Facciamo che sono le due di notte, il cielo è nero, e l'alba è lontana chilometri. Facciamo che sono sola, rannicchiata contro le porte di un nuovo giorno, nel silenzio di una stanza troppo fredda: se le pareti sono gelide, vedi, le lenzuola e il cuore lo sono anche di più.
 

I tuoni rimbombano lungo il corridoio, trascinandosi dietro squarci di luce e ombre che si diffondono dappertutto. Sotto i mobili, nei cassetti, sui profili delle case fuori dalla finestra. Tra le mie ossa.
È una duplicità che mi terrorizza, questa, perché non ci sono vie di mezzo, così come non c'è limite. È tutto un susseguirsi di momenti brillanti e cupi, sfolgoranti e tetri. Mi terrorizza perché mi ricorda te.
Te, che un attimo prima sei baci sulle labbra, e quello dopo nocche graffiate.
Te, che sei bollente sopra, contro e dentro di me, e poi sparisci sbattendo la porta. Te, che sei algido, scostante e incazzato, ma che piangi quando mi chiudo in bagno a chiedermi se andremo mai da qualche parte, noi due.
Sei tu, sempre. Ogni giorno, ogni secondo. Tu con le tue mani fredde, una costola tatuata e i silenzi che mi rivolgi.
Bianco e nero, estate e inverno, sale e zucchero; diviso fra ciò che appari e ciò che sei, senza saperti fondere in "ciò che vuoi".
Tu, le responsabilità che non ti assumi, le carezze che sai darmi, le parole che non puoi dirmi. Le emozioni che provi a controllare e i sorrisi che fingi.
Sei come un fulmine che brucia e uccide, offrendo alla vittima il più spettacolare dei giochi di luce: fai paura. E sei bellissimo.
 

Adesso, invece, facciamo che sono le due e mezzo del mattino, che le nuvole si stanno diradando e una chiave sta girando nella toppa.
Facciamo che stai tornando nove giorni dopo l' ultima volta, che io sono stesa dentro le coperte e ti do le spalle, facendo finta di dormire.
Facciamo che mi accarezzi i capelli e che "Mi dispiace", mi stringi e respiri sulla mia spalla scoperta, con la luna che ti sfiora il viso scuro.
Le vedi, le tue ombre, adesso?







 

Da uno "schifo di discorso" : ecco da dove proviene questa mia visione supernenigmatica di Zayn Malik. 

Parlando con anqis di Harry, una sera, lei disse che "Mi piacerebbe davvero tanto che arrivasse il giorno in cui li - LO - incontri e invece di abbracciarlo, lo insultassi pesantemente fino alle lacrime". Ci chiedemmo come avrebbe reagito, arrivando poi alla conclusione che, se una cosa del genere fosse realmente accaduta, lui non sarebbe stato crudele, perché Harry è più tipo da abbraccio e "Scusa" . Ed eravamo d'accordo, sì, ma più tardi le cose si fecero complicate, perché: "E Zayn?" , Zayn come avrebbe reagito?
"Malissimo", le dissi, "se ne andrebbe senza dire niente, magari fumando" sopportando tutte le pagliacciate che la sua vita comporta. Ed è esattamente questo, quello che ho cercato di far trasparire in Thunderbolt: il suo essere combattutto fra la voglia di restare e quella di andare via e fuggire.
Ora, qui è tutto un po' esasperato (un tantino ahah), ma il succo è questo: zayn è bipolare.
spero di non essere stata troppo crudele con lui, comunque, e che abbiate apprezzato.
Un bacione, 
L, detta "la depressa".
 

AH!: un ringraziamento grandissimo a Dalilah, che crea i banner più belli del mondo.