti soltanto scrollando i capelli.
Bellatrix attirava lo sguardo come la carcassa di un’auto distrutta sul ciglio della strada, come una casa incendiata che crollava in pezzi.
E lo sapeva.
Sirius capì che lei era perfettamente consapevole del proprio fascino, mentre gli rimandava un’occhiata maliziosa da sotto le ciglia, la bocca rossa come un lampone spaccato atteggiata a un sorrisetto di scherno.
Su Bellatrix, persino la bellezza era un’arma.
Sirius si sentiva la gola secca e la testa in fiamme, ma le rivolse comunque un ghigno sfacciato, un poco tirato.
Non avrebbe dovuto provocarla, ma non sopportava il miscuglio devastante di sensazioni che lo tormentavano alla sola vista della cugina.
La desiderava. Tanto, troppo, da perderci la testa.
Sirius non si capacitava d’essere attratto, e in maniera tanto travolgente, da una donna del genere. Era disgustato da se stesso.
Bella non era una brava persona. Era piena di pregiudizi, cattiva e crudele. Era amorale e priva di empatia. Era l’emblema di tutto ciò che lui detestava.
Si stava per sposare. Era sua cugina.
Quante buone ragioni c’erano per lasciar perdere?
Lei gli rivolse un sorriso abbagliante.
“Sai, zia, Sirius ieri m’ha aiutato a scegliere il collier per la cerimonia... Il suo punto di vista è davvero interessante.
Tutti si voltarono a fissarlo, ma lui non aveva occhi che per Bellatrix.
“I diamanti ti donano, cugina.”

***



Sirius s’era reso subito conto che Bellatrix non l’aveva umiliato pubblicamente soltanto perché era divertita.
Trovava spassoso che lui non riuscisse a levarle gli occhi di dosso, era evidente.
In effetti, era proprio così: se sua cugina era nella stanza, l’attenzione di Sirius non poteva gravitare altrove. Lei sorrideva di maligna soddisfazione.
Sirius provava davvero a non considerarla. Funzionava, per qualche ora. Poi lei inclinava il capo in un certo modo o s’accarezzava distratta un polso, e tutti i suoi tentativi andavano in fumo.
La notte era anche peggio: l’immagine di lei tra le sue braccia lo teneva sveglio, quando s’addormentava i suoi sogni erano popolati da grandi occhi neri e sorrisi spietati.
Nel giro di un’estate, Bellatrix era diventata la sua ossessione.
Forse sarebbe stato più facile se si fosse trattato solo di desiderio, d’attrazione.
Forse in quel caso lui non si sarebbe sentito bruciare al pensiero di lei che sposava un altro.
Già, forse.

Li aveva visti una notte a pochi giorni dalla cerimonia. La luce della luna illuminava con chiarezza la veranda di Villa Black, rendeva argentina la pelle candida di Bellatrix.
Il volto di Rodolphus era in ombra, ma Sirius capì, dalla postura e dai pugni serrati, ch’era furibondo.
Lei, comunque, sembrava non notarlo. O forse non le importava.
Non era rivolta verso di lui, ma verso il giardino del maniero. La sua espressione era immancabilmente annoiata.
“Pretendo che tu mi porti rispetto, Bella.”
Lei non diede segno d’averlo sentito.
“Solo perché la nostra unione è stata... incoraggiata dai nostri genitori, non significa che non possiamo essere felici. Certo, ci vorrebbe un po’ di collaborazione da parte tua” il tono pacato s’inacidì, “Per esempio, scene come quella di stasera dovrebbero essere evita-”
“Non sai tenere testa a una donna, Lestrange?”
Bellatrix l’aveva interrotto, sprezzante.
Si voltò a fissarlo, in viso un sorriso disgustato. Indossava un abito di seta rossa molto elaborato e, a giudicare dall’abbigliamento altrettanto elegante di lui, erano appena rientrati da un ricevimento.
Rodolphus s’irrigidì.
“Non è questo il punto. Mi hai mancato di rispetto, come semp-”
“Dio, Lestrange, sei talmente noioso! Un po’ di sarcasmo non ha mai ucciso nessuno... e dovresti lavorare sull’autoironia. Ora vattene!”
Mentre si girava per rientrare in casa, lui l’afferrò.
Non l’aveva strattonata e sicuramente non le stava facendo male, ma a Sirius bastò quel gesto per esplodere.
Senza pensare affatto, uscì sul portico e afferrò Rodolphus per la camicia, sbattendolo contro la parete.
Non gli importava affatto di avere soltanto quindici anni, di star aggredendo il fidanzato di sua cugina, di sembrare un idiota rabbioso, voleva soltanto cancellare il ricordo di quelle mani sulla sua pelle.
“Non t’azzardare a toccarla!”
Lestrange era sconcertato.
“Sirius, smettila. Adesso. Vieni in casa.”
Bellatrix non si premurò nemmeno di scusarsi col proprio fidanzato, prima di sbattergli la porta in faccia.
Quando Sirius si voltò, lei era troppo vicina.
Lo baciò dritto sulla bocca.
“Non l’hai fatto per questo, forse?”
Perché Bella riusciva a far sembrare atroce anche il gesto più nobile?

***



Sirius si contorse sulla sedia, cambiando posizione forse per la centesima volta.
L’angoscia gli serrava la gola e gli stringeva lo stomaco in una morsa, non riusciva a controllare i propri pensieri.
Vedeva Bellatrix nella luce lunare. Sentiva il calore delle sue labbra. La vedeva ancora con Lestrange – confusione, rabbia, odio, disgusto, desiderio.
Ignorarla era stato doloroso quanto sognarla ogni notte.
Scosse il capo per scostarsi i capelli ondulati dagli occhi e si passò un dito dentro il colletto della camicia – sua madre gli aveva rivolto un’occhiata disgustata per la scelta del vestiario babbano.
Stava impazzendo.

Mancava poco meno di un’ora alla cerimonia quando Sirius scattò in piedi, dirigendosi a grandi passi verso Villa Black, bianca come una cripta sotto il sole del mattino.

Quando irruppe nella stanza, Bellatrix si stava rimirando in uno specchio.
“Non ti sposare!”
L’aveva sbottato prima di perdere il coraggio, prima ancora di fermarsi a guardare quel volto dai lineamenti marcati, quelle spalle strette, quella nuca nuda velata di riccioli ribelli.
Prima di sentire quella risata così simile allo schiocco d’una frusta.
“Sei un ragazzino, Sirius.”
Bellatrix riusciva ad essere crudele con uno sguardo, lui lo sapeva, e sapeva anche che non avrebbe mai dovuto permetterle di aprire bocca.
L’avrebbe fatto a pezzi, Sirius ne ebbe la certezza appena si spostò per bloccarle la strada.
I grandi occhi scuri di sua cugina si sgranarono impercettibilmente, quando si rese conto di quello che lui stava cercando di fare.
Era atroce in quell’abito da sposa bianco ghiaccio, le ciglia lunghe e nere come pece, le labbra rosse e il capo crollato all’indietro mentre scoppiava in una risata sfrenata.
Avrebbe dovuto sembrare pura, intoccabile, bellissima... e invece faceva ardere il sangue di Sirius di desiderio, fomentava quella vena di violenza che da sempre, disperatamente, lui cercava di nascondere.
Era il mostro, la megera, che aveva infestato tutti i suoi incubi di bambino.
Oh, sapeva essere affascinante, quando voleva. L’aveva vista in azione alle feste, in società, davanti a tutta quella gente perbene di cui non le importava niente.
L’aveva guardata sorridere, sbattere le ciglia e ridere piano, in maniera musicale e niente affatto sferzante. L’aveva osservata fingere e se ne era sentito attratto ancora di più.
Tutto di lei urlava pericolo, menzogna, e forse era proprio quella la seduzione a cui Sirius non era in grado di resistere – il veleno dei suoi occhi neri, quella sua aria sfrontata, la mostra di tutte le sue atrocità.
Era terrorizzato dall’intensità del disgusto e dell’attrazione che provava per lei.
Deglutì a vuoto.
“Non ti sposare, Bella” le parole gli graffiavano la gola, s’odiava per la difficoltà che gli procurava pronunciarle, “Non sarai mai felice.”
S’aspettava che Bellatrix ridesse di nuovo, che lo schernisse per quello ch’avrebbe quasi sicuramente definito il suo sciocco idealismo, invece rimase in silenzio.
Si limitò a lanciargli un’occhiata fredda, impietosa, dura.
“Non ho mai cercato la felicità.”
E la mia felicità non saresti comunque tu.
Sirius capì che non c’era speranza alcuna, e perse completamente la testa.

***



Le si avventò addosso, affondandole bruscamente le dita nelle braccia. Probabilmente le fece male, ma Bellatrix scoppiò a ridere.
Non le importava che lui fosse molto più alto e più forte di lei, e nemmeno dello sguardo allucinato e dell’espressione disperata che gli sfiguravano i lineamenti.
Bellatrix non temeva nessuno.
“Sei soltanto un ragazzino, Sirius!” ripeté, derisoria.
Lui le arpionò il mento con rabbia e le bloccò il volto per baciarla – o per morderla, o per ferirla, o per fare qualsiasi cosa necessaria a ridurla in silenzio -, ma non raggiunse mai le sue labbra.
Uno schiaffo s’infranse sul suo zigomo, e più che un rifiuto sembrava una provocazione.
Sirius l’afferrò per un polso e la scaraventò sul letto, lei vi rovinò sopra come una bambola fatta di stracci, senza mai smettere di ridere.
La crocchia elegante si sfaldò, liberando ciocche corvine che crollarono su quegli occhi d’ossidiana che non conoscevano la pietà, che lo deridevano anche mentre le sgualciva la gonna, mentre lacerava la seta pregiata e le scopriva le gambe, con una violenza che lei trovava esilarante.
Sirius allungò le dita sulla pelle morbida del suo ginocchio, ma si bloccò dopo aver guadagnato pochi centimetri.
Era sbagliato, tutto sbagliato. Non avrebbe mai dovuto posare gli occhi su di lei, non avrebbe mai dovuto assecondare quelle fantasie perverse. Soprattutto, avrebbe dovuto smettere di toccarla, perché sapeva perfettamente che lei glielo stava permettendo solo per spregio verso il suo futuro marito.
Sirius sapeva sempre qual era la scelta giusta... solo che non gli importava.
Fremendo di desiderio e di dolore, si slacciò la cintura e calciò via i pantaloni, prima di crollare su di lei.
Bellatrix rideva, senza freni.
“Io ti disprezzo.”
La voce di lui era attutita contro la gola fredda di sua cugina, ma lei lo udì.
“Tu mi desideri.”
Le iridi d’argento di Sirius si conficcarono in quelle di lei, mentre si ritraeva di scatto dall’incavo del suo collo. Soffocò un ringhio e l’afferrò per le cosce, graffiandola.
“Muori dalla voglia di farlo. E allora... fallo” lo istigò lei, l’ombra di un sorriso strafottente sulle labbra, “Se pensi di riuscirci.”
Niente che divertisse tanto Bellatrix poteva essere qualcosa di buono, Sirius lo sapeva, eppure non trovò la forza per ritrarsi da lei, né la volontà d’infuriarsi, né il desiderio di smettere... solo il disperato bisogno di continuare, di sprofondare sempre più a fondo in tutti i suoi sbagli, in quei febbrili occhi neri.
Se doveva annegare in Bellatrix per amarla, l’avrebbe fatto.
Le strattonò via la biancheria, le mani che tremavano mentre accarezzava maldestro la sua pelle bianca – tutto quel candore in una donna così piena d’odio, non era ironico il Destino?
“Sbrigati, cucciolo, la marcia nuziale non può cominciare senza la sposa!”
Il bisbiglio perfido di sua cugina si perse appena sotto il suo orecchio destro.
Le dita di Sirius si chiusero con rabbia attorno ai polsi esili di lei, mentre le affondava dentro in un’unica spinta rude.
La risata di Bella si spezzò di netto.

***



Era la prima volta che Sirius stava con una donna e, era vero, non ne sapeva molto, ma era sicuro che non dovesse essere così.
Non avrebbe dovuto provare l’impulso di morderla fino a farla sanguinare, di spingere per farle male. Non avrebbe dovuto soffrire per ogni bacio che lei gli negava.
Dov’erano la dolcezza, le tenerezze, il piacere condiviso? James aveva giurato che era qualcosa di unico, un’euforia dei sensi... E allora perché Sirius sentiva di star andando in pezzi?
Era tutto sbagliato.
I fremiti d’estasi che Sirius avvertiva a ondate si mescolavano all’orrore, sentirla godere gli risultava insopportabile – il volto di Rodolphus aleggiava dietro le sue palpebre serrate allo spasmo.
Avrebbe voluto separarsi da lei e da quel suo corpo morbido che gli s’inarcava addosso, invece si muoveva con sempre più violenza, stringendo i riccioli sfatti di sua cugina tra le nocche nel disperato tentativo di farle sentire almeno un briciolo del dolore che provava lui.
Ma Bellatrix non sentiva niente.
Non le importava di niente.

Fu con un rantolo nauseato che Sirius raggiunse l’orgasmo, nell’istante esatto in cui la sentì sussultare e avvertì la sua bocca accaldata premere contro il profilo della sua mascella. Si voltò appena e la baciò con forza, certo che l’avrebbe respinto un’altra volta.
Lei non lo fece.
Si separò da Bella con il respiro spezzato e la sensazione di star danzando sull’orlo di un precipizio: era esaltante, ma sapeva che si sarebbe sfracellato al suolo, prima o poi – era solo questione di tempo.
Dopo qualche secondo infinito, sua cugina si sollevò dal letto sfatto, dandosi un’occhiata distratta nello specchio.
Era un disastro: la seta dell’abito da sposa era strappata in alcuni punti e sgualcita in tutti gli altri, l’acconciatura era per metà disfatta e le sue labbra erano ancora gonfie e rosse in maniera tragicamente esplicita.
Sirius forse avrebbe riso, in un’altra circostanza, in un’altra vita.
Con qualche tocco di bacchetta, Bellatrix tornò presentabile. Ancora più bella di prima, con quel sorriso soddisfatto che sembrava nascondere un segreto – che nascondeva un segreto, Sirius sentì i brividi artigliarlo al pensiero.
“Non ti dirò ancora di non sposarti, ma... ma non dovresti.”
Fu una sorpresa per Sirius udire la propria voce piegata in un tono appena implorante, disgustosamente debole.
Sapeva che lei l’avrebbe trovato convulsamente divertente.
Invece Bellatrix si voltò appena, splendida nel bianco iridescente della seta, il viso circondato dalla nuvola di tulle del velo, gli occhi neri dalle ciglia lunghe accesi da una luce sconosciuta, selvaggia.
Così bella e così pericolosa.
Lui arretrò inconsapevolmente d’un passo.
“Sai, Sirius, adesso sorridi proprio come me.”
Fu peggio di centinaia di coltellate.

Bellatrix era radiosa a fianco di suo marito, con un bouquet di rose bianche tra le dita e impronte di baci rabbiosi lungo il profilo della nuca.
Sirius non riusciva a toglierle gli occhi di dosso.
La odiava.
Gli tremavano le mani – avrebbe voluto ucciderla.
La odiava con tutto se stesso.

Gli tremavano le mani – avrebbe voluto soltanto stringerla.
E lei ancora sorrideva.


NdA: Allora, cari lettori! Prima di tutto vorrei dire che questa storia è stata pensata come una raccolta di sette flash e non come una one-shot, ma non mi andava di pubblicarla in più capitoli perché le varie parti sono tutte strettamente collegate.
Poi, permettetemi di spiegare alcuni punti secondo me dolenti:
- Non ho sottolineato di più il disgusto di Bella verso i traditori del proprio sangue perché ho immaginato la vicenda come precedente a diversi eventi: ho pensato che, prima di sposarsi, Bella non fosse ancora una vera e propria fanatica del sangue puro (né una Mangiamorte) e che non detestasse ancora Sirius, visto che, per il momento, la sua unica colpa è essere finito a Grifondoro e fare il ribelle in casa; ho ritenuto più probabile che la prospettiva di lei cambiasse dopo che Sirius viene diseredato e dopo che diventa un membro dell’Ordine, oltre che un Auror.
Insomma, ho voluto dare un tono più leggero alla storia: lui ha 15 anni, lei sta per sposarsi, il resto del mondo ancora non li ha divisi. In un certo senso, lo trovo persino più crudele così: avrebbero potuto avere una possibilità, non si erano ancora schierati su due fronti opposti; se tra loro non funziona in quel momento è perché non avrebbe mai potuto funzionare. Forse sacrificando il conflitto di ideali ho tolto un punto interessante che riguarda questa coppia, ma volevo essere un po’ innovativa!
- Per quanto riguarda il fatto che Bellatrix giochi con Sirius, invece, è una mia visione personale (come il fatto che lei sia piuttosto volubile). Vi spiego: lei ovviamente non ama Rodolphus (lo disprezza, in vero), si accorge di piacere al cugino e non può fare altro che provocarlo. Per il fatto che finiscono a letto, ho immaginato che Bella fosse mossa dal divertimento (i Black sono tipi che si annoiano facilmente, si sarà capito!) e dal fatto che è disgustata dal suo futuro marito (è un bello spregio farsi un altro il giorno delle nozze…). In sintesi, il massimo che Bellatrix prova per Sirius è attrazione fisica condita dall’interesse che può avere un gatto per un topo.
- Ah, il titolo è tratto dall’omonimo romanzo di Ballard.
Bene, spero di aver chiarito i punti un po’ nebulosi di questo esperimento! Fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va!
Un bacio,
Mary

  
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