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Autore: Alhena_n    19/08/2014    0 recensioni
Si è disposti a sacrificare tutto per amore?
Genere: Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Era a casa.
Non per le strade di periferia che erano diventate la sua casa negli anni, ma nella sua vera casa, insieme alla sua vera famiglia. Non li aveva mai visti ma sentiva che erano loro. Stentava ancora a crederci.
Era una piccola costruzione in pietra al limitare del villaggio e non possedeva niente di sensazionale ma per lei era più che speciale.
Il cortile non assomigliava per niente ai Giardini d'Acqua di Città Nuova, era solo uno spiazzo polveroso con buche sparse qua e là e il recinto delle capre non emanava di certo il profumo migliore del mondo, ma a lei bastava.
Alhena si trovava ancora nel viale, ma le mancavano ormai pochi passi per raggiungere l'edificio.
All'interno una donna girava per i corridoi con una ciotola e  un mestolo in mano mentre nel cortile suo padre macellava un capretto.
Non avrebbe mai pensato di poter finalmente ricongiungersi con loro, ma ora erano lì, quasi ad un passo da lei e il cuore le si gonfiò di felicità.
Avrebbe dimenticato tutto quello che aveva sofferto, le persone malvagie che aveva incontrato, i furti che aveva commesso, ora non aveva più bisogno di mentire o rubare a nessuno per sopravvivere. Ora poteva smettere di farlo e incominciare a vivere.
Prese coraggio, li avrebbe incontrati per la prima volta dopo anni e per non sfiguarare si passò le dita fra i capelli per cercare di ordinarli e si lisciò i vestiti alla ben e meglio.
Ispirò profondamente e si incamminò sicura verso la casa.
Accadde però che arrivata a pochi metri il paesaggio cominciò a scorrerle davanti vorticosamente. Era arrivata lì verso mezzodì ma ora era già notte inoltrata e non aveva neanche sentito la sirena del coprifuoco, a dire il vero non aveva sentito nessun rumore. Niente di niente.
Il tempo scorreva troppo velocemente per essere reale e ben presto fu di nuovo giorno per la quinta volta anche se dal sole cocente dell'estate ora a terra c'era almeno mezzo metro di neve.
Anche la casa era cambiata, ora era un rudere e dell'accogliente portico non rimaneva che qualche asse rotta, anche del recinto delle capre non c'era più traccia, probabilmente era sepolto sotto la neve. 
Ora il tempo si era fermato e questo diede ad Alhena l'opportunità di entrare in casa.
La porta non era chiusa e le basto un lieve tocco delle dita per aprirla. Il pavimento scricchiolava e anche a causa dell'ora tarda il tutto aveva un non so che di cupo e sinistro.
Subito alla sua destra notò una piccola cucina con un lavabo stracolmo di stoviglie sporche, ma in confronto allo stato di abbandono della casa erano dettagli.
Ovunque ragnatele pendevano dal soffitto come se fosse stata evacuata da anni e il mobilio aveva almeno tre dita di polvere sopra, mentre le sedie e i materassi erano stati bucati dalle tarme e altri animali.
Aggirandosi per la casa arrivò ad una stanza matrioniale dove tutto era coperto da delle lenzuola troppo bianche per essere state lì da anni.
Lentamente si avvicinò al letto e alzò un angolo del telo.
Spaventata indietreggiò ma andò a sbattere contro l'armadio, non ricordava che la stanza fosse così piccola ma immediatamente si ritrovò circondata dalle pareti che continuavano ad avvicinarsi a lei.
Ora  l'arredamento era scomparso, eccezione fatta per il letto che tanto l'aveva impaurita.
Per quanto quello che aveva visto le avesse fatto accapponare la pelle non riusciva a ricordarsi cosa ci fosse sotto quel telo.
Ben presto la stanza si fece troppo stretta e si sentì soffocare stretta fra la morsa dei muri di pietra. Lo spazio intorno a lei era ridotto al minimo ma nonostante questo si sentiva come circondata dal nulla, dal vuoto.



-Quando pensi si sveglierà?-
Risuonò all'improvviso una voce maschile piuttosto grave con  un accento ricercato, e piano piano tutti i rumori di fondo, che all'inizio risultavano ovattati, si fecero più chiari.
Si rese conto che era sdraiata su una superficie comoda ma non troppo morbida e il posto in cui si trovava era piccolo, grande abbastanza per contenere il suo corpo.L'aria che respirava era pesante e faceva caldo, molto caldo.
Non osò aprire gli occhi per paura di quello che avrebbe visto ma soprattutto voleva ascoltare quello che accadeva senza dare l'impressione di farlo.
-L'effetto del sonnifero dovrebbe sparire fra qualche minuto.-questa volta a rispondere fu una donna. 
-Bene. Voglio che quando si svegli la prepariate a dovere per il Lavaggio, deve avvenire il più presto possibile-
Non sentì la risposta ma dal rumore dei passi svelti che si allontanavano  desunse che la donna doveva aver semplicemente annuito.
Delle dita strisciarono contro il vetro producendo un rumore fastidioso che per poco non le fece storcere il naso, ma doveva rimanere immobile. Poi sentì dei tasti che venivano schiacciati ad una velocità impressionante e finalmente l'eccheggiare di passi decisi sul pavimento.
Un fumo invase l'abitacolo dove si trovava e una sensazione di stordimento la fece quasi svenire.Dopo qualche minuto la vennero a tirare fuori dalla capsula di vetro e degli uomini con delle tute di un bianco così accecante da far male agli occhi l'afferrarono per le braccia.
Subito l'eleganza e la pulizia del luogo intuì che non si trovava più a Iko, ma a Città Nuova.


La sala dove sarebbe avvenuta la procedura era enorme ma nonostante l'enorme spazio a disposizione non c'erano nè macchinari super tecnologici nè tavolini da chirurghi per asportarle parti del corpo.C'era solo una semplice sedia trasparente al centro della stanza, che a causa del bianco immacolato delle pareti, si confondeva con l'ambiente.
Dopo averla portata di peso lì dentro l'avevano lasciata da sola per qualche ora, ma non avendo nessun orologio nè tantomeno la visione di un ambiente esterno non poteva sapere se fossero davvero passati solo pochi minuti o delle ore o addirittura dei giorni interi.
Per forse quella che fu un'ora rimase in uno stato pessimo, il gas della capsula le aveva invaso i polmoni e lo stomaco che evidentemente non aveva gradito costringendola a rigettare il poco cibo che aveva mangiato più di un giorno prima per terra, lordando il pavimento di vomito e sangue. In bocca le era rimasto un sapore acido mentre il sangue le aveva rigato le labbra una volta uscito anche dal naso.
Ripresasi dalle fitte che i conati le avevano provocato, ma non del tutto coscente,  aveva provato più volte a cercare una via d'uscita ma il luogo era praticamente inespugnabile, soprattutto dovuta al fatto del totale cammuffamento della porta.
Una volta appurato che non sarebbe riuscita ad uscire di lì si appoggiò al muro con la schiena e scivolò lentamente fino a sedersi per terra.
Nella sua mente frammenti di ricordi le facevano capire a stento cosa fosse successo. Non capiva chi l'avesse potuta rapire, non aveva nemici così influenti da poterla portare in un luogo del genere. Il massimo che un commerciante le avesse potuto fare sarebbe stata una denuncia ai Tika che l'avrebbero solo cercata senza trovarla.
E poi c'era la faccendo di Zache e del vecchietto, chi era quell'uomo? Ma soprattutto perchè le aveva parlato della Compagnia?
Ricordava che spesso Zache si divertiva a fantasticare di come un giorno sarebbe arrivato a proteggere le famiglie più importanti di Città Nuova o di come avrebbe guadagnato ricchezze inimmaginabili per poter scappare insieme a lei. Ma il tempo dei ricordi era passato e l'immaginazione era riservata ai bambini.
Pensò che ormai erano passate svariate ore dalla sua chiusura in quella strana cella e l'effetto del gas tossico stava lentamente svanendo come il puzzo del vomito. Qualcuno prima o poi sarebbe venuto a tirarla fuori di lì, non potevano lasciarcela per sempre.

Era ancora dentro la stanza quando dei leggeri colpi di bastone la svegliarono. 
Le ci vollero un attimo per focalizzare la stanza in cui si trovava, sdraiata sul pavimento freddo senza nessuna coperta, adesso la stanza sembrava gelata in confronto alla temperatura mite di prima.
La sovrastava un uomo ben piazzato ed elegante. Indossava una giacca nera di un tessuto ricercato e di buon taglio in tinta con i pantaloni che fasciavano le sue gambe atletiche.
Solo allora, alla vista della raffinatezza di quello che probabilmente era lo stesso uomo che aveva sentito quando si trovava dentro l'abitacolo, si rese conto che metà del suo corpo era scoperto. D'altronde non poteva pretendere che la misera camicia d'ospedale bianco sporco la coprisse tutta. Per la vergogna si sedette cercando di coprire il più possibile e provando a non far trasparire l'imbarazzo.
L'uomo attraversò la stanza e prese la siede che sistemò di fronte a lei poi si sedette poggiando le braccia sui gomiti e chinando la testa quasi fino al viso di lei.
-Ce ne abbiamo messo di tempo per trovarti. Bè, in realtà non ti abbiamo proprio trovata noi, devi ringraziare quel tuo amico grazie al quale non solo siamo riusciti a prenderti, ma abbiamo rintracciato Oh-Rey che purtroppo ci è scappato.- disse lo sconosciuto che si appoggiò allo schienale e portandosi due dita sotto il mento stette in silenzio per qualche minuto.
Non doveva avere più di una trentina d'anni ed era particolarmente strano per uno della sua età e lignaggio svolgere unn interrogatorio, di solito questo lavoro lo si lasciava fare alle guardie più anziane ed esperte che erano disposti a fare qualsiasi cosa per una manciata di soldi.
A parer suo tutto questo movimento per lei era alquanto strano, in fondo lei era solo una ragazzina cresciuta male in un posto che non assomigliava nemmeno lontanamente a Città Nuova. Ma forse c'era qualcosa che Zache non le aveva detto.
Da quello che aveva capito era stato lui a farla rapire e il vecchietto, Oh-Rey, era un ricercato importante. Ma perchè le stavano facendo questo? L'unico suo crimine era stato quello di sopravvivere in un mondo che cercava di ucciderla.
-Vedo che non hai più la tua collana?- disse all'improvviso agitato ed avvicinandosi di nuovo al suo viso, questa volta stupito dalla mancanza di qualcosa.
In preda al panico si tastò il collo alla ricerca della cavansite. Non c'era. Quando se ne rese conto rimase basita, non se ne separava mai, era l'unico contatto che aveva con la sua vita passata di cui non ricordava nulla se non il ritornello di una canzoncina:

"E quando all'alba ti sveglierai
del tramonto ancora ti rammenterai?
Quando l'odio all'amore si sostituirà
il legame non spezzarai?
Quando  la morte sopraggiungerà
della vita cosa rimarrà?"

-Non c'è...- emise alla fine in un soffio.
-Già, perspicace ragazzina. Ora dimmi dove l'hai messa!- dal suo tono trasparivano fretta e nervosismo. Non era più l'uomo calmo che aveva iniziato a parlarle.
-Io non lo so... Non lo so- rispose scuotendo la testa confusa. 
-Bene, non sei di nessun aiuto. Proprio come pensavo.- affermò l'interrogatore quasi fra se e se. Poi si avvicinò lentamente alla ragazza e cingendole le spalle le inniettò dello strano liquido nero nel braccio prima ancora che lei riuscisse ad opporsi. I suoi tentativi di liberarsi poi dalla sua stretta mentre il fluido faceva effetto furono vani, dopo pochi secondi si addormentò fra le braccia dell'uomo che l'adagiò a terra delicatamente.
 Poi si alzo e fece segno di entrare a qualcuno oltre il muro: due guardie in uniforme azzurra che l'afferrarono da sotto le ascelle e la legarono alla sedia ora posizionata in mezzo alla stanza. Dopo di che entrò una donna con un camice bianco e insieme a se portò un carrellino con degli strumenti sopra. E così il Lavaggio ebbe inizio.

            _____________________________

Sotto il sole cocente nel deserto del Koraha impediva qualsiasi spostamento sulla superficie se non di notte; perciò il popolo delle Pianure di Fuoco usava dei passaggi sotterranei costruiti nel corso di millenni. 
I canali collegavano tutte le città del deserto e non solo ospitavano anche le case del popolo e dei governanti ma anche delle speciali palestre per l'allenamento dei guerrieri e laboratori per la produzione dei veleni.
Nessuno all'infuori degli abitanti della città sapeva della sua esistenza. Non era ancora arrivata anima viva nel Koraha di giorno, solo di notte, dove la città esterna offriva ogni genere di intrattenimento. Perchè alla fine funziona così, al nemico devi mostrarti vulnerabile e servizievole.
Una delle case del piacere della zona nord  quella notte avrebbe ospitato  dei viandanti molto importanti.
La stanza di Tyene profumava di incenso e ibisco, l'odore ti entrava nelle narici e si appiccicava alla pelle nuda della donna. 
La carnagione mulatta faceva risaltare i suoi insoliti occhi azzurri ed una fisionomia del viso particolare con la quale riusciva ad attirare i clienti migliori nella sua stanza e non solo.
Si alzò dal letto e con lentezza fece scivolare dalle sue spalle il lenzuolo, lasciando scoperto il corpo.
Si aggirava lentamente per la suntuosa camera rossa lanciando furtivi sguardi all'alcova che occupava il centro della stanza, dove una donna dai folti capelli rossi dormiva indisturbata con la testa affondata nel cuscino. Si mise la fine vestaglia di seta, raccolse i capelli in una treccia e infine scese al pian terreno.
Camera sua era situata alla destra della larga scalinata dai gradini rossi e oro, le bastò fare qualche passo per poter osservare ciò che accadeva di sotto: ai tavolini rotondi sparsi erano seduti tipi poco raccomandabili che continuavano ad ordinare da bere e lanciavano sguardi di apprezzamento verso le cameriere. Per lei la stessa scena di sempre, per le novelline una buona ragione per scappare, se non fosse per l'alto stipendio.
- Eccoti qua, giusto in tempo per l'arrivo degli ospiti d'onore di stasera, ti voglio in forma smagliante. D'altronde non sei sempre stata una delle preferite del "principe"? - 
Una donna sulla cinquantina le si appiccicò addosso non appena arrivata nel dormitorio. Era Tsey, la propretaria del bordello insieme ad una donna della quale nessuno conosceva niente, ad eccezione della sua socia. Ai suoi tempi doveva essere stata fra le donne più belle del Koraha, ma come tutti i fiori marciscono, anche la bellezza degli umani svanisce e ne rimane solo uno spettro. Non potendo più lavorare aveva dedicato i pochi anni che le rimanevano alla proficua attività, comprando al mercato degli schiavi le donne e uomini più belli, per poi addestrarli all'arte primitiva del piacere. 
La vita Tyene era sempre stata così, non conosceva altro all'infuori del Koraha, certo, aveva sentito parlare di altre nazioni oltre a quella desertica, ogni notte ne fantasticava, immaginava una vita migliore, ma non aveva mai avuto l'opportunità di lasciare il deserto. 
Fin da piccola aveva abitato insieme alle schiave. Il suo arrivò lì avvenne per caso: le due donne proprietarie della sua attuale casa l'avevano trovata in mezzo al deserto, in un cestino sotto un masso mentre giocava tranquillamente con un serpente.
Da allora aveva imparato ad assorpire e assopire ogni dolore, sia fisico che mentale, e sfruttarlo a suo vantaggio. Ne era passato di tempo da quando la notte la rinchiudevano in uno stanzino perchè non c'era abbastanza posto. Era una bambina  così gracile e sola, ora invece il suo corpo aveva finalmente lasciato che la pelle mulatta e soda e delle forme sinuose prendessero il posto delle vecchie ossa sporgenti e spigolose.
- Certo. - fece un sorriso sghembo alla proprietaria che nel frattempo era corsa ad accogliere "il principe"; poi ripresasi dall'attimo di debolezza sollevò il capo e andò ad adempiere il suo dovere.



Buongiorno, buonasera o buona giornata a tutti gente C:
Ecco il nuovo capitolo un pochetto più lungo.
Spero vi piaccia :)
Alla prossima (si spera).
Qui il link della mia pagina facebook, sperando vi piaccia la storia

https://www.facebook.com/pages/Bad-Wolf-EFP/738091712915211
  
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