Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Kumiho    22/08/2014    4 recensioni
Sente la mano di Erwin che gli sfiora gentilmente un fianco, la porzione di pelle scoperta dalla camicia che si è sollevata -nemmeno ricorda quando- e il bollore delle sue dita che seguitano a lambirlo piano, mentre il peso della sua testa, contro il petto, del suo corpo contro il suo… del suo essere vivo palpita contro di lui, lo riempie di un torpore strano e bellissimo.
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Irvin, Smith
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La chiamano “Notte prima della battaglia”. Levi non sa bene perché, ma è la prima cosa che gli viene in mente quando sposta lo sguardo verso la finestra, cozzando contro al buio del cielo senza stelle. Sospira piano e poi chiude le palpebre, voltando il capo e riaprendole, certo che il suo volto serio sarà la prima cosa che vedrà. Certo che sarà abbastanza a far sì che quell’ansia strana ed adrenalinica scompaia almeno un po’.
Il colore dei suoi capelli è la prima cosa che si fa largo attraverso il buio intreccio delle ciglia appena schiuse: il colore del sole e dei campi d’estate. Allora apre le palpebre più in fretta che può, squadrandolo bene, finché gli occhi non gli bruciano, finché ogni sfumatura della pelle, ogni ruga accennata, ogni angolo della sua figura non gli si imprime dentro gli occhi. Speranzoso del fatto che continuerà a vederlo anche quando li chiuderà, anche quando non ce lo avrà più davanti.
 
- Che c’è…?
 Gli bisbiglia piano, sorridendo dolce. Levi sospira di nuovo avvicinandosi cauto, le suole degli stivali cozzano con un’eco leggera contro al legno duro del pavimento.
- È la prima volta che sono nel tuo ufficio e tu non stai né firmando né leggendo nulla. 
 Gli occhi azzurri fremono per un attimo prima di stringersi per via del sorriso triste che gli nasce sulle labbra.
- È vero. Ma suppongo che, a questo punto, non serva più a molto...
Gli sembra una sfumatura strana quella della sua voce. Una incrinatura leggera. Un rimpianto simile a quello di un bambino che racconta un divertimento per cui è cresciuto troppo.
 
Allunga la mano e gli stringe una spalla, una stretta incerta, un debole tentativo di incoraggiamento. Non è mai stato bravo in cose del genere, ma lui sembra non badarci: gli sorride, ancora seduto, e solleva l’unico braccio in un invito, accogliendovelo all’interno, posandogli la fronte contro lo sterno. Levi lo sente respirare piano, sente la schiena gonfiarsi contro i palmi e il suo respiro caldo accarezzargli la pancia, anche attraverso i vestiti.
- Hai paura?
Levi abbassa lo sguardo su quella schiena, sulle sue mani che la sorreggono, su quei capelli biondi che gli accarezzano il petto. Non se lo è mai chiesto.
Sa solo che l’idea di non averlo più poggiato contro il cuore gli tronca il respiro e gli fa bruciare gli occhi. Sa che per lui è lo stesso e un terrificante sollievo egoista gli striscia sotto la pelle.
- No.
 
Erwin alza il capo e lo guarda un attimo prima di sorridere sornione, con quella sfumatura triste e un po’ crudele che non vuole andarsene, stringendogli i fianchi e sollevandosi verso la sua bocca.
 
- Bugiardo.
 
 
 
 
 
È caldo. Sembra quasi che abbia la febbre. Levi gli accarezza i fianchi con le cosce, lo stringe un po’ e poi lo lascia andare. Quando lo tocca, Erwin, ha sempre una parola gentile, che sia un’osservazione, un complimento, o forse è solo il semplice suono del proprio nome che sembra più sopportabile sospirato da lui; ma ora sta in silenzio, sdraiato sopra di lui, immobile e bollente come un tizzone. Sente la mano di Erwin che gli sfiora gentilmente un fianco, la porzione di pelle scoperta dalla camicia che si è sollevata -nemmeno ricorda quando- e il bollore delle sue dita che seguitano a lambirlo piano, mentre il peso della sua testa, contro il petto, del suo corpo contro il suo… del suo essere vivo palpita contro di lui, lo riempie di un torpore strano e bellissimo. Levi lo circonda con le braccia, gli accarezza la schiena grande e, mentre una mano scivola tra i capelli biondi, l’altra sfiora la rotondità grezza e sfregiata che sostituisce il braccio destro di Erwin.
Ad Erwin non piace essere toccato in quel punto. Non da lui. Levi non sa se è per insicurezza, per fastidio o per sincero dolore –più mentale che fisico a questo punto- ma prova uno strano brivido di sconosciuto orgoglio e soddisfazione per quel braccio mancante. Per il proprio amore immutato. Per quello strano istinto di protezione e gelosia che gli si fa largo nel petto quando le dita lambiscono le cicatrici profonde e i muscoli innaturalmente mozzati della spalla.
Erwin sospira di fastidio e Levi gli concede una tregua: lo lascia andare. Gli prende la testa tra le mani e gliela fa sollevare appena, finché Erwin non gli poggia il mento sul petto e lo guarda negli occhi.
-Quando finirà tutto… che cosa farai?
 
Erwin lo guarda ancora e ancora, con gli occhi azzurrissimi e stanchi –già così stanchi-, solleva il braccio e gli scosta i capelli mentre  prende fiato per rispondere, accompagnandosi con un sorriso. Ignorando il fatto che probabilmente non ci ha pensato, che probabilmente non accadrà mai. Perché la guerra è guerra e lui ha vissuto già troppo a discapito di tutti gli altri.
- Ti porto via con me. Lontano. Oltre le mura.
 
Levi ha davvero paura allora. Paura di crederci veramente, paura del suo cuore che palpita di gioia e di desiderio per quell’uomo bruciante di volontà e senso di colpa. Ha paura di non resistere fino all’indomani. Tentato di prendersi quello che vuole: Erwin e la pace che spetta ad entrambi, quella notte stessa.
Gli scosta i capelli biondi con le dita, camuffandovi una carezza dolce sugli zigomi. Chiude gli occhi e sorride.
- Ci conto.
Mormora.
Erwin gli poggia di nuovo la guancia sul petto.
Continua a bruciargli addosso.
Solo un altro po’.
 
È dopo qualche minuto che ogni sua bramosia, ogni sua soddisfazione nell’essere ancora vivo, ogni suo desiderio di pulsare di vita, anche solo per lui, si incarna nelle parole che Erwin gli sussurra quando il velo di sonno già gli intorpidisce ogni muscolo, scaldandogli le palpebre di silenzio:
 
- Grazie di essere nato.

 
 
 
FINE
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Credo che ogni fan di Erwin sia un grande ansia per l’ultimo capitolo uscito, il 64. Non so perché ma mi sono semplicemente chiesta, se dovesse arrivare il peggio (E SPERO CHE NON ARRIVI) qual è l’ultima cosa che si sono detti, cosa hanno fatto, di cosa hanno parlato. Siccome nessuno può prevedere quando l’altro morirà, in un mondo dove niente è certo, si da più importanza ai gesti di tutti i giorni…?
Mi sono posta questo interrogativo e… mi piacerebbe immaginare qualcosa di simile come ultimo scenario insieme.
Ovviamente, spero che nulla di quello che ho immaginato abbia la minima importanza e che Erwin torni sano e salvo a casa. Un grazie enorme a Joice, che mi sostiene ogni giorno e mi riempie di prompt e suggerimenti adorabili...ti adoro, sorellina <3
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate e, se vi va, ricevere un vostro parere in merito. Grazie anche solo di aver letto.
Pray for Erwin Smith <3
Kumiho
  
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