Senza luce, il buio (31/36) by Mistress Lay
Capitolo Trentunesimo – Il Sospiro di una Decade
Quotidianità.
Per la prima volta, Harry si rese conto quanto la
quotidianità potesse essere scevra dai contenuti di noia e nostalgia del passato,
per la prima volta capì come dovessero sentirsi tutte quelle famiglie felici
che per tanto aveva osservato da lontano con la certezza che non avrebbe mai
osservato il fenomeno dall'interno.
Adesso che era dentro quel complicato cerchio non riusciva
nemmeno a vedere oltre la novità: sì, perché invece di inneggiare alla novità
trovata, la viveva come fosse qualcosa di estremamente normale. Era la
sua vita, era la sua scelta, era la vita con Draco. Perché invece di ritrovarsi
spaesato nel nuovo mondo intorno a lui non poteva conviverci serenamente?
Così faceva.
Improvvisamente Draco impregnò ogni singolo momento della
sua giornata: tutto cominciava quando emergeva dal tepore di Morfeo per essere
gettato al gradevole risveglio tra le braccia di Draco, continuava con quei
baci al sapore di felicità e finiva alle ombre della notte, tra quelle stesse
coperte, pelle contro pelle, quando il battito irregolare di Draco lo cullava
nel dormiveglia.
In passato più volte si era chiesto come fosse essere il
punto di riferimento di qualcuno, non come Harry Potter, ma semplicemente come
l’Harry adolescente in cerca di quell’affetto che da bambino gli era mancato.
Chissà che cosa voleva dire essere la persona più amata di qualcuno…
Era normale per un bambino, per adolescente, cercare quel
tipo di amore, guardarsi attorno e sperare di scovare in qualcuno la scintilla
tacita di promesse. Forse nemmeno se ne rendeva conto, forse cercava di
convincersi che i suoi amici e i Weasley bastassero, come se cercasse solo una
famiglia e null’altro.
C’era Ginny, era vero, che lo guardava sempre con occhi
splendenti anche quando stava con altri ragazzi, come a cercare di fargli
capire che lei ci sarebbe stata per lui, se Harry avesse voluto, se l’avesse
cercata, se l’avesse desiderata al suo fianco.
E sì, Ginny era capace di amare, amava di quell’amore
appassionato che poteva bruciare, che poteva avvolgere intensamente, che poteva
stordire. Aveva imparato ad amare dalla madre, sempre così espansiva ed
apprensiva, l’aveva imparato dal padre, in quel modo silenzioso ed intenso,
l’aveva imparato dai fratelli maggiori, da chi l’aveva coccolata da piccina, da
chi l’aveva riempita di scherzi ed attenzioni.
Il problema era in Harry, così inesperto nell’amare.
Oh, Silente avrebbe potuto dire quanto voleva sulla sua
capacità di amare, poteva dire che Harry fosse invischiato completamente
nell’amore, che quella cicatrice era magica ed impregnata dell’amore materno,
ma erano solo stonature di un violino suonato dal vento.
Nessuno gli aveva insegnato ad amare, lo aveva visto,
l’amore, tutto intorno a sé, così vicino e così lontano: in tutti i gesti degli
zii verso Dudley, negli abbracci dei genitori verso i figli a scuola… ma Harry
aveva passato gli anni in un sottoscala al buio e in solitudine.
Aveva imparato ad amare gli amici e i mentori, ma non era
il solo amore che cercava.
Poteva esserci qualcuno di speciale per lui?
Non era ancora il momento, si era
detto più volte, non finchè avrò sconfitto Voldemort.
Sì, quando avesse sconfitto Voldemort, avrebbe accettato
Ginny nella sua vita e nel suo cuore, l’avrebbe amata, l’avrebbe resa felice,
l’avrebbe sposata, sarebbe diventato anche lui un Weasley, sarebbe stato tutto
così bello… e fin troppo semplice.
Per anni aveva creduto che la sua univoca possibilità fosse
perduta con Ginny, eppure, quando meno se lo aspettava, era giunta la salvezza,
era giunto Draco.
“Non voglio rovinare tutto, voglio aiutarti a ricostruire” gli aveva
detto Draco tempo addietro. Ricostruire una vita distrutta.
Non era facile essere se stessi, il trucco era tutto
nell’accettarsi.
Quando si era risvegliato il mattino seguente dopo la loro
notte d’amore, la prima cosa che aveva fatto era stata sorridere. Sì, appena
sveglio, aveva sorriso.
Prima di pensare, prima di riflettere, prima di ogni altra
cosa, aveva sorriso.
Non aveva nemmeno registrato con la mente l’abbraccio di
Draco, il suo fiato regolare accarezzargli il viso, il battito del cuore
ravvicinato. No, non aveva pensato neppure alla notte precedente, aveva sorriso
perché era così felice che quella felicità gli era andata anche sottopelle,
aveva impregnato ogni cellula del suo corpo e non si era limitata solamente a
decorargli il volto esteriore.
Durante quella giornata, a barriera intimità crollata, si
rese conto che in passato, senza Draco, dell’intera vita che aveva davanti ne
aveva vista nel suo orizzonte solo uno spicchio. Come respirare solo metà
dell’aria necessaria e quella in esubero, lasciarla scorrere via, verso gli
altri, che potevano permettersi di viverla.
Per la prima volta, nei giorni seguenti, si era persino
domandato che fine avessero fatto Hermione e Ron, se anche loro fossero una di
quelle famiglie felici, se invece fossero rimasti legati da una forte amicizia,
come quando Harry li aveva lasciati anni prima.
A Draco non aveva detto nulla sull'argomento, preferendo
aspettare che tali elucubrazioni divenissero importanti quanto un chiodo fisso
invece di esternarli subito. Voleva essere sicuro di quale direzione
prendessero i propri desideri.
Al ritorno dalle vacanze, nella sala insegnanti, Bob gli
era venuto vicino con una con un’aria distratta - denotata da quel passo un po'
leggero e stentato di chi tentenna senza sapere bene che cosa stia facendo - e
lo aveva annusato dicendogli "Hai un profumo diverso dal solito...".
Harry lo aveva preso per uno dei suoi scherzi "Non
avevi il raffreddore?".
"Prova a vivere a stretto contatto con mia sorella per
due settimane... te lo fa passare lei, il raffreddore!" Si riferiva alle
sue cure? Ai suoi rimedi? Chissà. Comunque Harry aveva avvertito chiaramente
che Bob stava sorridendo mentre continuava "Sai? Hai il profumo di Draco
addosso..."
Harry era sbiancato mentre bofonchiava nervosamente
controbattendo all'affermazione di Bob, fortuna che aveva una lezione, altrimenti
si sarebbe dovuto sopportare il completo repertorio di battutine e domande
maliziose.
Mentre ritornava a casa, con Draco che lo stringeva a sè
facendogli sentire la morbida peluria della sciarpa di lana che Harry gli aveva
regalato, gli aveva domandato, curioso: "Di cosa profumo?"
Draco aveva sogghignato mentre si sporgeva su di lui,
infilando il naso contro la pelle liscia del collo dell'altro: "Profumi di
buono. Profumi di Harry" poi posò un bacio su quella porzione di pelle.
Una pausa. "Prima, ogni volta che sentivo il tuo odore, pensavo
all'autunno. Mi ricordava il bosco d'autunno"
Harry si era ritratto: "Puzzavo di terra?"
"No, scemo!" si era guadagnato uno scappellotto
scherzoso "Hai mai sentito il profumo di un bosco? Non ti parlo di
foresta, ma di bosco. Quel profumo di insolito, quasi eccentrico, di chi non è domato da nessuno, di chi
accetta solamente chi può apprezzarlo com’è perché solo a chi sa apprezzarlo
può mostrarsi come veramente è”
Harry aveva pensato ad un bosco, a quell’odore pungente che
lo impregnava e allietava le sue orecchie con lo sfrigolio dei rami, con la
carezza delicata del fogliame, con tutti quei rumori sommessi, che rendevano il
bosco vivo.
Chi non lo stimava non riusciva a comprendere quale tesoro
immenso fosse, quale pace, quale senso di protezione trasmettesse, quale voglia
di avventura…
Quel paragone lo colpì, perché era lusinghiero e insieme
bizzarro, e lo rendeva insicuro di quale risposta dare…
“Poteva andarmi peggio…” aveva bofonchiato allora “potevo
ricordarti una tangenziale. Puzza di diserbante… bleah…”
Draco lo aveva osservato qualche secondo senza capire, come
se quello che avesse appena detto fosse una complicata formula egizia, poi il
suo volto aveva assunto un’espressione severa: “Non ho idea di cosa tu abbia
detto, ma sono certo che non vale la pena di chiederti spiegazione dal momento
che so in partenza pur conoscendo le eventuali premesse non riderò…”
“Ma che antipatico…” aveva sbuffato divertito Harry.
“Non so cosa sia una tangenziale o un diserbante ma ti tiro
un pizzicotto lo stesso” concludeva nel frattempo Draco “Anzi, ho un’idea
migliore…” e, mentre sorrideva sadicamente, aveva chinato il capo verso la gola
di Harry, suggendo quella porzione di pelle con convinzione.
Harry era arrossito, impreparato: “Draco, siamo
all’aperto…”
Se il biondo lo avesse o meno ascoltato non lo aveva dato a
vedere perché, prima che Harry potesse terminare la frase, l’altro si era già
staccato e sorridendo contro la sua pelle, aveva detto: “Ecco, ora… ora hai un
altro profumo…”
“Ma che avete tutti quanti oggi?”
Draco aveva ridacchiato: “Profumi… profumi di me”
“Come diavolo fai a dirlo?”
“Non è solo una cosa che si annusa, Harry… è una cosa che
si vede” gli aveva risposto.
Harry non aveva capito.
Quel pomeriggio Harry stava rientrando a casa dopo una
estenuante giornata al polo: lezioni e servizio tutoring straordinario assieme
a Bob, insieme, non erano mai una passeggiata.
Draco doveva essere ancora a Malfoy Manor, come aveva
riferito ad Harry quando era venuto a tenergli compagnia per la pausa pranzo,
perché, a quanto pareva, gli toccava di incontrarsi con Blaise per tirare le
fila della serata natalizia di beneficenza e smaltire l’ingente posta gestita a
malapena dagli elfi domestici.
Il biondo tornava alla sua residenza sporadicamente, sempre
mosso dal dovere, più che dal piacere: Draco poteva essersi dimenticato che
esisteva un mondo al di là della piccola cittadina dove si trovava casa Black,
ma il mondo ben lungi si sarebbe scordato di un rampollo della società magica
come lui.
Nonostante il passato, a Draco spettava una fetta cospicua
della rispettabilità derivante dal prestigio famigliare: i signori Malfoy
precedenti potevano essere stati entrambi degli assassini doppiogiochisti, ma
dietro di loro esisteva una tradizione secolare di maghi e streghe Malfoy che
avevano portato lustro nella società purosangue. Non a caso Draco era
considerato alla stregua un Lord, se mai fosse esistita una casta nobiliare nel
mondo magico che fosse sopravvissuta al lacerarsi dei secoli, a Draco spettava
quel titolo di diritto.
In ogni caso, anche se la malelingue continuavano a
guardare sospettosamente verso l’ultimo dei Malfoy, anche i più diffidenti non
potevano negare la diversa condotta adottata da Draco nelle pubbliche
relazioni: non potevano ignorare le sue donazioni, sempre ingenti, in favore
del San Mungo ed in particolare dei Feriti di Guerra, non potevano ignorare che
non avesse versato alcun contributo alle casse del Ministero per avere su di
esso un certo influsso, azioni che potevano – anzi, erano – dettate da un
desiderio di donare un volto nuovo alla famiglia Malfoy, ma ciò non toglieva
che il suo potere politico si limitava a conoscenze, non a veri sotterfugi come
usava spesso suo padre.
Alla maggior parte delle persone, comunque, andava bene
così: con la fine della Seconda Guerra Magica e la sconfitta di Voldemort, le
grandi famiglie purosangue si erano eclissate ai margini della società
espropriate del loro antico prestigio e spesso dei loro beni, qualora fosse
comprovata la loro effettiva appartenenza ai Mangiamorte. Dunque, rimanevano
pochissimi esponenti dei cosiddetti purosangue: potevano essere malvisti da
molti, ma per altri erano un punto di riferimento, coloro che detenevano in
custodia epoche di un passato quasi dimenticato.
Draco aveva tradito i genitori, Blaise si era schierato a
favore di Silente, sebbene non molto apertamente, ma la madre era sempre
rimasta neutrale, anche nella prima ascesa di Voldemort. Rimanevano altri, ma
di famiglie minori.
Da quanto Harry aveva capito dai discorsi di Draco, il
mondo magico cercava di seppellire il passato più recente guardando al presente
ma tenendosi sempre alle spalle il passato remoto, ricercando i fasti di un
tempo ormai perduto.
Quanto ci potesse essere di vero o sbagliato in questo
nuovo modo, Harry non poteva giudicarlo, ma sempre da quello che Draco gli
aveva riferito, la causa principale di questo comportamento era stata lui.
Harry assunse un’espressione confusa, quando Draco glielo
fece notare, si era sollevato repentinamente a sedere dalla posizione reclinata
sulla spalla di Draco: “Che cosa intendi dire?” glielo aveva domandato fin
troppo tagliente, quasi ferito da quell’insinuazione di Draco.
Più volte l’altro gli aveva rimproverato la stupida mossa
di andarsene di punto in bianco, senza nemmeno accettare il sostegno degli
amici, ma dopo che Harry gli aveva parlato chiaramente delle sue paure pensava
che Draco, se almeno non avesse condiviso, avesse capito.
“Quello che tu hai sempre finto di non capire,” aveva
ripreso Draco quasi irritato dalla replica del moro “è che tu, per anni, sei
stato il nostro punto di riferimento. Un eroe, se così ti vogliamo chiamare”
“Che stupidaggini!” era balzato in piedi, teso “Non voglio
parlare di queste cose!”
Anche Draco si era alzato: “No, ne parliamo. Abbiamo
scoperchiato il vaso di Pandora, non ha senso rimettere il coperchio adesso!”
Normalmente, sentendo quel modo di dire, Harry avrebbe
sorriso, ricordando un detto simile babbano, ma in quel frangente si rabbuiò:
“Non ne voglio parlare, Draco! Non più!”
“Voglio solo farti capire, testone!”
“Capire cosa? Che è stato per me un errore andarmene,
lasciarmi tutto alle spalle, rinnegare la mia vita lì? Non hai bisogno di
esporre il tuo punto di vista, sei stato ben chiaro fin dal principio!” ebbe un
moto di esasperazione. Non era pronto a conoscere l’opinione che Draco avesse
della faccenda riguardante la sua posizione come Harry Potter. Era una parte
della sua vita archiviata, non aveva senso rispolverarla. Non ora, non adesso
che aveva appena cominciato a rivivere la sua nuova vita.
“Non ti volevo criticare questa volta!” aveva sbottato
indignato Draco “Voglio solo dirti quanto tu sia stato importante, quante
speranze sono state esaudite quando tu…”
“Draco!”
“Harry, se tu fossi rimasto, saresti stato tu il
punto di riferimento di tutti!”
Harry ricevette quel colpo colto alla sprovvista. Deglutì.
Era così allora, se lui fosse rimasto nel mondo magico, tutti lo avrebbero
continuato a guardare come se fosse stato una specie di bestia rara, lo
avrebbero osservato fino a consumarsi gli occhi e farsi cadere le pupille, non
gli avrebbero lasciato vivere la sua vita, continuando ad appropriarsi dei
frammenti della sua esistenza.
Allora forse Draco non avrebbe ricevuto redenzione dalla
società, o almeno solo in minima parte.
“Non… non mi sarebbe interessato” concluse alla fine.
Draco forse lo aveva guardato tristemente, forse deluso,
Harry non ne era sicuro, nemmeno voleva saperlo se quale, tra la tristezza o
delusione nei suoi confronti, potesse fargli più male.
“So che non ti sarebbe interessato” aveva concluso Draco
“Lo so bene. Questi giochi di potere non ti interessano eppure… eppure saresti
stato fondamentale mentre si cercava di ricostruire. Ci abbiamo messo un bel po’
a farlo, ma se ci fossi stato tu, sarebbe stato… non dico più semplice, solo,
meno duro” aveva allungato la sua mano per appoggiarla alla guancia di Harry.
Era un delitto non interessarsi di queste cose, di vederle
solo come un fardello?, Harry avrebbe voluto chiederglielo, ma non ne ebbe il
coraggio. Lui non poteva capire, non aveva mai vissuto interamente nella
società magica di Draco, forse non l’amava nemmeno come meritava.
Premette la guancia contro il palmo della mano di Draco
senza dire una parola.
Draco accettò quel silenzio e lo coprì con un bacio.
Risvegliandosi da quei pensieri, Harry strinse la mano in
un pugno, pensando a cosa avrebbero fatto il giorno dopo, invitati dai Crawford
ad un’altra delle loro divertenti cene di famiglia. La madre di Dana persino
aveva cercato di impegnare Draco con la sua figlia più piccola, Isabel,
cercando invano di convincerlo che la sua bambina era molto bella ed educata.
Beh, ad onor del vero, quello era successo prima che Draco e Harry svelassero
alla tavolata che stavano insieme.
Da quel giorno, la madre di Dana aveva preso i due sotto la
sua materna ala protettiva rifornendoli di crostata di mele dopo ogni cena,
ritenendo che se si pensava a due uomini che abitavano insieme veniva spontaneo
dubitare delle loro inesistenti capacità culinarie.
Nello stringere il pugno, però sentì il freddo metallo
dell’anello sfiorare la parte interna dell’anulare. Sorrise senza rendersene
conto, estraendo la mano per potere toccare più facilmente la superficie
scanalata del gioiello.
Lo aveva indossato solo da qualche giorno, quando Draco,
rincasando dal Malfoy Manor, era andato a salutarlo immediatamente, e non gli
aveva dato nemmeno il tempo di fargli notare di cosa adornasse il suo dito
prima di essere trascinato a letto e baciato a lungo.
Harry aveva stretto il pugno allora, cercando di celare
alla vista del biondo la novità, decidendo di renderlo partecipe a posteriori.
Quando si stesero finalmente sotto le coperte, la pelle quasi bruciata
dall’infiammante amore che l’aveva travolta, Harry gli aveva preso la mano,
stringendogliela, aspettando che Draco notasse la differenza.
Lo aveva sentito aspirare violentemente l’aria e poi
dimenticare di rilasciarla. Gli aveva domandato con tono canzonatorio: “Che
c’è? Hai improvvisamente dimenticato come respirare?”
Draco gli prese la mano, portandola sicuramente di fronte
agli occhi, come per rendersi veramente conto dell’anello in oro bianco che
cingeva quell’anulare, osservando attentamente la pietruzza e le linee celtiche
che lo adornava, quasi assicurandosi che fosse proprio quello che lui gli aveva
regalato.
“L’hai indossato” esalò in un verso strangolato. Non ci
voleva la vista per capire quale espressione di stolida sorpresa aveva
dispiegato la perplessità iniziale.
“Proprio così”
Passarono qualche secondo, forse il tempo dell’eternità
tutto si condensò nello spazio di quei pochi millesimi di minuto, si plasmarono
attorno al marasma di sentimenti che provava Draco in quel momento: lo presero
per la testa, strattonandolo violentemente alla realtà solamente quando si rese
conto che no, non era il momento di piangere. Che era ridicolo piangere. Anche se
aveva appena visto il futuro balenargli di fronte agli occhi. Anche se il gesto
di Harry era stato così inaspettato, così insperato, così agognato, da lasciarlo
senza fiato nei polmoni.
Il moro non potè vedere il susseguirsi di diversi pensieri
e stati d’animo sul viso del biondo, ma aspettò pazientemente che dall’altro si
ricevesse qualche segno di vita.
Quando finalmente Draco riuscì a dominarsi, disse: “Prendi
l’altro”
Harry aveva preso la scatoletta contenente l’ultimo dei due
anelli e glielo aveva teso. Draco non lo afferrò: “Infilamelo tu al dito”
Di fronte a quella richiesta, Harry si era sentito
arrossire, quasi imbarazzato di fronte ad un gesto che più che semplice
sembrava un vero e proprio impegno. Rimpianse immediatamente di averlo
indossato, senza aspettare che Draco facesse quello che il moro si apprestava a
eseguire.
Prese la sua mano, tastò fino a trovare l’anulare – non si
era sbagliato, Draco gli stava proprio porgendo la mano sinistra – e gli mise
l’anello. Ci fu un momento di incertezza poi Draco sembrò tossire, si portò la
mano sul volto – Harry non poteva vederlo ma lo intuì – per coprire il rossore
che gli aveva imporporato le gote.
Senza indugiare oltre Harry si tolse l’anello dal dito e lo
porse a Draco: “Infilamelo al dito”
Draco scoppiò a ridere, in parte per la scena totalmente
senza senso, in parte per mascherare la commozione che gli aveva annebbiato il
cervello in quel momento. Prese l’anello e glielo mise trattenendo quasi il
respiro, poi lo portò alle labbra, baciandolo.
“Ti amo, Harry”
Il ricordo di quello scambio, faceva ancora sorridere
Harry. Sì, perché infilarsi l’anello al dito da solo era un conto, ma lasciare
che Draco lo facesse era un altro.
In passato aveva pensato più volte a quanto di imbarazzante
poteva esserci nell’intimità, che cosa fare, come fare, che cosa dire… ma in
realtà, aveva scoperto, nulla era più semplice che lasciarsi guidare dai sensi.
Non c’era logica nell’amore, come poteva esserci poi, l’amore era totalmente
illogico.
Si domandò che cosa ne avrebbero pensato Ron e Hermione di questa
inaspettata svolta: avrebbero provato disgusto? Non avrebbero capito? Avrebbero
pensato ad una pazzia fulminante?
Cercò di scacciare dalla mente quei pensieri, di non
pensare all’altra parte della sua vita, ora che poteva dividerne una con Draco.
Quanto era passato da quando Draco era entrato nella sua
vita con la prepotenza che lo contraddistingueva, continuando a sfondare le sue
linee di difesa con testardaggine incrollabile?
Sembrava essere passata una decade. E invece era passato
solamente il sospiro di quasi due mesi così intensi da parer veloci più della
luce.
Con ancora il sorriso sulle labbra, Harry salì i gradini
fino al portone, infilò la chiave nella serratura e mentre la girava sentì poco
a poco i cardini cedere e scattare. Appena mise un piede in casa sentì alle sue
spalle un movimento brusco, uno spostamento d’aria insolito, si voltò, proprio
in tempo per sentire una mano premuta sulle sue labbra, un coltello pressato
contro la sua gola e l’alito pestilenziale di qualcuno sulla faccia.
- Sono venuto a pareggiare i conti, cugino -
Continua…
Mistress Lay
Noticina di piè pagina:
Fa schifo, lo so. Faccio schifo per la promessa che non ho
mantenuto.
Lo so. Ma non sono riuscita a scrivere niente in tutto
questo tempo. Mi faceva letteralmente schifo scrivere cose orrende come quello
che ho scritto in passato, come scrivo adesso.
Ormai ho promesso che questa fic troverà la sua
conclusione. La troverà.
Mi scuso in anticipo per gli obbrobri che continuerò a
scrivere.
Un grazie immenso alla mia sorella maggiore Nadeshiko, che
adoro! ©
Grazie per i vostri commenti! Non posso rispondervi adesso,
se non con le mie scuse.
Continuate comunque a farmi sapere la vostra opinione,
adesso che siamo alla resa dei conti mi farebbe più che piacere, anzi, sarebbe
decisamente fondamentale.