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Autore: DanzaNelFuoco    20/08/2014    8 recensioni
Questa storia ha partecipato al contest "Non l'ho detto io, ma lo spadaccino poeta amico mio!" indetto da Triz93 sul forum di efp e si é classificata seconda.
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Quando Miguel era entrato di corsa nella stanza Tullio aveva capito che all'orizzonte si profilavano guai.
"L'ho vista!" aveva esclamato, un sorriso a trentadue denti sul viso.
"Chi esattamente?" aveva risposto lui, pratico come al solito.
"Ma lei, la donna della mia vita, no?"
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Miguel, Nuovo personaggio, Tullio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mujer 
 
DE GUICHE: Avete letto don Chisciotte? 
CIRANO: L'ho letto! 
E al nome dell'eroico pazzo mi genufletto. 
DE GUICHE: Meditar sul capitolo, dunque, vi raccomando dei molini! 
CIRANO: Decimoterzo. 
DE GUICHE: Quando 
li si attacca, badate, può capitar soventi... 
CIRANO: Io, dunque, attacco gente che gira a tutti i venti? 
DE GUICHE: Che un colpo di lor braccia rapidissime e snelle 
vi getti nella mota! 
CIRANO: O fin sopra le stelle! 
 
Quando Miguel era entrato di corsa nella stanza Tullio aveva capito che all'orizzonte si profilavano guai. 
"L'ho vista!" aveva esclamato, un sorriso a trentadue denti sul viso.
"Chi esattamente?" aveva risposto lui, pratico come al solito. 
"Ma lei, la donna della mia vita, no?"
Tullio aveva sospirato, sempre più consapevole dei problemi che stavano per arrivare. 
"E chi sarebbe?" aveva chiesto, pur non essendo certo di voler conoscere la risposta. 
"Non so il suo nome, ma l'ho vista oggi mentre saliva sulla sua carrozza..."
Alla parola "carrozza" Tullio aveva compreso che la sua vocina interiore non aveva sbagliato nemmeno questa volta. Una nobile, ovviamente. 
Perché la inesistente vocina di Miguel non poteva essere ragionevole tanto quanto la sua? Anche solo la metà sarebbe bastata. 
"... e l'ho sentita dire che domani sarebbe dovuta ripassare dal mercato per comprare non ho capito che stoffa..." 
Tullio si era preso un momento di comprensibile riflessione mentre Miguel aveva continuato a sproloquiare sulla bellezza della dama. Quello sarebbe stato davvero un enorme pasticcio, doveva assolutamente dissuadere l'amico da quella assurda infatuazione e riportarlo alla ragione: un imbroglione come lui che si guadagnava da vivere alla giornata giocando con dadi truccati non avrebbe mai potuto conquistare una donna di nobile lignaggio, men che meno sposarla. Certo con i dadi avevano smesso, anche perché Chelo certe cose le disapprovava, quindi erano passati a contorte truffe a tre, ma che almeno evitavano che finissero imbarcati per chissà dove nel tentativo di sfuggire a chi si accorgeva del trucco. 
"...quindi mi devi aiutare!" 
Tullio si era riscosso per guardare l'amico.
"Come scusa?"
"Certo, mi devi aiutare! Tu sei bravo con le parole, tu mi aiuterai a conquistarla." Miguel l'aveva guardato sorridendo pieno di fiducia.
Tullio aveva cercato un modo per dissuaderlo, ma invano. A nulla erano servite le scuse, i pretesti. 
"Andiamo, sappiamo entrambi che tre quarti dei nostri trucchi sono merito tuo, da solo non ce la farei." aveva risposto Miguel quando l'amico gli aveva chiesto di esserne lasciato fuori.
Effettivamente Miguel non era proprio eccezionale nelle finzioni a lungo termine, era per buona parte colpa sua che se ne era andato in giro impunemente per le strade di El Dorado se Tzekel-kan li aveva scoperti. 
Ma quanto lungo doveva essere il termine di questa finzione? 
Quanto poteva ingannare quella povera donna -sempre che non fosse già impegnata e che si lasciasse conquistare da Miguel- e in che modo? 
"Allora, qual è il piano?" 
 
Tullio aveva dovuto ammettere che quella donna era molto bella. Era Doña Claudia, la figlia del signore più importante di Granada, Don Carlos, e della dama più bella della Andalusia, Doña Hélena. Tullio lo aveva scoperto chiedendo in giro del blasone che aveva visto sulla carrozza.
Miguel si era incantato a fissare la giovane che stava scegliendo un broccato. I gesti delicati, il modo di muoversi, i lunghi capelli neri che, ribelli, erano sfuggiti all'acconciatura, la vita sottile. 
L'aveva vista pagare e allontanarsi trasportando l'involto e le si era affiancato.
"Permettetemi di aiutarvi, mia signora." 
La ragazza lo aveva guardato con sorpresa. 
"Volete... aiutarmi, señor?"
"Certamente. Permettete che mi presenti. Sono Don Quixote de la Mancia." le aveva detto prendendole dalle mani il pacco. 
"Grazie." 
"Mia signora" aveva proseguito seguendo le istruzioni di Tullio "vi ho vista ieri al mercato e non ho potuto fare a meno di notare la vostra bellezza. Voi mi avete affascinato. Vi prego, accettate questa mia lettera." 
Ormai giunti alla carrozza della dama, Miguel le aveva ridato l'involto, posandovi sopra una busta bianca. 
"Io credo che voi vi stiate sbagliando, señor. Certo non è per me questa lettera." 
Miguel si era asciugato il palmo bagnato della mano contro la stoffa dei pantaloni.
"No, io affido a voi questa lettera e con essa il mio cuore. Solo a voi e per voi." 
La dama aveva annuito, posando le stoffe all'interno della carrozza, e aveva accettato la mano del giovane per salire. 
La carrozza era partita allontanandosi.
"Fatto conquiste, cara?" aveva chiesto una donna dai ricci capelli rossi nascosta nell'ombra.
La ragazza era arrossita. "So perfettamente qual è il mio ruolo e so di non poter avere il lusso di dare spazio alle avance di quel nobile." 
"Doña Hélena non approverebbe." aveva detto l'altra, come se quella frase spiegasse tutto. 
"Doña Hélena approva ben poche cose, scusate la schiettezza." 
L'altra donna aveva ridacchiato. "Bene, si può vedere cosa vi ha scritto quel bel giovanotto?" 
La ragazza aveva aperto la lettera e l'aveva scorsa velocemente, prima di passarla all'altra con un gemito. 
"Non si può dire che non sia poetica." aveva constatato questa, rendendo la missiva alla legittima proprietaria. "Doña Claudia."
"Sì, ma non posso accettare." 
"Certo che puoi. Anzi, devi. Dopotutto non è nulla di compromettente." 
"Come? Un incontro non sarebbe compromettente?" 
L'altra aveva sorriso. "Certo che no. Non si può impedire a un bel giovane di camminare per strada e certamente sarebbe una casualità se si fermasse a riposarsi sotto un balcone e incominciasse a parlare da solo. La giovane dama che si trovi a passare proprio in quel momento su quel balcone non avrebbe colpa di aver udito le parole del giovane." 
"Ma sarebbe un imbroglio." aveva protestato la ragazza. 
"Sarebbe divertimento. Che male può fare? Ti aiuterei io. E poi il mio vestito verde ti starebbe di incanto." 
"Io..." aveva tentato di opporre un'ultima resistenza. "E se Doña Hélena lo scoprisse?"
"Andiamo, nessuno si accorgerà se manca un vestito per qualche ora." 
"E come mi metterei d'accordo con Don Quixote?" aveva cercato un ultimo ostacolo. 
"Di questo non devi preoccuparti, ci penso io." 
 
"Miguel, basta!" Tullio era al limite della sopportazione. 
Erano tre giorni che si appostavano al mercato nella speranza di vederla e della ragazza non c'era traccia. 
"Rassegnati, non verrà. Era evidentemente ritrosa quando gli hai consegnato la lettera. Magari é fidanzata."
Miguel aveva insistito per restare ancora e ancora e ancora, così il terzo giorno era quasi finito.
Tullio non aveva intenzione di perdere un altro minuto alla ricerca della dama irraggiungibile e stava per afferrare l'amico per il braccio, deciso a trascinarlo via, quando una donna dai ricci capelli rossi aveva urtato Miguel nel passare. 
Convinto che fosse il trucco più vecchio del mondo per derubare qualcuno, questo aveva portato la mano alla tasca dove si trovavano i soldi, sorpreso di trovarli al loro posto. 
"Scusatemi, non era mia intenzione colpirvi. Credo vi sia caduta questa." 
Miguel l'aveva guardata stupito e aveva afferrato la lettera che la dama gli stava porgendo. 
"Grazie." 
Con un cenno la donna si era allontanata, lasciando i due basiti. 
"Avanti, aprila!" lo aveva esortato Tullio, nonostante avesse sperato di non dover mai affrontare quella situazione. 
Miguel aveva letto la missiva con trepidazione più volte, per poi alzare lo sguardo vuoto sull'amico, come se non credesse a quello che leggeva. 
"Mi vuole incontrare. E tu mi devi aiutare ancora." 
 
Tullio era appostato tra le piante sotto il balcone indicato nella lettera. Miguel,  ben visibile difronte a lui, stava aspettando ansioso. Nonostante l'amico fosse accanto a lui per suggerirgli cosa dire, quella era una finzione che avrebbe dovuto mettere in scena da solo.
Finalmente la finestra del balcone si era aperta e la ragazza era uscita. Si era guardata intorno per cercarlo, solo gli occhi lasciati scoperti dal ventaglio. Miguel non aveva potuto fare a meno di notare fasciata in quel vestito verde emanasse un' aura di nobiltà. 
Un lampo di riconoscimento attraversò gli occhi della fanciulla non appena lo vide.
"Siete venuto dunque."
"Certamente, mia signora. Io vi amo. " aveva cominciato a suggerirgli Tullio dal suo nascondiglio.
"Certamente, mia signora. Io vi amo." aveva ripetuto Miguel. 
"Come fate a dirlo se neppure mi conoscete?"
"Per me voi siete perfetta.”
"Per me voi siete perfetta."
La ragazza si era rifugiata dietro il ventaglio aperto con un risolino. Quel giovane le piaceva, ma non poteva permettersi di dargli troppa corda. 
"Così mi lusingate, ma sono certa che potreste dirigere altrove il vostro interesse, in dame più adatte a voi." 
"No, permettetemi di dirvi..."
"No, permettetemi di dirvi che voi non avete difetti. Le vostre guance sono rosee come un frutto pronto per essere colto e il vostro sguardo ha rubato tutte le stelle del firmamento." 
"Ah, voi tentate di adularmi!" 
Aveva saputo fin dal primo momento di doversene andarsene da quel balcone in fretta - non avrebbe neppure dovuto accettare di incontrarlo -, prima che qualcuno si accorgesse di quello che stava facendo, eppure la ragazza non era riuscita a non rimanere ad ascoltare quel ragazzo. 
"Le mie parole sono vere quanto voi..."
"Le mie parole sono vere quanto voi, per me voi siete il pane che nutre e la terra che ci ha dato i natali, la casa a cui ritornare. Per me voi siete tutto, farei qualunque cosa per voi." 
"Qualunque? Suvvia, non esagerate." 
"Ordinatemi di farmi aggiogare e arare un campo con le mie sole forze e per voi lo farò." 
"Cosa?" aveva protestato Miguel. 
"Fidati di me, dille questo." 
"Tutto bene?" aveva chiesto lei, vedendo che la risposta tardava ad arrivare. 
"Sì, mia signora. Ordinatemi di farmi aggiogare e arare un campo con le mie sole forze e per voi lo farò." 
"Oh. non sarà necessario, ve lo assicuro." 
Miguel aveva sospirato di sollievo, rivolgendo un'occhiata di biasimo al nascosto Tullio che si era limitato a scrollare le spalle per comunicargli un silenzioso "te l'avevo detto". 
"Mia signora, per voi..." 
"Mia signora, per voi questo e altro. Voi mi avete catturato con il vostro fascino, sono vostro servo per l'eternità. Il mio cuore non potrà essere destinato ad altra che a voi. Si dice che l'amore svii le menti anche dei più saggi ma sento che amarvi sia la cosa più ragionevole e logica che io possa fare. Senza voi non posso vivere, vi prego, concedetemi il vostro amore." 
"Io non..."
"Maria!" 
La fanciulla si era voltata di scatto. Una imponente matrona aveva fatto irruzione nel balcone e fissava la ragazza irata.
"Doña Hélena!" aveva esclamato sorpresa e intimorita l'altra.
"Mia figlia Claudia potrà non avere l'età e l'esperienza per rendersi conto che questa farsa non è assolutamente di buon gusto, ma io non tollererò che il buon nome della mia famiglia venga disonorato per il capriccio di una serva!" aveva cominciato a rimproverarla, svelando imbrogli che i due uomini neppure immaginavano. "Claudia potrà anche aver creduto che potesse essere divertente ingannare un gentile giovanotto, ma la tua impudenza ha superato ogni limite." 
Doña Hélena l'aveva afferrata per il polso e l'aveva trascinata in casa, senza rivolgere una parola al giovane pretendente. 
"Non è una nobile..." aveva constatato allibito Miguel, lo sguardo fisso sul balcone dove Maria era stata trascinata dentro. 
"Neanche tu." gli aveva fatto notare Tullio. 
"Lo so." L'altro si era voltato con un sorriso stampato sul viso. "È una truffa. Non ti ricorda qualcuno?" 
Tullio aveva risposto con un sorriso. 
Il rumore di una porta che si apriva aveva richiamato la loro attenzione e una ragazza li aveva raggiunti, era la stessa che aveva consegnato la lettera di risposta a Miguel. 
"Io sono Claudia" aveva esordito "sono spiacente per quanto accaduto, Don  Quixote e... voi sareste?" aveva chiesto a Tullio.
"Il suggeritore." aveva risposto quello con un sorriso. 
Claudia aveva inarcato un sopracciglio. 
"Comunque devo porgervi le scuse della mia famiglia. Quando avete confuso Maria con me, io l'ho incoraggiata a continuare a farvelo credere, io le ho ceduto la mia identità questa sera. Mi dispiace avervi ingannato. Mia madre prenderà provvedimenti nei confronti di Maria e io sono venuta ad assumermi le responsabilità delle mie azioni di fronte a voi."
Tullio e Miguel si erano rivolti un tacito sguardo di intesa. 
"Maria è dunque una serva?" aveva chiesto Miguel. 
"Sì."
"E quale sarà il suo destino ora?"
Claudia aveva sospirato prima di rispondere. "Doña Hélena, mia madre, la caccerà dalla nostra casa senza referenze. Probabilmente anche senza pagarle l'ultimo mese di servizio. Spero che questa sia per voi una punizione più che adeguate ad non vogliate rifarvi su di lei per essere stato preso in giro. Dopotutto buona parte della responsabilità è mia." 
Claudia aveva trattenuto il respiro, ben sapendo che se il nobile avesse attribuito a lei la maggior parte della colpa non avrebbe potuto fare niente, mentre Maria sarebbe stata facile preda di una qualunque ripicca.
"Doña Hélena ha intenzione di cacciarla immediatamente?"
"Da quello che ho capito se ne andrà domani mattina all'alba." 
Miguel aveva annuito. "Bene. Posso ritenermi più che soddisfatto, Doña Claudia. Grazie per la vostra cortesia." 
Il tono di supponenza che aveva usato aveva ingannato Claudia che si era decisa a rientrare in casa dopo essersi adeguatamente congedata.
"E adesso cosa hai intenzione di fare?" gli aveva chiesto. 
"Adesso aspetto." 
 
Maria aveva aperto la porta con la mano libera, tenendo nell'altra un sacco con i suoi pochi averi a cui Claudia aveva aggiunto alcune monete d'oro, nel tentativo di sentirsi meno in colpa per averla fatta cacciare. 
Non si aspettava di vedere Don Quixote addormentato sul gradino davanti alla porta di servizio. Claudia le aveva assicurato che il nobile non aveva intenzione di vendicarsi, ma evidentemente era stata una scusa. 
Certo che nessun nobile avrebbe trascorso la notte seduto sulla dura pietra solo per punire una serva, piuttosto avrebbe inviato un sicario a fare il lavoro sporco in un vicolo buio. 
"Señor." lo aveva chiamato piano, svegliandolo.
Miguel aveva aperto gli occhi, assonnato. "Maria."
La ragazza aveva cominciato a scusarsi velocemente. "Don Quixote, io vorrei chiedere il vostro perdono per avervi ingannato e..."
Miguel che era ancora assonnato non aveva capito molto. "Miguel." 
"Come?" 
"Il mio nome è Miguel." 
"Miguel?" l'aveva guardato allibita. "Don Miguel?"
"No, semplicemente Miguel." 
Uno schiaffo violento lo aveva colpito al viso. 
"Voi..." aveva annaspato Maria. "Voi... Voi... TU! Tu mi hai fatto perdere il lavoro! E per cosa? Per farti bello e poter dire di aver sedotto una gran dama?" 
"No." si era affrettato a negare l'altro, massaggiandosi la guancia lesa. 
"No?" aveva ansimato lei, cercando di trattenere l'ira. 
"No. Io mi sono finto nobile perché credevo che tu lo fossi." 
Lei lo guardò come se fosse pazzo. "Io? Tu hai creduto che io fossi nobile?" 
"Tutto di te me lo faceva credere. Come ti muovevi, come ti comportavi, la carrozza su cui sei salita... Io mi sono innamorato di te."
"E ti sei finto nobile? Ma se io fossi stata davvero Doña Claudia una volta scoperto l'inganno Don Carlos avrebbe potuto sfidarti a duello o farti uccidere. Perché?" 
La risposta era rimasta sospesa nell'aria, un concetto che può essere espresso in molti modi. Se Miguel fosse stato un contadino probabilmente avrebbe risposto che chi non risica non rosica. Se Miguel fosse stato un poeta avrebbe risposto che a combattere contro i mulini a vento - ma questa è un'altra storia - si rischia che un colpo di lor braccia rapidissime e snelle getti nella mota o fin sopra le stelle. Nonostante Miguel non appartenesse a nessuna delle due categorie, le implicazioni riuscirono comunque a raggiungere il cuore di Maria. 
"Tu eri irraggiungibile per un uomo come me, quindi ho dovuto cambiare."
"Un uomo come te?" 
"Io non sono un contadino, un artigiano o un soldato. Io sono... un attore, ecco sì, una sorta di attore." 
"Perché ho l'impressione che non sia tutta la verità?" aveva chiesto lei guardandolo sospetta. 
"Perché non lo è. Tutte le verità sono molto lunghe, ma questa te la dovrò raccontare. Dopotutto, sbaglio o cerchi lavoro?" 
"Dipende da che tipo di lavoro pensi di offrirmi." 
"Uno in cui è la normalità fingere di essere quello che non si è. Come hai fatto tu è come ho fatto io. Direi che hai un talento naturale."
"Quindi sei un imbroglione." Maria era sembrata riflettere per qualche secondo. "Ho fatto di peggio. Quando si comincia?" 
"Vieni con me, ti presento i tuoi nuovi colleghi." 
Quello era stato l'inizio di una lunga collaborazione, un contratto a tempo indeterminato che sarebbe stato sancito poco tempo dopo da due anelli d'oro all'anulare sinistro in una chiesa di Barcellona. 
 
  
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