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Autore: Nil_Yeol    21/08/2014    5 recensioni
Nelle due ore successive Daehyun impara che Youngjae ha sedici anni -quindi è solo un anno più piccolo di lui- e non può parlare né sentire da quando ne aveva cinque. Il suo colore preferito è il bianco, mentre il cibo che ama di più sono le palline di cioccolata ripiene di wafer; per quanto il biondo scuota la testa per fargli capire che non ne vuole, non c'è verso di convincere Youngjae a non offrirgliene un'altra.
[...]
A parte l'aspetto effeminato, non sembrava esserci nulla di strano nel ragazzo, o almeno questo è quello che Yongguk pensava prima che un sonoro “vaffanculo” lo interrompesse proprio mentre spiegava i compiti che Himchan avrebbe dovuto svolgere durante la giornata.
Si volta scandalizzato nella sua direzione e vede il giovane mordere brutalmente le proprie dita con il viso ormai ridotto ad un enorme palla di fuoco incandescente.
Era evidente che Kim Himchan volesse sparire per sempre dalla faccia della Terra.
- Come? - si azzarda a chiedere con il tono più amichevole che conosca, ma questo non sembra tranquillizzare il ragazzo, che anzi solleva ancora di più le spalle per nascondere il volto.
- Mi dispiace, non lo faccio di proposito-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daehyun, Himchan, Yongguk, Youngjae
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Questa è una fic diversa rispetto alle altre che ho avuto modo di scrivere in questo fandom; non so esattamente da cosa sia nata l'idea di trattare problemi come la sindrome di Tourette o la sordità, semplicemente ho immaginato un amore che va anche oltre le barriere fisiche e la capacità di comunicare che possiedono due persone che si amano veramente.

In ogni caso la storia è molto semplice e scritta di getto, quindi spero possa piacervi ugualmente.

Un abbraccio.

 

Misa

 

 

 

 

Voice

 

 

Sin dall'infanzia Yongguk aveva avuto solo due amici: Yongnam, suo fratello gemello, e Tigro, la sua simpatica tigre di peluche.

Non aveva bisogno di altro, gli bastava prendere Tigro e portarlo con sé nella stanza di suo fratello, tutto qui.

In quegli anni Yongguk perse l'abitudine di parlare, non ne aveva bisogno; Yongnam era sordo-muto dalla nascita, per questo gli era sembrato naturale imparare il linguaggio dei segni e per questo non utilizzava che quello.

Parlare non era necessario, Tigro e Yongnam non parlavano, quindi lui non avrebbe più proferito parola.

 

Sin dall'infanzia Yongguk aveva avuto solo due amici: Yongnam e Tigro.

Poi era rimasto solo Tigro.

 

Suo fratello era morto quando avevano solo undici anni. Fu terribile, un dolore straziante e interminabile, ma nemmeno in quell'occasione Yongguk disse nulla, rimase in silenzio ad osservare l'anonima bara bianca, fingendo di ascoltare quell'inutile funzione. Fu in quell'esatto momento, tra i singhiozzi di sua madre e le lacrime più silenziose di suo padre, che impose a se stesso di aiutare chi non aveva voce per comunicare con chi gli sta intorno, proprio come Yongnam.

 

 

Ora Yongguk ha venticinque anni, il suo lavoro è comunicare con chi è isolato dal resto del mondo. Quel giorno sta aspettando due ragazzi, sono rimasti coinvolti in una stupida marachella da adolescenti e ora devono ripagare il loro debito con lavori socialmente utili: trascorrere tre mesi in un centro come quello in cui lavora Yongguk è sembrata la punizione più adatta.

Il primo ragazzo si presenta alle nove di mattina.

Capelli biondi, bocca pronunciata e sguardo impertinente; Jung Daehyun è decisamente un ragazzo di bell'aspetto, ma ha qualcosa che a Yongguk non piace affatto.

<< Come va? >> il biondino solleva svogliatamente una mano in segno di saluto, l'altra affondata nella tasca dei jeans stretti.

Menefreghista.

Ecco cos'era, uno stupido ragazzino menefreghista.

<< Seguimi. >>

Yongguk non è tipo di molte parole, gli volta le spalle senza troppi convenevoli, limitandosi ad ascoltare i passi del giovane dietro di sè.

Arrivano ad una delle stanze del secondo piano, una della sue preferite.

Si blocca all'improvviso e Daehyun incespica sui suoi passi guardandolo storto.

Yongguk solleva un angolo della bocca e gli indica la camera con un gesto della testa.

<< Ci fermiamo qui. Il tuo compito sarà aiutarmi con il paziente; ho scelto qualcuno di semplice per te, questo ragazzo è in grado di comunicare attraverso il linguaggio dei segni, pian piano riuscirai ad imparare qualcosa, per i primi tempi ti aiuterò io. >>

Daehyun spalanca la bocca quasi inorridito.

<< Cosa!!? Nessuno mi aveva detto che avrei dovuto imparare la lingua di questi handicappati! >>

L'astio che quella frase suscita in lui non viene minimamente espressa dal suo volto, Yongguk rimane assolutamente impassibile, ma sente di voler schiaffeggiare quel bel visino con tutta la sua forza.

<< Entra. >>

 

 

Daehyun sbatte le palpebre ritmicamente: non può essere vero!

Se gli avessero detto che una rissa gli sarebbe costata tanto, avrebbe colpito quell'idiota di Kim Himchan ancora più duramente, almeno ne sarebbe valsa la pena!

Il tipo inquietante che gli fa da Cicerone non vuole sentire ragioni, si capisce all'istante che convincerlo a chiudere un occhio è un'impresa pressoché irrealizzabile.

Sbuffa sdegnato e si trattiene a malapena dall'urlare in preda all'isteria, poi finalmente entra.

La stanza è bianca, come da copione, letti dalle lenzuola inamidate e tende del medesimo colore, che svolazzano per la brezza fresca della mattina.

Deprimente...

Odia quel posto, lo odiava visto dall'esterno e ora lo odia ancora di più.

L'uomo dallo sguardo truce lo precede, fermandosi accanto al primo dei quattro letti nella stanza; lo vede muovere le braccia in gesti veloci e che a lui sembrano del tutto privi di senso, solo movimenti confusionari, al limite del folle.

Lo ignora e si perde nei suoi pensieri, deve cercare di vedere il positivo di quella situazione: almeno è un luogo silenzioso e nessuno gli romperà le palle con inutili chiacchiere! Sì, doveva pensarla così.

Si accorge a malapena dell'uomo privo di espressione che gli fa cenno di avvicinarsi. Ubbidisce trascinando svogliatamente i piedi, sollevando lo sardo dall'interessante pavimento solo quando il tipo -che crede si chiami Yongguk- inizia a parlare.

<< Ragazzino, questo è Youngjae. Per questi tre mesi dovrai occuparti di qualunque sua necessità, fosse anche tirargli lo sciacquone, intesi? >>

Daehyun sta per insultarlo, ma in quel momento i suoi occhi incontrano quelli grandi e luminosi di Youngjae e le parole gli muoiono in gola.

È carino , leggermente pallido,occhi e capelli scurissimi, labbra a cuore ora schiuse nel sorriso più bello che Daehyun abbia mai visto.

Yougjae inclina la testa, i ciuffi corvini troppo lunghi vanno a solleticargli il piccolo naso, e saluta Daehyun scuotendo la mano dalle dita affusolate.

 

Nelle due ore successive Daehyun impara che Youngjae ha sedici anni -quindi è solo un anno più piccolo di lui- e non può parlare né sentire da quando ne aveva cinque. Il suo colore preferito è il bianco, mentre il cibo che ama di più sono le palline di cioccolata ripiene di wafer; per quanto il biondo scuota la testa per fargli capire che non ne vuole, non c'è verso di convincere Youngjae a non offrirgliene un'altra.

All'ora di pranzo Yongguk deve assentarsi e lui rimane solo con il moretto; stanno passeggiando per il grande giardino dell'istituto e Youngjae gli afferra la mano per attirare la sua attenzione.

Sorride, lo stesso sorriso radioso di quella mattina,e gli indica una piccola struttura in fondo al viottolo.

<< Vuoi entrare lì dentro? >>

Ha parlato lentamente e Youngjae sembra essere riuscito a leggere il suo labiale perché inizia a scuotere la testa in un segno affermativo.

Daehyun scrolla le spalle e si incammina nella direzione indicatagli.

La mano di Youngjae non ha lasciato la sua.

Scopre che quel padiglione è adibito a laboratorio artistico: lì trovano pennelli, colori e acquarelli, tutto ciò che può essere utile ad impiastricciarli di tintura colorato dalla testa ai piedi nel giro di nemmeno mezzora.

Senza sapere come, si ritrova carponi sul pavimento scivoloso, mentre uno Youngjae euforico tenta invano di scappare. Lo afferra per una caviglia, trascinandolo di nuovo a sé, montandogli sopra a cavalcioni per bloccarlo a terra.

Continua a torturarlo facendogli il solletico ancora un po', poi le sue dita si legano con leggerezza attorno ai polsi del moro, fermandoli ai lati della sua testa.

Youngjae non è affatto spaventato, lo guarda incuriosito, un velo di aspettativa nei suoi occhi da cerbiatto, e a quel punto Daehyun sente lo stomaco contorcersi e una spiacevole sensazione di vuoto gli fa venire le vertigini.

Che stava facendo?

Si alza di scatto, indietreggiando di qualche passo,mentre l'altro ragazzo si mette a sedere senza smettere di guardarlo.

Il biondo distoglie lo sguardo.

<< Torniamo indietro. Devi lavarti. >>

 

Quel pomeriggio Daehyun torna a casa con uno strano peso nel petto.

 

 

 

Il secondo ragazzo si presenta alle 15.00 in punto.

Yongguk non si è fatto molte domande sul perché i due non siano venuti insieme, uno dei suoi colleghi ha accennato ad un certo episodio che ha visto coinvolti Jung Daehyun e il nuovo arrivato; c'entrava qualcosa un litigio tra i due, ma a lui non interessava affatto e aveva smesso di ascoltare ancora prima di capire chi aveva insultato chi.

A differenza di Daehyun, Kim Himchan appariva molto meno spavaldo e strafottente. Pallido come un lenzuolo, chioma nera come l'inchiostro e labbra rossissime, a Yongguk quel ragazzo sembrava la versione maschile di Biancaneve, una versione neanche troppo virile.

A parte l'aspetto effeminato, non sembrava esserci nulla di strano nel ragazzo, o almeno questo è quello che Yongguk pensava prima che un sonoro “vaffanculo” lo interrompesse proprio mentre spiegava i compiti che Himchan avrebbe dovuto svolgere durante la giornata.

Si volta scandalizzato nella sua direzione e vede il giovane mordere brutalmente le proprie dita con il viso ormai ridotto ad un enorme palla di fuoco incandescente.

Era evidente che Kim Himchan volesse sparire per sempre dalla faccia della Terra.

<< Come? >> si azzarda a chiedere con il tono più amichevole che conosca, ma questo non sembra tranquillizzare il ragazzo, che anzi solleva ancora di più le spalle per nascondere il volto.

<< Mi dispiace, non lo faccio di proposito. >>

Yongguk rimane interdetto.

Quel bimbetto spaventato lo ha appena mandato a quel paese: stenta a crederci.

Il moro fa un profondo inchino, biascicando scuse e frasi di circostanza, nel mentre però fa riferimento a qualche strana malattia, il cui nome a Yongguk suona piuttosto familiare, e che quantomeno spiega il gesto inconsulto di poco fa.

A quanto pare la sindrome di Tourette, tra i vari inconvenienti, ha quello di lasciarsi sfuggire insulti o frasi sconnesse quando meno ce lo si aspetta.

Kim Himchan insomma è uno che parla tanto, troppo, si potrebbe dire, e per Yongguk, che invece è abituato al silenzio, non può esserci nulla di più assurdo.

Il resto della giornata passa piuttosto tranquillamente. Ogni tanto Yongguk si azzarda a dare un'occhiata alla stanza dove Himchan si sta occupando delle varie scartoffie da sistemare e, fatta eccezione per qualche scatto involontario dei suoi arti che lo fanno sobbalzare ogni volta, tutto sembra procedere a dovere.

Alle sette di sera decide che è arrivato il momento di congedare il ragazzo, bussa con leggerezza alla porta e quello si volta allarmato.

<< Tranquillo, sono venuto solo per dirti che per oggi può bastare. >>

Il moro sorride timidamente, accennando un lieve inchino, poi afferra la cartella abbandonata a terra e scappa via, sgusciando tra la porta e il fisico imponente di Yongguk.

Tutti i documenti che gli aveva affidato sono stati sapientemente riposti nel giusto ordine: a differenza del suo collega, a Kim Himchan non manca di certo la costanza.

Lo ritrova alla fermata dell'autobus un'ora dopo, quando anche lui ha finito il solito giro di saluti; nel frattempo ha cominciato a piovere e il ragazzino resta immobile sotto la pioggia, il cappuccio troppo grande cade pesantemente sulla fronte per la grande quantità d'acqua.

Yongguk abbandona le braccia lungo i fianchi.

Quel ragazzino è proprio uno sfigato!

Stringe più forte il manico dell'ombrello blu notte, aprendolo con una semplice pressione sul bottoncino stranamente cedevole.

Quando Himchan non avverte più la pioggia sulla testa, alza i suoi grandi occhi d'onice, spauriti e bellissimi.

Nemmeno lui sa bene perché, eppure Yongguk gli sorride.

Forse vuole rassicurarlo -in fondo poteva benissimo averlo scambiato per un maniaco!- o forse la faccia di Kim Himchan lo fa ridere e tanto basta.

<< Cazzo...>> la voce di Himchan è un soffio e il sorriso di Yongguk si fa più ampio.

<< Ancora quel problema? >>

Il grazioso moro scuote la testa.

<< No, stavolta l'ho detto di mia spontanea volontà: esprimevo il panico che mi ha suscitato vederti alle spalle. >>

Il più grande passa distrattamente una mano tra i capelli troppo corti.

<< Faccio sempre questo effetto. >>

Himchan ridacchia affondando le mani nelle tasche del giacchetto.

<< Non ho paura di te, solo pensavo di aver combinato qualche guaio. >>

<< Allora hai la coscienza sporca! >>

Il ragazzo fa spallucce.

<< Alla fine ne combino sempre una, anche se non voglio. >>

In quel momento Yongguk pensa che Himchan deve averne passate davvero tante e che il suo disturbo deve essere stato davvero una spina nell fianco; non lo stupirebbe scoprire che all'origine della discussione tra il moro e Jung Daehyun ci sia proprio l'handicap del primo.

Sospira pesantemente, avvertendo la vocina nella sua testa che gli urla di non intromettersi.

Chissà perché finisce sempre per ignorare qualsiasi tipo di voce, anche quelle nella sua testa.

<< L'autobus non passa? >>

<< No, è che mi diverto a guardarli passare. Porca troia. >>

Yongguk alza un sopracciglio mostrando tutto il suo scetticismo.

<< Sicuro che tu non lo faccia di proposito? >>

<< Sicuro...>>

Senza pensarci dà una spinta leggera dietro le scapole del ragazzo per imporgli di camminare.

<< Ok. Si è fatta ora di cena: prendiamo un boccone e poi ti riaccompagno io a casa. >>

Himchan alterna lamentele a parolacce, a sua detta sempre non volute, ma Bang Yongguk sa essere un uomo molto persuasivo.

Quando arrivano al solito ristorante, ad accoglierlo arriva il solito cameriere; Choi Junhong è terribilmente alto, terribilmente carino e terribilmente chiacchierone. Credeva davvero che la cosa più veloce che avesse sentito parlare fossero i suoi CD quando teneva il tasto premuto per mandare avanti la traccia, poi aveva conosciuto Junhong e si era ricreduto.

Il ragazzo slanciato e dalla pelle candida come la neve si precipita ad abbracciarlo, i capelli di un sobrio color rosa gli solleticano l'orecchio.

Assesta qualche pacca incerta dietro la schiena esile del giovane cameriere e questo torna a sorridergli radioso, senza mollargli un attimo le mani, tutto sotto lo sguardo curioso e divertito di Himchan.

<< Ciao Bang! Sono contento di vederti anche stasera. Solito tavolo? >>

La voce di Jun è alta e squillante, acerba come può essere solo quella di un bambino, ma è allegra e piacevole, anche per uno come Yongguk.

All'improvviso il ragazzo sembra finalmente rendersi conto dell'accompagnatore del suo cliente preferito e il fondo del suo sguardo cristallino sembra gelarsi.

<< Sei in compagnia, bene! Allora stasera apparecchio per due. >>

Li accompagna fino al tavolo con disinvoltura, simulando una cortesia che mette Himchan seriamente a disagio.

<< Metterà il veleno per topi nel mio piatto. >>

<< Perché dovrebbe? >>

Questa volta è il turno di Himchan di sollevare un sopracciglio.

<< Ti sei accorto che quello ha una cotta per te, vero? >>

Il ginocchio di Himchan scatta verso l'alto facendo vibrare i bicchieri sul tavolo e il ragazzo arrossisce abbassando lo sguardo.

Gli occhi dei presenti lo mortificano e per spezzare il sortilegio Yongguk batte con forza un pugno sul tavolo, facendo sì che tutta l'attenzione si concentri su di sé.

Anche Himchan sobbalza colto di sorpresa, poi però capisce e regala all'altro un sorriso colmo di gratitudine.

Arrivati al dessert, Yongguk trova il coraggio di chiedere allo strambo moretto cosa ha combinato per meritarsi una rottura di palle come quella di sistemare fogli in un buco polveroso.

<< Ho preso a pugni quel cerebroleso di Jung. >>

Come immaginato. Anche quella volta il suo sesto senso non lo aveva tradito.

Il moro affonda con violenza il cucchiaino nel suo gelato e Yongguk è quasi certo di vedere la testa di Daehyun in quella coppa.

<< Immagino se lo sia meritato; quel moccioso mi è andato sulle scatole già al primo sguardo. >>

Himchan sembra apprezzare il giudizio e solleva il cucchiaio ricolmo di crema come stesse proponendo un brindisi.

Anche Yongguk solleva la tazzina con il suo caffè amaro e brinda alla loro strampalata alleanza.

La serata si conclude con un paio di imprecazioni di Himchan poco prima di uscire dal locale e quattro o cinque calci al cruscotto della sua macchina prima che la furia dai capelli corvini scendesse dalla vettura.

Quando torna a casa non ha neanche la forza di lavarsi i denti, crolla sul letto e si addormenta all'istante.

 

 

La mattina seguente Daehyun arriva all'istituto con un macigno a gravargli sul petto. Dannazione! Di solito durante le vacanze di Natale si divertiva ad andare in sala giochi o semplicemente a fumare in qualche parco, adesso invece gli toccava trascorrere il suo tempo con quel finocchio handicappato.

Sì, si era assolutamente convinto che quel tizio chiamato Youngjae fosse solo un maledetto frocio sordo-muto che aveva tentato di rincoglionirlo con qualche stupido giochetto.

Quel giorno era più che intenzionato a tenersi a debita distanza, magari, se costretto, gli avrebbe fatto capire con le cattive che non aveva alcuna intenzione di stare dietro alle fantasie perverse di uno sfigato.

Punto.

Non aspetta che il tizio che sembra fatto di pietra venga ad accoglierlo, si precipita nella stanza di Yoo Youngjae e lo trova lì, seduto a gambe incrociate sul letto, mentre guarda fuori dalla finestra.

Entrando aveva sbattuto con forza la porta per annunciare il suo arrivo e rendere subito evidente il suo malumore, Youngjae però non aveva sentito niente, mentre lui invece cominciava a sentire una profonda tristezza.

Era quella la solitudine?

 

A volte parli troppo Daehyun-hyung. Parli e finisci per ferire le altre persone, invece dovresti imparare ad ascoltare. Spesso un silenzio nasconde una verità che sembra palpabile.”

 

Quel giorno aveva picchiato Jongup forte sulla testa; odiava quando se ne usciva con le sue frasi da filosofo. Lo preferiva di gran lunga quando se ne stava zitto in un angolo, come faceva la maggior parte delle volte.

Youngjae si volta a guardarlo, il sorriso di oggi è meno spumeggiante.

Inizia a muovere freneticamente braccia e mani, le espressioni del suo viso sembrano caricature e Daehyun si sente confuso.

<< EhiEhi! Piano! Non capisco un tubo di quello che dici. >>

Si avvicina al letto e cattura le mani saettanti dell'altro nelle sue, avvicinandole involontariamente al petto.

<< Io...non sono ancora in grado di capirti, mi dispiace. >>

E lo è veramente. Anche Youngjae sembra dispiaciuto e abbassa gli occhi deluso.

Il biondo si guarda intorno alla ricerca di un foglio di carta, un rotolo di carta igienica, insomma di qualcosa su cui scrivere! Quello che trova però è la faccia mono espressiva di Yongguk, il quale lo sta guardando dalla porta.

<< Ha detto che ieri non voleva farti arrabbiare e che se tua madre ti ha rimproverato per i vestiti, penserà lui a pagare la lavanderia. >>

Daehyun ride passandosi una mano sulla fronte.

<< Digli...digli che non sono arrabbiato. Sono solo...un idiota. >>

Quel giorno chiede a Youngjae di insegnargli qualche parola utile nel linguaggio dei segni; ovviamente le prime parole a cui Daehyun ha pensato sono cazzo, vagina e scopare.

Mentre ripete i movimenti il suo giovane insegnante si copre il viso per nascondere la risata che suscita in lui quell'atteggiamento impacciato.

Per tutta la settimana il biondo si allena per memorizzare quanti più vocaboli possibili, arriva addirittura ad usare un corso online, e quando Youngjae si offre di usare la lavagna magica per scrivere, lui rifiuta categoricamente.

<< Non ci provare! Ho detto che avrei imparato ed è quello che intendo fare. >>

Con le mani mima il gesto che indica “fidati di me”, poi allunga il mignolo e il castano glielo stringe per sancire la promessa.

Quando chiede a Yongguk di prestargli qualche manuale sul quale ha studiato, può giurare di aver visto un bagliore di sorpresa sul viso solitamente inespressivo dell'uomo, alla fine però riceve i libri senza troppe domande e può tornare a studiare in camera di Youngjae.

 

Il mercoledì della settimana successiva dice ai suoi genitori che andrà a dormire a casa di Jongup e dice a Jongup di parargli il culo, qualunque cosa accada.

Youngjae ha lasciato la finestra aperta, come stabilito, e per lui, ormai abituato a darsela a gambe nelle maniere più disparate, non è difficile arrampicarsi ed entrare silenzioso come un gatto.

La camera è buia, così fa luce con l'accendino che teneva in tasca per avvertire il ragazzo della sua presenza.

Youngjae scuote la mano per salutarlo, il biondo si siede sul letto e istintivamente intreccia le dita con le sue.

C'è un momento in cui pensa di baciarlo, mandando al diavolo tutti i suoi pregiudizi, Youngjae però inizia a muovere le braccia.

 

Usciamo.”

 

Daehyun acconsente con un gesto del capo e tende la mano al ragazzo, accompagnandolo alla finestra.

Youngjae guarda verso il basso e si ritrae immediatamente, finendo contro il petto dell'amico che lo abbraccia stretto.

<< Niente paura, ti tengo io. Scendo per primo e faccio in modo che tu non ti sfrittelli a terra.>>

Il castano gonfia le guance e soffia sul suo viso scuotendo il capo.

In un attimo sono oltre il davanzale della finestra, Youngjae scende con cautela e Daehyun lo accompagna standogli praticamente attaccato alla schiena.

<< Ci siamo quasi. >>

Ovviamente l'altro non può rispondergli ma non lo vede particolarmente agitato, quindi tutto procede per il meglio.

A nemmeno un metro e mezzo dal terreno Youngjae mette male un piede ed entrambi scivolano sulla parete, piombando a terra con un tonfo.

Daehyun stringe le braccia attorno alla vita del ragazzo e attutisce la caduta con il proprio corpo; fortunatamente l'erba attutisce la sua.

<< Tutto bene? >>

Youngjae fa sì con la testa e Daehyun lo aiuta a rialzarsi.

Escono indisturbati dall'edificio attraverso il buco nella siepe che Daehyun ha creato con le cesoie di suo padre e ad attenderli c'è la brezza fresca della sera che sembrava non poter raggiungere le mura dell'edificio.

 

Dove andiamo?”

 

Ormai i gesti di Youngjae sono facili da comprendere.

Daehyun gli sorride rispondendo con movimenti altrettanto veloci per spiegare all'amico che vuole portarlo al cinema.

Il castano aggrotta le sopracciglia.

 

Sarà un po' complicato per me leggere il labiale di tutti gli attori.”

 

Daehyun scuote la testa e gli fa cenno di non preoccuparsi; quando arrivano al cinema in questione Youngjae capisce il perché di tanta calma. In tarda serata trasmetteranno un vecchio film muto, uno di quelli da definirsi dei classici per eccellenza, rigorosamente in bianco e nero.

La mano di Youngjae si stringe alla sua mentre prende biglietti e pop-corn per entrambi.

Il loro ha tanto l'aria di essere un appuntamento, ma nessuno dei due ne ha mai avuto uno -non uno serio perlomeno- quindi non vale la pena domandarsi se lo sia effettivamente oppure no.

Il film non è un capolavoro, però sa essere divertente al punto giusto e a Daehyun piace vedere Youngjae mentre sorride. Il braccio che tiene disteso sul sedile del compagno scivola sulle spalle di lui, come ha visto fare molte volte agli attori hollywoodiani con le loro partner, e il castano sembra non farci troppo caso.

Al buio Daehyun non può vedere come gli occhi di Youngjae si spalancano appena a quel contatto.

 

 

Ad ogni quasi-appuntamento che si rispetti, il gelato non può proprio mancare.

Daehyun scopre di non saper mangiare un cono come Cristo comanda ma la cosa lo rende buffo a sufficienza da far ridere Youngjae, che lo aiuta dando una bella leccata tutt'attorno la sua cialda.

Forse è la panna rimasta poco sotto il suo naso, forse è la maestria con cui lecca i gelati, fatto sta che Daehyun sente ancora una volta il desiderio di baciarlo e questa volta lo fa.

È un bacio tenero, una leggera pressione su quelle labbra zuccherate e l'istinto di succhiarle appena per portare via la panna dispettosa.

Quando si separano Youngjae non distoglie lo sguardo come si aspettava, anzi prende il biscotto semisepolto nella sua coppetta e lo mette in bocca facendo sporgere l'altra estremità verso il biondo.

Non ci sono espressioni enfatizzate o movimenti delle braccia, ma Daehyun capisce all'istante che Youngjae gli sta dicendo: “fallo ancora.”

 

 

 

 

 

Himchan lo ha chiamato per avvertirlo che non potrà presentarsi a lavoro per i prossimi due giorni; non è che gli interessi qualcosa, ma deve ammettere che non sentire qualche imprecazione venire giù dal cielo, all'improvviso come un acquazzone estivo, lo fa sentire a disagio.

Ultimamente ha notato che l'odioso ragazzino dai capelli biondi si ferma a chiacchierare con Youngjae anche oltre l'orario stabilito, il che non sa se è un bene o un male.

La cosa negativa è che lo ha tra i piedi, con quella sua stupida faccia da schiaffi, per più tempo del dovuto, dall'altra parte però Youngjae sembra molto più sereno e qualcosa gli dice che i succhiotti che ha visto sul suo collo sono in qualche modo coinvolti in questo suo cambiamento d'umore.

Alle 13.00 in punto Junhong si presente nel suo ufficio con il pranzo che aveva ordinato al telefono.

Deve ammettere che il ragazzino è anche più grazioso del solito con i suoi jeans grigi e il cappotto lungo che potrebbe star bene solo a uno spilungone come lui.

Junhong ravviva la chioma di confetto con un gesto frettoloso della mano, mentre poggia il contenitore con il pranzo sulla scrivania.

<< Ho fatto più in fretta che ho potuto, quell'impiastro di Moon mi ha bloccato un'eternità per scegliere con quali pantaloni andare a fare jogging. >>

Yongguk sorride sinceramente divertito: Himchan gli ha ripetuto fino allo spasimo che il piccolo cameriere ha una cotta per lui, rimproverandolo perché è così tonto da non accorgersene; ora però è convinto che non è l'unico ad essere completamente rincitrullito. A suo parere è evidente che Moon Jongup stia facendo una corte spietata -seppur a suo modo- al ragazzino con i capelli dal colore improponibile.

Per quale altro motivo dovrebbe sprecare ore della sua vita per discutere su quali pantaloni usare per sudare come un dannato?

<< Jun? >>

Il ragazzo sorride compiaciuto del suono che ha il suo nome pronunciato da Yongguk.

<< Dimmi hyung. >>

<< Penso che dovresti dare una possibilità a Moon Jongup. >>

Il volto dell'altro muta subito espressione; è deluso, lo si capisce, ma decisamente è arrivato il momento per Yongguk di parlare un po' di più e no, non c'entra l'aver incontrato Kim Himchan, non è per lui che si sta sforzando di mettere due parole una dietro l'altra, non è per lui che sta chiarendo la situazione.

<< Da che ti conosco, e saranno almeno tre anni,ogni volta che ti ho sentito parlare di te, in un modo o nell'altro, finivi sempre per nominare o fare semplicemente riferimento a Jongup. Forse tu non te ne sei ancora accorto, ma il tuo inconscio probabilmente sì: pensi sempre a quello strambo ragazzetto dallo sguardo inebetito. Adesso non voglio dire che tu ne sia follemente innamorato, ma penso ci sia un motivo se in tutti questi anni non sei riuscito ad allontanarlo da te; magari semplicemente non hai voluto. >>

Wow! Per uno che non parla mai quello era stato davvero un lungo discorso.

Junhong rimane in silenzio per un tempo incalcolabile e quando torna a parlare la sua voce è meno squillante del solito.

<< Almeno per un po' cerca di non passare al ristorante. >>

 

 

Il pomeriggio in cui torna Himchan, Yongguk se ne sta di fronte al cancello ad aspettarlo.

Il ragazzo si ferma a pochi metri di distanza, la palpebra sinistra si chiude di scatto come a fare l'occhiolino ma l'uomo capisce che il gesto è del tutto involontario e sorride: quei suoi tic cominciano a sembrargli stranamente carini.

Himchan solleva un braccio per mostrargli un sacchetto.

<< Perché mi hai detto di portarti il pranzo? >>

Yongguk fa spallucce.

<< Non posso andare al solito posto. >>

Mangiano i panini che Himchan ha preparato sulle scale antincendio, lo sguardo perso a fissare i nuvoloni bianchi spostati dal vento.

<< Come ti sembrano? >>

<< I panini? >>

<< Già. >>

<< Fanno schifo. >>

<< Già. >>

Ridono entrambi, Himchan schiaccia la fronte sulle ginocchia ossute, Yongguk si copre la bocca con una mano.

<< Posso farti una domanda Gukkino? >>

<< Non chiamarmi così. >>

Il moro ridacchia.

<< Vaaaa beeene! Bangino? >>

Yongguk si volta e lo guarda truce.

<< Vuoi morire? >>

<< Vuoi morire, vuoi morire! Cazzo! >>

Himchan si morde la lingua, Yongguk sorride.

<< Non sapevo facessi anche il verso. >>

Il più giovane abbandona la testa sulla ringhiera rassegnato e prende un altro boccone di pane.

<< A volte capita. >>

<< Ok. Comunque è buffo, un buffo piacevole però! >>

Himchan torna a fissarlo poco convinto ma non dice nulla, in fondo Yongguk è uno che non spreca parole per dire bugie.

<< Allora posso fartela questa domanda o no? >>

<< Spara! >>

Prende un bel respiro e si fa coraggio.

<< Quando avrò finito i tre mesi prestabiliti, posso continuare a venire qui...da te? >>

Sembra tanto una di quelle domande che nascondono un doppio significato e il secondo significato della domanda in questione sembra essere: “posso continuare a vederti?”

Quindi Yongguk ci riflette un po' su; riflette sulla sua stoica volontà di rimanere in perenne solitudine, sugli anni di differenza che lo separano da Himchan e su quello che potrebbero pensare suo fratello e Tigro di questa storia. Probabilmente entrambi lo prenderebbero a calci in culo per le numerose seghe mentali.

Yongguk riflette su tutte queste cose e alla fine risponde ad entrambe le domande (quella evidente e quella sottintesa) con un semplice e schietto: << Sì. >>

 

 

 

Daehyun ha rifiutato l'invito dei suoi amici per quel pomeriggio: trascorrere del tempo con Youngjae gli sembra molto più allettante che fumare un po' d'erba.

Oggi è un grande giorno, se solo ci pensa sente lo stomaco fare le capriole.

Chiude gli occhi e respira profondamente, la mano destra è nascosta dalla stoffa della tasca e stringe il preservativo che si è guadagnato con tanto sangue e fatica: l'ha rubato dal cassetto di suo padre.

L'argomento “sesso” era uscito una settimana fa; parlavano del fatto che presto si sarebbe conclusa la sua punizione e anche il soggiorno di Youngjae nell'istituto volgeva al termine, quindi festeggiare era d'obbligo.

 

 

 

<< Che ti piacerebbe fare? >>

Youngjae picchietta il dito sulle labbra con fare pensoso, poi solleva l'indice non appena gli si accende la lampadina.

Gattona sul letto fino a raggiungere Daehyun, poggiando le mani sulle cosce del suo ragazzo.

All'inizio Youngjae tiene in alto il pollice, l'indice e il mignolo della mano, gesto che ormai Daehyun conosce bene e che indica “ti amo”* poi però i movimenti si fanno più confusi e crede di non capire bene cosa intenda l'altro ragazzo.

<< Non è chiaro...>>

Youngjae ridacchia arrossendo, alla fine si mette praticamente in braccio al biondo e lo bacia con passione togliendogli quasi il fiato.

Se fino a quel momento aveva avuto qualche dubbio, la mano di Youngjae sul cavallo dei suoi pantaloni spazza via ogni incertezza.

 

 

 

 

 

Arriva davanti la porta della camera di Youngjae, la mano stringe la maniglia e sente la salivazione azzerarsi all'istante.

Dannazione, non può sprecare tutte le ricerche che ha fatto sul sesso tra uomini solo per la sua fottuta timidezza! Allora a cosa era servita la colossale figura di merda che aveva fatto presentandosi alla cassa di quella dannata profumeria con un flaconcino di lubrificante?

Chiude gli occhi, la mano sta cominciando a sudare, poi si decide ad aprire la porta pur continuando a trattenere il fiato. Lo rilascia immediatamente non appena la figura di Youngjae si staglia di fronte ai suoi occhi: è vestito in maniera decisamente troppo curata per starsene nella stanza di un centro come quello, pantaloni aderenti, camicia e capelli pettinati in maniera quasi maniacale non sono proprio il massimo della sobrietà, poi però Daehyun pensa a quanto lui ha impiegato per scegliere cosa mettersi, alle tre volte che ha fatto lo shampoo e alle ricerche su come fare un buon pompino, quindi decide bene di non far notare a Youngjae che non c'era alcun bisogno di impegnarsi tanto perché lo trovava bellissimo anche con i capelli arruffati e la maglietta stropicciata.

Si avvicina al suo ragazzo e lo bacia dolcemente all'angolo della bocca.

<< Sicuro che non verrà nessuno? >>

Youngjae fa un cenno affermativo con la testa.

Himchan ha detto che terrà impegnato Yongguk per noi.”

Daehyun arriccia il naso, ormai ha imparato i gesti che corrispondono al nome “Himchan” e gli danno fastidio quasi quanto il suono che ha quel nome. In fin dei conti però questa volta gli deve un grosso favore e forse -ma solo forse- è stato un po' stronzo con lui.

<< Ok. >>

Torna indietro per chiudere la porta a chiave e l'ok di poco prima suona molto più definitivo adesso.

Youngjae si siede sul letto e lo invita a raggiungerlo.

Sono uno di fianco a l'altro, in silenzio, e Daehyun si sente teso come una corda di violino.

<< Tu non hai paura? >>

Youngjae sbatte i suoi occhioni con fare innocente.

Tu sì?”

<< Un po'. >> si vergogna ad ammetterlo, ma con Youngjae non ci sono bugie, non ci sono mai state.

Il castano poggia la testa sulla sua spalla mentre va a stringere la sua mano con la propria: stare così lo tranquillizza, è come se Youngjae sapesse sempre come farlo stare meglio.

Si sposta per guardarlo negli occhi e a Daehyun sembra diventato ancora più bello in quei tre minuti.

Non dobbiamo farlo per forza. Sono già felice che tu sia qui con me.”

Il biondo scuote la testa e accompagna la sua voce con i movimenti fluidi delle mani.

<< Ho solo paura di sbagliare qualcosa, di farti male, però te lo giuro, non c'è cosa che desidero di più in questo momento Youngjae. >>

Se mi fai male mi metto a urlare!”

Youngjae ride per la sua stessa battuta e il peso nel petto di Daehyun sembra sciogliersi come per incanto.

<< Affare fatto. >>

Il tempo di un bacio leggero come il vento e il biondo lo fa distendere sul materasso, accomodandosi sul suo bacino.

Nemmeno si accorge di quando ha cominciato, ma adesso si sta muovendo sul sesso del suo compagno, lasciando scivolare con noncuranza il sedere sul tessuto, e già lo sente indurirsi sotto il suo tocco.

È eccitato, eccitato proprio come lo è lui mentre lascia sgusciar fuori i bottoni dalle asole della camicia.

Il petto di Youngjae è liscio e latteo come tutto il resto della sua pelle. Daehyun decide di assaggiarla e inizia a leccare lo sterno del ragazzo, il pettorale sinistro e il piccolo capezzolo turgido, mordicchiandolo appena.

Youngjae geme, vorrebbe inarcare la schiena ma il suo bacino è praticamente bloccato da quello dell'altro, quindi si limita a voltare la testa da un lato, lasciando che Daehyun continui a baciare la pelle vellutata dell'addome, a mordere quella più sottile sui fianchi.

Trema quando i denti del biondo aprono la zip dei pantaloni e le sue dita vanno a solleticare la peluria morbida sul suo pube.

Daehyun si solleva per permettergli di leggere il suo labiale.

<< Sei perfetto. >>

Youngjae si morde un labbro e con la forza che gli è rimasta si mette a sedere e lo bacia.

Probabilmente dovrebbe essere più romantico, più pensato e meticoloso, ma quando Youngjae gli sfila la maglietta frettolosamente, sente di aver perso il controllo; si libera dei pantaloni comprati per l'occasione e fa lo stesso con quelli del castano. Youngjae è tornato a stendersi e lo aiuta alzando i fianchi e scalciando per liberarsi di quell'inutile pezzo di stoffa.

Sono in mutande, sudati, accaldati e in preda ad un'eccitazione selvaggia.

È la prima volta per entrambi, ma a nessuno dei due importa se è tutto affrettato e un po' improvvisato, ne hanno bisogno, hanno bisogno di sentirsi, hanno bisogno di aversi.

Daehyun si toglie i boxer per primo, come ad evitare il primo momento di vero imbarazzo al suo amante, e si lascia guardare mentre passa sensualmente le dita tra i propri capelli.

Youngjae lo divora con lo sguardo, cattura ogni più piccola parte di lui e la fa sua.

Si sorridono complici, poi Daehyun si piega per baciare la stoffa delle sue mutande; l'ha visto fare in qualche porno e gli era sembrata una cosa decisamente da provare. Ovviamente non si sbagliava, i mugolii di Youngjae ne sono una prova evidente.

Con un gesto brusco abbassa l'elastico degli slip e dà una prima inaspettata leccata a tutta la lunghezza di quel sesso turgido, facendo trattenere il fiato al suo partner.

Sa di dover affinare la tecnica, ma quando riesce a prendere in bocca il pene di Youngjae senza tossire, sente di aver già raggiunto un obbiettivo enorme.

Muove la testa su e giù, sempre più velocemente, seguendo un ritmo che sembra essere quello giusto visti gli spasmi che hanno i muscoli delle gambe dell'altro.

Il sapore di un cazzo è più “aromatico” di quanto si aspettasse, ma magari è solo perché si tratta del suo Youngjae e quindi tutto è più buono.

Nonostante l'inesperienza, sa riconoscere il momento in cui un uomo sta per venire, per questo è pronto quando il piacere dell'altro si riversa nella sua bocca. Ingoia senza pensarci, la sensazione è strana ma il suo sesso dolorante e la voglia di fare l'amore con Youngjae superano anche quel piccolo inconveniente.

Si allunga quanto basta per riafferrare i suoi pantaloni e sfilare preservativo e lubrificante dalle tasche; nel lasso di tempo che impiega per infilare il profilattico e bagnare le sue dita crede di essere quasi posseduto da una forza incontrollabile che lo guida fino al fascio di muscoli del ragazzo, penetrandolo con il primo dito.

<< Fa male? >>

Youngjae stringe i denti ma scuote la testa.

Probabilmente è fastidioso ma anche lui ha voglia di sentire Daehyun.

Il secondo dito scivola piuttosto bene e quando arriva anche il terzo Youngjae sembra quasi distaccato dalla realtà, come in estasi.

Daehyun continua a muovere le dita per assicurarsi di prepararlo a dovere, fino a quando è lo stesso Youngjae a stringergli il polso intimandogli di procedere.

Si sporge su di lui per un ultimo bacio salato, lo priva del calore delle sue dita per sostituirlo subito dopo con quello intenso del suo sesso.

Lo penetra lentamente, stando attento ad ogni cambiamento nelle sue espressioni; per qualche istante Youngjae respira in modo affannato, gli occhi sono serrati, e Daehyun si blocca, pronto ad allontanarsi da lui in qualsiasi momento. Youngjae però riapre i suoi grandi occhi ora lucidissimi e mima con le labbra un vai carico di desiderio.

È scoordinato, un po' rude e impreciso, ma è amore.

Basta qualche spinta più profonda e le braccia di Youngjae si legano più strette attorno al suo collo, le labbra del castano gli sfiorano l'orecchio e il suo respiro gli fa il solletico.

Si volta per mordergli le labbra e soffiare su di esse un ti amo sofferto e sincero.

Youngjae viene una seconda volta tra i loro corpi, Daehyun raggiunge l'orgasmo poco dopo urlando per entrambi.

Si accascia su di lui e restano fermi per quelle che sembrano ore; alla fine il più grande racimola la forza per afferrare il lenzuolo e coprire entrambi. Si mettono comodi uno di fianco all'altro e Youngjae si accoccola al suo petto legandogli un braccio intorno alla vita.

La punta del dito del ragazzo sfiora leggera la sua schiena dando forma a mute lettere.

Per Daehyun non è difficile decifrare il messaggio: “Ti amo anch'io.

 

 

 

Himchan lo aveva avvertito che sarebbero andati in un posto chiassoso, specificando che in un luogo dove tutti facevano macello nessuno si sarebbe accorto delle sue stranezze.

Con il senno di poi Yongguk pensa che non avrebbe mai dovuto lasciargli carta bianca, se fosse stato meno permissivo adesso non si troverebbe in quel buco infernale a cui hanno dato il nome di discoteca.

Ok, effettivamente si parla poco, e questo per lui dovrebbe essere un punto a favore, ma in effetti come si potrebbe anche solo immaginare di scambiare quattro chiacchiere? La musica è assordante e le persone hanno la bocca impegnata in ben altre mansioni per curarsi di intavolare una sana conversazione.

No, la discoteca non è luogo per Bang Yongguk. Poi però Himchan si avvicina a lui e spinge del tutto involontariamente il sedere contro il cavallo dei suoi pantaloni e forse anche Bang Yongguk coglie il positivo di quel posto dimenticato da Dio.

Nemmeno sa come ci siano riusciti, è stato sufficiente il tempo di due cocktail e altre tre canzoni, e adesso sono nel bagno del locale, piccolo, scomodo e assolutamente perfetto per bloccare il corpo di Himchan alla parete.

Mette una gamba tra quelle del ragazzo per tenerlo fermo mentre lo aiuta ad abbassare i pantaloni.

<< Non ho i preservativi. >>

Il moro ridacchia e lo guarda come farebbe un nonno saggio con il suo ingenuo nipotino.

<< Li ho portati io! Come faresti senza di me Bang? >>

Yongguk abbassa la zip dei jeans lasciando libero il suo sesso e premendolo contro la coscia dell'altro.

<< Avevi pianificato tutto? >>

Himchan fa la linguaccia ammiccando divertito.

<< Niente piani, semplicemente so di essere irresistibile. >>

E lo è, Yongguk non può negarlo, Himchan è tutto quello che non si aspettava di poter desiderare: Himchan è allegro ai limiti dell'iperattività, è folle e imprevedibile, è giovane, inesperto, irrazionale ed istintivo, Himchan parla troppo e pensa troppo poco. Ma Himchan è anche tremendamente bello, gentile e generoso, è solare e ottimista, non si lascia mai abbattere dai suoi problemi e ha l'indiscussa capacità di rendere il suo mondo un posto migliore.

Mentre entra dentro di lui, Yongguk pensa a tutto questo, al fatto che anche quelli che potrebbero sembrare difetti, su Himchan, sembrano doti rarissime, e pensa anche a quanto sia facile sollevarlo per le gambe vista la leggerezza del suo fisico minuto.

Il ragazzo lo abbraccia stretto, respirandogli affannosamente contro le labbra.

<< Cazzo! >>

Lo sente imprecare tra i denti e non può fare a meno di sorridere.

<< Spero sia un apprezzamento intenzionale alla mia bravura. >>

Himchan socchiude appena gli occhi e sorride a sua volta.

<< Forse sì...forse no. >>

Quando escono dalla discoteca è già sorta l'alba, Himchan lo tiene per mano, mentre con l'altra stringe sul collo la giacca di pelle che gli ha prestato.

<< Invece di fare lo splendido, pensa a coprirti la prossima volta. >>

Lo sguardo infervorato che gli riserva non lo spaventa nemmeno un po'.

<< Vaffanculo! E sì, questo è assolutamente un invito intenzionale. Io mi faccio carino per te e tu mi tratti anche male! Sei pessimo. >>

Yongguk solleva la testa verso il cielo. Non ricorda l'ultima volta che si è sentito tanto bene.

<< Ho notato una cosa, sai Chan? >>

<< Cosa? >>

Torna a fissarlo e stavolta il suo è uno sguardo dolce e rassicurante.

<< Ultimamente le imprecazioni improvvise e gli scatti sembrano diminuiti. >>

Himchan annuisce soddisfatto e la presa della sua mano si fa più salda.

<< L'ho notato anch'io e mi sono detto che è merito tuo. Quando sto con te sono più tranquillo, forse sei la mia cura, mi aiuti a parlare di meno! >>

Yongguk gli dà un buffetto sulla fronte ma un po' crede anche lui a questa storia della cura, in fondo, da quando conosce Himchan, sta guarendo anche lui, adesso parla molto di più.

 

 

L'ultimo giorno di punizione Jung Daehyun e Kim Himchan si presentano nel suo ufficio insieme; vederli tutti e due nella stessa stanza fa un certo effetto, sono come il giorno e la notte: uno pallido e con la chioma corvina, l'altro biondo e dall'incarnato avorio. Sì, decisamente una strana accoppiata.

La cosa più assurda però è sicuramente il comportamento di Daehyun quando allunga una mano verso il secondo ragazzo e pronuncia un solenne grazie.

Yongguk non sa a cosa sia dovuto quel ringraziamento e neanche ci tiene a saperlo; c'è però qualcosa di profondamente sospetto nel sorrisetto sornione di Youngjae, che guarda la scena in lontananza con aria soddisfatta.

 

 

 

Yongguk non viene al ristorante da più di un mese ormai e deve ammettere che piano piano si sta abituando alla sua assenza.

Oggi ha finito di lavorare più tardi del previsto, in ogni caso preferisce tenersi impegnato il più a lungo possibile, tanto per non pensare.

Quando esce dal locale è l'una meno venti e l'aria della sera è davvero pungente.

Fa per mettersi il casco ma in quell'istante vede una piccola figura rannicchiata su se stessa appoggiata al muretto di fronte al ristorante.

Junhong strizza gli occhi per mettere a fuoco e quasi scoppia a ridere quando riconosce Jongup in quella sagoma che batte i denti infreddolita.

<< Jongup-hyung! Che ci fai qui? >>

Sentendosi chiamare il ragazzo scatta in piedi, le sue gambe però devono essersi addormentate e non rispondono bene ai comandi, facendolo capitombolare a terra.

Il giovane dalla chioma rosa confetto si precipita ad aiutarlo, nascondendo a stento il suo sorriso.

<< Stai bene hyung? >>

Il castano si affretta a rialzarsi, spolverandosi i pantaloni.

<< Certo, certo. Sono solo...solo inciampato. >>

Il sorriso di Jongup è timido e delicato; non aveva mai notato quanto fosse piacevole. Effettivamente il giovane dal fisico scolpito non faceva mai niente per attirare l'attenzione, se ne stava sempre in disparte e preferiva ascoltare per ore la gente piuttosto che parlare di sé. Per Junhong, abituato a blaterare senza sosta, un atteggiamento simile sembrava a dir poco assurdo, tuttavia, pensandoci adesso, persone egocentriche e chiacchierone come lui non andrebbero da nessuna parte senza ragazzi come Jongup.

Sorride tra sé e sé decidendosi a riproporre la domanda.

<< Che ci facevi qui tutto solo? >>

<< Aspettavo te. >> la risposta è così sincera e immediata da lasciare allibiti entrambi.

Il più giovane si morde il labbro, la gamba che si flette nervosamente.

<< Ti serve qualche altro consiglio su che pantaloni usare? >>

Potrebbe inventare qualche altra patetica scusa, ma qualcosa si accende nella mente di Moon Jongup, qualcosa che si sente di poter definire coraggio.

<< No. Ti ho aspettato qui per due lunghe ore, ma non mi lamento, per te aspetterei anche ventiquattro ore al gelo, aspetterei una settimana qui fermo come un coglione e tutto per chiederti di uscire con me, perché mi piaci Junhong, mi piaci da impazzire, e se questa volta mi dirai di no, sappi che insisterò finché non ti avrò convinto a darmi una possibilità, dovessi impiegarci una vita intera! >>

Moon Jongup era uno di quei ragazzi che non parlava molto, ma quando lo faceva diceva sempre la cosa giusta: è a questo che pensa Junhong mentre si piega per incontrare le sue labbra screpolate dal freddo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* è il simbolo che noi solitamente riconosciamo come quello del “rock 'n roll” ma nel linguaggio dei segni (quello americano per la precisione) indica appunto “ti amo”.

 

 

 

 

  
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