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Autore: Rosmary    19/08/2014    7 recensioni
{Prima classificata al contest "Le parole che non ti ho detto" indetto da pasionbertotti}
Un flusso di coscienza per un sentimento doloroso, antico e segreto.
Bello non eri, non lo sei nemmeno ora. Altri sono belli, d’una bellezza classica, perfetta. Non tu. Tu eri, sei, troppo spigoloso, troppo appuntito: il tuo viso non carezza, ferisce.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Pansy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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I personaggi presenti in questa storia sono proprietà di J. K. Rowling;
il racconto è scritto senza alcuno scopo di lucro.




 
“Ore e ore a soffocare tutto dentro me,
mi parlava, mi guardava e non capiva che…”
 
 
Non capivi che ti amavo. Non eri in grado di capirlo. Io, io avrei potuto urlatelo, marchiarlo sul tuo avambraccio sinistro, lì dov’era l’altro marchio, tu non avresti capito comunque. Così cieco eri, così cieco. E sordo e immune al tatto e all’udito e all’olfatto e al gusto persino. Tu… tu eri immune a me.
Lo sapevo, sai. Ne ero perfettamente consapevole. I tuoi occhi chiari non mi hanno mai guardata veramente, le tue mani non mi hanno mai davvero cercata. E le tue labbra, che io avrei voluto incastrare nelle mie, neanche ricordano il mio sapore.
Più volte ho domandato a me stessa cosa ci fosse in te di tanto speciale, perché tu chiedevo al muto riflesso. Bello non eri, non lo sei nemmeno ora. Altri sono belli, d’una bellezza classica, perfetta. Non tu. Tu eri, sei, troppo spigoloso, troppo appuntito: il tuo viso non carezza, ferisce. Il tuo sguardo era, è, perennemente in dispetto col mondo; non fieri quegli occhi, ma arroganti. Il tuo corpo, poi, è sempre stato magro, troppo magro, nessun muscolo pronunciato ad abbellirlo, niente di niente, e a me piaceva. Avevi un naso bello però, lo hai ancora, appena pronunciato e tanto armonioso sul tuo viso. E le labbra, le labbra erano, sono, sottili, spesso invisibili perché arricciate dal disgusto.
No, Draco, bello non eri affatto, eppure mi piaceva guardarti.
Mi piacevano le tue dita affusolate che distrattamente sfioravano i miei capelli, e amavo i tuoi sorrisi, quelli ingenui che di tanto in tanto obbligavano gli angoli della tua bocca a incurvarsi verso l’alto. Era lì, , era lì la tua bellezza, il tuo fascino… Era lì il mio amore per te. In quei rarissimi momenti d’intimità che mi concedevi, mostrandoti per ciò che eri: un ragazzo innamorato della vita e terrorizzato dalla morte.
E io, io… io ho sempre soffocato tutto, Draco, sempre. Tutto costretto dentro di me. E mi parlavi, mi guardavi, mi sfioravi, una volta mi hai baciata, e non lo capivi, non capivi che io avrei voluto di più, che avrei voluto un Noi.
Conoscevo chi eri, chi era la tua famiglia, cos’era quell’ombra nera sul tuo braccio. Conoscevo tutto di te, io ti conoscevo, io ti conosco. Ti ho visto in catene e in lacrime e spensierato e infuriato… Io ti ho visto, ti ho visto quando credevi d’essere invisibile al mondo intero.
Poi ti ha visto anche lei.
Lei che in questo momento è stretta a te, persa nel tuo bacio, felice perché la ami, perché ricordi il suo sapore. Non pronuncerò il suo nome neanche qui, nella mia testa. Lo pronunciano abbastanza le tue labbra.
Sai cosa ti dico? Non importa, Draco, va bene così. Deve andar bene così. Tu, tu in fondo non hai mai capito niente. È solo in questo istante che, forse, una tragica consapevolezza si sta svegliando in te, mentre baci leggero la mia guancia e mi ringrazi d’essere qui, qui al tuo matrimonio. Ho soffocato troppo, ho soffocato tutta la vita, non riesco a guardarti serena, non riesco, perdonami. E la vedi, una lacrima che sfugge al mio controllo. Noti persino le mie dita tremare tra le tue e le mie gambe costringermi ad allontanarmi e correre via.
Ora lo capisci, Draco, capisci che ti amo?
 
“Qui seduta sul letto ripenso a noi…”





 

NdA: la storia è scritta per il contest Le parole che non ti ho detto indetto da pasionbertotti. La canzone cui si ispira la oneshot è "Non capiva che l'amavo" di Paolo Meneguzzi: le citazioni centrate in corsivo che aprono e chiudono la storia sono appunto tratte dalla suddetta canzone.
Non amo narrare in prima persona, ma ogni tanto provo ad usarla per mettermi alla prova; spero che il risultato non sia dei peggiori. Grazie a tutti coloro che sono giunti sino qui, alla prossima :)
 
   
 
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