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Autore: aturiel    22/08/2014    10 recensioni
"Un bel giorno di sole, in primavera inoltrata, il nostro simpatico assassino venne pagato per uccidere una donna. Il mandante così come il motivo per cui quella doveva essere eliminata erano, come succede nella maggior parte dei casi, oscuri; sapeva solo il nome, l’età e il luogo di residenza della cara sfortunata.
Il manuale del buon killer dice che non si dovrebbe mai avere a che fare con la vittima, eppure John era un tipo un po’ particolare e anticonformista, quindi decise di conoscerla.
Come fare? Semplice, spacciandosi per un intervistatore porta a porta."
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Prima classificata al contest "And the winner is...", e vincitrice degli Oscar per Miglior Film, Miglior Attore Protagonista (John), Miglior Attrice Non Protagonista (Lara), Miglior Sceneggiatura Originale e Miglior Montaggio e nomination per Miglior Regista.
Seconda classificata al contest "Baci un po' ovunque"
Partecipa al contest "Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior"
Genere: Malinconico, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Un contorto gioco è quello di colui che uccide. Deve sperare di tornare vivo a casa e far tornare a casa l’obbiettivo con un aggettivo di quattro misere, ma significative, lettere in meno – vivo –, e qualche lacrima familiare in più.
L’assassino non ha un reale scopo se non i soldi, l’assassino conosce un solo bacio ed è quello dell’acciaio.
In realtà il killer a pagamento di cui stiamo parlando ora – che, per la cronaca, si chiama John – non ha nemmeno quelli come fine ultimo; non ha iniziato la sua professione ardita per trovare la grana necessaria alle cure della moglie/figlia/sorella/madre malata, non è indebitato con un capo della malavita, non è stato licenziato da poco. Non ha nessun background commuovente, sapete; lui uccide perché è ciò che sa fare: ha iniziato a soli dieci anni nel cortile della scuola elementare, strangolando lucertole; si è accorto poi, qualche annetto dopo, che strangolare una lucertola non è poi tanto diverso da strangolare un uomo e, in questo periodo di crisi generale, gli è parso un bel modo di guadagnare.
 
Un bel giorno di sole, in primavera inoltrata, il nostro simpatico assassino venne pagato per uccidere una donna. Il mandante così come il motivo per cui quella doveva essere eliminata erano, come succede nella maggior parte dei casi, oscuri; sapeva solo il nome, l’età e il luogo di residenza della cara sfortunata.
Il manuale del buon killer dice che non si dovrebbe mai avere a che fare con la vittima, eppure John era un tipo un po’ particolare e anticonformista, quindi decise di conoscerla.
Come fare? Semplice, spacciandosi per un intervistatore porta a porta.
Il loro dialogo fu all’incirca questo:
«Buonasera. Lei è la signora Lara Simmons?»
«Sì, sono io. Cosa desidera?»
«Sono qui per un sondaggio. Potrebbe concedermi qualche minuto per rispondere ad alcune domande?»
«Certamente. Che cosa riguarda questo sondaggio?»
Non si aspettava di arrivare così in là con la conversazione – mai nessuno accetta di partecipare ad un sondaggio -, quindi si ritrovò un po’ impreparato. Gli argomenti che conosceva si potevano contare sulla punta delle dita della sua mano sinistra, e lui aveva pure un dito in meno a causa di un incidente sul lavoro che, sfortunatamente, non era stato coperto dall’assicurazione; quindi, tra i quattro argomenti in ballo – vini, automobili, farfalle e omicidi - optò per quello con cui aveva più dimestichezza.
«Gli omicidi».
«Ah, va bene».
«Prima domanda: è mai avvenuto un omicidio nella sua famiglia?»
«No, mai».
«E nella sua cerchia di amici e conoscenti?»
«Una volta un mio collega ha ucciso un tipo in un bar».
«Mi può raccontare i dettagli?»
«Sì. Stavano litigando per un motivo che non ricordo, poi lui ha perso la pazienza, ha afferrato una bottiglia di birra, l’ha spezzata e gliel’ha ficcata nel ventre».
«Interessante. E lei era presente?»
«Sì, certo».
«Come ha reagito?»
«Beh, ho fatto una foto al morto, poi ho chiamato i soccorsi».
«Grazie mille, lei è stata davvero un curioso soggetto».
Lara si sistemò i capelli castano scuro dietro le orecchie, poi si lisciò la gonna lunga di mille colori e disse:
«Nessuno mi aveva mai definita un soggetto curioso».
«Adesso sì».
La donna si alzò sulle punte delle sue ballerine più volte, poi incominciò a guardarsi intorno. Stava aspettando qualcosa - era ovvio.
John ci mise qualche secondo a capire che ciò che aspettava era proprio lui e, appena compreso, non si lasciò sfuggire l’occasione:
«Le va di andare a bere qualcosa?»
«Sì, certo. Non una birra però».
«Come mai, se posso chiederlo?»
 «Da quella volta non ho più bevuto una birra per paura che qualcuno mi uccidesse nello stesso modo che le ho detto prima».
«Mi sembra ragionevole. Andiamo».
E così quei due – l’assassino e la sua vittima – si conobbero.
 
John e Lara erano seduti l’uno di fianco all’altra, le mani a pochi centimetri di distanza. Di fronte a loro, la televisione mandava in onda un programma futile e leggero.
La donna si perse negli occhi azzurri e vuoti del suo uomo, poi gli chiese:
«Perché non vuoi sposarmi?»
Lui la osservò qualche secondo. Chissà cosa realmente voleva che le rispondesse, se una scusa banale o la verità. Entrambe avrebbero avuto riscontri negativi sulla loro relazione, dunque decise che non sarebbe assolutamente cambiato nulla scegliendo l’una o l’altra opzione. Fece la conta mentalmente e uscì la fortunata verità: «Perché devo ucciderti», le disse.
Lei girò il volto e spostò lo sguardo sullo schermo davanti a loro. Una donna qualsiasi sarebbe rimasta shockata, si sarebbe ritratta e allontanata o avrebbe chiamato la polizia - insomma, avrebbe fatto qualsiasi altra cosa che non fosse stata guardare la tv con al fianco il suo futuro assassino.
Allungò la mano e afferrò quella di lui. La strinse.
Era chiaro ad entrambi che adesso lui avrebbe dovuto fare ciò per cui era stato assoldato, andò quindi nella camera da letto e tirò fuori dal cassetto del suo comodino la pistola che, da un anno a questa parte, vi era nascosta.
Quando tornò nel salone, lei era ancora lì, seduta e immobile.
Sapeva che era un assassino professionista – glielo aveva detto dopo un mese dal loro primo incontro -, eppure non aveva troncato il loro rapporto. Era una donna strana, dalla mente storta e il cuore di ghiaccio, ormai vuoto come i suoi occhi. Era una donna simile a lui.
Premette il grilletto, la pallottola le perforò il ventre.
Chissà perché si era convinto che sparandole non avrebbe urlato, forse perché mai l’aveva vista perdere il controllo, invece si dimostrò una vittima come tutte le altre, un essere umano come tutti gli altri, una donna come tutte le altre.
«Smettila di urlarmi contro».
Lei smise, e lui fu contento di amarla.
Lara gli fece segno di avvicinarsi, lui le diede retta e la guardò ancora una volta negli occhi scuri. Chissà cosa stava pensando in quel momento, se si era pentita di essergli rimasta accanto, se rimpiangeva la vita che le stava scivolando via dalle dita.
Gli mise i palmi insanguinati sulle guancie e alzò il capo con l’intento di baciarlo. Probabilmente avrebbe voluto sfiorargli le labbra, ma era troppo debole ormai, quindi si accontentò della mascella, quella mascella arrotondata e coperta da una leggera barba curata. Che bocca morbida e impregnata di sangue aveva, così bella, così dolce, così fragile!
Sembrava che mentre l’amore scompariva in un vortice di dolore e sogni senza risveglio, il bacio preparasse il loro addio.
Con l’ultimo respiro che le rimaneva, riuscì addirittura a parlare; fu in realtà solo un bisbiglio che John dovette raccogliere con delicatezza porgendole l’orecchio, prezioso e sottile come il cristallo:
«Ti ho donato l’anno più bello della mia vita».
Non sapeva cosa rispondere, tanto che si sentì meschino e tirchio nelle sue parole modeste: «Ti amo, Lara» disse, banalmente.
Lei annuì e morì in un rantolo, vuota come sempre.
Il manuale del buon assassino dice che mai si dovrebbe incontrare la vittima designata perché si potrebbe rimanere invischiati in spiacevoli emozioni, ma lui era un killer particolare e anticonformista, quindi aveva voluto conoscerla. E adesso la sua Lara - il suo sbaglio, la fine della sua carriera - moriva con una delle sue pallottole ficcata in pancia.
Chiamò i soccorsi con la sicurezza – e la speranza - che la polizia l’avrebbe arrestato, ma al suono delle sirene sotto l’appartamento, decise che una vita in una cella non superava in appetibilità la morte e, di fronte alla televisione ancora accesa, si sparò in gola.
La polizia lo trovò che sputacchiava sangue dappertutto e una mano sull’arma ancora calda.
 
Curioso fato quello di questo assassino, vero? Morto insieme alla sua amata in nome della libertà, come un eroe d’altri tempi, come se lui fosse Romeo e lei Giulietta. Morirono insieme.
Ma nessuno scrisse questo nel rapporto per la Centrale: si disse che lui l’aveva uccisa in un accesso d’ira durante una litigata e che poi, colto dal rimorso, si era tolto la vita.
Un contorto gioco è quello di coloro che puniscono i crimini. Devono risolvere situazioni complicate con poche parole, raccogliendo i fatti sotto etichette precostruite da persone ciniche e folli che pensano di sapere tutto, ma in realtà non sanno mai niente. Così loro che devono far chiarezza, si ritrovano a non far conoscere la verità alla gente.
Non sarebbe forse rassicurante sapere che un assassino a pagamento amava la sua vittima? Che l’ha uccisa per senso del dovere? Che si è suicidato non per rimorso, ma per la libertà?
Scegliete voi la vostra storia, quale sia vera leggetelo sotto le dure parole vergate in inchiostro nero su fradice pagine di giornale, trovate la poesia della vita, e anche voi sarete come l’assassino e la sua vittima. Insieme.



 
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