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Autore: laurapalmer_    23/08/2014    9 recensioni
C'è chi fa il duro per strada e a casa papi che paga,
noi no
C'è chi è ammaestrato e subisce col capo chinato,
noi no
E c'è chi odia il diverso,
chi di certo c'ha il culo coperto,
noi no
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Michael Clifford, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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C'è chi fa il duro per strada e a casa papi che paga
noi no
C'è chi è ammaestrato e subisce col capo chinato
noi no
E c'è chi odia il diverso,
chi di certo c'ha il culo coperto
noi no






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noi no








Sono sempre stato così, a quanto ricordo. Non credo di essere mai andato bene a qualcuno, esclusi i soliti tre cazzoni che mi seguono come se fossero la mia ombra. Mamma non è mai stata d'accordo con le tinte ai capelli, perché "Diventerai pelato, Mikey", ripeteva, convinta, facendo finta di non sapere quanto io odiassi quel soprannome; papà mi voleva sportivo, un campione.
C'è chi è responsabile e vigile e vive seguendo le regole, noi no.
Noi abbiamo un capanno, vicino a casa di Calum, che è diventato nostro di diritto, da quando l'abbiamo risistemato.
Siamo in quattro e, beh, ci bastiamo a vicenda. Ci facciamo bastare.
Luke non parla mai, incassa in silenzio, esce di notte e non torna fino al pomeriggio seguente, non vuole crescere e "Andate a farvi fottere", urla ai suoi genitori, quando pensa che nessuno possa sentirlo.
Ha le spalle larghe di chi è stato costretto a farsi da solo, di chi non ha mai avuto un appiglio sicuro al quale aggrapparsi. Ha gli occhi chiari, credo per tutte le lacrime che si è sempre rifiutato di versare, e i capelli biondi che però copre sempre con il cappuccio della felpa nera.
Calum è la metà di Luke e non credo di averli mai visti separati, non credo di aver mai assistito ad una rissa che non li abbia coinvolti entrambi.
Calum vuole qualcosa di diverso, per sè, vuole calma, vuole tranquillità, ma c'è chi è stato ammaestrato e subisce col capo chinato, noi no.
Ha sempre le nocche spaccate, il labbro gonfio e gli occhiaie scure di chi, a dormire, ci prova, ci prova sul serio, cazzo!, ma non ci riesce mai.
E poi c'è Ashton, che ha due anni in più di noi e comunque ci sta dietro, come se fossimo dei bambini da curare, come se senza di lui non fossimo un cazzo.
Quello che mi spaventa, a volte, è che senza di lui - probabilmente - non saremmo veramente un cazzo, ma nessuno lo ammetterebbe mai.


Ci siamo conosciuti che avevamo quattordici anni, credo, e tanta di quella rabbia dentro da scoppiare.
Calum si era fatto il primo tatuaggio da solo, con l'ago, la china e tutto il coraggio che serve per bucarsi il polso nella penombra del proprio garage polveroso.
A quei tempi indossavo solo vestiti neri, ascoltavo i Black Sabbath con il volume al massimo e volevo fregarmene di tutto, specialmente di quelle famiglie da pubblicità, perché ero un piccolo stronzo, ma avevo già capito di abitare in un mondo più fottuto di una pornostar.
A scuola stavo con i rifiutati, quelli considerati sfigati, ci riunivamo nell'angolo del giardino, alla pausa pranzo, e fumavamo le nostre prime sigarette, ascoltavamo un po' di musica dagli MP3 ereditati dai fratelli maggiori.
Gli altri erano sempre meglio, stretti nei loro vestiti firmati, con i loro sorrisi freschi di dentista e i capelli perfettamente pettinati sulla fronte. I miei, invece, si rifiutavano di stare piatti e, all'età di dieci anni, mamma aveva rinunciato a dar loro un senso.
Erano, sostanzialmente, tutti belli e sorridenti, ma spenti; io mi chiudevo in camera e scrivevo sul diario il credo del mio club dei perdenti.
C'è gente che non fa mai niente per niente, noi no.
L'ho capito quando Ashton ha gonfiato di botte Kyle Roberts. Avevo quattordici anni, Calum e Luke tredici (e da dodici già erano l'uno l'ombra dell'altro), Ashton quindici e io non avevo mai visto nessuno picchiare una persona con la cattiveria e la brutalità che quel ragazzo dalla frangia piastrata possedeva.
Kyle Roberts da quel giorno non mi ha più dato fastidio; Ashton ha perso l'anno.


Verso i diciassette anni le cose sono cambiate, credo, anche se effettivamente è sempre rimasto tutto uguale.
Luke ha cominciato a fumare, Ashton ha perso un altro anno, io pure, Calum ha preso l'abitudine di andare in palestra, più per sfogare tutta la rabbia che per altro.
Mi sono anche trasferito, con la mamma, perché papà ha deciso di mostrarsi per quello che è: un figlio di puttana.
Non ci sono stato male, comunque, non ho sofferto. Non quanto avrei fatto soltanto due anni prima, perlomeno.
Ho pochi ricordi, se chiudo gli occhi ho brevi flash di labbra rotte e di cotte, di tagli sulle nocche, di Luke che si presenta davanti a casa mia con una fottutissima costola incrinata e di Calum che, per vendicarlo, torna da sua madre con un occhio nero.
Eravamo adolescenti tesi, privi di obiettivi, poco borghesi per i giri degli alternativi, non avevamo altro che noi stessi e il nostro capanno, con le bottiglie di birra buttate con noncuranza per terra.
Del 2012 ricordo concerti pieni di gente che canta e cani della finanza.
Ci siamo tutti resi conto che cadere per terra a causa dell'erba, dell'alcol e di tutta quella merda che era la nostra quotidianità e cantare nelle nostre stanze le solite canzoni piene di odio era più o meno la stessa cosa.
E c'è chi odia il diverso, chi di certo c'ha il culo coperto, noi no.
Eravamo soli, lo eravamo sempre stati, ma con la maggiore età alle porte quella consapevolezza si faceva largo nel mio petto a furia di pugni.


Siamo tutti maggiorenni ora e questa va al signorino coi dread, che non ci avrebbe dato nemmeno un dollaro.
E mi spiace per i militanti hip hop, le mamme anti rock, ma ho il 2015 davanti e una cosa l'ho imparata: c'è chi canta e non offende, che è sempre un bambino ubbidiente, noi no.
C'è chi resta composto, chi si ritrova d'accordo, chi scrive il rapporto, chi comanda e taglia corto, chi è felice quando scappa il morto, chi in paradiso c'ha un posto, chi fa presto quello che gli dite e non vi ha mai risposto, ma noi no.
E li guardo, ogni tanto, mi fermo e, ok, siamo cresciuti, ma secondo me non è cambiato proprio un cazzo, come sempre.
Luke parla comunque poco, quando serve, sorride se proprio deve e forse la fase del "Io non voglio crescere, andate a farvi fottere" non si è conclusa, ma io credo che non finirà mai.
Calum ha dei veri tatuaggi, adesso, quasi tutti sul braccio sinistro e sul petto. Quella stronzata di "M" che s'era fatto con l'ago a quindici anni è sempre coperta dai bracciali, perché comunque non vuole ricordare in continuazione da dove arriviamo. Ashton, invece, è fiero di quello che siamo e non si vergogna della cicatrice che gli corre lungo la mano destra. E' orgoglioso di essere sempre stato un bastardo e, sì, penso che, se potessimo tornare indietro, lui rifarebbe tutto da capo, senza nemmeno pensarci, senza dubbio.
E c'è anche chi ha messo a posto la testa, sì, ma noi no.

















NdA: Per prima cosa, dedico questa OS alla Je, 'ché se scrivo qualcosa di Michael, dal suo punto di vista, 'ché se sto cominciando ad amarlo davvero è soprattutto merito suo.
In secondo luogo, tiratemi pure i pomodori ahahahah ma quando la smetterò di dipingere tutti come dei fottuti stronzi del Bronx?
La OS si basa tutta sul testo della canzone "Noi no", degli Articolo 31. Se non la sapete, ASCOLTATELA, perché è una poesia.
Non so, per me queste storie di gente disagiata ect hanno un fascino incredibile! E qui abbiamo i 5 Seconds of Summer veramente punk, altro che magliette squarciate e poi selfie con la bocca a culo di gallina ahah
Vabe, che dire? Ho finito con i miei sproloqui.
Ci sentiamo presto :*

Eleonora






  
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