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Autore: Ever Dream    16/09/2008    5 recensioni
“Cosa sono le fotografie se non frammenti di passato ,attimi rubati al tempo e alla storia della nostra vita?”
- un viaggio nel passato di Jared dall'infanzia ai giorni nostri.
Rating : verde (fino a cap. 5)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Non conosco Jared Leto nè Shannon, Constance e gli altri personaggi che popolano questa fiction. I fatti narrati non sono reali, sono solo il frutto della mia fantasia e di tanto tempo a disposizione.



Sailing The Waves of Past

Navigando le onde del passato



Capitolo I ~ A place called home

“Cosa sono le fotografie se non frammenti di passato ,attimi rubati al tempo e alla storia della nostra vita? Ho cercato le foto della nostra infanzia, ne sono rimaste pochissime. La più vecchia ci ritrae seduti su un lettone intenti a sorridere alla macchina fotografica, baffi di cioccolato sui nostri visi accaldati. Posso perfino sentire le nostre risate e le carezze di mamma. Sai Shannon? Per me la casa non sono quattro mura e un tetto. La mia casa siete voi....sei tu."


luglio 1978

La vecchia Buick uscì dal parcheggio del Johnny’s Pizza e si diresse verso la Old Minden Rd per poi immettersi nella US-80 E. Constance guardò nello specchietto retrovisore, Shannon si era addormentato, Jared invece con la testa poggiata sulla spalla del fratello maggiore guardava fuori dal finestrino. Si sentì stringere il cuore, sebbene tentassero di comportarsi da piccoli ometti lei sentiva che i suoi bambini soffrivano. Continuò a guardare il viso freddo e serio che si era sostituito ormai da un anno a quello gioioso e pieno di vita di Jared e sentì la rabbia crescere dentro di se, strinse il manubrio e tornò a guardare la strada. Una distesa infinita di asfalto nero.

Constance a 26 anni e due figli doveva fare i conti con la dura realtà. il suo compagno l’aveva lasciata… li aveva lasciati. Non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine dei grandi occhioni azzurri di Jared colmi di lacrime e le sue manine contro la finestra mentre guardava la macchina del padre allontanarsi per l’ultima volta.

Shannon come lei aveva scelto la strada più facile, quella di odiare l’ uomo che aveva preferito un’altra donna, un’altra famiglia a loro. Jared no. Era cambiato, ad uno sconosciuto sembrava un bambino come gli altri, ma sua madre aveva visto la luce che c’era nei suoi occhi e che ora era spenta, velata da una malinconia che non doveva appartenere a un bambino di 7 anni. Cosa passasse in quella testolina non lo sapeva. Ma aveva ritenuto necessario andarsene da Bossier City e allontanarsi da tutti quei ricordi. Non c’era un angolo di quella cittadina che non gli ricordasse Tony. Benché li avesse abbandonati la sua presenza era più che viva tra di loro. In ogni silenzio, in ogni sospiro c’era traccia di lui.


Era così presa nei suoi ragionamenti che quando si sentì toccare sulla spalla schizzò in aria dalla paura, “Mamma!” ridacchiò Jared, “oddio scusami amore… ero sovrappensiero!” disse passandosi la mano sulla fronte e riprendendosi dallo spavento. Il bambino posò il mento sulla spalla della mamma e le stampò un bacio sulla guancia poi cominciò a giocare con i suoi lunghi capelli biondi “ho fame …”. Constance lo guardò riflesso nello specchietto, era intento ad analizzare la ciocca di capelli con tale concentrazione che non potè trattenere una risata, Jared alzò lo sguardo perplesso “cosa c’è da ridere mà ?” la donna scosse le testa “niente niente.. prendi un po’ di pizza”.Il bambino si sporse e afferrò la busta portandola sul sedile posteriore, nel frattempo
Shannon si era svegliato e si unì al fratellino. La donna sorrise nell’udire le risate divertite e i discorsi tra i due. Li vide guardare affascinati il fiume Missisipi mentre attraversavano il ponte e li sentì confabulare mentre armati di pastelli e album si accingevano ad immortalare quella splendida vista prima che il ricordo si indebolisse. Per la milionesima volta da quella sera si chiese come fosse possibile abbandonare quei due piccoli tesori.

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Exit 33B - I-59 N - Gadsden. Jared lesse il cartello, erano ormai più di 6 ore che erano in viaggio e si sentiva stanco. Voleva riposare, giocare con Shannon sul lettone della mamma e addormentarsi, ma non poteva. Si abbandonò contro il corpo di Shannon e si accoccolò. Quando riaprì gli occhi erano davanti ad un motel, “Budget Inn” si stropicciò gli occhi e si stiracchiò. ” tesoro sveglia..” la mamma stava svegliando Shannon, evidentemente anche lui non aveva retto ed era crollato. Rabbrividendo al leggero venticello prese la mano della mamma e la seguì alla reception del motel.

La stanza era semplice ma accogliente. C’era solo un letto a due piazze, un tavolino con due sedie e il bagno. L'indispensabile. Jared posò lo zainetto di Winnie the Pooh sul tavolino e si guardò intorno. Era la prima volta che andava in un motel, era anche la prima volta che viaggiava a dire la verità. Si sedette su una delle due sedie e guardò come Shannon aiutava la loro mamma a sistemare le cose per la notte. Li guardava e lottava contro il bisogno di piangere, gli mancava la sua cameretta, l’odore di casa. Aprì lo zainetto ed estrasse il suo Mr. Potato. Glielo aveva comprato il suo papà poco più di un anno prima alla festa del paese. Il suo papà…strinse il giocattolino e chiuse gli occhi..

Quella notte era sveglio. Aveva sentito la mamma piangere, pregare il papà di non andare. Non aveva capito cosa stava succedendo, era sceso dal lettino e aveva guardato Shannon che era nascosto sotto le coperte. Uscì nel corridoio. Era tutto buio ad eccezione della luce che proveniva dalla camera da letto dei genitori. Stava dirigendosi in quella direzione quando lui uscì dalla stanza. Aveva una valigia e il cappotto. Non sentendo più urla il bambino pensò che il peggio fosse passato quindi trotterellò verso l’uomo aggrappandosi al cappotto. Il padre si bloccò, guardò in basso e incontrò lo sguardo curioso e preoccupato di suo figlio “Pà dove vai?” l’uomo si chinò e gli accarezzò le guance, lo guardava intensamente “il pa..il papà deve andare via per un pò, tu fai il bravo bambino e torna a letto ok?” Jared continuò a fissarlo con i suoi occhioni pieno di fiducia, “ok..” sorrise mostrando i pochi dentini da latte rimasti e quando torni?”, l’uomo lo guardò per un attimo in silenzio e rispose in un sospiro ”presto.. continuò ad accarezzargli la testa e Jared nel profondo del suo giovane cuore capì che stava mentendo. “me lo prometti?” domandò di nuovo cercando di scacciare quel brutto presentiment. Il padre annuì e si alzò, scese le scale e uscì dal portone senza voltarsi. Jared scese a sua volta correndo con i piedini scalzi sul freddo pavimento e si affacciò alla finestra sul cortile. Vide la macchina fare manovra e uscire in strada. Sua madre l’aveva trovato così, appoggiato alla finestra in lacrime mentre si chiedeva tra se e se perché il suo papà non gli voleva più bene. Forse, pensava, se avesse visto Shannon sarebbe rimasto.

Respinse ancora una volta le lacrime e tornò a guardare tutto quello che rimaneva della sua famiglia, della sua casa. La madre gli si avvicinò “Jay, mamma si allontana un attimo fai il bravo e dai retta a tuo fratello ok?” gli sorrise e gli diede un bacio sulle guance pallide. Lui si limitò ad annuire. La sentì chiudere a chiave la porta della camera e scendere in fretta le scale esterne del motel. Per un attimo l’idea che anche la mamma li abbandonasse passò nella sua testa ma la respinse immediatamente.

“ Jay... che ne dici di una bella doccia?” Shannon posò i suoi occhioni nocciola in quelli azzurri del fratellino e alzò il sopracciglio per sottolineare il suo piano diabolico: la doccia diventò un’astronave e il letto il pianeta da esplorare. ”Chi cade dal letto è morto” affermò serio Shannon stringendo un cuscino, Jared ridacchiò mentre cercava di mantenere l’equilibrio e avvicinarsi all’altro cuscino, le manine e i piedini nascosti dal pigiama di una misura troppo grande. Si armò e sorrise al fratellone pronto alla lotta. I brutti pensieri erano stati accantonati per un pò.

I due bambini erano occupati nell’ennesima missione quando Constance finalmente tornò, il volto stanco ma sorridente. La telefonata con sua madre, Ruby, era stata difficile ma ora aveva un indirizzo dove rivolgersi una volta arrivata ad Oakton. Jared si catapultò dal letto e la donna guardò questo batuffolo avvinghiarsi alle sue gambe. Posò la busta sul letto e ne estrasse il contentuto, i bambini rimasero a bocca aperta e si gettarono sui dolcetti.

Quando più tardi uscì dal bagno rimase davanti alla porta e si gustò la scena: Shannon stava raccontando una storia al fratello minore, mimando e gesticolando le varie scene e Jared lo guardava completamente perso in quel mondo di fantasia, baffi di cioccolata sul viso paffuto. Aprì la sua borsetta e li chiamò, i bambini si girarono e sorrisero all’obbiettivo.

Click

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2008

Jared era seduto al tavolo della cucina, le mani tra le cosce e le gambe incrociate sotto la sedia. Guardava il foglio davanti a se mentre riviveva quella giornata minuto per minuto nella sua mente, un leggero sorriso curvava le sue labbra mentre distrattamente accarezzava la vecchia foto. Si passò le mani tra i capelli e stava per rimettersi a scrivere quando sentì un rumore di passi avvicinarsi. Poco dopo due braccia lo stavano stringendo in una morsa carica d’affetto. “ancora sveglio?” Jared annuì e alzò il volto per incontrare le familiari labbra. Il bacio fu breve e dolce, i due si scambiarono un’occhiata complice, poi Jared strinse la presa “Jay restituiscimi le braccia, mi servono” Jared rise e lasciò andare, rivolgendo la sua attenzione di nuovo ai fogli disse “ BB mi versi un po’ di caffè?

tbc


NOTE:

i. Jared e Shannon sono nati a Bossier City da Tony L Bryant (forse) e Constance Metrejon . Le date sicuramente non corrispondono, molto probabilmente erano troppo piccoli per ricordare il padre.




  
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