Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Kosmos    20/08/2014    1 recensioni
-Salve, sono Keiner, sì esatto, il mio nome è nessuno, perché sapete, la mia identità resterà segreta. Non conoscerete nessuno dei miei dati anagrafici, compreso il sesso. Ma nonostante questo, vi racconterò la storia di una star finita dalle stelle alle stalle.-
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era scoppiato un fragoroso temporale su Berlino. Uno stivale spuntò dallo sportello di una lussuosa macchina nera e andò a posare la suola sulla superfice bagnata e scivolosa del marciapiede
-Grazie Arthur, ci metterò soltanto qualche minuto- la voce melodiosa venne accompagnata dal rumore di uno sportello che si chiudeva. Aprì l'ombrello a proteggersi la testa e l'intero corpo, dalla pioggia violenta che inzuppava ogni angolo di strada e iniziò ad avanzare a passi veloci verso il palazzo mal ridotto che era esattamente come ricordava, mentre i capelli neri si muovevano sinuosamente sulle spalle. Si fermò davanti al portone principale e lasciò scorrere lo sguardo lungo le targhette presenti sul citofono, fino ad arrivare all'unica consumata, nonostante ciò, alcune delle lettere scrostate era ancora distinguibili e formavano il nome "Kaulitz".
Premette il dito smaltato sul pulsante e attese. -Chi è?- La voce di un debole Tom, cercò di mostrarsi comunque ferma nel pronunciare quella domanda -Tom, sono io.- Il giovane uomo al di là del citofono, sentì un groppo in gola, nel riconoscere quella voce e si sforzò di deglutire nella paura di soffocare da un momento all'altro. Aprì il portone principale e posò la cornetta del citofono, prima di accingersi a sistemare la casa, il più in fretta possibile, poi si sporse verso il piccolo bagno in cui sua figlia era intenta a spazzolarsi i capelli ancora bagnati, dopo la doccia.
-E' qui?- Chiese lei, accorgendosi dello sguardo del padre, che annuì con un sorriso forzato, incapace di dire qualsiasi cosa. Trasalì poi, al trillo del campanello, e si trascinò ad aprire la porta, la figura che gli si presentò davanti era esattamente come la ricordava e si costrinse ad aprire bocca per pronunciare almeno un "Ciao", ma venne preceduto da una Jamila eccitatissima che si lanciò verso la porta, gridando:-Mamma!-


La giovane donna, si chinò a baciare il capo di Jamila e si rivolse a Tom con un sorriso, forzato forse quanto quello di quest'ultimo -Ciao, Tom- Si morse il labbro inferiore mentre lo osservava dalla testa ai piedi, lui per tutta risposta le rivolse un cenno del capo, sussurrando con tono distaccato:-Nancy-
-Mamma, guarda cosa mi ha comprato papà- Trillò Jamila correndo nell'angoletto che doveva rappresentare la sua cameretta e prendendo tra le mani una collanina di corda da cui pendeva un ciondolo d'argento a forma di chiave, che poi mostrò orgogliosamente a sua madre.
-E' molto bello, tesoro. Ora raggiungi Karim in macchina, muore dalla voglia di vederti!- Sorrise dolcemente Nancy, sfoggiando la dentatura perfetta; la piccola sorrise di rimando prima di rivolgersi a a Tom -Ciao, papino- mormorò con voce totalmente trasformata, così come la sua espressione che ora risultava triste come non mai. Si tuffò tra le braccia di Tom, che la sollevò delicatamente e le baciò più volte il viso -Fai la brava, intesi? Papà ti vuole bene e correrà da te ogni...- S'interruppe per scacciare il tremolio nella voce
-Ogni volta che te lo chiederò, lo so- Continuò al suo posto la piccola Jamila, prima di aggiungere:-Ti voglio bene anche io, papino- Tom la baciò ancora una volta prima di poggiarla nuovamente a terra e vederla correre fuori dalla porta, in direzione del fratellino.
Anche Tom avrebbe voluto vedere Karim, e non riuscì a non lasciar trapelare una nota di rimprovero nella voce, quando le chiese:-Perchè non l'hai fatto salire?- Nancy, si chiuse la porta alle spalle e con un sospiro di sincera tristezza, si avvicinò al padre dei suoi figli, che ora non sembrava avere più nessuna traccia del ragazzo divertente, affascinante e carismatico per cui aveva perso la testa molti anni prima. -Oh Tom, ti prego. Non volevo che ti vedesse in questo stato. Tu non capisci, lo sto facendo per il bene di mia figlia- Tom alzò lo sguardo per incrociare il suo e si accigliò immediatanente -Credi che io non lo abbia fatto per tutto questo tempo? Guardami! Sono uno straccio, ho fatto qualsiasi cosa per...-
-Tom!- La voce di Nancy, ora suonava più decisa -Io ti guardo...e guardo anche questo posto in cui stai vivendo. E' proprio questo il punto, tu forse hai fatto tutto quello che ti era possibile, ma non basta. Stiamo parlando di nostra figlia, una bambina così piccola! Sono riuscita a dare una vita felice a Karim, ma Jamila? Per quanto credi che avrebbe potuto vivere in queste condizioni, senza subirne le conseguenze?- Quelle parole lo trafissero come lame, strinse i pugni ficcandosi le unghie nei palmi delle mani e scosse la testa -Tu non hai nemmeno lontanamente idea di quanto lei sia felice con me- Nancy portò una mano su uno dei pugni chiusi di lui e lo guardò negli occhi -So che lei ti adora, ma voglio che tu capisca una cosa. Non sto cercando di sottrartela, nessuno dice che tu sia un cattivo padre-
-Cristo, Nancy! Non parlarmi come se fossi uno psicopatico, o uno stupido. Come faccio a fidarmi? Te ne sei andata con Karim, quando era appena nato e lo avresti fatto anche con Jamila se non te l'avessi impedito. Te ne sei andata, con uno dei miei figli- Nancy lasciò andare la sua mano e portò la stessa ad indicarlo -Avresti dovuto sposarmi, ma non te n'è mai importato di me. Ero così stupida, io credevo davvero che un giorno mi avresti amato- Gli voltò le spalle per evitare di mostrargli qualsiasi traccia di dolore le stesse attraversando il viso in quel momento.
Si era lasciata sedurre da lui quando era ancora il chitarrista dei Tokio Hotel, quando c'erano ancora miliardi di ragazzine che stravedevano per lui, e lei seppure fosse una modella con altrettanti ragazzi ai suoi piedi, era una di quelle. Ma non avrebbe mai immaginato di rimanere incinta, insomma non era di certo una di quelle che si coprono dietro la scusa di una sbronza, ma seppure fossero sobri, erano stati lo stesso irresponsabili. Però si aspettava qualcosa di diverso, si aspettava che una volta che gliel'avesse confessato, lui le avrebbe proposto di fare coppia fissa e invece le aveva semplicemente accarezzato i capelli e con sguardo inespressivo le aveva detto:-Non preoccuparti, mi prenderò cura del bambino e ti spedirò dei soldi quando sarò in tour, ma nessuno dovrà venirlo a sapere. Si creerebbe troppo scompiglio, capisci?- Lei aveva accettato, ma quelle parole le avevano lacerato cuore e mente, aveva capito che la sua vita sarebbe diventata un'inferno. Lei sarebbe stata una giovanissima madre single, senza nessuna sicurezza e nessuno su cui contare esclusa se stessa. Per non parlare del fatto che il suo lavoro sarebbe stato danneggiato da quella gravidanza imminente, ma a lui non importava che di se stesso.
Al ricordo di quell'attimo, venne scossa da un singhiozzo e Tom se ne accorse, sospirò e le si avvicinò toccandole una spalla -Nancy, io...mi dispiace, okay? E' solo che non ce la faccio più- Sussurrò con autentico dolore nella voce, lei annuì senza voltarsi, se non per baciargli una guancia -Mi farò sentire, stammi bene-
Uscì di casa, lasciandolo da solo in balia delle sue insicurezze.
Si diresse verso la finestra e posò la fronte contro il vetro gelido. Osservò Nancy salire in macchina e quando vide quest'ultima sfrecciare sull'asfalto bagnato, lontano dalla sua vista, un moto di rabbia mista a tristezza, s'impadronì di lui. Era vero che sua figlia meritava una vita migliore di quella che le stava offrendo lui, in effetti era stato lui stesso a fare quella telefonata disperata a Nancy qualche giorno prima, chiedendole di prendere Jamila con lei, perchè non sapeva come tirare avanti, però adesso in quella casa avrebbe regnato un silenzio assordante, senza la risata della sua bambina. Fu in quel momento che lo sconforto iniziò a piantargli gli artigli in pieno petto, così liberò un grido pieno di frustrazione, che fortunatamente venne camuffato dal fragore di un tuono. Lo aveva fatto nella speranza di liberarsi un po', ma era servito solo in parte, forse aveva bisogno di rompere qualcosa, si voltò verso l'armadio, lo guardò a lungo, gli occhi ridotti a due fessure. Dopodichè si ritrovò a staccarne del tutto l'anta già scardinata per metà e ci si infilò dentro, sedendosi sul fondo, come a volersi nascondere da un osservatore immaginario, o magari da se stesso. Ma all'interno di quell'armadio non era solo, infatti poggiata scompostamente su un lato, c'era la sua compagna d'avventure, l'unica che l'aveva sempre sostenuto e che aveva tirato fuori il meglio di lui: la sua chitarra. O meglio, l'unica che era rimasta, tra tutte quelle che aveva prima di perdere il controllo e romperle in mille pezzi o venderle per racimolare qualche soldo; quindi la imbracciò e diede il via ad un assolo di una delle loro canzoni: In die nacht.
Però stavolta ad accompagnare il suono della sua chitarra non c'era la voce di Bill ma i suoi stessi singhiozzi mentre le lacrime gli rigavano le guance.


«That's rock bottom. When you feel you have had it up to here,cause you mad enough to scream, but you sad enough to tear.»
«Questo è il fondo. Quando senti che ne hai avuto abbastanza finora, perché sei così pazzo da metterti ad urlare, ma così triste da metterti a piangere.»

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Kosmos