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Autore: aduial    22/08/2014    3 recensioni
Tutti sappiamo come è finita l'avventura dei gemelli Weasley a Hogwarts, li abbiamo visti volare via "nel tramonto radioso", come ci dice la Rowling. Ma cosa successe subito dopo? E come c'è arrivata una palude nel bel mezzo di un corridoio?
Quarta classificata al Contest “Characters' Feelings – Momenti di Protagonismo” indetto da Lucinda Taylor sul Forum di EFP
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dolores, Umbridge, Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Autore [nickname su EFP e sul Forum]: aduial (EFP), aduial95 (forum)
Titolo: Una fuga in grande stile
Personaggio scelto: Fred e George Weasley
Emozione scelta: soddisfazione
Evetuali personaggi secondari: Dolores Umbridge
Pairing(se presente): nessuno
Rating: verde
Genere: generale
Note/Avvertimenti: missing moments
Prompt se presente):
Note dell’autore: Niente da dire, se non che il dialogo tra i gemelli e la Umbridge alla fine della storia è esattamente lo stesso che c’è nel libro”Harry Potter e l’Ordine della Fenice”, ho usato le stesse identiche parole, ma solo nei discorsi diretti.
 
Una fuga in grande stile
 
Dopo aver parlato con Harry, i gemelli si ritirarono nella loro stanza per discutere degli ultimi dettagli del loro piano. Durante le vacanze di Pasqua non avevano combinato nessun guaio, in fondo erano pur sempre le vacanze! Però questo significava che avrebbero dovuto recuperare il tempo perso e avevano intenzione di farlo con stile. Ecco perché avevano deciso di utilizzare la loro ultima creazione, quella che nessuno aveva ancora mai visto: la Palude Portatile. Il luogo perfetto per posizionarla era il corridoio di Gregory il Viscido, al quinto piano dell’ala est, perché era sufficientemente stretto da poter essere occupato dalla Palude senza alcuna difficoltà e, soprattutto, perché era molto frequentato dagli studenti e quindi avrebbe creato non pochi disagi.
«L’hai presa?» chiese George, schivando un calzino lanciato dal gemello, intento a rovistare nel baule. Si distese sul letto, lanciando di tanto in tanto un’occhiata a Fred. Solo quando lo vide entrare con tutto il busto nel baule, soffocò una risata e agitò pigramente la bacchetta: «Accio Palude Portatile!».
Una scatola schizzò fuori, colpendo lo sfortunato Fred che si trovava ancora in ginocchio, e si appoggiò morbidamente tra le mani di George.
«Avvisare no?» chiese il gemello contuso, massaggiandosi la fronte con la mano. Poi si avvicinò al letto, scrutando la scatola appoggiata sulla coperta. Sembrava fatta di vera melma, verdastra e stagnante. Ogni tanto, da quella superficie così realisticamente disgustosa, affioravano delle lettere che formavano le parole “Palude Portatile”, per poi tornare a sprofondare nel fango.
«Forse dovremmo migliorare la confezione» propose George, ma uno scintillio soddisfatto gli illuminava gli occhi.
«E perché mai? - ribatté l’altro, sogghignando – in fondo così rende meglio l’idea, no?»
 
Il giorno successivo tutto era pronto perché Harry avesse la possibilità di infiltrarsi nell’ufficio della Umbridge per parlare con Sirius.
I gemelli passeggiarono tranquillamente fino al quinto piano. Chiunque li conoscesse, si stupiva della loro calma e, intuendo che stessero tramando qualcosa, fuggiva il più lontano possibile. Giunsero al corridoio di Gregory il Viscido, affollatissimo a quell’ora del pomeriggio.
«Pronto Gred?» «Pronto Forge?» chiesero l’un l’altro, con sincronia perfetta. Poi con un ghigno malandrino stampato sul volto, Fred fece cadere una piccola sfera viscida sul pavimento. Questa rotolò inosservata fino a raggiungere il lato opposto del corridoio e i gemelli camminarono, svoltando l’angolo per ripararsi. George si sporse leggermente per controllare la situazione, mentre Fred era appoggiato al muro. Contemporaneamente cominciarono a contare: «5, 4, 3, 2, 1…».
E poi la sfera esplose, sporcando di melma gli studenti che si trovavano più vicini. Un’immensa chiazza di fango si allargò fino a ricoprire tutto il pavimento. In men che non si dica l’intero corridoio fu completamente invaso da una grande palude maleodorante.
Alcune ragazze di Serpeverde del quinto anno, tra cui Pansy Parkinson, cominciarono a strillare con le loro voci fastidiose e corsero giù dalle scale, verso la loro Sala Comune perché nessuno potesse vederle con le divise macchiate, mentre alcuni, meno fortunati, tentavano di uscire a nuoto. Zacharias Smith si agitava nel centro della palude, mentre Michael Corner, Terry Steeval e Anthony Goldstein lo additavano ridendo. Anche i gemelli Weasley erano piegati dalle risate, tanto da doversi appoggiare alla fredda parete di pietra per non stramazzare a terra. Ad un certo punto, però, un rumore tristemente conosciuto li raggelò.
«Hem hem»
I due si voltarono lentamente e si ritrovarono di fronte a Dolores Umbridge, che li guardava con un sorrisetto compiuto stampato sulla faccia larga, con a fianco il fedele Argus Gazza.
«Signor Gazza – esordì la Umbridge con il suo tono falsamente zuccheroso – la pregherei di recarsi nel mio ufficio. Nel secondo cassetto della scrivania troverà il modulo di “Approvazione Frustate”, credo che questi due meritino una punizione esemplare».
Dopo un attimo di smarrimento, sul volto di Gazza si aprì un sorriso incredulo e, al massimo della velocità consentita dalle vecchie gambe, si allontanò zoppicando. La Umbridge decise di aspettare il ritorno del custode prima di annunciare quale sarebbe stata la punizione, certa che quasi tutta la scuola si sarebbe riunita lì, attirata dal rumore e dalla curiosità. Sempre sorridendo, si compiacque con se stessa. Avrebbe punito i terribili gemelli e dato un esempio a tutto il resto del corpo studentesco.
In pochissimo tempo, come la preside aveva previsto, il corridoio si riempì. Studenti, insegnanti, fantasmi, tutti riuniti come la sera del licenziamento della Cooman. Tra la folla, spiccavano i membri della Squadra d’Inquisizione che spingevano il petto in fuori, ostentando il distintivo, mentre Pix svolazzava sopra le persone ammassate, stranamente in silenzio. Annunciato da un sonoro sbuffare e ansimare, Gazza ricomparve, stringendo tra le dita ossute una pergamena ingiallita. I più vicini poterono vedere che aveva addirittura le lacrime agli occhi dalla gioia.
La Umbridge si diresse verso la scala alla fine del corridoio, salendo di qualche gradino per essere visibile da tutti. Poi si rivolse ai gemelli: «Bene! Allora, vi sembra divertente trasformare un corridoio in una palude, eh?».
Fred fu veloce a risponderle, senza alcuna traccia di paura: «Molto divertente, sì». In quel momento Gazza li interruppe avvicinandosi alla Umbridge: «Ho trovato il modulo, signora Preside. Ho il modulo, e ho la frusta pronta… mi permetta di procedere subito…».
La donna gli rispose immediatamente: «Benissimo Argus – poi tornò a rivolgersi a Fred e George – scoprirete molto presto che cosa succede a chi combina guai nella mia scuola».
Fred, da sempre il più sfrontato tra i due, replicò: «Sa una cosa? Credo proprio di no. – Poi si voltò verso il gemello – George, credo che abbiamo raggiunto l’età per interrompere la nostra carriera accademica».
«Condivido in pieno la tua opinione» fu la risposta dell’altro.
«È arrivata l’ora di mettere alla prova il nostro talento nel mondo reale, non credi?»
«Assolutamente».
Prima che la preside potesse in qualche modo fermarli, levarono in aria le bacchette: «Accio scope!». Si sentì un boato in lontananza e le scope dei gemelli arrivarono a gran velocità, arrestandosi di colpo davanti ai legittimi proprietari, che le inforcarono, librandosi a mezz’aria.
«A mai più rivederci» disse Fred, rivolgendosi alla Umbridge.
«Sì, non si disturbi a darci sue notizie» gli fece eco George.
Poi Fred continuò, osservando la folla ancora incredula: «Se a qualcuno servisse una Palude Portatile, identica a quella che avete visto all’opera, si presenti al numero novantatre di Diagon Alley… Tiri Vispi Weasley. La nostra nuova sede!».
E il gemello aggiunse: «Sconti speciali per gli studenti di Hogwarts che giureranno di usare i nostri prodotti per sbarazzarsi di quella vecchia megera» e così dicendo indicò la Umbridge, che li fissava stupefatta dal gradino su cui si era appollaiata. Improvvisamente si riscosse e urlò:«FERMATELI!», ma mentre la Squadra d’Inquisizione si lanciava in avanti nel tentativo di afferrarli, i gemelli si sollevarono ancora, rischiando di colpire qualcuno con una catena che ancora pendeva dalla scopa di George.
Fred si avvicinò a Pix, che volteggiava circa alla loro stessa altezza: «Falle vedere i sorci verdi anche per noi, Pix». E il poltergeist si tolse il berretto a sonagli, scattando sull’attenti, mentre l’intera folla riunita scoppiava in un applauso fragoroso. Persino i quadri e i fantasmi si unirono all’esultanza generale e i gemelli puntarono la scopa verso il portone, uscendo all’aria aperta, seguiti dagli studenti che si accalcarono per vederli sparire nel tramonto.
 
Prima che Hogwarts sparisse completamente alle loro spalle, i gemelli si fermarono a mezz’aria, dedicando un ultimo sguardo alla scuola che era stata teatro dei loro scherzi negli ultimi sette anni. George si ingegnò, agitandosi sulla scopa finché non riuscì a staccare la catena, che precipitò sibilando nella campagna sottostante.
«Un po’ mi mancherà. Ma abbiamo fatto un grande lavoro» si pavoneggiò Fred.
«Puoi giurarci! Hai visto la faccia della rospa?» sghignazzò George in risposta.
«Non parlavo solo di oggi, ma di tutti gli anni che abbiamo passato a Hogwarts. E immagina quello che faremo ora che siamo finalmente riusciti ad aprire il nostro negozio» aggiunse Fred con gli occhi che brillavano.
«Sbaglio o è autocompiacimento quello che vedo nel tuo sguardo?»
«Non lo chiamerei autocompiacimento… Piuttosto soddisfazione, direi».
   
 
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