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Autore: Cherry Blues    21/08/2014    4 recensioni
Ci troviamo nel bel mezzo della battaglia del Britpop, l'agguerrito scontro musicale tra gli Oasis di Noel e Liam Gallagher e i Blur di Damon Albarn.
Siete pronti a viverla con gli occhi di Sunshine, la groupie tutto pepe di Damon?
Pronti a decidere se Noel -o, come dolcemente lo chiama lei, il "northerner sbruffone dittatore del mondo"- abbia fatto bene a impuntarsi proprio sulla groupie dell'acerrimo rivale?
Preparatevi a sfide, sbeffeggiamenti, attrazioni, passioni, equivoci e situazioni comiche o imbarazzanti, il tutto condito dalla magica atmosfera che si respirava negli anni 90.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Noel Gallagher, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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18. Fanculo bodyguard, io arriverò a Noel!



Weekly cleaning tasks.

Osservo la simpatica – e qui la parola simpatica cerca con indifferenza di sostituirsi a quella più appropriata, ossia disumana- lista di pulizie e compiti che noi cameriere e camerieri del Queen’s dobbiamo gestirci settimanalmente.
La verità è che sono troppe cose –e lucida i vetri, e pulisci i vassoi, e togli la cera dai portacandela, e lava le tende, e pulisci ogni frigorifero, e lucida le gambe delle sedie… -, talmente tante che raramente riusciamo a finirle.
E poi, diciamoci la verità, ce ne siamo sempre altamente fregati. Ogni tanto quando non c’è molta gente facciamo qualcosa giusto per poter firmare affianco al lavoro eseguito, in modo che Blade, il manager, non faccia troppe storie e non minacci di toglierci le mance se non finiamo la lista.
Per tutte queste settimane il mio nome è sempre stato vicino ai compiti più facili e meno faticosi, come è giusto che sia d’altronde: mica posso sporcarmi le mie belle manine o spaccarmi la schiena di lavoro, dato che poi vado pure a casa in bici!
Ultimamente però le cose sono cambiate: la sfida per i camerieri non è più trovare un cleaning task facile e veloce, ma trovarne uno che non sia firmato Shine.
Ebbene sì.
Non mi piacciono più questi momenti di pausa, queste pause senza clienti.
Ho bisogno di tenere la mente occupata, ho bisogno di non pensare.
Firmo accanto a pulire le mensole dei bicchieri, e-
“Shine, rilassati!” ridacchia Russell, un mio collega irlandese, appoggiandomi una mano sulla spalla “Stai cercando di stabilire un nuovo record?”
“No, sta solo cercando di leccare il culo a Blade” sussurra piano quella stronzetta di Alicia.
Ecco, mentre a Russell vado a genio –in realtà sono quasi sicura che abbia una cotta per me-, a lei sto altamente sui coglioni, ma, annuncio dell’ultima ora!, TA-DAN: la cosa è reciproca.
“Dillo ad alta voce se hai il coraggio, razza di-”
“Hey, hey, hey!” ci interrompe Russel mettendosi in mezzo e abbassandomi i pugni tesi, per poi piazzarsi davanti a me , voltando la schiena  ad Alicia e appoggiandomi entrambe le mani sulle spalle “Calmati”
“Lasciatemi stare” mormoro nervosa scrollandomelo di dosso e tornando alla lista, le dita strette intorno alla penna mentre scorro i compiti alla ricerca di qualcosa che mi tenga occupata.
Se vogliono pensare che io lo faccia per leccare il culo a Blade, bene. Che pensino quello che vogliono! Il mio stipendio resta uguale sia che i compiti vengano eseguiti sia che rimangano in parte in bianco.
Io voglio solo distrarmi!
Afferro il wood polisher e il cencio per iniziare a lucidare le gambe delle sedie e dei tavoli, inginocchiandomi.
Ok, questa è a posto.
Questa un po’ meno.
Sospiro.
Non funziona.
Non funziona più nulla.
Noel.
Ogni giorno arrivo qui dentro sperando di vederlo entrare come già era capitato in passato, come quella volta che mi aveva persino seguita nel retro.
Signorina Hamilton, continuava a chiamarmi.
Tornando al presente, mi accorgo che le mie labbra sono contorte in un sorrisetto spontaneo.
Accidenti, non va affatto bene.
Continuo a ripensare a come sono andate le cose tra di noi, a come non sono andate, a come tutto mi è scivolato di mano.
Voglio rivederlo.
Mi sembra siano passati mesi dall’ultima volta che l’ho visto, quando invece è stata solo una manciata di giorni fa.
E’ colpa di Londra, Londra è così: la vita qui è talmente veloce che ti risucchia, tra tutte le ore di lavoro, gli eventi, i luoghi da visitare, i pub, le corse in metro … Senza rendersene conto, ci si ritrova in un vortice di persone, di luoghi, di lavoro. In una settimana si fanno talmente tante cose, si vedono così tante persone che sembra impossibile che sia accaduto tutto in così poco tempo. E allora capita che con gli amici si dica “Ti ricordi quando ci siamo visti due settimane fa e…?” “Due? No, era la settimana scorsa … credo”. E poi si ragiona sulle date ed è vero, erano solo sei o sette giorni fa. Ma nel frattempo sono successe talmente tante cose che sembra impossibile che tutto sia accaduto in così poco tempo.
E’ solo colpa di Londra… forse.
Ho come la sensazione che a questo consueto effetto vortice si sia aggiunto qualcosa marchiato Gallagher.
Devo vederlo.
Dall’ultima volta che ci siamo visti, io non l’ho più cercato e –mi si stringe il cuore mentre lo realizzo- ,nonostante abbia parlato di me a Richard Ashcroft, Noel non mi ha più cercata. In fondo lo capisco: cacciata di casa da Damon, mi sono rifugiata da lui, ho pianto tutta notte, ci siamo baciati e poi la mattina seguente sono tornata da quell’altro nonostante tutto.
Sono tornata da Damon.
E allora perché penso ancora a Noel?
Persino la mia vocina non sa più da che parte stare.
Che poi, tra l’altro, come cazzo faccio a distrarmi? Tutta l’Inghilterra sta parlando degli Oasis!
Sabato poi ci sarà un concerto qui vicino, a Earl’s Court, e sembra essere l’evento dell’anno –ovviamente è sold out-.
Scatto in piedi e torno a controllare gli orari di noi camerieri per questa settimana.
Scorro con il dito sulla colonna di sabato.
Shine.
Turno serale.
Porca puttana.
Ok, Shine, è destino.
Come non detto, la mia vocina è tornata all’attacco.
E ha pure ragione, in fondo.
Il concerto è sold out, io lavoro, eh!
“Ti sei calmata?” sorride Russell passandomi accanto, scorrendo una mano tra i capelli biondi.
Annuisco.
Un momento! E se…
No!
Troppo tardi vocina!
“Russell, posso chiederti un favore?”
“Certo, quello che vuoi” esclama subito appoggiandosi al frigo vicino a me.
Cerco di organizzarmi un minimo di discorso mentale. “Non è che potresti fare cambio di turno con me sabato sera? Ho… un’amica in città e sarebbe la mia unica occasione per vederla dato che riparte domenica mattina”
“Mmm, questo sabato dici? Ehm, ecco, non so.. Avrei un mezzo impegno coi ragazzi, al pub…”
Sfodero il mio miglior sguardo da cerbiatto smarrito e ferito “Capisco…”
“Ma…” rettifica subito “se ci tieni tanto puoi avere il sabato off! Insomma, coi ragazzi posso sempre vedermi un’altra sera!”
“Faccio il turno di venerdì al posto tuo, se vuoi!” propongo felice.
“Va bene” sorride, guardandomi negli occhi.
“Grazie grazie grazie!!!” 
Ma non ti vergogni?
No, il fine giustifica i mezzi, mia cara vocina mentale!


 
E’ sabato! Sì, finalmente è sabato!
Damon è ancora in tour in Giappone, gli Oasis hanno il concerto a Earl’s Court –e se il signor Albarn sapesse che sto per andarci mi farebbe scenate assurde-. Il suono dello cinquina che mi ha stampato in viso settimane fa mi risuona subito nella testa, ma la scuoto immediatamente per allontanare il ricordo.
Vado al concerto a Earl’s Court, dicevo.
O meglio, punto di domanda: vado al concerto a Earl’s Court?
Dimenticavo il fatto più importante: non hai uno straccio di biglietto, cara Shine!
Lo so, lo so…
 Io… voglio solo vedere Noel.
Non so neanche perché.
Non so neanche cosa io voglia dirgli.
Sicuramente non deve pensare che io stia correndo a braccia aperte da lui, quindi, vediamo, rifletto aprendo i cassetti: l’abbigliamento è il primo indizio per capire di cosa la donna sia in cerca!
Quindi direi che sopra i jeans e sotto il cappotto color panna ci starà benissimo la mia felpa con scritto Blur!
Mi siedo davanti allo specchio, intenta a contornare i miei occhi con la consueta matita nera e ad accentuare le mie già lunghe ciglia con del mascara, ma non troppo pesante. Passo una fascia a pois –molto 60s- tra i miei capelli eprendo un bel respiro: adrenalina, sì. La sento scorrermi in corpo.
Non mi abbandona nemmeno mentre cammino a passo svelto verso la vicina fermata della metro –Circle o Hammersmith & City line? Massì, prendiamo la seconda, dato che non la considera mai nessuno-, nemmeno mentre mi  siedo su quelle poltroncine accompagnata dal consueto “Mind the gap” degli altoparlanti.
Poche fermate, fino a Edgware road.
Le porte non fanno in tempo ad aprirsi del tutto che già io salto giù di corsa.
“Mind the gap!”
Ma fanculo!
Non ho mica tempo per pensarci –e poi, diciamocelo, bisogna proprio essere dei molluschi trogloditi per mettere il piede giù dalla piattaforma!
Corro alla ricerca della District Line, e.. ecco, lo sapevo! E’ appena partita.
Ora devo aspettare ben –alzo gli occhi allo schermo- 7 minuti! Accidenti.
Ok, lo so che non è tanto ma, punto primo, Londra mi ha abituata troppo bene e quando c’è da aspettare più di cinque minuti per un mezzo di trasporto mi irrito, e, punto secondo, l’adrenalina finirà per uccidermi da tanto che mi scorre dentro con forza!
Quando finalmente arriva la seconda metro, mi rendo conto che è piena zeppa e non mi è difficile immaginare dove si stia recando la maggior parte dei miei nuovi coinquilini di vagone.
Molti hanno persino la maglia degli Oasis – e io ho quella dei Blur perché sono controcorrente, tiè!.
Sebbene siano solo cinque fermate, mi sembrano un’eternità e, allo stesso tempo, non abbastanza per escogitare un piano per vedere Noel.
Sono pure in anticipissimo, mancheranno circa due ore, ma… Non resistevo più!
Corro giù dalla metro, fuori dalla stazione, corro finchè non vedo l’enorme edificio con le gigantografie dei fratelli Gallagher, una a sinistra ed una a destra –la mia vocina mentale disapprova scuotendo la testa nella mia testa, oh yeah-.
C’è un sacco di gente, troppa gente!
Forse i Gallagher stanno per uscire?
Non lo so, non so cosa fare!
Forza Shine, cazzo! Ti serve un piano!
Sgomito fino ad arrivare alle transenne, fregandomene delle occhiatacce delle tipe che urlano a squarciagola, e attiro l’attenzione di uno dei bodyguard.
“Come posso fare per vedere Noel?” domando istintivamente, rendendomi subito conto di quanto questa domanda sia inutile.
Lui scuote la testa “Mettiti in fila e spera che si degni di uscire a firmare qualche autografo”
Quanto è odioso, con quel suo ridicolo pizzetto, la testa rasata e la corporatura da tricheco!
“No, non ha capito! Lui mi conosce!”
“Certo, cara” ridacchia lui.
“Gli dica che Shine” mi mordo la lingua “che Sunshine è qui! Per favore”
Il tricheco scuote nuovamente la testa, esasperato “Continua a sognare, ragazzina”
Mi lascio sfuggire un ringhio esasperato, ma quasi muto dato che completamente coperto dalle grida –ora persino più isteriche- di queste stupide fans.
“Liam!”
“Liiiiaaaaaam!”
“Liam, ti amo!!”
“Liiiiiamm!!!”
“Oh mio Dio, com’è bello!”
“Liam, quiiiii!”
Spalanco gli occhi. C’è Liam?
Mi guardo intorno, sporgendomi leggermente sulla transenna.
Eccolo, sìsì, è lui!
Si sta avvicinando all’orda di fan, battendo dei cinque e firmando qualche autografo.
“Liam!” urlo con tutta la voce che ho nei polmoni “Liaaaaaaam!”
Accidenti, non mi sente! Non può sentirmi con queste galline che starnazzano come oche in calore!
Il bodyguard è leggermente girato dall’altra parte.
Ok, Shine: this is now or never!
Punto i piedi sul bordo e scavalco la transenna, atterrando con un veloce tonfo dall’altra parte e correndo verso il minore dei Gallagher  senza voltarmi, aggrappandomi alla manica della sua felpona color panna, a testa bassa e occhi chiusi, pronta a incassare i colpi del bodyguard che sicuramente arriverà presto per staccarmi.
“Ma che diavolo-” esclama Liam sconvolto scostandosi leggermente, sorpreso.
Un braccio mi passa intorno ai fianchi, con forza, staccandomi senza troppa delicatezza dal frontman di cui tutta la folla continua a gridare il nome.
Il colpo mi costringe ad alzare la testa e ne approfitto per cercare il suo sguardo, mentre con le labbra, muta, sillabo un “Liam”.
“Shine” risponde subito, spalancando gli occhi e sistemandosi un ridicolo berretto di lana sulla testa. “E’ ok, è ok! La lasci! La lasci subito!” ordina al fottuto bodyguard tricheco, avvicinandosi.
Quest’ultimo, ancora più allibito di Liam quando mi ha riconosciuta, allenta la presa, offrendomi l’occasione di togliermi il suo lurido braccio di dosso e, soprattutto, lanciargli un’occhiataccia e un sorrisetto che sottintendono un bel te l’avevo detto che li conoscevo, fottuto tricheco!
“Non pensavo che mi amassi così tanto da buttarti tra le mie braccia come in un film” sorride beffardo squadrandomi da capo a piedi.
Assottiglio lo sguardo inviperita “Molto-divertente” scandisco.
“Of course, babe” mormora passandomi un braccio intorno alle spalle e accompagnandomi dentro, tra le urla di disapprovazione della folla, i cui ormoni stanno ormai rimbalzando in ogni direzione come palline da ping pong. “Eppure, nonostante il tuo appurato amore nei mie confronti” continua, beccandosi un mio energico pugno sul braccio “ho la sensazione che tu non sia qui per me, o sbaglio?” mormora con quell’aria saccente, inchiodandomi lo sguardo.
Non rispondo, non voglio rispondergli, fottuto antipatico. Già, non voglio rispondergli, e le mie forze si stanno concentrando sullo stroncare sul nascere questo sorrisetto che sento spuntarmi spontaneamente sulle labbra. E credo che la missione sia miseramente fallita, dato che Liam scuote la testa ridacchiando e mormora un “Chiamami qui Noel” al primo tecnico che ci passa vicino.
Liam non schioda gli occhi dai miei, beffardo “Oh, scusa, forse eri qui per Bonehead” aggiunge sarcastico, avvicinandosi leggermente.
Manco ricordo chi sia, questo Bonehead!
Incrocio le braccia, stringendomi nel cappotto e sibilando un “Se fossi in te chiuderei il becco e risparmierei la voce per il concerto”
“Se tu fossi in me ti sentiresti in cima al mondo, in questo momento” replica orgoglioso gonfiando il petto, lo sguardo perso nel vuoto, probabilmente intento a fantasticare sull’evento che avrà luogo tra un paio d’ore, con lui come protagonista.
“Se fossi in te mi sistemerei il monociglio” ribatte subito la mia lingua biforcuta.
Lui ridacchia. “Sempre la solita, mia cara” infilando le mani nelle tasche della felpa “E comunque devi ancora ringraziarmi per averti salvata dall’orda di fans e dai bodyguards”
Alzo le spalle, con indifferenza.
Caro Liam, devi ancora capire che una discussione con me non la vinci!
“Che cazzo vuoi, Liam” chiede una voce alle spalle del minore dei Gallagher, senza un minimo di intonazione o di interesse.
Drizzo subito la testa: Noel.
La sua attenzione è tutta sulla sigaretta che si sta accendendo, ma non appena mi mette a fuoco questa passa subito in secondo piano.
Restiamo a fissarci per non so quanto tempo, il mio sguardo che scivola velocemente sul suo cappotto blu scuro, quasi nero, ma ritorna presto alla ricerca dei suoi occhi celesti, i suoi tratti marcati e la sua solita espressione da dittatore, che però, dopo un po’, si addolcisce leggermente. “Tu” mormora soltanto, abbozzando un mezzo sorriso al quale rispondo senza neanche accorgermene.
Gli occhi di Noel si posano poi sul fratello, alzando un sopracciglio. “Ancora qui?”
Liam alza le mani a mo’ di arresa, divertito “Ok, ok, me ne vado! Comunque se non fosse stato per me non sarebbe neanche qui, sappi”
“Bravo” ribatte Noel col suo tono glaciale “Vuoi un biscottino?”
“Fuck off” ridacchia il minore “Ci vediamo sul palco” e, spostando lo sguardo su di me, “Ciao splendore”.
Apro velocemente il palmo della mano, senza neanche sforzarmi di mimare un saluto, per poi tornare subito con le braccia incrociate e alla ricerca dello sguardo di Noel.
Rimaniamo immobili, dato che a quanto pare nessuno di noi due sa come comportarsi. Con lui è così, in fondo: mi sento sempre come in un campo minato.
Aspira un tiro dalla sigaretta, studiandomi, sempre in silenzio.
Accidenti, non ne usciamo più così!
Faccio un passo avanti, le braccia sempre incrociate, guardandolo con gli occhioni aperti e le sopracciglia alzate, sottintendendo un Embè?! e sorridendo.
Lui sorride a sua volta e si avvicina leggermente, allungando la mano libera ad accarezzarmi dolcemente il volto. Com’è calda! Reclino impercettibilmente la testa di lato, andandogli incontro e beandomi segretamente del suo tocco.
“Vieni qui, stronzetta” sussurra infine acchiappandomi con un braccio e tirandomi con forza a se, stretta al suo petto, senza neanche darmi il tempo di liberare le braccia incrociate.
“Sempre delicato, eh” replico esasperata alzando lo sguardo su di lui, dal basso, beccandomi uno sbuffetto divertito come risposta.
“Sono pur sempre di Manchester” si giustifica, mentre io mi stringo al suo petto inspirando il suo profumo. “Cosa intendeva mio fratello quando ha detto che se non fosse stato per lui non saresti qui?”
Alzo le spalle, chiudendo gli occhi “Tuo fratello dice un sacco di cose” rispondo semplicemente, ma ovviamente non è abbastanza per il dittatore.
“Sei venuta qui per fare la fan oca di Liam Gallagher?” chiede divertito scorrendo una mano lungo la mia schiena, l’altra ancora impegnata a sorreggere la sigaretta.
“No” borbotto, ancora stretta tra le sue braccia.
“Perché sei qui?” chiede serio e sinceramente curioso.
Punto gli occhi nei suoi “Non  lo so” rispondo istintivamente, tradita però dalle labbra che si inarcano nell’ennesimo sorriso.
Volevo vederti.
Lui sembra soddisfatto della risposta –o, più probabilmente, da quella muta che mi ha letto negli occhi -. “Va bene”commenta sorridendo “Finché ci rifletti sopra, stai un po’ con me?” domanda piano, prendendomi il mento tra le dita e scorrendo dolcemente il pollice sul mio labbro inferiore.
Annuisco lentamente, rapita, cercando invano di sottrarmi al suo sguardo, ma lui mi solleva subito il volto, chinandosi, e sostituendo direttamente il pollice con le sue, di labbra.
Dio, quanto mi mancava questa sensazione di calore che si diffonde nel mio corpo quando io e Noel fondiamo le nostre labbra in questi baci!
“Vieni” sussurra sottovoce prendendomi per mano e riprendendosi la sigaretta, aspirando un ultimo tiro.
Mi lascio trascinare fuori dall’edificio, attraverso l’uscita sul retro, e mi ritrovo davanti cinque scooter luccicanti, tutti uguali, fatta eccezione per i colori: verde, arancione, rosso, blu e nero.
“Mio regalo per me e i ragazzi” spiega subito, eccitato, avvicinandosi a quello dalla tonalità arancio. “Mademoiselle?” mi chiama, fingendo un mezzo inchino e alzando la mano in cerca della mia.
“Ci credi” inizio divertita andandogli incontro “che hai l’accento di Manchester persino quando parli in francese?!”
Scuote la testa esasperato, infilandomi un casco “Zitta”.
“Hey, hey!” alzo un dito a testa alta “Zitta a me non lo dici”
“Io dico quello che voglio” ridacchia lui beffardo portandomi le mani sui fianchi e sollevandomi per farmi salire a cavalcioni sullo scooter, lasciando un po’ di spazio per lui.
“Stronzo” borbotto, la testa appoggiata alla sua schiena da quando è salito a bordo.
“Sempre, Sunshine.” ribatte fiero “Aggrappati bene”, si assicura, prima di mettere in moto e iniziare a sfrecciare tra le strade londinesi.
La mia mente è finalmente libera da tutti quei pensieri che mi tormentavano: ora  ci siamo solo io e Noel, e il vento, e i palazzi che ci scorrono in fianco. Un vortice di mattoni, lampioni, persone che non metto neanche a fuoco, persa come sono nella mia nuvola rosa.
Mi torna in mente come io abbia scavalcato le transenne e sfidato i bodyguard.
Accidenti, non è proprio da me!
O meglio, sì, è da me … ma non per vedere i Gallagher!
Non ho idea di quanto duri questo giro in scooter, ma sicuramente non troppo, perché quando Noel si ferma per parcheggiare sento ancora la voglia di sfrecciare con lui come fino a pochi secondi fa.
Entriamo negli immensi e stupendi giardini –non riesco neanche a rendermi conto se si tratti di Kensington Gardens o Hyde Park, ma ormai io e la geografia ci siamo arrese ad andare d’accordo.
L’aria è fresca, però in un modo piacevole, non da rabbrividire, e siccome c’è ancora fuori il sole non posso proprio lamentarmi.
Sgancio i bottoni del mio cappotto e do una sistemata alla mia fascetta, scostandomi i capelli dagli occhi.
“Dove stiamo andando?” domando piano rompendo il silenzio.
“Non lo so” alza le spalle “Da qualche parte in cui non ci sia gente che inizi a strillare vedendomi”
“Perché, spaventi così tanto?” ribatto subito stroncando sul nascere questo suo attacco di megalomania.
Lui mi fulmina, abbassando poi lo sguardo sulla felpa dei Blur che ora si intravede sotto il cappotto. “Spaventi tu, con quell’obbrobrio addosso” decreta, scuotendo la testa. “Dov’è lui?”
Lui. Damon, ovviamente.
“In tournée, in Giappone”
Sorride. Biascica qualcosa che sembra un buono a sapersi, ma non ci metterei la mano sul fuoco. “E sa che sei qui?” aggiunge poi, con un tono di voce più normale.
Scuoto la testa. “Non devo rendergli conto di dove vado. Altre domande, ispettore?”
Sorride “No, per ora” Mi prende per mano, dopo aver adocchiato un posticino abbastanza isolato, senza le solite orde di turisti che pascolano tra questi prati verdi all’inglese. Si siede contro un albero e, tirando leggermente la mia mano, fa in modo che io mi accomodi al suo fianco.
Prendo un bel respiro e appoggio la testa sulla sua spalla, nello stesso momento in cui lui mi cinge i fianchi tenendomi ancora più stretta a sé.
“Non sono mai stata qui” sospiro rapita guardandomi intorno. C’è solo verde, ci sono solo alberi e cielo … Ci siamo solo noi.
“Ti piace?” chiede piano, accarezzandomi i capelli.
Annuisco, chiudendo gi occhi. “Sei pronto per stasera?”
Ora è lui ad annuire, il petto gonfio e lo sguardo fiero “Oh yeah. Sarà un concerto che entrerà nella storia! Vieni a sentirmi, vero?”
“Fai Don’t look back in anger?” mi accerto subito.
“Non potevo non metterla in scaletta” mi rassicura, fissandomi per una manciata di secondi e poi chinandosi nuovamente sulle mie labbra.
“Allora forse vengo” rispondo subito dopo aver assaporato quel bacio.
Forse?” ripete con finto disgusto “Tu vieni eccome, punto”
“Ah, ora dai pure ordini?” incrocio le braccia e lo fisso, alzando un sopracciglio.
“Hai forse scordato il mio soprannome?” mormora deciso scendendo con le labbra sul mio collo.
Chiudo gli occhi, in estasi, con un sorrisetto: “The Chief” sussurro a fatica, rapita dalla sensazione di bollore che si è impossessata del mio corpo.
Sfilo il cappotto, che gli impedisce di continuare liberamente con quei baci a fior di pelle, ora sul collo, ora appena sotto l’orecchio.
“Noel” attiro la sua attenzione, sedendomi a cavalcioni su di lui, ancora appoggiato all’albero.
“Dimmi” risponde subito, guardandomi negli occhi.
Non riesco a trovare il coraggio, riesco solo a fissarlo, quasi impaurita, gli occhi spalancati.
Non dirlo!, ammonisce subito la mia vocina. No!
Prendo un bel respiro. “Voglio sentirti…” sussurro, inspirando a fatica aria dal naso e buttandola fuori dalla bocca, facendo condensare queste parole in una nuvoletta bianca. Lui mi fissa in silenzio, sgranando leggermente gli occhi: forse ha intuito, ma non né è sicuro e non vuole rischiare.
Abbasso lo sguardo, cercando di farmi coraggio. “Dentro di me.” aggiungo allora, tornando a guardarlo negli occhi: “Voglio sentirti dentro di me”, sputo fuori, portando le mani sul suo volto.
Non si aspettava che glielo avessi chiesto, poco ma sicuro. Lo si legge nei suoi occhi. I suoi respiri ora sono pesanti almeno quanto i miei. Ma sorride.
Porta una mano alla mia nuca, avvicinandomi alle sue labbra e assaporando le mie nuovamente.
“Togliti questo schifo, allora” sorride impaziente scorrendo le mani sulla mia felpa dei Blur e appoggiandole sui miei jeans, all’altezza delle cosce, mentre io punto meglio le ginocchia vicino ai suoi fianchi, sollevandomi leggermente e accontentandolo.
Non appena mi libero della felpa, vengo pervasa da questa brezza novembrina. “Congeleremo” sussurro, coprendomi il corpo con le braccia.
Lui rimane qualche secondo a guardarmi, facendo scivolare una mano ad accarezzarmi il volto, il collo, una spalla e poi il profilo del mio busto. “No” mi rassicura subito, lasciando a terra il suo giaccone e invertendo le posizioni, così che io possa sdraiarmici sopra e avere almeno parte del corpo riparata dal freddo.
Si stende sopra di me, lentamente, scaldandomi col suo corpo e scorrendo con la mano fino alle nostre zip.
“Ce l’hai un…?” domando piano, con un respiro già leggermente affannato.
“Credo di sì” e lo sento frugare nelle tasche per pescare il portafoglio.
“Seriamente?” sorrido divertita alzando un sopracciglio “Li tieni lì come i quindicenni?”
“Silenzio” ridacchia chinandosi nuovamente su di me e chiudendomi le labbra in un bacio.
E’ tutto così surreale, non mi sembra vero che stia succedendo.
E’ sbagliato, fottutamente sbagliato.
Allargo leggermente le gambe, prendendo un respiro profondo.
Mordo piano la sua spalla, ancora coperta dal suo maglione, per soffocare l’ansimo che mi nasce in gola quando accade.
E’ fatta. Noel Gallager è dentro di me.
E in questo momento mi sembra dannatamente giusto.


 

 
*sbuca fuori lentamente con una bandierina bianca*
Vi ricordate ancora di me?
Mi scuso tanto per l’assenza da efp… Qualche giorno fa però ho ritrovato l’ispirazione e ne ho subito approfittato per scrivere un nuovo capitolo.
Spero vi sia piaciuto o che comunque abbiate sempre voglia di lasciarmi due righe per farmi sapere cosa ne avete pensato!

(PS: la cosa degli scooter è vera. Non che Noel ci abbia portato in giro Shine –o forse sì, chi lo sa ahah- ma che li avesse regalati ai membri del gruppo e che se ne fossero andati a zonzo prima del concerto)

Ciò che Shine scrive di Londra, in fondo, è ciò che penso anch’io… E’ ciò che ho realizzato vivendo qui…

Un paio di mesi fa sono stata in vacanza in Danimarca e sono capitata a Roskilde, la città dove avevo ambientato parte della fiction. La famiglia che mi ospitava mi ha portata al porticciolo e… quando ho visto l’hotel lì vicino mi sembrava di sognare! Era quello dove avevo ambientato le vicende tra Shine e  Noel!! :D



Spero di sentirvi presto!
Un abbraccio
Cherry


 
  
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