Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Wren    17/09/2008    9 recensioni
[Spoiler fino al capitolo 167]
Kurogane ha visto Fay cambiare ed è cambiato a sua volta, il legame che li univa si è stretto.
Ma come è cominciato tutto?
[KuroFay]
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Una fic che potrebbe non dire nulla di nuovo, ma che spero lo faccia in modo originale... XD
Volevo scrivere da un sacco una bella panoramica della storia, finalmente l'ho fatto! Spero possa piacervi! ^__^




*Spoilers fino al capitolo 167*







Quando era cominciato tutto?
Kurogane, quella notte, se lo domandò con un capogiro di sorpresa–o forse era solo la stanchezza e la sua salute ancora debilitata.
Con la schiena un po’ rialzata dall’abbondante numero di cuscini, osservava Fay addormentato accanto a lui, rannicchiato come un gatto al suo fianco, riempiendo lo spazio che una volta avrebbe occupato il suo braccio sinistro. Si era riavvolto nei suoi abiti in maniera disordinata e non si era preoccupato nemmeno di raccogliere nuovamente i capelli, che si sparpagliavano felicemente tra i cuscini e la spalla bendata del ninja.
L’intensità dell’emozione che gli attraversò il petto come uno scossone di terremoto stupì Kurogane e fu un po’ come vedere l’altro per la prima volta.
Era così poco avvezzo a badare alla propria interiorità che ritrovarsi tutto ad un tratto in mano un sentimento tanto imponente –e dalle implicazioni così vaste– gli inchiodò il respiro in gola.
Con un po’ di fatica, sporse la mano oltre il proprio corpo per coprire una spalla di Fay, lasciata scoperta dallo sconclusionato drappeggio del kimono, e lasciò che le dita tentennassero sulla sua pelle, risalendo il collo e la linea del viso in una parvenza incerta di carezza –dura da scrollarsi di dosso la convinzione che un guerriero non si lascia andare a certi gesti.
La presenza di Fay era vera, a differenza della sensazione frustrante di avere ancora un altro braccio da muovere, ed il sollievo rischiò di sopraffarlo.
Dove?
Come?
Quando era cominciato tutto?

*

Alla fine, a Celes, era stato costretto a guardare.
Non aveva mai chiesto di sapere, né mai si era illuso che un giorno l'avrebbe scoperto, nondimeno una curiosità fin troppo simile all'interessamento l'aveva sempre fatto soffermare eccessivamente su quei piccoli inciampi in cui Fay si lasciava scappare qualcosa dal suo passato.
Ora aveva visto e no, non era cambiato niente.
Anche combattendo, anche col sangue che rendeva scivolosa l’impugnatura di Souhi, riusciva ancora a sentire distintamente il tiepido formicolio che le dita di Fay gli avevano lasciato sulla mano quando aveva incantato la spada, il calore che aveva risalito il braccio e che l'aveva riparato dal freddo nel mondo nuovo. Nulla di ciò che Fay nascondeva avrebbe potuto prendere il posto di quella sensazione.
Il sentimento per Fay gli era esploso nelle vene come adrenalina in guerra, aveva anestetizzato il dolore sul fianco e quello sulla spalla. Trascurabili. Insignificanti.
Quando la familiare magia di Mokona li stava circondando e Fay era accanto a lui e Kurogane capì che era riuscito davvero a portarlo via, percepì solo la bella sensazione di averlo salvato.
Prima di scivolare nell'incoscienza, pensò che quello fosse il completamento, il punto in cui finalmente aveva tirato le fila di tutto quel garbuglio in cui si erano invischiati.
Quando era cominciato tutto?

*

Nulla come la distanza dona consapevolezza.
Ad Infinity, ognuno si era potuto permettere una stanza personale e, dopo tanto tempo, Kurogane aveva trovato una porta chiusa a separarlo dall'altro. E più Fay lo allontanava con quel suo nuovo sistema, ancor più infantile di quello che aveva sempre usato, più lo spingeva in una posizione privilegiata per guardare quanto fosse incommensurabilmente stupida la sua sceneggiata. Non era il guerriero a rimanere maggiormente ferito dall'odio.
Nulla come la vicinanza dona consapevolezza.
Quello che ora erano, quello in cui lui stesso li aveva trasformati era una condizione soffocante ed irrinunciabile. Per entrambi. Lo percepiva durante ogni vampiresco amplesso, la preda sentiva con ogni fibra del corpo l’intenso desiderio del predatore di lasciarsi andare completamente all’estasi dell’atto.
Infinity era un luogo di sfide crudeli, ben al di là delle partite a scacchi che disputavano ogni sera. In quella snervante e sanguinosa competizione di vicinanza e lontananza, di desiderio e rifiuto, di ostinata stupidità da parte di entrambi, anche il minimo incrociarsi di sguardi feriti caricava l’aria tra loro di un’energia fuori controllo.
Eppure erano quei momenti di freddezza più affilata a rendere l'ostinazione di Kurogane più consapevole e salda.
Nemmeno se l'astio di Fay fosse stato vero lui si sarebbe fatto da parte.
A quel punto non ci sarebbe più riuscito.
Quando era cominciato tutto?

*

Non era nuova la sensazione di percepire il dibattersi di Fay, stretto a loro –o per il mago il problema era lui soltanto..?– come in trappola. Dopo così tanto era diventata una sensazione costante.
Era la prima notte nel paese di Tokyo, la pioggia non aveva mai cessato di ustionare le macerie che il deserto non aveva ancora inghiottito, e Kurogane alla fine si era deciso a chiuderlo in un angolo. Non erano nuove nemmeno le parole che gli disse, sforzandosi di ignorare quel sorrisino di disagio, se le era ripetute bene o male molte volte durante il tempo trascorso con lui. Se si era morso la lingua fino ad allora era solo per la convinzione che non dovesse lasciarsi coinvolgere.
La differenza stava nel non potersi più trattenere, dalla necessità che i suoi pensieri mettessero ordine nella testaccia confusa dell'altro.
"Piantala di comportarti da stupido e decidi cos'hai intenzione di fare con quello che hai di fronte adesso."
In quell'istante, in quella notte di pioggia bruciante a Tokyo, aveva creduto di averlo finalmente raggiunto, la sua espressione era deformata dallo shock, così diversa dal solito.
Così spontanea.
Una soddisfazione ingenua trovò spazio in una parte di lui così profonda che quasi si stupì della sua esistenza.
Poi era arrivata la paura, il panico incontenibile davanti alla possibilità di perderlo, tanto che per un attimo si era dimenticato da chi lo stesse difendendo, spezzando un braccio al ragazzino. Confusamente gli passarono davanti agli occhi frammenti di ricordi, sangue tra le fiamme di Suwa, ed altrettanto confusamente afferrò il pensiero che della presenza del mago lui non poteva più farne a meno.
No, era il suo pensiero persistente.
No no NO!
Qualsiasi cosa purché lui non morisse!
Ed inaspettatamente, proprio quando aveva abbassato la guardia, quel qualsiasi cosa gliel'aveva fatto perdere davvero.
"Buongiorno Kurogane." Il dolore lo passò da parte a parte.
La constatazione orribile che gli avvenimenti di Tokyo gli fecero fronteggiare fu che ogni cosa aveva l'aspetto di una conseguenza inevitabile, come se non si sarebbe potuti giungere a nulla di diverso, come se loro ne avessero nutrito i germogli chissà da quanto.
Quando era cominciato tutto?

*

A Lecourt, Fay cominciò a propagandare l'idea della famiglia. Solo la palletta di pelo era abbastanza fuori di testa per stargli dietro, ma Kurogane aveva altrettanto notato con quanta naturalezza i ragazzini si erano abituati a quel nuovo gioco di ruolo (il passaggio da gatti e cani ad un ben più sobrio nucleo familiare era, tutto sommato, una conquista).
Dannazione, per quanto non fosse altro che l'ennesima trovata dell'idiota per dargli noia, aveva finito per cascarci persino lui!
Quando erano andati a scegliere i vestiti per i ragazzini, quando il mago e la polpetta parlavano di loro come una coppia di genitori... attraverso la rabbia e l'imbarazzo, c'era qualcosa che attecchiva nella sua mente. Gli stava bene che Fay lo trattasse come suo partner, sembrava costituzionalmente giusto tale comportamento, come se alla fin fine non ci fosse altro da fare se non constatare che il rapporto tra loro era… diverso. Nulla a che vedere coi ragazzini o la polpetta, qualcosa tra loro soltanto, differente da tutto il resto. Accettare l’evoluzione non fu sconvolgente quanto avrebbe creduto, in fondo era come se fosse sempre stato così.
Quando era cominciato tutto?

*

Era rimasto sorpreso, quando la squadra di soccorso della Piffle Corporation l'aveva recuperato dal canyon, di trovare Fay ad aspettarlo.
Non erano più dispersi in un mondo in guerra, non era più necessario darsi pensiero per una sua ferita –niente di grave, tra l'altro. L'infermeria era deserta, erano tutti impegnati con la corsa dei Dragonfly, in un modo o nell'altro, e la cosa permise al suo orgoglio di brontolare un pochino meno. Fay blaterava qualcosa –non stava zitto un secondo da quando avevano lasciato Yama, come se sentisse di dover recuperare–, ma Kurogane non gli prestò grande attenzione. Mentre il mago si chinava sulla sua mano ferita e badava che fosse ben disinfettata e pulita prima di fasciarla, Kurogane ricordò di una volta in cui, da bambino, si era arrampicato su albero al di fuori della sua portata e si era fatto male, ricordò della tenerezza di sua madre mentre gli medicava il taglio che si era procurato. E senza preavviso, osservando gli occhi di Fay concentrati sulla ferita, l'immagine venne sostituita dal ricordo di una notte, suo padre che tornava dall'ennesima caccia e sua madre che lo costringeva con un sorriso a farsi curare. Si domandò se qualcuno, entrando, avrebbe avuto la sensazione di interrompere un momento di intimità, come aveva fatto lui con i suoi genitori.
C'era una bella aria intorno a loro, sapeva del cambiamento di Fay, del suo sorriso un po' più sincero, della confidenza di cui i suoi gesti parlavano. Kurogane respirò a fondo, godendosi il momento, rendendosi conto di averlo aspettato per tanto tempo.
Quando era cominciato tutto?

*

A Yama, Fay acquistò corporeità.
Non che Kurogane lo credesse fatto d'aria –anche se il dubbio poteva venirgli, dopo aver portato in spalla il suo peso inconsistente. Fino a quel momento, Fay era semplicemente una presenza nebulosa, un'idea, niente di concreto, niente di tangibile, solo qualcosa di strano che lo mandava in confusione.
In guerra in un mondo dove non riuscivano a comunicare, tutto ciò con cui potevano esprimersi era il loro corpo, perciò Kurogane fu in qualche modo costretto a prenderne coscienza.
Una mano sulla spalla per richiamare la sua attenzione, una stretta al braccio per avvertirlo di un pericolo, mani che gesticolavano forsennatamente per esprimere qualche banale frase di uso comune, una schiena contro la propria, un corpo che si muoveva in battaglia in perfetta comunione col suo.
A Yama, Kurogane toccò e fu toccato. Caddero le barriere dello spazio personale ed il guerriero scoprì che del corpo di Fay poteva fidarsi.
Una notte, quando già molte settimane erano trascorse, realizzò che l'azzurro profondo dei suoi occhi gli piaceva, ma aveva avuto bisogno di sentirne la mancanza per rendersene conto.
Quando era cominciato tutto?

*

La sua vita attorno al Cat's Eye era diventata abitudinaria. Aveva un lavoro, aveva i propri compiti, aveva addirittura la parvenza di una casa, seppur temporanea. Trovò spaventosamente facile abituarsi al ritmo di Outo. La routine però porta in sé l'insidia che Kurogane più di tutte cercava di evitare. Il contatto con gli altri –con questi altri– finisce per farti entrare dentro la loro presenza. E per quanto il guerriero si fosse ribellato, il mago era continuamente all’assalto. Proprio quando pensava di aver fatto il callo a quei nomignoli ingiuriosi, riuscendo ad ignorarli, quello saltava fuori con l'ennesima canina mostruosità.
L’idiota –Fay…– era entrato nella sua routine, tanto da costringere il ninja a tenerlo d'occhio –pronto a reagire contro la sua stupidità.
Tener d'occhio significa osservare.
Osservando si colgono particolari che nella distrazione sarebbero potuti sfuggire.
Tener d'occhio Fay significava avvicinarsi al suo mondo assurdo ed incomprensibile, al suo modo di vivere così detestabile.
Interessarsene, nonostante tutto.
Al Clover, gli aveva detto che era stupido, che se voleva andare da qualche parte avrebbe fatto molto meglio ad andarci per i fatti suoi. Eppure al commento malinconico di Fay –che aveva aspettato per tanto tempo qualcuno che lo portasse via– non era riuscito a rispondere, colto alla sprovvista dal dubbio.
Lo stai dicendo a me per un motivo?
"Ah, ma questo è il genere di discorso che Kuro-sama odia tanto, vero?"
E Kurogane, stranamente, non trovò la possibilità poi così odiosa.
Quando era cominciato tutto?

*

Non gli piaceva far caso a quel particolare. Non che se ne fosse presentata molto l'occasione comunque, il mago non gliene dava molte.
A Jade però, l'idiota era più pacato. Sempre sorrisini e nomi indecenti, ovvio, però c'era un velo di serietà nei suoi modi, chissà se per rispetto alla sparizione dei bambini o per qualcos'altro in quel mondo.
Alla fine dovette farci i conti.
Si erano preoccupati entrambi della principessa scomparsa.
Si erano occupati del ragazzino sconvolto.
A loro modo, avevano trattato con un'attenzione del tutto particolare i bambini scomparsi, quando li avevano salvati. Di sfuggita, mentre si organizzavano per farli uscire dalle rovine del castello, Kurogane incrociò lo sguardo dell'altro e notò una simile comprensione ed empatia, lo sguardo di chi non ha avuto a sua volta un'infanzia particolarmente felice.
Odiava ammetterlo, specialmente perché al di fuori di quei rari momenti, l'idiota continuava a comportarsi con quel suo modo di fare allucinante.
Eppure, ad un certo punto, si era accorto che a volte non erano poi così tanto diversi.
Quando era cominciato tutto?

*

Avere la possibilità di fare qualcosa e scegliere deliberatamente di non farla era quanto di più assurdo Kurogane avesse mai sentito in vita sua, quanto di più lontano dal suo modo di pensare.
Nel palazzo del Ryanban di Koryu se l'erano vista brutta, ma non c'era stato verso che l'idiota si decidesse ad usare la sua magia. Perché non usarla, perché?
Il guerriero non si dava pace, l'agire di quel tizio era incomprensibile!
Aveva detto che non aveva intenzione di morire –con quel tono indefinito, poi... gli aveva messo addosso una brutta sensazione– eppure non sembrava impegnarsi più di tanto per la propria salvezza.
Era una contraddizione bella e buona, un idiota che non faceva che blaterare e al momento dei fatti al massimo allungava una mano per poi ritirarla subito dietro la schiena.
Kurogane era infastidito oltre ogni dire dal mago, eppure il suo corpo agì prima dei suoi pensieri. Prima che la bolla di acido gli esplodesse addosso, l’aveva già spinto lontano. Pur maledicendo la leggerezza con la quale l'idiota reagì allo scampato pericolo, non riuscì a pentirsi del gesto.
Ne era rimasto irrimediabilmente incuriosito.
Quando era cominciato tutto?

*

Lo spilungone biondo non era quel che voleva apparire.
Poteva comportarsi da cretino, ma Kurogane l'aveva visto in battaglia, aveva visto la sua espressione mentre combatteva, l'aveva visto sconfiggere un abitante di Hanshin usando le sue stesse armi, come se niente fosse.
Era questo il motivo per cui lo irritavano tanto i nomignoli che l'idiota aveva cominciato ad appiccicargli addosso. Un imbecille avrebbe potuto anche ignorarlo, ma non lui, no.
C'era un'intelligenza sfuggente in quella persona e da essa Kurogane si sentiva chiamato in causa. Storpiare il suo nome, fingere stupidità, non erano altro che provocazioni ai suoi occhi.
Quel tizio lo stava apertamente sfidando e Kurogane si scoprì incapace di rinunciare a quel combattimento.
Quando era cominciato tutto?

*

Accecato dalla magia di Tomoyo –dannazione a lei!–, il coprifronte calcato sul viso, la pioggia che era quasi un muro d'acqua davanti ai suoi occhi e, supponeva, il sangue dei suoi ultimi nemici che ancora gli colava sul viso, Kurogane di quel mondo nuovo non vide un accidente all'inizio.
Domandò sprezzante alla figura che intravedeva oltre la cortina di pioggia se fosse lei la maledetta Strega e qualcuno parlò con lui.
Kurogane si voltò e il rosso incontrò l'azzurro.
Un bellicoso fastidio si impossessò di lui senza ragione, come se per natura gli fosse nato dentro un senso di opposizione nei confronti di quella persona.
Sbraitargli dietro fu la via più semplice per dar sfogo a quella sensazione ribollente che l'altro, con la sua perfetta opposizione a lui, gli scatenava.
Kurogane pensò che dovesse trattarsi di qualche stupido imprinting nei confronti di un possibile nemico.
La Strega l'avrebbe chiamato Hitsuzen.
Un legame.
Quando era cominciato tutto?

*

“…così la principessa fu finalmente liberata dalla maledizione. Ella fu accolta dalle braccia del principe e…”
“No! No, mamma! Risparmiami quella parte!”
La sacerdotessa di Suwa sollevò gli occhi dal libro per fissare l’espressione disgustata di suo figlio.
“Quale parte?” gli domandò con un sorriso.
Quella parte! Dove si baciano e tutte quelle altre smancerie!” si lamentò il bambino.
“Ma non c’è niente di male…” tentò di insistere dolcemente la madre.
“Sì invece! Rovinare così una bella storia di mostri e combattimenti, bah!”
“L’amore non rovina le storie, le rende più belle!”
“Non dire quella parola con la A, che schifo!”
La signora di Suwa si coprì le labbra con una mano per non eccedere nella risata, ma suo figlio, quando si imbronciava e imbarazzava in quel modo era troppo adorabile.
“Non ti piace nemmeno che i tuoi genitori si amino?” gli chiese con un sorriso paziente.
Il bambino rimase interdetto, arrossendo violentemente.
“No… voi… io non… VOI NON C’ENTRATE NIENTE, SIETE UN’ALTRA COSA!” si infervorò.
La donna rise di nuovo, afferrando il suo bambino e mettendoselo in braccio tra mille proteste. “Mamma–!!!”
“Un giorno capirai.”
Il piccolo divenne ad un tratto silenzioso, la mamma stava usando il tono delle cose importanti.
“Da qualche parte c’è una persona che ti farà capire.”
“È stupido…” brontolò ancora il bambino. “Incontro una persona e cambio idea? Non ha senso! Perché dovrei?”
Sua madre gli sorrideva con aria sicura, mentre gli rispondeva.

*

Fay si mosse nel sonno, come rispondendo al contatto appena accennato della mano di Kurogane sulla sua pelle. Con un sorriso soddisfatto, si rannicchiò ancor più vicino a lui.
“Kuromyuu~”
Il guerriero si riaccomodò sui suoi cuscini, le ferite protestavano, ma non facevano poi così male. Il sonno e la stanchezza gli appesantirono gli occhi, ma i suoi sensi erano ancora ben desti, completamente concentrati sul calore che dal corpo di Fay si trasmetteva al suo, anche attraverso bende, vestiti e lenzuola.
Sorrise.
Stava ricordando sua madre, quella volta… sorrideva mentre rispondeva con pazienza alle domande infantili di suo figlio.

*

“Quella persona è venuta al mondo per te e tu per lei. Non c'è bisogno di alcun perché.”



Owari


...come? ...finale smielato? Ah ah ah... Scusate, con loro due certi discorsi non riesco a risparmiarmeli! :D


AWWWWWWWW, Riunien mi ha onorata con un'adorabile fanart ispirata a questa fic! ç____ç
Datele amore: ~Sleepy~


Vieni a trovarmi su The Fangirl Within!
  
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