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Autore: Infernal_Nyx    20/08/2014    2 recensioni
“Perché lo fai?” - rimasi spiazzata e confusa da quella domanda e alzai il sopracciglio.
“Dipende che cosa intendi dire con fare.” – risposi quasi distratta, mettendomi la giacca.
“Lavorare qui. Non ti avevo mai vista ed Helsinki è piccola. Cosa ti porta nella città di ghiaccio?” - domandò mentre si avvicinava alla porta seguito da me, che ero sul punto di chiudere il locale.
Era strano. Sentivo di potergli dire tutto senza usare le parole, come se i nostri sguardi parlassero per noi.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Love's Screaming I Will Be The End Of  You





 
E se solo potessi, 
farei un patto con Dio, 
e farei in modo che lui invertisse i nostri ruoli, 
risalendo per quella strada, 
risalendo quella collina, 
risalendo quell'edificio 
se solo potessi... 
Tu non vuoi ferirmi, 
ma guarda quanto è andato in profondità il proiettile. 
Inconsapevolmente ti sto spingendo lontano. 
C'è una minaccia nei nostri cuori, tesoro..
Cosi tanto odio per la persona che amiamo? 
Dimmi, importa ad entrambi, vero? 
Riguarda me e te. 
Me e te, che non saremo infelici 
 





Sono le 3:00 del mattino e mi sono svegliata. Di nuovo. Accade ogni notte, ogni volta che lo sogno. Mi sveglio e inizio a singhiozzare sul cuscino immaginandolo di fianco a me.
È la stessa storia ogni giorno.
Mi alzo dal letto e guardo il mio riflesso allo specchio: le occhiaie sempre più visibili, gli occhi così vuoti e persi, la mia magrezza nascosta sotto vestiti più larghi di me.
Difficile pensare che un po' di trucco riesce a nascondere qualsiasi emozione e il risentimento, da quando me ne sono andata via da quella che era diventata la mia casa e soprattutto, da lui. 
Ogni ricordo legato al suo nome fa male ora come allora.
Due anni fa mi trasferì ad Helsinki per dimenticare il mio ex e ritrovare i pezzi di me. Dopo che c'eravamo lasciati, avevo creato un mio mondo nella quale mi ero rifugiata per scappare da tutti i problemi, da una caotica Milano, abbandonando così il mio lavoro da tatuatrice.
Amavo quel lavoro ed era la mia vita, ma mi sentivo soffocare qui. Avevo bisogno di staccare da tutto per un po'.



Quando arrivai ad Helsinki sentii quel posto come casa, come se fossi sempre appartenuta a quel luogo.
Trovai un'abitazione non molto distante dalla torre di Munkkiniemi. Era antica e circondata dal silenzio e non appena entrai notai le pareti scure e i quadri; a mio parere resero tutto quel luogo ancora più cupo.
E' stato strano passare da una frenetica Milano, ad una silenziosa e tranquilla Helsinki. Lì le persone non ti guardavano male, né ti giudicavano per cosa indossavi. Potevi semplicemente essere te stesso.
Fui alla ricerca di un lavoro e mentre passai davanti a quella torre, notai che era circondata da diverse persone; soprattutto ragazze, ma non ne capivo il motivo. Era un luogo sinistro e chiunque abitasse lì doveva essere una persona sola o in cerca di solitudine fra quelle mura.
In lontananza vidi l'annuncio di un bar che cercava personale e sperando che dopo tutti i disastrosi colloqui per altri lavori mi avrebbero preso almeno lì, decisi di entrare.



Vidi subito una ragazza dietro il bancone: aveva lunghi capelli castani e gli occhi color verde. Il suo nome era Anita; le chiesi se il posto era ancora disponibile.
La risposta positiva non tardò ad arrivare e una settimana dopo avevo già iniziato a lavorare li, imparando a conoscerla. Era una persona socievole, che mi faceva tornare il sorriso non appena ne avevo bisogno. Le raccontai di me e la mia storia prima di trasferirmi lì; eravamo diventate quasi sorelle.
Fu in una delle tante serate fredde e invernali di Helsinki, che vidi quei due occhi color smeraldo fissarmi dal tavolino vicino alla finestra, affiancati da quelli degli altri ragazzi che più tardi scoprii essere gli HIM. 
Continuai a servire fino a ora tarda, aspettando la chiusura del locale e mentre Anita era già tornata a casa, andai nello stanzino a prendere la mia borsa e le chiavi. Poco dopo uscii rivedendo la stessa figura di prima, questa volta seduta al bancone.



“Scusami, dovrei chiudere il locale ora.” - gli rivolsi la parola, cercando di non guardarlo.
“C'è tempo per un'ultima birra?” - mi continuò a guardare e se mi fossi girata in quel momento, mi sarebbero cedute le ginocchia. Non avevo mai sentito una voce così.
“E l'ultima sia...” - sospirai avvicinandomi agli scaffali e non riuscendo a raggiungere quello più alto, lui si avvicinò dietro di me e la prese. 
Sentii l'odore della sua pelle misto a quello della nicotina e stando girata di spalle arrossii, portandomi dietro l'orecchio la lunga ciocca di capelli castani.
“Perché lo fai?” - rimasi spiazzata e confusa da quella domanda e alzai il sopracciglio.
“Dipende che cosa intendi dire con fare.” – risposi quasi distratta, mettendomi la giacca.
“Lavorare qui. Non ti avevo mai vista ed Helsinki è piccola. Cosa ti porta nella città di ghiaccio?” -  domandò mentre si avvicinava alla porta seguito da me, che ero sul punto di chiudere il locale.
“Avevo bisogno di una pausa dalla mia vecchia vita, per poter ritrovare me stessa e ricostruire i pezzi del mio cuore” - non mi accorsi nemmeno di aver detto ad alta voce l'ultima frase mentre chiudevo e mi sentii stupida.
Era strano. Sentivo di potergli dire tutto senza usare le parole, come se i nostri sguardi parlassero per noi.
“Che è successo?” - stava camminando e nel frattempo si accese una sigaretta. 



Lo guardai, seguendo ogni suo più piccolo movimento e fu così che notai i suoi tatuaggi, o almeno parte di quelli. Mi incuriosivano, ma non volevo fare troppe domande per evitare di apparire invadente quando non lo ero.
“Semplice: il mio ex mi tradì con la sua collega. Ormai è una storia appartenente al passato” - faceva ancora male parlarne, ma non come prima. 
Non piangevo più nel nominarlo e avevo smesso di addossarmi tutte le colpe e le imperfezioni che ci avevano portato alla fine della storia. Come se un peso si stesse dissolvendo dal mio passato, rimanendo solo un ricordo di una vita differente.
“Non sa cosa si è perso allora. Le persone non sanno apprezzare ciò che hanno finché non lo perdono” - si girò a guardarmi negli occhi, come se potesse leggerci la mia vita.
Io quasi vedi la sofferenza nei suoi che brillavano sotto la luce notturna di Helsinki, donandogli un velo di malinconia e mistero che di lì a poco mi avrebbero pugnalato il cuore. Lo stesso che in quell'attimo rischiò di esplodermi nel petto.
“Già, probabilmente è così.” - abbassai lo sguardo, non sapendo che dire.



“Vuoi che ti accompagni a casa?” - mi sembrava di conoscerlo da tanto e allo stesso tempo sapevo che non era così.
“No, insomma non voglio creare disturbo. Posso andare anche da sola.” – mi spostai i capelli da un lato.
“Non ho impegni e vagare in giro da soli per Helsinki non è sicuro di notte” - aspirò il fumo dalla sigaretta e respirò dal naso. 
Restai immobile a guardare ogni suo movimento e arrossii appena girò lo sguardo incrociando i suoi smeraldi con i miei occhi.
“Grazie” - riuscii a dire in quel momento. La mia parola fu come un sussurro nell'aria fredda della sera.
“Di nulla. Però non mi hai detto come ti chiami” - mi guardò con la coda dell'occhio, camminando di fianco a me e per poco non mi cedettero le gambe.
“Mi chiamo Nicole e prima di venire qui facevo la tatuatrice. E tu?” - rimase stupito dalla mia domanda, come se fossi stata la prima a fargliela per la prima volta.
“Il mio nome è Ville Hermanni Valo, sono il cantante di una band. Gli H.I.M.” – ammise a tono basso, non guardandomi in volto. 



Avevo già sentito quel nome. Improvvisamente mi tornarono in mente le notti passate a piangere ascoltando ‘Funeral of Hearts' e averlo di fianco mi fece sentire completamente un imbecille.
“Scusami per la domanda sciocca” - abbassai lo sguardo e lui si fermò tutto d'un tratto e lo guardai.
“Non scusarti. Anzi, sei la prima ragazza che non mi salta addosso per il mio nome o per la mia fama.  Questa cosa mi ha già rassicurato” - accennò un sorriso guardandomi.
Io capii immediatamente il significato di quella frase. Troppe persone gli stavano vicino solo per usarlo e alla fine lui si chiudeva a riccio. Si poteva percepirne la sofferenza persino nelle sue canzoni.
Da lì il suo nome si appropriò del mio cuore e della mia anima, prima di farla a brandelli.
Dopo mesi e mesi, ero finalmente tornata a sorridere senza nascondermi dietro una maschera di finti sorrisi e trucco ben sistemato. Senza rendermene conto ero diventata parte della sua vita.
Ci baciammo per la prima volta in cima alla sua torre: un bacio lungo e pieno di passione, come se entrambi aspettassimo quel momento da tutta una vita. Lo stesso valse per la nostra prima volta.
Le carezze lungo tutto il corpo, i baci caldi su ogni centimetro di pelle, le parole sussurrate, ogni volta come fosse l'ultima o la prima. E al risveglio lui che mi guardava sorridendo, tenendomi stretta fra le braccia tatuate che mi facevano sentire a casa.


 
Every time we touch we get closer to heaven
And at every sunrise our sins are forgiven
You on my skin, this must be the end
The only way you can love me is to hurt me again
And again, and again, and again...


Mi sentivo felice come mai prima e anche Anita aveva notato questo cambiamento da quando stavo con lui. Tutto ciò durò finché mentre camminavamo per le strade di una Helsinki fine primaverile, notai sulla copertina di un giornale la figura di Ville. Era abbracciato ad una donna dai capelli castani e la mia faccia cambiò espressione in poco tempo.
Non potevo credere nemmeno al titolo: 'Nuova fiamma di Ville Valo?' quando lo presi in mano.
Lessi l'articolo vedendo anche una foto di lei, ma non potevo e non dovevo credere alle parole di un giornalino; sapevo bene che quella gente era capace di rigirarsi le storie e le persone coinvolte.
Ero così accecata dall'amore, da non rendermi conto di ciò che mi accadeva intorno.
Anita nel frattempo mi stava guardando con un’espressione perplessa mista a quella arrabbiata.
“Magari non è nulla, non può averlo fatto sul serio. Sai come sono i giornali.” - la guardai, cercando di convincere più me stessa che lei.
Quando tornai a casa asciugandomi gli occhi cercai Ville, trovandolo in cima alla torre e lo raggiunsi, affiancandomi a lui.



Lo vidi più nervoso del solito mentre si fumava un'altra sigaretta, avendo perso il conto di quale sia ed evitava gli sguardi diretti. Sapevo che non aveva un bel carattere e lo sapeva bene anche Migè, che quando lo conobbi, ci scherzava.
Lui era il contrario di Ville, che prendeva le cose più sul personale riuscendo a rimanere sempre impassibile; il bassista era la spalla su cui piangere e riusciva ad incoraggiarti, quando credevi che in realtà sarebbe andato tutto male. Potevo capire perché erano come fratelli.
Avevo iniziato a capire cosa si provasse proprio in quel momento; non avevo mai sperimentato una cosa simile e mi sentivo sopraffatta da quella situazione e da altre emozioni a tal punto che non sapevo come gestirle. Né tantomeno cosa dire; non ero certo Migè io.
“Ville, s-stai bene?” - mi sentii così dannatamente nervosa e lui poté capire tutto ciò che mi passava per la testa solo guardandomi negli occhi.
Fu in quel momento che si girò, stupito da quella domanda; mi conosceva abbastanza bene da sapere che sentivo che qualcosa non andava.
“Sì, perché non dovrei?” - lo vidi accendersi un’altra sigaretta, guardando il cielo grigio sovrastare Helsinki. La sua tensione stava aumentando tanto quanto la mia.



“Non lo so. Hai la testa da un’altra parte, centra per caso con la band?” - azzardai e mi guardò di sfuggita aspirando il fumo.
“No, sto bene. Non ti devi preoccupare.” – rispose quasi seccamente. 
“Ho visto una foto di te e quella Sandra su un giornale, abbracciati. Che cos'era quello?” - lo guardai negli occhi e improvvisamente mi sentii così piccola sotto il suo sguardo, mentre le emozioni mi laceravano dentro.
“Non era niente Hell, non dovresti credere a quei stupidi giornali. Dicono solo stronzate per guadagnare soldi e rovinare le persone” - rispose freddamente e tremai nel sentire quel tono.
“Allora dimmi tu come è andata veramente.” - si avvicinò guardandomi negli occhi e feci l'errore di incontrare i suoi.
“Era solo venuta a sentire le prove delle canzoni che stavamo suonando e prima di andarsene l'ho salutata” - sentii quel tono ripetersi e sentendo le gambe cedere, mi appoggiai al muro dietro di me.
“Non ti credo.” - risposi trattenendo una lacrima, non potevo cedere davanti a lui.
“Prima di tornare da te ho incontrato Sandra per strada e la cosa divertente è che lei ha confermato che vi siete baciati. Mi ha anche detto che avete passato la notte insieme e io come al solito avevo pure creduto che avremmo potuto avere una vita insieme, ma mi sbagliavo” – continuai la frase, cercando di non crollare davanti a lui.
In quella frazione di tempo la sue espressione mutò. Diventò fredda e distante. Si stava chiudendo a riccio di nuovo e questo avrebbe ferito entrambi.



“Non è successo nulla.” - scandì parola per parola, mantenendo lo stesso tono e rimasi in silenzio tenendo lo sguardo basso. 
“Ti amo Hell. Ti prego, credimi” - sentii la mia guancia bagnata dalle lacrime, mentre Ville si avvicinò tenendo una mano appoggiata al muro dietro di me e con l'altra alzò il mio viso in modo che i nostri occhi s'incontrassero.
Mi asciugò la lacrima con il pollice, baciandomi; sapevo che quello sarebbe stato il nostro ultimo bacio.
“Mi dispiace” - mi allontanai da lui, piangendo silenziosamente.
Presi la mia borsa e uscii, richiudendo la porta alle mie spalle e alzai la testa. Sentii una goccia d'acqua infrangersi sulla mia mano, di quella che presto si sarebbe trasformata in una pioggia scrosciante.
Camminai a passo svelto fino a casa, cercando di coprirmi come meglio potevo e quando entrai in casa sentii il pavimento cedere sotto le mie gambe e il mio cuore finire in mille pezzi silenziosamente.
Le uniche ragioni per la quale rimanevo ad Helsinki erano Anita e Ville, ma restare qui e vedere ogni giorno quella torre...
Il solo pensiero di vedere lui e lei sul nostro letto a fare l'amore, mi annientava.
Qualche giorno dopo aver parlato con Anita ero già sul volo diretto per Milano e ricordai le parole di Migè, sentendomi peggio di come già stavo.
‘Ho visto Valo soffrire troppe volte perché le ragazze lo usavano, lo lasciavano o se ne andavano. Ed era perché era spesso in tour o solo per i soldi. Ogni volta si è autodistrutto e non voglio succeda un'altra volta’
Gli promisi che sarei rimasta sempre accanto a Ville e soprattutto, che non sarei stata uguale alle altre; ora invece ero come loro. Non solo io e Ville ci stavamo facendo del male a vicenda, ma aver distrutto la fiducia di Migè nei miei confronti mi aveva dato il colpo di grazia per sotterrarmi tre metri sotto terra e sparire dalla vita di tutti, come se non fossi mai esistita.
Solo Anita sapeva che ero tornata a Milano, non l'avevo detto a nessun'altro, ma inevitabilmente venne a saperlo anche lui.



“Perché te ne sei andata?” - quel tono freddo e distante mi fece assalire dai brividi e anche se eravamo così distanti potevo immaginare la sua espressione delusa e arrabbiata, che mi lacerava gli ultimi brandelli di anima.
“Lo sai il perché, Ville” - risposi quasi sussurrando, mentre una lacrima silenziosa percorreva il mio viso.
“So anche che facendo così ci annienteremo entrambi e lo sai anche tu. E’ questo quello che vuoi, Nicole?!” - alzò il tono di voce, pronunciando il mio nome e io non risposi.
Sapevo che aveva ragione, ma eravamo così orgogliosi da non riuscire ad ammetterlo.
“Ti prego, torna qui. Non posso stare senza te.” – sentii la sua voce spezzarsi e mi feriva. 
Era colpa mia e continuai a piangere inconsapevolmente.
“Non posso farlo” - dissi con voce spezzata.
Il realtà volevo farlo; volevo correre fra le sue braccia per stringerlo e dimenticare tutto, ma nonostante quello una parte di me si ostinava a tenermi lontana da lui.
“Allora vattene come hanno fatto tutte le altre, che mi hanno usato solo per i loro scopi!” - mise giù la chiamata e mi sedetti per terra con la testa fra le mani, singhiozzando convulsamente. 
Non solo il fatto che ero io a farlo soffrire mi faceva male, ma il fatto che mi aveva paragonato a tutte le altre donne della sua vita mi aveva ferito profondamente.
Era capace di farti toccare il paradiso con un dito e di cacciarti all'inferno in un solo istante.
Nonostante questo il solo pensiero di non averlo qui mi uccide lentamente, lacerandomi l'anima e aprendo una voragine nel mio cuore.
L'amore ci stava distruggendo entrambi e non ne saremmo usciti vivi. Potevamo amarci così tanto da farci del male?



Dopo un anno non sono ancora riuscita a toglierlo dai miei pensieri. E’ sempre lì, ogni notte, in ogni sogno; come se una parte di lui si fosse fusa con la mia, ma qui sono sola. Anita è rimasta lì, ad Helsinki.
Ero ritornata alla mia vecchia vita di tutti i giorni e nonostante sia io quella cambiata, pur di non pensarci mi tengo occupata con altri pensieri. E ciò sembra funzionare, finché non arriva la notte e lo rivedo.
Avevo smesso di socializzare con qualunque persona, diventando apatica e rinchiudendomi a casa a leggere libri non appena potevo; tanto che la solitudine era ed é la mia compagna.
Ville sarebbe sempre stato mio. Forse sono sciocca a pensarla così, ma una parte di lui è sempre con me; non si può dimenticare. Nemmeno una vita intera basterebbe a dimenticare la sua voce, i suoi occhi e il suo tocco, ancora così vivido nella mia mente.
Il vuoto che aveva lasciato nel mio cuore non sarebbe mai guarito.
La verità è che lo amo ancora, non posso mentire a me stessa; non su questo. Ho combattuto per restargli a fianco, malgrado le donne che gli giravano attorno, malgrado le scenate di gelosia, i litigi, la lontananza per il tour e la sua diffidenza quando era via.
Avevo annullato parte della mia vita per stare con lui, per dimostrargli che lo amavo veramente e nonostante tutto ero disposta a subire qualunque cosa pur di averlo vicino a me, ma forse non era abbastanza. Ho perso le forze per andare avanti nel momento stesso in cui Sandra fece la sua comparsa nella mia vita.

 
I wake up, it's a bad dream, no one on my side
I was fighting but I just feel too tired to be fighting
Guess I'm not the fighting kind
Wouldn't mind it if you were by my side
But you're long gone
Yes, you're long gone now


Diversi uomini hanno provato a propormi di uscire e pur non volendo, li paragono sempre a lui e alla fine lascio perdere, con la consapevolezza che nessuno era come Ville.
Mi incolpai per tanto tempo e forse non ero la persona giusta che lui si aspettava; più mi paragonavo a Sandra e più mi riempivo di colpe che probabilmente nemmeno avevo.
L'unica colpa che ho è di non aver lottato abbastanza per tenerlo al mio fianco e di aver perso la sua fiducia, così come quella della band.
Per tanto tempo ho cercato di dimenticare ed è come una lotta nella quale chi perde sono sempre io. 
La mia testa dice no, ma il mio cuore e la mia anima lo vogliono qui; non importa cosa mi ha fatto. Non importano il dolore, i pianti, il tradimento. Però non avrei mai potuto presentarmi alla porta con la presunzione di ritornare insieme e riavere la nostra vecchia vita; ha perso la fiducia in me e non potevo più riaverla. Lui non dà mai seconde occasioni.
Sarei stata disposta a tutto per averlo, anche soffrire. Lo amavo anche se ci facevamo del male e riuscivo ad amare anche quel lato oscuro del suo carattere, nascosto sotto falsi sorrisi e sguardi impassibili, che mostrava nelle interviste. Riusciva ad essere un bravo attore quando voleva; quasi da oscar. Mi chiedo se io sia diventata come lui, o peggio di lui. 
In questo eravamo simili: pur di non mostrare agli altri le nostre debolezze, recitavamo un ruolo che non ci apparteneva ed io ci stavo riuscendo benissimo.
Sembra così facile mettere un maschera di freddezza e indifferenza, ma poi non ci si rende conto di come diventi parte della nostra vita e sostituisca ciò che siamo veramente.
Sapevo solo che l'amore ci avrebbe annientato fino ad ucciderci e sarebbe stata la nostra fine.
 









Angolo dell'autrice:
Prima di tutto vorrei ringraziare @MoodySol, per essermi stata vicina in queste ultime due settimane mentre cercavo di scrivere, senza finire per crogiolarmi nelle canzoni degli H.I.M. E anche per avermi aiutato tanto! Grazie, Terror :3 
Le canzoni presenti in questa storia sono: 
Running up that hill (cover dei Placebo, della canzone originale di Kate Bush);
Il secondo non credo ci sia bisogno che lo nomini; immagino già lo sappiate.
L'ultimo estratto, invece, proviene da Bad Dream di Keane.
Sono brani che ho ascoltato mentre scrivevo e che mi hanno dato l'ispirazione per scriverla e terminarla.
Mi scuso in anticipo per possibili errori ortografici e per ultimo ringrazio chi leggerà o recensirà questa one-shot. Grazie!
Alla prossima,
Nikki

  
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